"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua".
– Luca 9:23
Il Vangelo del Vero Essere Umano
Al centro sia del Vangelo di Gesù Cristo che della Quarta Via di Gurdjieff si trova un'antropologia radicale e intransigente. Ciò che viene chiamato "essere umano" non è ancora ciò che avrebbe dovuto essere. Il nome "uomo", scrive Gurdjieff, si riferisce all'"apice della Creazione", uno specchio microcosmico del Logos cosmico, dotato di tutte le capacità per realizzare l'immagine del Divino Realizzatore. Allo stesso modo, nel Vangelo cristiano, l'umanità è dichiarata fatta imago Dei – non come un fatto statico, ma come una vocazione dinamica. Cristo rivela e ripristina questa vocazione, non semplicemente attraverso il perdono del peccato, ma chiamando gli esseri umani a sperimentare la metanoia, una totale trasformazione interiore. Questo processo non è dato automaticamente, né ereditato, né conferito tramite rituale. Si conquista attraverso la sofferenza, attraverso il lavoro del divenire interiore. Per Gurdjieff, questo conseguimento è chiamato Martfotai: la realizzazione della vera individualità, la realizzazione del "vero 'io'", un'anima forgiata dalla lotta e dalla partecipazione consapevole all'afflizione di Dio. In termini cristiani, è la nascita dell'uomo nuovo in Cristo (Efesini 4:24), o come scrive l'apostolo Paolo, "Cristo in voi, la speranza della gloria" (Colossesi 1:27).
Martfotai: L'immagine del Figlio
Il termine Martfotai, nella cosmologia di Gurdjieff, designa il sacro obiettivo dell'evoluzione umana: il raggiungimento di un'individualità integrata, consapevole e oggettiva. Questo termine, introdotto nei Racconti di Belzebù, è associato alla quinta "aspirazione-obligolniana-dell'essere" – l'aspirazione "a favorire il più rapido perfezionamento degli altri esseri... fino al grado del sacro Martfotai". Questo ideale rispecchia la dottrina cristiana della Theosis, la divinizzazione dell'essere umano attraverso l'unione con il Logos divino. Cristo è sia il prototipo che il mezzo di questa trasformazione. Come Figlio eterno che "svuotò se stesso" e assunse forma umana (Filippesi 2:7), Gesù Cristo incarna il cammino della sofferenza intenzionale e della morte interiore come porta d'accesso alla resurrezione. Questo Gurdjieff lo afferma in un linguaggio non teologico ma profondamente spirituale, quando scrive che l'uomo deve "lottare senza pietà contro la propria soggettività" e sradicare le falsità interiori, senza usare "auto-tranquillanti". Quindi, la chiamata non è al conformismo o alla virtù sociale, ma alla crocifissione: non solo allo sforzo morale, ma alla rinascita esistenziale attraverso il lavoro consapevole e la sofferenza intenzionale. Come scrive Gurdjieff, "bisogna prima di tutto... lavorare a una conoscenza completa di sé... e poi... impegnarsi per l'eliminazione dei propri difetti senza pietà verso se stessi". Questa è precisamente la via delineata da Gesù: "rinnega te stesso... prendi la tua croce ogni giorno". Non è moralismo, ma guerra metafisica.
L'Afflizione del Padre e il Lavoro di Redenzione
Un punto di connessione sorprendente e unico tra la Quarta Via e il Vangelo è l'immagine metafisica di Gurdjieff dell'Afflizione del Nostro Padre Creatore Comune. Secondo Belzebù, un tempo è esistita un'epoca planetaria in cui esseri tricerebrali divennero acutamente consapevoli di questa sofferenza divina. In risposta, iniziarono a vivere e ad agire esclusivamente in accordo con la coscienza – una facoltà sacra, non di sentimento morale, ma di conoscenza oggettiva, in risonanza con la Volontà divina. Nella rivelazione cristiana, il dolore del Padre si esprime attraverso la Passione del Figlio.
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16).
L'offerta di sé di Cristo non è semplicemente una sostituzione legale, ma una restaurazione cosmica: una partecipazione al dolore divino attraverso la piena discesa nella sofferenza umana, e un'elevazione della creazione attraverso tale discesa. L'immagine di Gurdjieff è meno personalistica, ma non meno teologica. La chiamata al grado di Martfotai è quella di alleviare il dolore di Dio attraverso la realizzazione consapevole del proprio essere (I racconti di Belzebù). Questo, ancora una volta, rispecchia l'insegnamento apostolico: "Mi rallegro delle mie sofferenze... perché completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo" (Colossesi 1:24). Sia per Gurdjieff che per il Vangelo, l'essere umano deve pagare per la propria comparsa, non in senso penale, ma nel senso di completare volontariamente l'Opera iniziata dal Creatore.
Meccanicismo e Caduta: da Adamo all'Automatismo
Per Gurdjieff, la tragedia dell'uomo non è principalmente il fallimento morale, ma la meccanicità. L'uomo medio non è libero; non agisce, reagisce. È una marionetta, tirata dai fili delle emozioni, dei condizionamenti e delle associazioni. È diviso, privo di un "io" unificato. Scambia la personalità per essenza. È, in termini cristiani, nello stato di Adamo decaduto, governato dalla carne (Romani 7), incapace di fare il bene che vuole. Gesù dice: "Chiunque pecca è schiavo del peccato" (Giovanni 8:34). Paolo descrive il "vecchio uomo" come governato da passioni e illusioni. In termini gurdjieffiani, questo è l'uomo non integrato, l'uomo in cui i centri non comunicano, in cui pensieri, sentimenti e impulsi operano in modo indipendente e meccanico. La salvezza inizia non con un cambiamento esteriore, ma con la rottura dell'autoillusione e la rivelazione della propria frammentazione interiore. Ecco perché Gurdjieff enfatizza l'osservazione di sé condotta con spietata sincerità. Ecco anche perché Gesù dice: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Matteo 5:8): purezza non come sentimento, ma come unificazione interiore. L'inizio della salvezza è "conosci te stesso", ma non in senso romantico. Piuttosto, significa vedere senza distorsioni e, attraverso quella visione, iniziare a diventare.
Gli sforzi e i comandamenti
Gurdjieff delinea cinque aspirazioni obligolniane dell'essere, che strutturano il cammino verso la vera umanità. Queste aspirazioni sono profondamente parallele agli imperativi del Vangelo:
1) Prendersi cura debitamente del corpo planetario riecheggia l'insegnamento di Cristo secondo cui "Il corpo è tempio dello Spirito Santo" (1 Corinzi 6:19) e la tradizione ascetica di onorare il corpo come veicolo dell'incarnazione.
2) Coltivare il bisogno di perfezione interiore corrisponde alla chiamata di Cristo: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48).
3) Cercare la conoscenza delle leggi cosmiche è parallelo all’invito del Vangelo "conosci la verità e la verità ti renderà libero" (Giovanni 8:32) e a diventare “figli della luce” attraverso la comprensione (Giovanni 12:36).
4) Pagare per il proprio risveglio e alleviare il dolore divino: riecheggia il linguaggio di Paolo di "offrire i vostri corpi come sacrificio vivente" (Romani 12:1) e di condividere le sofferenze di Cristo.
5) Aiutare gli altri nel loro perfezionamento fino al grado di Martfotai – è il comandamento dell’amore: "Ama il tuo prossimo come te stesso" (Matteo 22:39), non in modo sentimentale, ma nel profondo lavoro di aiutare gli altri verso il vero essere.
La salvezza non è una condizione statica, ma un cammino. Non è semplicemente un perdono giuridico, ma una trasformazione ontologica: una nuova creatura.
Dal Cristianesimo alla Cristogenesi
Il sistema di Gurdjieff non è una deviazione dal Vangelo, ma un ritorno al suo cuore esistenziale e iniziatico. Il suo linguaggio è esoterico, la sua cosmologia e la sua pratica metafisicamente cristiane, e il suo messaggio è fondamentalmente lo stesso: l'essere umano deve diventare ciò che è chiamato a essere. E diventare Uomo significa diventare Theanthropos, l'Uomo-Dio, l'essere formato da Cristo. In quest'ottica, la Quarta Via di Gurdjieff non è una contraddizione del Cristianesimo, ma una ritraduzione dello stesso eterno comandamento:
«Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerà» (Efesini 5:14).
Questo è Martfotai. Questo è il Vangelo.
Fonte: Faith made Flesh