Cito un discorso come esempio molto caratteristico dei metodi di G. Stavamo passeggiando nel parco. Eravamo in cinque oltre a G. Uno di noi gli chiese quale fosse il suo punto di vista sull'astrologia, se ci fosse qualcosa di valido nelle teorie più o meno conosciute dell'astrologia.
"Sì", disse G., "dipende da come vengono intese. Possono avere valore o non averne alcuno. L'astrologia si occupa solo di una parte dell'uomo, del suo tipo, della sua essenza: non si occupa della personalità, delle qualità acquisite. Se comprendete questo, comprenderete cosa c'è di valore nell'astrologia."
Nei nostri gruppi si era già parlato dei tipi e ci sembrava che la scienza dei tipi fosse la cosa più difficile nello studio dell'uomo, perché G. ci dava pochissimo materiale e ci chiedeva di osservare noi stessi e gli altri. Continuammo a camminare e G. continuò a parlare cercando di spiegare cosa c'era nell'uomo che poteva dipendere dagli influssi planetari e cosa no. Uscendo dal parco G. smise di parlare mentre ci precedeva di qualche passo. Noi cinque camminavamo dietro di lui continuando a parlare tra noi. Girando attorno a un albero G. lasciò cadere il bastone che portava – un bastone di ebano con manico d'argento del Caucaso – e uno di noi si chinò, lo raccolse e glielo diede. G. fece qualche passo, poi si rivolse a noi e disse: "Questa è l'astrologia. Capite? Tutti mi avete visto cadere il bastone. Perché uno di voi lo ha raccolto? Lasciate che ciascuno di voi parli per se stesso."
Uno disse di non aver visto G. lasciar cadere il bastone perché stava guardando da un'altra parte. Il secondo disse di aver notato che G. non aveva lasciato cadere il bastone accidentalmente come succede quando un bastone si impiglia in qualcosa, ma che aveva allentato intenzionalmente la mano lasciando cadere il bastone. Ciò aveva stimolato la sua curiosità e aveva aspettato di vedere cosa sarebbe successo dopo. Il terzo disse di aver visto G. far cadere il bastone, ma era molto assorbito dai pensieri sull'astrologia, e in particolare stava cercando di ricordare quello che G. aveva detto in una conversazione precedente, e quindi non aveva prestato sufficiente attenzione al bastone. Il quarto disse di aver visto il bastone cadere e aveva pensato di raccoglierlo, ma in quel momento l'altro aveva preso il bastone e lo aveva dato a G. Il quinto disse di aver visto il bastone cadere e poi si era ritrovato a raccoglierlo e darlo a G. G. ci ascoltava sorridendo.
"Questa è l'astrologia", disse. "Nella stessa situazione un uomo vede e fa una cosa, un altro - un'altra cosa, un terzo - una terza cosa, e così via. E ognuno ha agito secondo il suo tipo. Osservate le persone e voi stessi in questo modo e poi forse parleremo di un'astrologia diversa."
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In un'occasione, parlando dell'ordinata connessione di ogni cosa nell'universo, G. si soffermò sulla "vita organica sulla terra". "Per la conoscenza ordinaria", disse, "la vita organica è una sorta di appendice accidentale che viola l'integrità di un sistema meccanico. La conoscenza ordinaria non la collega a nulla e non trae conclusioni dal fatto della sua esistenza. Ma dovreste già comprendere che in natura non esiste nulla di accidentale o di superfluo, e che nulla può esistere senza una funzione determinata; quindi la vita organica è un anello indispensabile nella catena dei mondi, i quali, senza di essa, non potrebbero esistere. È stato detto prima che la vita organica trasmette influenze planetarie di vario tipo alla terra e che serve a nutrire la luna e a consentirle di crescere e rafforzarsi. Ma anche la terra sta crescendo, e non parliamo qui delle sue dimensioni, ma nel senso di maggiore coscienza, maggiore ricettività. Le influenze planetarie che le erano sufficienti in un periodo della sua esistenza diventano insufficienti, ha bisogno di ricevere influenze più sottili. Per ricevere le influenze più sottili è necessario un apparato ricettivo più sottile e sensibile. La vita organica, quindi, deve evolversi, adattarsi ai bisogni dei pianeti e della terra. Allo stesso modo anche la luna, in un certo periodo, può essere soddisfatta del cibo che le viene dato dalla vita organica con una certa qualità, ma poi arriva il momento in cui cessa di essere soddisfatta di questo cibo, non può nutrirsi di esso e comincia ad avere fame. La vita organica deve poter soddisfare questa fame, altrimenti non adempie alla sua funzione, non risponde al suo scopo. Ciò significa che per rispondere al suo scopo la vita organica deve evolversi e stare al livello dei bisogni dei pianeti, della terra e della luna. Dobbiamo ricordare che il raggio di creazione, come lo abbiamo considerato, dall'Assoluto alla Luna, è come un ramo di un albero - un ramo che cresce. L'estremità di questo ramo, da cui escono nuovi germogli, è la luna. Se la luna non cresce, se non dà né promette di dare nuovi germogli, significa che, o la crescita dell'intero raggio di creazione si fermerà, o che dovrà trovare un'altra strada per la sua crescita, una specie di ramo laterale. Allo stesso tempo, da quanto detto prima, vediamo che la crescita della luna dipende dalla vita organica sulla terra. Ne consegue che la crescita del raggio di creazione dipende dalla vita organica sulla terra, e se la vita organica scompare o muore, tutto il ramo appassirà, o comunque tutta quella parte del ramo che sta oltre la vita organica. La stessa cosa può avvenire, solo più lentamente, se la vita organica si arresterà nel suo sviluppo, nella sua evoluzione, e non riesce a rispondere alle richieste che gli vengono rivolte. Il ramo può appassire. Al raggio di creazione, o diciamo alla sua parte Terra–Luna, è stata data esattamente la medesima possibilità di sviluppo e crescita che è data a ciascun ramo separato di un grande albero. Ma il compimento di questa crescita non è affatto garantito, dipende dall'azione armonica e giusta dei suoi stessi tessuti. Se lo sviluppo di un tessuto si ferma, tutti gli altri si fermano. Tutto ciò che si può dire del raggio di creazione, o della sua parte Terra–Luna, si riferisce ugualmente alla vita organica sulla terra. La vita organica sulla terra è un fenomeno complesso in cui le parti separate dipendono l'una dall'altra. La crescita generale è possibile solo a condizione che cresca l'estremità del ramo. Nella vita organica ci sono tessuti che si evolvono, e ci sono tessuti che servono da nutrimento (o “concime”; n.d.t.) a quelli che si evolvono. In ogni cellula evolutiva separata ci sono parti in evoluzione e ci sono parti che servono da cibo per quelle che si stanno evolvendo. Ma sempre e in ogni cosa bisogna ricordare che l'evoluzione non è mai garantita, è solo una possibilità, e può arrestarsi in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. La parte evolutiva della vita organica è l'umanità. Anche l'umanità stessa ha la sua parte evolutiva, ma di questo parleremo più avanti; intanto prendiamo l'umanità nel suo insieme. Se l'umanità non si evolve, vuol dire che l'evoluzione della vita organica si fermerà, e questo a sua volta causerà l'arresto della crescita del raggio di creazione. Allo stesso tempo, se l'umanità cessa di evolversi, diventa inutile dal punto di vista degli scopi per i quali è stata creata e come tale può essere distrutta. In questo modo l'arresto dell'evoluzione può significare la distruzione stessa dell'umanità. Non abbiamo indizi che ci permettano di stabilire in quale periodo dell'evoluzione planetaria ci troviamo, e se la Luna e la Terra abbiano il tempo di attendere o meno la corrispondente evoluzione della vita organica. Ma le persone che possiedono la conoscenza oggettiva possono avere informazioni esatte al riguardo, cioè potrebbero sapere a quale stadio della loro possibile evoluzione si trovano la Terra, la Luna e l'umanità. Noi potremmo anche non saperlo, ma dobbiamo tenere sempre presente che il numero delle possibilità non è mai infinito. Allo stesso tempo, esaminando la vita dell'umanità come la conosciamo storicamente, siamo tenuti a riconoscere che l'umanità si muove in circolo. In un secolo distrugge tutto ciò che è stato creato nei secoli precedenti, e il progresso nelle cose meccaniche degli ultimi cento anni è stato pagato a caro prezzo, perché è costato il sacrificio di tante altre cose che sono molto più importanti per l'umanità. In generale, ci sono tutte le ragioni per pensare e affermare che l'umanità si trovi a un punto morto, e che da un punto morto si può solo andare dritti verso l'involuzione e la degenerazione. Lo 'stallo' indica che un processo è diventato equilibrato. L'apparizione di una qualsiasi qualità evoca immediatamente l'apparizione di un'altra qualità ad essa opposta. La crescita della conoscenza in un ambito evoca la crescita dell'ignoranza in un altro; la raffinatezza da un lato evoca la volgarità dall'altro; la libertà in un contesto evoca la schiavitù in un altro; la scomparsa di alcune superstizioni evoca la comparsa e lo sviluppo di altre; e così via. Ora, se ricordiamo la legge dell'ottava, vedremo che un processo equilibrato che procede in un certo modo non può essere cambiato in qualsiasi momento lo si desideri. Può essere cambiato e avviato su un nuovo percorso solo a certi 'bivi', o 'incroci'. Nello spazio tra questi 'bivi', o 'incroci', non si può fare nulla. Allo stesso tempo, se un processo passa davanti a un 'bivio' e non succede nulla, non si fa nulla, allora non si potrà fare nulla neanche in seguito, e il processo continuerà e si svilupperà secondo leggi meccaniche; e anche se le persone che prendono parte a questo processo prevedono l'inevitabile distruzione di tutto, esse non hanno alcuna possibilità di fare nulla. È possibile fare qualcosa solo in certi momenti che ho appena definito 'incroci', e che, conformemente alla legge dell'ottava, corrispondono agli 'intervalli' Mi–Fa e Si–Do. Certamente ci sono moltissime persone che pensano che la vita dell'umanità non proceda nel modo in cui dovrebbe andare secondo le loro opinioni. E inventano varie teorie che secondo loro dovrebbero cambiare l'intera vita dell'umanità. Uno inventa una teoria, un altro inventa immediatamente una teoria contraddittoria, ed entrambi si aspettano che tutti ci credano. E molte persone credono effettivamente nell'una o nell'altra teoria, e s'illudono che sia possibile fare qualcosa. Tutte queste teorie sono certamente fantasiose, soprattutto perché non tengono conto della cosa più importante, cioè della parte subordinata che svolgono l’umanità e la vita organica nel processo universale. Le teorie intellettuali mettono l'uomo al centro di tutto; tutto esiste per lui, il sole, le stelle, la luna, la terra. Dimenticano perfino la dimensione relativa dell'uomo, la sua nullità, la sua esistenza transitoria, e altre cose. Affermano che un uomo, se lo desidera, è in grado di cambiare tutta la sua vita, cioè di organizzare la sua vita secondo principi razionali. E continuamente appaiono nuove teorie che evocano a loro volta teorie opposte; e tutte queste teorie, e la lotta tra di esse, costituiscono senza dubbio una delle forze che mantengono l'umanità nello stato in cui si trova attualmente. Inoltre, tutte queste teorie sul benessere e sull’uguaglianza generale non solo sono irrealizzabili, ma sarebbero fatali se venissero realizzate. Tutto in natura ha il suo scopo, sia la disuguaglianza dell'uomo che la sua sofferenza. Distruggere la disuguaglianza significherebbe distruggere la possibilità di evoluzione. Distruggere la sofferenza significherebbe, in primo luogo, distruggere tutta una serie di percezioni per le quali l'uomo esiste, e in secondo luogo, distruggere lo "shock", cioè la forza che sola può cambiare la situazione. E così è per tutte le teorie intellettuali. Il processo di evoluzione, di quell'evoluzione possibile per l'umanità nel suo insieme, è del tutto analogo al processo di evoluzione possibile per il singolo uomo. E inizia con la stessa cosa, vale a dire che un certo gruppo di cellule diventa gradualmente cosciente; poi attira a sé altre cellule, ne subordina altre e gradualmente fa sì che l'intero organismo serva ai suoi scopi e non si limiti a mangiare, bere e dormire. Questa è l'evoluzione e non può esserci altro tipo di evoluzione nell'umanità come nell'individuo. Nell'uomo, tutto comincia con la formazione di un nucleo cosciente. Tutte le forze meccaniche della vita lottano contro la formazione di questo nucleo cosciente nell'umanità, proprio come tutte le abitudini, i gusti e le debolezze meccaniche lottano nell'uomo contro il ricordo cosciente di sé."
