Nella Lettera ai Romani, a proposito dei giudei, Paolo scrive:
"Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto all'elezione, sono amati, a causa dei padri". (Rm 1 1 ,28).
La revisione della traduzione di Lutero del 1975 contiene questa variante che non era presente nel testo originale della Bibbia di Lutero (e manca anche nel testo greco di Paolo):
"Quanto al Vangelo, essi (i giudei) sono certamente nemici di Dio...".
Occorre anzitutto rendersi conto dell'enormità di quest'affermazione assolutamente inaspettata e infondata, secondo cui i giudei sarebbero nemici di Dio! Che cosa significa propriamente che "i giudei" sono nemici a vostro vantaggio? L'affermazione vuole attirare l'attenzione sul fatto che senza il rifiuto del Vangelo da parte della maggioranza dei giudei del tempo probabilmente il messaggio non sarebbe stato diffuso nel mondo. Si tratta quindi di un dato voluto da Dio e costitutivo della storia della salvezza cristiana. Il termine "nemici" non è tradotto esattamente in base alle categorie ebraiche. Come dimostrano molti paralleli tratti dall'Antico Testamento, esso indica in realtà un "minor amore" o una "posposizione". Non si può quindi assolutamente parlare di «nemici» del vangelo. Anche nei Vangeli troviamo errori di traduzione analoghi. Lì Gesù dice ad esempio:
«Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, la moglie e i figli... non può essere mio discepolo» (Le 14,26).
Come si concilia tutto questo con l'amore del prossimo, anzi con l'amore dei nemici? In ebraico la cosa non pone assolutamente alcun problema. Gesù ammonisce tutti coloro che aspirano a diventare discepoli e attira la loro attenzione sulle difficoltà che incontreranno (persecuzioni da parte dei romani, arresti e imprigionamenti, ecc.). Nella Bibbia ebraica odiare significa spesso solo "amare di meno" o "stimare di meno". Quindi: chi accetta di dedicarsi all'apostolato può trovarsi nella necessità di dover dedicate meno tempo e attenzioni alla sua famiglia che non all'apostolato. Alla luce di questa correzione è evidente che Gesù non chiede nulla di inumano ai suoi amici, come appare invece dalla succitata traduzione. Vi sono molti altri casi del genere. Gesù dice, ad esempio:
"Chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna". (Gv 12,25).
Forse che Gesù, l'amico dell'uomo, raccomanda atteggiamenti psicotici e schizofrenici? Assolutamente no! Inteso in senso ebraico, egli chiede di prendere le distanze da ogni forma di egocentrismo e di occuparsi maggiormente dei propri simili, due atteggiamenti che saranno ricompensati nel mondo avvenire. Ma torniamo a Rrn 11,28. Il significato di questo passo è il seguente: se gli ebrei avessero accolto in toto il vangelo, la buona novella sarebbe probabilmente rimasta una rivelazione intra-ebraica e non avrebbe mai raggiunto il mondo esterno. Il no ebraico al vangelo - di questo qui si tratta - viene inteso da Paolo come facente parte del piano divino della salvezza. Lo stesso ragionamento, che attribuisce un senso salvifico alla non accoglienza di Gesù da parte degli ebrei, risuona chiaramente anche in Rm 11,11,15. 19-21. Di conseguenza, secondo Paolo, gli ebrei non sono "induriti", ma «Sono stati induriti» (Rm 1 1 ,7), il che rende Dio stesso autore del loro cosiddetto "indurimento". Ed ecco che nel 1975 compare improvvisamente l'enormità dell'aggiunta "nemici di Dio", cosa che neppure Martin Lutero, e tanto meno Paolo di Tarso, hanno mai scritto. Nella seconda metà del XX secolo è una cosa assolutamente incomprensibile. Comunque nella successiva revisione della Bibbia di Lutero (1984) si è proceduto ad eliminare quest'orrenda insinuazione. Grazie a Dio, lì gli ebrei non sono più nemici di Dio. Ma nella Einheitsubersetzung del 1988 questo doloroso errore è ancora presente! Ora ci si chiede: a quando la prossima revisione di questa traduzione?