Nella Bibbia non c'è alcun Dio: Ecco la Prova Definitiva che svela un Incredibile Segreto nascosto all'Umanità [sic]
Ecco i punti chiave:
Merismo: L'espressione ebraica "הַשָּׁמַיִם וְהָאָרֶץ" (ha-shamayim we-ha-aretz, "i cieli e la terra") è un classico esempio di merismo. Un merismo è una figura retorica in cui si indicano gli estremi di un'entità per rappresentarne la totalità. È come dire "dall'inizio alla fine" per indicare "tutto", o "il buono e il cattivo" per indicare "ogni cosa". Nel contesto dell'antica cosmologia ebraica, "cielo e terra" rappresentavano la totalità del creato, tutto ciò che esisteva e che era percepibile. Non avevano un singolo termine per "universo" nel senso moderno, e quindi usavano questa espressione per indicare il tutto.
Uso nel contesto biblico: L'espressione "cielo e terra" ricorre frequentemente nell'Antico Testamento per indicare la totalità del cosmo su cui Dio regna o che ha creato. Ad esempio:
Deuteronomio 4:39: "Sappi dunque oggi e medita nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; non ve n'è altro." Qui "cieli e terra" chiaramente comprende ogni luogo e ambito.
Isaia 65:17: "Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima, esse non torneranno più in mente." Anche qui, si parla di una nuova creazione che abbraccia tutto l'esistente.
Salmo 115:3: "Il nostro Dio è nei cieli; egli fa tutto ciò che vuole." Sebbene qui si parli solo dei "cieli", il contesto più ampio dei Salmi e della teologia ebraica indica un Dio che è sovrano su tutto il creato.
Il verbo "bara'" (creare): Il verbo ebraico "bara'" (בָּרָא) usato in Genesi 1:1 ("In principio Dio creò i cieli e la terra") è significativo. A differenza di altri verbi ebraici che possono indicare un "fare" o un "modellare" da materiale preesistente (come "asah"), "bara'" è spesso riservato all'attività creativa divina, che porta all'esistenza qualcosa di nuovo e sorprendente, o che stabilisce funzioni e ordini. Alcuni studiosi interpretano "bara'" come un'azione che implica una creazione ex nihilo (dal nulla), anche se questa non è l'unica interpretazione possibile e la questione è dibattuta. Tuttavia, l'oggetto di "bara'" in Genesi 1:1 è la totalità, "i cieli e la terra", suggerendo un atto creativo che riguarda l'intera realtà.
Assenza di un termine specifico per "universo": Come menzionato, l'ebraico antico non possedeva un singolo lessema equivalente al nostro "universo" con le sue connotazioni scientifiche moderne. Pertanto, l'espressione "cielo e terra" era il modo più completo e comprensivo a disposizione per descrivere la totalità del creato.
In sintesi, la struttura linguistica, il contesto culturale e l'uso dell'espressione "cielo e terra" in tutta la Bibbia ebraica supportano fortemente l'interpretazione che la Genesi intenda descrivere la creazione di tutto ciò che esiste, ovvero l'intero cosmo o universo conosciuto dagli antichi israeliti, piuttosto che la sola creazione del pianeta Terra. Non è comune trovare studiosi che affermano che "cielo e terra" significhi esclusivamente il pianeta Terra, poiché il merismo è una figura retorica ben consolidata nella linguistica biblica. Non ci sono studiosi accademici riconosciuti nel mainstream che sostengano che "cielo e terra" in Genesi 1:1 si riferisca esclusivamente alla creazione del solo pianeta Terra, escludendo il resto dell'universo.
Le sfumature nel dibattito accademico riguardano piuttosto:
Il rapporto tra Genesi 1:1 e Genesi 1:2-3ff: Alcuni studiosi interpretano Genesi 1:1 come una clausola temporale dipendente (es. "Quando Dio cominciò a creare i cieli e la terra, la terra era informe e vuota..."). In questa lettura, l'enfasi si sposta immediatamente sull'ordinamento della Terra, ma non nega che il "cielo e terra" nell'introduzione si riferisca all'universo. Anzi, spesso implica che la creazione dell'universo sia il contesto da cui emerge la Terra.
Esempi di studiosi che propongono la clausola temporale:
Claus Westermann (nel suo fondamentale commentario alla Genesi)
Victor P. Hamilton (altro importante commentatore)
Richard M. Davidson (sebbene in un contesto avventista, la sua analisi linguistica è accademica)
Anche in queste interpretazioni, il "cielo e terra" iniziale è inteso come la totalità del creato, ma l'attenzione del racconto si focalizza poi sull'organizzazione della Terra.
Il focus narrativo sul "mondo abitabile": Come menzionato in precedenza, studiosi come John Walton (ad esempio, in The Lost World of Genesis One) sostengono che il racconto della Genesi sia principalmente interessato a descrivere la creazione delle funzioni e dell'ordine del mondo come luogo abitabile e come tempio per la presenza divina, piuttosto che a descrivere la creazione materiale del cosmo. Anche per Walton, Genesi 1:1 stabilisce l'atto creativo di Dio sull'intera "totalità spaziale" (l'universo), ma il resto del capitolo si concentra sull'allestimento di un "mondo funzionale" per l'uomo. Quindi, non è che la creazione sia solo della Terra, ma che la narrazione si focalizzi sulla Terra.
In definitiva, qualsiasi studioso accademico serio di ebraico biblico e di studi veterotestamentari che analizza Genesi 1:1 si baserà sul concetto di merismo per l'espressione "cielo e terra" e la interpreterà come la totalità dell'esistenza, il cosmo o l'universo. Le differenze vertono più sul modo in cui questo versetto si relaziona ai versetti successivi e sulla natura (funzionale vs. materiale) della creazione descritta.
Ecco alcune delle principali sfumature e interpretazioni accademiche alternative del verbo "bara'":
"Creare" (nel senso di produrre qualcosa di nuovo o fare esistere): Questa è la traduzione più comune e largamente accettata, specialmente quando il soggetto è Dio. Implica un'azione che porta all'esistenza qualcosa che prima non c'era, o che non esisteva in quella forma o funzione.
Accademici che sostengono questa interpretazione: La stragrande maggioranza dei commentatori e linguisti biblici, come Claus Westermann, Victor P. Hamilton, Nahum Sarna, Gerhard von Rad, e molti altri. Per loro, in Genesi 1:1, "bara'" si riferisce a un atto di creazione iniziale che porta all'esistenza i cieli e la terra.
"Creare" (con enfasi sull'ordinamento o la messa in funzione, piuttosto che sulla creazione materiale dal nulla): Questa è una delle interpretazioni più significative nel dibattito moderno, specialmente quella proposta da John Walton.
John Walton (e.g., The Lost World of Genesis One) sostiene che "bara'" nella Bibbia ebraica non si riferisce principalmente alla creazione materiale (cioè, produrre materia dal nulla), ma piuttosto alla creazione funzionale. Secondo Walton, il Vicino Oriente Antico (VOA) aveva una cosmologia in cui la "creazione" non era l'origine della materia, ma l'assegnazione di funzioni e scopi all'interno di un ordine stabilito. Quando Dio "crea" i cieli e la terra, Egli sta stabilendo il loro ruolo, il loro ordine e la loro funzione nel cosmo. Questo non esclude che la materia possa essere stata creata, ma il focus del verbo non sarebbe su quel processo.
Esempio di applicazione di Walton: La creazione della luce nel Giorno 1. Per Walton, Dio non sta creando i fotoni dal nulla, ma sta stabilendo la "funzione giorno/luce" per separarla dalle tenebre, che è una funzione fondamentale per il cosmo.
"Separare" o "Distinguere": Sebbene meno comune come traduzione primaria per Genesi 1:1, alcuni studiosi hanno notato che "bara'" in altri contesti può avere sfumature di "separare" o "distinguere". Ad esempio, in Ezechiele 23:47, "bara'" è usato in un contesto in cui significa "tagliare a pezzi" o "distruggere", che implica una separazione violenta.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questa accezione è marginalissima per Genesi 1:1 e non viene interpretata come la traduzione più appropriata del verbo nel contesto della creazione. Il significato di "separare" non è il significato primario o comune di "bara'" in generale, e certamente non in Genesi 1.
"Produrre" o "Fare" (nel senso di un'azione divina unica): Alcuni lessici ebraici e commentari suggeriscono che "bara'" è un verbo che è quasi sempre usato con Dio come soggetto, indicando un'azione creativa che è peculiare a Lui. Non è lo stesso di "asah" (עָשָׂה), che può significare semplicemente "fare" o "costruire" e può avere soggetti umani. "Bara'" spesso implica un risultato che è straordinario o una nuova realtà, anche se non necessariamente ex nihilo.
Francis Brown, S.R. Driver, Charles A. Briggs (BDB Lexicon): Il famoso lessico BDB riconosce il significato primario di "creare", "formare", "plasmare", con l'osservazione che è spesso usato in contesti dove il risultato è nuovo o sorprendente, e ha Dio come soggetto.
In sintesi:
Mentre l'idea di "creare dal nulla" (creatio ex nihilo) è una deduzione teologica dalla Genesi e da altri testi biblici (come Romani 4:17 ed Ebrei 11:3), non è intrinseca al significato del verbo "bara'" di per sé in tutti i contesti. La discussione accademica più rilevante intorno a "bara'" non è se significhi "separare", ma piuttosto se il suo focus sia sulla produzione materiale o sulla creazione funzionale/ordinamento. Entrambe le interpretazioni mantengono il concetto di Dio come l'agente che porta all'esistenza o all'ordine il cosmo, differendo solo sulla natura esatta di questo atto creativo. La traduzione più comune e accettata in contesti accademici e biblici rimane "creare" o "far esistere", con le sfumature di "ordinare" o "stabilire funzioni" come arricchimento del significato, non come alternativa che nega l'atto creativo fondamentale.
Se nella Bibbia non si parla di Dio, e se il riferimento è all'intero universo, allora gli alieni esisterebbero prima dell'intero universo? Com'è possibile un'assurdità del genere? Beh, qualcuno potrebbe sempre suggerire che sono giunti da un universo parallelo [sic]. Così non c'è neanche il bisogno di interpretare "cielo e terra" come un riferimento che riguarda solo il pianeta Terra, e neanche scomodarsi più di tanto per forzare la traduzione del verbo "bara", assieme a tante altre forzature ingiustificate.
"Omne ignotum pro magnifico"
- Publio Cornelio Tacito