Secondo Gurdjieff le piramidi di Giza erano macchine tecnologiche. Da un lato fungevano da telescopi per l'"osservatorio astrologico", e in secondo luogo erano una tecnologia per il controllo locale del clima. Sapevano come controllare il djartklom e il processo di rimorso nell'atmosfera. Gurdjieff considerava le piramidi e la sfinge molto più antiche rispetto alla datazione dell'archeologia ufficiale, e riteneva che i costruttori fossero alcuni sacerdoti atlantidei che erano sopravvissuti all'inabissamento del continente. La Sfinge invece era l'emblema di questi sacerdoti, ed esprimeva sia la coscienza e sia il modo per raggiungerla. Ecco quanto riferisce Gurdjieff nel suo "Belzebù": "Orbene, figliolo, grazie all'artificio messo in atto allora nel futuro Egitto, per osservare le altre concentrazioni cosmiche, artificio concepito dalla ragione dei lontani discendenti dei membri della società degli Akhldanei, ciascuno dei tuoi sventurati ...