"L'uomo è una macchina. Tutte le sue azioni, parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni e abitudini, sono il risultato di influenze esterne, impressioni esterne. Da se stesso un uomo non può produrre un solo pensiero, una singola azione. Tutto ciò che uno dice, fa, pensa e sente: tutto questo accade. L'uomo non può scoprire nulla, non può inventare nulla. Tutto accade. Constatare da sé questo fatto, comprenderlo, convincersi della sua verità, significa liberarsi da mille illusioni sull'uomo, sul suo essere creativo e sull'organizzazione cosciente della propria vita, e così via. Non esiste nulla di simile. Ogni cosa accade: movimenti popolari, guerre, rivoluzioni, cambiamenti di governo, tutto questo accade. E avviene esattamente nello stesso modo in cui avviene tutto nella vita del singolo uomo. L'uomo nasce, vive, muore, costruisce case, scrive libri, non come vuole, ma come gli capita. Tutto accade. L'uomo non ama, non odia, non desidera: tutto questo accade. Ma nessuno ti crederà mai se gli dici che non può fare nulla. Questa è la cosa più offensiva e spiacevole che tu possa dire alla gente. È particolarmente spiacevole e offensiva perché è la verità, e nessuno vuole conoscere la verità. Quando capirete questo ci sarà più facile parlare. Ma una cosa è capire con la mente e un'altra cosa sentirlo con "tutta la propria massa", essere veramente convinti che è così e non dimenticarlo mai. Alla questione del fare (G. sottolineò la parola) è collegata ancora un'altra cosa. Agli uomini sembra sempre che gli altri facciano sempre le cose in modo sbagliato, non come dovrebbero essere fatte. Ognuno pensa sempre che potrebbe farle meglio. Non capiscono, e non vogliono capire, che ciò che viene fatto, e in particolare ciò che è stato già fatto in un modo, non può essere fatto né si sarebbe potuto fare in un altro modo. Ora si parla della guerra? Ognuno ha il suo piano, la sua teoria. Ognuno ritiene che nulla venga fatto come dovrebbe essere fatto, in realtà tutto viene fatto nell'unico modo possibile, e se potesse essere diverso, tutto sarebbe diverso. E allora forse non ci sarebbe stata la guerra. Cerca di comprendere quello che dico: tutto dipende da tutto il resto, tutto è connesso, niente è separato. Quindi tutto va nell'unico modo in cui può andare. Se le persone fossero diverse, tutto sarebbe diverso. Sono quello che sono, quindi tutto è com'è."
Questo fu molto difficile da digerire.
"Non c'è niente, assolutamente niente, che si possa fare?", chiesi.
"Assolutamente niente."
"E nessuno può fare niente?"
"Questa è un'altra questione. Per fare è necessario essere. E bisogna prima capire cosa vuol dire 'essere'. Se continuiamo i nostri colloqui vedrete che usiamo un linguaggio speciale e che, per parlare con noi, è necessario imparare questa lingua. Non vale la pena parlare nella lingua ordinaria perché in quella lingua è impossibile capirsi. Anche ciò, in questo momento, vi sembra strano. Per capire è necessario imparare un'altra lingua. Nella lingua che parlano le persone, esse non possono capirsi. Vedrete più avanti perché è così. Quindi bisogna imparare a dire la verità. Anche questo vi sembra strano. Non vi rendete conto che bisogna imparare a dire la verità. Vi sembra che basti desiderarlo o deciderlo. E io vi dico che è relativamente raro le persone mentano deliberatamente. Nella maggior parte dei casi pensano di dire la verità e tuttavia mentono continuamente, sia quando desiderano mentire sia quando desiderano dire la verità, sia con se stessi che con gli altri. Pertanto nessuno comprende mai se stesso o qualcun altro. Pensateci bene: potrebbero esserci una tale discordia, un'incomprensione così profonda e un tale odio verso i punti di vista e le opinioni degli altri, se le persone fossero in grado di comprendersi a vicenda?" [...]
La conversazione era iniziata con la mia domanda: "È possibile fermare la guerra?"
E Gurdjieff rispose: "Sì, può".
Eppure dai colloqui precedenti ero sicuro che avrebbe risposto: "No, non si può".
"Ma il punto è: come?", egli disse. "È necessario sapere molto per capirlo. Cos'è la guerra? È il risultato degli influssi planetari. Da qualche parte lassù due o tre pianeti si sono avvicinati troppo l'uno all'altro; ne risulta una tensione. Avete notato come, se un uomo vi passa molto vicino su un marciapiede stretto, diventate così tesi? La stessa tensione avviene tra i pianeti, per loro dura forse un secondo o due. Ma qui, sulla terra, la gente comincia a massacrarsi e continua a farlo forse per diversi anni. In quel momento sembra loro di odiarsi a vicenda; che debbano massacrarsi a vicenda per qualche scopo elevato, o che debbano semplicemente difendere qualcuno o qualcosa; che è una cosa molto nobile da fare o qualcosa di simile. Non riescono a rendersi conto di quanto siano semplici pedine nel gioco. Pensano di significare qualcosa; pensano di potersi muovere come vogliono; pensano di poter decidere di fare questo o quello. Ma in realtà tutti i loro movimenti, tutte le loro azioni, sono il risultato di influenze planetarie. E loro stessi non significano letteralmente nulla. E la Luna gioca un ruolo importante in tutto ciò. Ma della Luna parleremo separatamente. Bisogna solo capire che né l'imperatore Guglielmo, né i generali, né i ministri, né i parlamenti significano nulla, e che essi non possono fare nulla. Tutto ciò che accade su larga scala è governato dall'esterno, e governato o da combinazioni accidentali di influenze o da leggi cosmiche generali."
Questo è tutto quello che riuscii ad ascoltare. Solo molto più tardi compresi ciò che voleva dirmi, cioè come gli influssi accidentali potessero essere deviati o trasformati in qualcosa di relativamente innocuo. Era davvero un'idea interessante se riferita al significato esoterico dei "sacrifici". Ma, in ogni caso, al momento attuale, questa idea ha solo un valore storico e psicologico. Ciò che era veramente importante e che disse con una certa disinvoltura – tanto che non me ne accorsi nemmeno subito e lo ricordai solo più tardi nel tentativo di ricostruire la conversazione – furono le sue parole riferite alla differenza di tempo per i pianeti e per l'uomo. E anche quando me ne ricordai, per lungo tempo non fui in grado di realizzare il pieno significato di questa idea. [...]
"Il fatto è che la stragrande maggioranza degli uomini non vuole alcuna conoscenza; rifiutano la loro parte e non prendono nemmeno la razione loro assegnata, nella distribuzione generale, per gli scopi della vita. Ciò è particolarmente evidente in tempi di follia di massa come guerre, rivoluzioni e così via, quando gli uomini sembrano improvvisamente perdere anche la piccola quantità di buon senso che avevano, si trasformano in completi automi, e si consegnano alla distruzione totale, in altre parole, perdendo persino l'istinto di auto-conservazione, ed enormi quantità di conoscenza rimangono, per così dire, non richieste e possono essere distribuite tra coloro che ne comprendono il valore. Non c'è nulla di ingiusto in questo, perché chi riceve la conoscenza non prende nulla che sia di un altro, non priva gli altri di nulla; prende solo ciò che gli altri hanno rifiutato e considerato come inutile e che comunque andrebbe perduto se non lo prendessero. La raccolta della conoscenza da parte di alcuni dipende dal rifiuto della conoscenza da parte di altri. Ci sono periodi nella vita dell'umanità, che generalmente coincidono con l'inizio della caduta delle culture e delle civiltà, in cui le masse perdono irrimediabilmente la ragione e cominciano a distruggere tutto ciò che è stato creato da secoli e millenni di cultura. Tali periodi di follia di massa coincidono spesso con cataclismi geologici, cambiamenti climatici e fenomeni simili di carattere planetario, e liberano una grandissima quantità di materia del sapere. Ciò, a sua volta, rende necessario il lavoro di raccolta di questa materia del sapere che altrimenti andrebbe smarrita. L'opera di raccolta del sapere sparso coincide spesso con l'inizio della distruzione e caduta delle culture e delle civiltà. Questo aspetto della questione è chiaro. La folla non vuole né cerca la conoscenza, e i leader della folla, nel proprio interesse, cercano di rafforzare la paura e l'avversione per tutto ciò che è nuovo e sconosciuto. La schiavitù in cui vive l'umanità è basata su questa paura. È perfino difficile immaginare tutto l'orrore di questa schiavitù nella loro esistenza. Ma considerate l'oggetto dei loro desideri, passioni e aspirazioni, ciò che pensano, ciò di cui discutono, ciò che servono e adorano. Consideriamo dove spende il denaro l’umanità colta del nostro tempo; anche escludendo la guerra, ciò che determina il prezzo più alto; dove si trova la folla più grande. Se pensiamo per un momento a queste domande diventa chiaro che l’umanità, così com’è adesso, con gli interessi di cui vive, non può aspettarsi di avere qualcosa di diverso da quello che ha."