Per diciotto secoli "i giudei" sono stati considerati: «increduli», solo perché sono rimasti fedeli alla loro fede; "avidi di danaro", solo perché apparentemente un certo Giuda ha ricevuto "30 monete d'argento" per consegnare Gesù; "traditori", solo perché lo stesso Giuda avrebbe "tradito" il suo Signore. È ora di approfondire questo dato e stabilire finalmente quanta verità contengono tali tremende e infondate accuse. Come prova a discarico vi è anzitutto "il bacio" nell'Orto del Getsemani. Se Giuda fosse stato lo scaltro traditore che hanno dipinto i padri della Chiesa avrebbe portato i soldati romani da Gesù e poi tagliato la corda. Ma niente del genere è raccontato nel Vangelo! Invece di un segno nascosto, il bacio! Questo bacio non è forse la prova d'amore di un uomo che si sacrifica per compiere una gravosa missione ricevuta dal suo rabbi?
"Rabbi - così sospira - ho fatto ciò che hai chiesto".
Come seconda prova a discarico vi è la cosiddetta "ricompensa di Giuda". Anch'essa può aiutarci a ristabilire la verità. Giuda doveva ricevere esattamente "30 monete d'argento" perché il libro dell'Esodo (21,32) parla di "trenta monete" [CEI: sicli] d'argento" come prezzo per la liberazione di uno schiavo, il prezzo minimo, che in seguito il profeta Zaccaria riferirà con scherno a se stesso:
"Poi dissi loro: ...datemi la mia paga ...Essi allora pesarono trenta monete [CEI: sicli] d'argento come mia paga. Ma il Signore mi disse: Getta nel tesoro questa bella somma ...io presi le trenta monete d'argento e le gettai nel tesoro della casa del Signore". (Zc 1 1,12-13).
Ecco l'origine delle "trenta monete d'argento" che - secondo Mt 26,14 Giuda ha ricevuto dai sommi sacerdoti come ricompensa per la consegna di Gesù. "Essi allora gli pesarono trenta monete [CEI: sicli] d'argento". Così dice testualmente sia il profeta Zaccaria sia l'evangelista Matteo, due casi che non hanno assolutamente nulla a che vedere fra loro. Tutto questo è stato strettamente collegato, poiché in molti ambienti cristiani si riteneva, e si ritiene tuttora, che la Bibbia ebraica - detta Antico Testamento - fosse e sia una semplice preparazione del Nuovo Testamento, nel quale "tutto si compie". Proprio per questo motivo, sulla scia di Zaccaria, Giuda dovette gettare la sua "ricompensa di Giuda" nel tesoro della casa di Dio, cioè nel tempio (Mt 27,5). Si noti oltretutto che al tempo di Gesù esistevano denari, mine, sicli e dracme, ma non esisteva alcuna moneta chiamata «moneta d'argento». Essa era uscita di scena circa trecento anni prima. Ma è interessante soprattutto il fatto che il termine «tradimento» usato abitualmente da tutti i cristiani in riferimento a Giuda non ricorre come tale nel Vangelo. Nel testo greco ricorre il verbo parodidonai, che significa letteralmente "dare a" o "consegnare" ed è esattamente il termine di cui si serve Paolo per indicare la morte sacrificate di Gesù come "auto-donazione, auto-consegna" (Gal 2,20). In ultima analisi Giuda ha fatto solo ciò che nel Nuovo Testamento Dio stesso fa con Gesù: "Egli non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi..." (Rm 8,32). A partire da questa frase l'intera passione diventa una serie di sei successive "consegne". Su indicazione di Gesù, Giuda lo consegna al sinedrio, il quale lo consegna a Ponzio Pilato. Questi lo consegna ad Erode, che poi glielo riconsegna. Ponzio Pilato allora lo consegna ai suoi legionari, i quali lo inchiodano sulla croce romana, dove infine Gesù consegna la sua anima al Creatore. Tutto questo si può leggere nel Nuovo Testamento. senza che vi si trovi alcun "tradimento" attribuito a Giuda. Se tutto questo non fosse avvenuto e Gesù fosse morto tranquillamente in seno alla propria famiglia, dove sarebbe la Chiesa e tutta la sua salvezza! Per gli scettici resta alla fine questa semplice ragionevolissima domanda: In fin dei conti che cosa poteva tradire Giuda? Gesù passava intere giornate in pubblico a Gerusalemme circondato dai suoi discepoli e da numerosi simpatizzanti e sostenitori. Era solito insegnare anche nel cortile del tempio davanti a migliaia di persone. Lo conferma egli stesso senza ombra di dubbio:
"Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare". (Mt 26,55).
Non c'era quindi alcun bisogno di un agente segreto per identificarlo. In una situazione del genere anche con la migliore buona volontà non c'era nulla - ma proprio nulla - che Giuda avrebbe potuto "tradire" alle autorità. "Nella notte in cui fu tradito...", così si ripete ovunque nella celebrazione della cena e nelle celebrazioni eucaristiche. L'ascoltatore non prevenuto si chiede con raccapriccio: la salvezza cristiana dipende forse dal presunto tradimento di Giuda Iscariota! Gesù non ha forse annunciato a più riprese la sua morte di espiazione assunta liberamente e volontariamente? Come ad esempio nel Vangelo di Giovanni: "Nessuno me la toglie (la vita), ma la offro da me stesso". (Gv 10,18). Forse che in quella tragica notte non sarebbe potuto fuggire dal Getsemani? Effettivamente, sì! Hanno dunque fatto bene i pastori e le pastore che hanno sostituito il vecchio testo nella celebrazione eucaristica o nella celebrazione della cena con quest'ultimo: «Nella notte in cui si consegnò volontariamente...».