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L'Entropia di Dio è un'idea molto antica (Jerzy Grotowski)


D. H: Prima di terminare, quella famosa piccola frase "Contro Dio"?*

[*"La via delle possibilità nascoste (dell'uomo) è una via contro natura, contro Dio"; Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P. D. Ouspensky]

Jerzy Grotowski: La si trova riportata da più di un testimone, così devo arguire che sia stata veramente pronunciata. In tradizioni molto antiche, la creazione era vista come una "Entropia di Dio", e il ruolo degli uomini era quello di agevolare il ritorno e, così, in un certo qual modo, salvare Dio. Ciò va contro l'entropia. Se non viene fatto, si può dire che sia Dio stesso a perdersi nella creazione.

D. H: Stiamo tornando al tema della degradazione. Lei ha usato il termine "entropia", ma l'idea di un'entropia di Dio, dopotutto, è di questo secolo!

Jerzy Grotowski: Quella dell'entropia di Dio è un'idea molto antica, che si ripresenta sempre in forme nuove. È, se così si può dire, una idea-motrice. Ma voglio cominciare con una storiella, o, se preferisce, una parabola. È una storia che si racconta spesso in ambiente induista e viene considerata una storia-chiave.

Uno chiede a Narayana o a qualche altra forma di Dio: «Quante altre incarnazioni dovrò passare, se ti amerò profondamente?».

E Dio risponde: «Sette».
«E se ti odierò?».
Dio risponde: «Solo tre».
«Ma come, perché solo tre? Non capisco!».
«Perché se mi odierai, penserai a me in ogni momento».

Nella cultura europea è la bestemmia che può indicare una tendenza analoga... perché, chi è che può essere veramente blasfemo? Un atteggiamento tiepido nei confronti della Divinità è un puro nulla. Un non credente... no, non è la parola giusta, chi non ha un rapporto con Dio è incapace di vera bestemmia, al massimo potrà essere un profanatore, ma mai un blasfemo. Però se lei cerca di spingermi verso il linguaggio religioso, beh, allora... sì, mi sbottonerò. Nella tradizione antica, il problema di Dio che discende nella creazione riappare continuamente. Ne vengono fornite varie immagini: è il gioco della Divinità: perdersi e mimetizzarsi dietro una moltitudine di forme. Kali per esempio — la Madre Divina — ha un lato spaventoso, ma si mostra anche amorosa e allegra, e si prende gioco di tutto ciò. E per finire c'è il problema del Ritorno, che è poi la chiave di tutto; e questo possibile ritorno non può passare che attraverso le persone. È l'inerzia delle forze — quelle definite Divine — che porta alla sofferenza. Nella tradizione ebraica un eloquente esempio di tutto ciò è Shekhinah, l'aspetto femminile di Dio, che appare sotto l'aspetto di una vecchia, sofferente, in esilio per le strade del Mondo. Va in cerca del Ritorno, ma non lo trova se la gente non la segue. Altri esempi si trovano nello Jnana, come per esempio in questo bellissimo passo di Nisargadatta, che suona più o meno così:

«L'Assoluto è come un medico, è brillante, tutto gli va bene. Improvvisamente, una mattina, si sveglia con gli occhi gonfi, non riesce a fare niente».

Occhi gonfi significa: sta creando. Questa storiella è semplice ma rende l'idea e nel contempo colpisce. Nelle varie tradizioni si ritrovano diverse versioni sulle due correnti del mondo: quella discendente e quella ascendente. Può assumere forme esplicative quasi gnostiche nello stile di Teilhard de Chardin, ma la si ritrova anche in ambito scientifico. L'apparire della vita e della coscienza sarebbe come una piccola cosa controcorrente in quanto, parlando in termini scientifici, il mondo è stato creato mediante l'entropia e nell'entropia. Una specie di processo opposto è costituito dall'apparire della vita, delle forme di vita complesse e delle forme di coscienza nel significato più elementare del termine: nient'altro che una cosa controcorrente.


L'intervista è stata effettuata a Parigi nei giorni 8, 9, 10 febbraio 1991.



Fonte: Bruno De Panafieu - Gurdjieff Dossier H; Jerzy Grotowski






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