La ricerca umana di comprendere l'origine e la struttura dell'universo è antica quanto il pensiero stesso. Dalle speculazioni filosofiche dell'antica Grecia alle dottrine esoteriche, ogni sistema ha cercato di dare un senso al cosmo e al posto dell'uomo in esso. In questo articolo, esploreremo in dettaglio le cosmologie di Platone e Plotino, ne analizzeremo le origini e le confronteremo poi con la complessa visione di G.I. Gurdjieff, evidenziando affinità e, soprattutto, profonde divergenze. Infine, metteremo a confronto Gurdjieff con Pitagora, per determinare eventuali maggiori affinità.
La Cosmologia Platonica: L'Ordine del Demiurgo
La cosmologia di Platone, espressa principalmente nel "Timeo", è una delle pietre miliari del pensiero occidentale. Platone tenta di conciliare il mondo mutevole dell'esperienza sensibile con la perfezione immutabile delle sue Idee eterne.
Il "Come" dell'Universo Platonico (Cosmologia)
Per Platone, l'universo sensibile non è il prodotto del caso, ma il risultato di un atto intelligente e benevolo. Introduce la figura del Demiurgo (dal greco "demiourgos", artigiano, costruttore), una divinità intelligente e buona. Egli non è un creatore ex nihilo, ovvero "dal nulla", ma piuttosto un ordinatore divino. Il Demiurgo plasma una materia preesistente e informe (la chóra o "spazio ricettacolo") prendendo come modello le Idee eterne e perfette che risiedono nell'Iperuranio, il mondo intelligibile. Il processo creativo del Demiurgo si articola nella creazione dell'Anima del Mondo, un principio razionale che infonde vita, movimento e ordine nel cosmo. Questa Anima del Mondo è strutturata secondo precise proporzioni matematiche e armoniche, riflettendo la convinzione platonica che l'ordine e la bellezza dell'universo siano intrinsecamente legati alla matematica. Gli elementi fondamentali del mondo fisico (fuoco, aria, acqua, terra) sono modellati dal Demiurgo utilizzando figure geometriche perfette: i solidi platonici (tetraedro, ottaedro, icosaedro, cubo). Questo approccio rivela una profonda fiducia nella razionalità e nell'ordine intrinseco dell'universo. Il cosmo platonico è, quindi, un organismo vivente e intelligente, un "Dio visibile" modellato sull'immagine del perfetto.
Il "Perché" dell'Universo Platonico (Cosmogonia)
Il "perché" della creazione dell'universo per Platone è legato alla bontà intrinseca del Demiurgo. Essendo buono, il Demiurgo desiderava che "tutte le cose divenissero il più possibile simili a lui". In altre parole, il desiderio di ordinare il caos e di portare la massima bellezza e perfezione possibile nella materia informe è la motivazione fondamentale. L'universo esiste perché un principio intelligente e benevole ha voluto trasformare il disordine in ordine, rendendo il mondo sensibile una copia, seppur imperfetta, della bellezza e della razionalità del mondo delle Idee. È un atto di finalismo etico: l'universo è stato creato in vista del Bene.
Origini della Cosmologia Platonica
La cosmologia platonica è una sintesi innovativa di diverse influenze preesistenti:
Pitagorismo: L'impronta pitagorica è fortissima, visibile nell'enfasi sulle matematiche (numeri, geometria, armonia) come principi strutturanti dell'universo. L'idea di un'Anima del Mondo armonica e l'uso dei solidi regolari derivano direttamente da questa tradizione.
Parmenide ed Eraclito: Platone cerca di risolvere la dicotomia tra l'essere immutabile (Parmenide) e il divenire costante (Eraclito). Il mondo delle Idee rappresenta la stabilità parmenidea, mentre il mondo sensibile incarna il divenire eracliteo, unificato e ordinato dal Demiurgo.
Anassagora: Il concetto di Nous (Intelletto) come principio ordinatore universale di Anassagora anticipa l'idea del Demiurgo, sebbene il Demiurgo platonico sia molto più attivo e teleologico.
Tradizioni religiose e mitologiche: L'idea di un artigiano divino che plasma il mondo ha radici in miti cosmogonici più antichi, rielaborati da Platone in chiave filosofica.
La Cosmologia di Plotino: L'Emanazione dall'Uno
Plotino, il fondatore del Neoplatonismo nel III secolo d.C., si considerava un fedele interprete di Platone, ma la sua cosmologia rappresenta una profonda rielaborazione e sistematizzazione del pensiero platonico, introducendo il concetto di emanazione.
Il "Come" dell'Universo Plotiniano (Cosmologia)
La cosmologia di Plotino è un sistema gerarchico di ipostasi (livelli di realtà), che procedono per emanazione da un principio supremo:
L'Uno (To Hen): È il principio primo assoluto, indifferenziato, ineffabile e trascendente. Non può essere descritto con alcuna categoria o attributo, poiché è al di là di ogni essere e pensiero. L'Uno non "crea" per volontà, ma "emana" per sovrabbondanza, come la luce che si diffonde dal sole senza diminuirlo. Questa emanazione è un processo necessario e continuo, non un atto volontario.
L'Intelletto (Nous): La prima emanazione dall'Uno. L'Intelletto è il regno delle Idee platoniche, che per Plotino non sono entità separate, ma i pensieri stessi dell'Intelletto. Qui risiede la totalità delle forme intelligibili. L'Intelletto è sia contemplazione dell'Uno che auto-contemplazione delle proprie Idee.
L'Anima (Psyché): La seconda emanazione dall'Intelletto. L'Anima si divide in un'Anima superiore, che rimane in contatto con l'Intelletto, e un'Anima inferiore, che è l'Anima del Mondo e produce e ordina il cosmo sensibile. L'Anima del Mondo agisce non per un atto di deliberazione (come il Demiurgo), ma per la sua stessa natura che tende a formare e organizzare.
La Materia: L'ultima emanazione, il grado più basso della realtà. Plotino la identifica con la privazione, l'oscurità e il non-essere relativo, la negazione della forma e della luce spirituale. Non è coeterna come in Platone, ma è il risultato finale e più lontano del processo emanativo.
Il cosmo sensibile è quindi il prodotto dell'attività formatrice dell'Anima, che plasma la materia secondo i modelli intelligibili presenti nell'Intelletto, il quale a sua volta deriva dall'Uno. È una discesa gerarchica dal perfetto all'imperfetto, ma ogni livello mantiene una connessione con la sua fonte.
Il "Perché" dell'Universo Plotiniano (Cosmogonia)
La cosmogonia di Plotino non è dettata da un atto di volontà divina, ma dalla necessità intrinseca dell'emanazione. L'Uno, nella sua perfetta pienezza, "trabocca" naturalmente. Non è un atto intenzionale, ma una sovrabbondanza della sua perfezione che non può essere contenuta. L'universo esiste perché l'Uno è così pieno di essere da non poter fare a meno di emanare se stesso. Non c'è un "fine" teleologico nel senso platonico di un Demiurgo che crea per bontà, ma piuttosto una necessità ontologica: ogni livello inferiore deriva da quello superiore come una naturale conseguenza della sua perfezione. L'universo è la manifestazione necessaria della ricchezza dell'Uno.
Origini della Cosmologia Plotiniana
La cosmologia di Plotino è profondamente radicata nel platonismo, ma anche influenzata da altre correnti:
Platone: La base è indubbiamente platonica, in particolare l'importanza del mondo intelligibile delle Idee. Tuttavia, Plotino reinterpreta le Idee come pensieri dell'Intelletto e introduce l'Uno come principio unificante superiore al mondo delle Idee stesso, superando quello che percepiva come un "dualismo" platonico tra Idee e Demiurgo/Materia.
Parmenide: L'Uno ineffabile e assolutamente unito di Plotino ha chiare risonanze con l'Essere unico di Parmenide.
Filosofie mistiche e orientali: L'enfasi sull'estasi, sull'unione con il divino e sulla natura trascendente e ineffabile dell'Uno ha fatto ipotizzare influenze di pensieri orientali (persiani, egizi), sebbene la sua struttura sia profondamente greca.
Ammonio Sacca: Il maestro di Plotino, sebbene non abbia lasciato scritti, è ritenuto fondamentale per la formazione del sistema neoplatonico.
La Cosmologia di G. I. Gurdjieff:
Le Leggi Universali e l'Alimentazione Reciproca
L'insegnamento di Georges I. Gurdjieff (1866-1949) presenta una cosmologia e cosmogonia estremamente complesse e uniche, molto diverse dalle filosofie greche. La sua dottrina, spesso definita "La Quarta Via", si concentra sulla possibilità di uno sviluppo interiore consapevole in armonia con le leggi universali.
Il "Come" dell'Universo di Gurdjieff (Cosmologia)
La cosmologia di Gurdjieff è basata su due leggi fondamentali: la Legge del Tre (Legge del Santo Assoluto) e la Legge del Sette (Legge di Ottava).
Legge del Tre: Ogni fenomeno nell'universo, in ogni scala, è il risultato dell'incontro e dell'interazione di tre forze distinte: una Affermativa (attiva), una Negativa (passiva/resistente) e una Neutralizzante (che le equilibra e le unisce). Tutto, dalla creazione di una galassia al funzionamento di una macchina, obbedisce a questa triade.
Legge del Sette (Legge di Ottava): Spiega il processo di sviluppo delle energie nell'universo. L'energia, una volta messa in moto, si sviluppa attraverso una serie di sette intervalli (come le note musicali di un'ottava), ma incontra due "intervalli" o "salti" (corrispondenti a Mi-Fa e Si-Do nella scala musicale) in cui è necessaria una spinta esterna (un "shock") per continuare la sua progressione. Senza questi shock, il processo devia o si interrompe. Questo spiega la non-linearità dei processi e la necessità di "forze alimentanti" dall'esterno.
Gurdjieff descrive l'universo come un sistema gerarchico e interconnesso di "solidi" o "corpi cosmici" che si alimentano reciprocamente. Questo concetto è centrale: l'energia fluisce dall'alto verso il basso e viceversa. La sua cosmologia è spesso rappresentata dal "Raggio di Creazione", una gerarchia discendente di mondi:
Assoluto: La fonte suprema di tutto.
Tutti i Mondi: La totalità delle galassie.
La Nostra Galassia (Via Lattea)
Il Sole
Tutti i Pianeti
La Terra
La Luna
Ogni livello inferiore esiste per "nutrire" i livelli superiori e per elaborare energie necessarie al funzionamento dell'intero sistema. L'uomo, in questa visione, è un "trasformatore" di energie, un anello intermedio necessario nel processo cosmico.
Il "Perché" dell'Universo di Gurdjieff (Cosmogonia)
La cosmogonia di Gurdjieff è radicalmente diversa dalle precedenti e rivela una profonda intuizione sulla natura del divino e del tempo. L'universo non è stato creato per la bontà di un Demiurgo o per la sovrabbondanza di un Uno. Secondo Gurdjieff, il Sole Assoluto (o Dio) si trova in uno stato di contrazione progressiva a causa di Heropass, il flusso del tempo. Questa contrazione implica un aumento di entropia, una "morte" potenziale del divino stesso. Per contrastare questa contrazione e neutralizzare l'entropia, il Sole Assoluto crea l'universo. L'universo serve come un vasto sistema attraverso il quale il Sole Assoluto può ricevere energia dall'esterno, neutralizzando la sua contrazione e garantendo così la sua eternità. Questo meccanismo genera un moto perpetuo, una costante interazione tra il Sole Assoluto e il creato, dove ogni parte contribuisce alla sopravvivenza del tutto. In questa visione, la trascendenza si realizza pienamente solo attraverso la piena immanenza: il divino si manifesta nel creato non per un atto benevolo disinteressato, ma per un'esigenza intrinseca di auto-sostentamento e perpetuazione. L'universo è un gigantesco "laboratorio" in cui le energie vengono trasformate e riciclate, con un fine pragmatico di sostenibilità del sistema stesso. L'uomo, nel suo stato ordinario, è una sorta di "macchina" che produce energia inconsciamente. L'obiettivo del Lavoro di Gurdjieff è per l'individuo di diventare un "trasformatore cosciente" di energie, contribuendo in modo più elevato all'economia cosmica e, in ultima analisi, al mantenimento del Sole Assoluto.
Origini dell'Insegnamento di Gurdjieff
Gurdjieff stesso affermava che il suo insegnamento non era una nuova filosofia, ma una conoscenza antica e completa, risalente a tradizioni esoteriche preistoriche. Spesso faceva riferimento a una fonte originaria nella civiltà perduta di Atlantide, risalente all'11.000 a.C., trasmessa poi attraverso linee ininterrotte in antiche confraternite e monasteri dell'Asia centrale e del Medio Oriente. Data questa affermazione, è assolutamente da escludere che Gurdjieff abbia attinto direttamente da Platone o Plotino. Le loro filosofie sono emerse molto dopo la presunta origine atlantidea della conoscenza di Gurdjieff. Le profondissime differenze concettuali, strutturali e finalistiche tra le loro cosmologie rendono questa esclusione ancora più evidente:
Finalismo: Platone/Plotino vedono un fine morale/ontologico (bontà, sovrabbondanza); Gurdjieff un fine pratico/energetico di auto-preservazione e perpetuazione del divino.
Volontà/Necessità: Demiurgo platonico agisce per volontà; l'Uno plotiniano per necessità di emanazione; Gurdjieff per leggi naturali e "bisogni" cosmici imposti dal tempo e dall'entropia.
Struttura: Gerarchia delle Idee/Ipostasi vs. Leggi del Tre e del Sette e Raggio di Creazione.
Ruolo della Materia: Materia plasmata/emanazione finale vs. la materia come parte integrante di un processo energetico fondamentale per la sopravvivenza del principio primo.
Ruolo dell'Uomo: L'uomo platonico/plotiniano aspira alla contemplazione del Bene/Uno; l'uomo di Gurdjieff è un trasformatore di energie essenziale per il sistema cosmico e per il Sole Assoluto.
Gurdjieff vs. Pitagora: Un Confronto di Affinità
Ora che abbiamo esaminato Platone e Plotino, mettiamo Gurdjieff a confronto con Pitagora. Qui troviamo alcune interessanti affinità, che suggeriscono una maggiore coerenza rispetto a Platone e Plotino, pur mantenendo differenze fondamentali.
La Cosmologia Pitagorica: Il Numero e l'Armonia
Il pitagorismo non ha lasciato un testo cosmologico sistematico come il "Timeo", ma le sue idee sono state tramandate e influenzato profondamente il pensiero greco, incluso Platone.
Il "Come" dell'Universo Pitagorico (Cosmologia)
Per i Pitagorici, il principio fondamentale dell'universo è il Numero. Non solo una quantità astratta, ma un principio attivo che conferisce ordine, misura e armonia alla realtà. L'universo è strutturato secondo proporzioni matematiche e musicali. La "musica delle sfere" è l'idea che i corpi celesti, nel loro movimento, producano un'armonia udibile solo agli iniziati, a causa delle distanze e velocità proporzionate. Il cosmo nasce da un principio di illimitato (il continuo, il caos) che viene limitato e ordinato dal limite (il numero), portando alla formazione di entità discrete e armoniose.
Il "Perché" dell'Universo Pitagorico (Cosmogonia)
Il "perché" dell'universo pitagorico è legato all'idea che l'ordine derivi dal disordine, la limitazione dall'illimitato. L'universo esiste perché il Numero impone ordine e armonia, manifestando la sua natura ordinatrice. È un'espressione della capacità del numero di strutturare e dare forma alla realtà, portando alla bellezza intrinseca del cosmo. C'è un'affinità con un principio di organizzazione naturale.
Gurdjieff e Pitagora: Affinità e Differenze
Affinità:
Centralità del Numero e della Legge: Entrambi i sistemi pongono una forte enfasi sulle leggi numeriche e matematiche come principi intrinseci dell'universo. Per Gurdjieff, la Legge del Tre e la Legge del Sette sono leggi universali, precise e matematicamente esprimibili, che governano tutti i processi. Per i Pitagorici, il Numero è il principio fondamentale che ordina il cosmo. Entrambi vedono il cosmo come un'espressione di leggi misurabili.
Armonia e Proporzione: Sebbene Gurdjieff non parli esplicitamente di "musica delle sfere" nel senso pitagorico, la sua Legge del Sette è esplicitamente basata sulla scala musicale e i suoi intervalli. Entrambi suggeriscono un'armonia profonda e una struttura proporzionata che sottende l'universo.
Conoscenza Esoterica: Sia Pitagora che Gurdjieff erano a capo di scuole con un insegnamento esoterico, riservato a pochi iniziati, che richiedeva una disciplina e un percorso di trasformazione interiore per accedere a una comprensione più profonda della realtà.
Visione Dinamica del Cosmo: Entrambi vedono un cosmo in costante attività, mosso da principi che generano processi.
Differenze:
Il "Perché" dell'Universo: Qui le differenze sono marcate. Mentre Pitagora vede l'universo come l'espressione dell'ordine e dell'armonia del Numero che limita l'illimitato, Gurdjieff ha una visione utilitaristica e "alimentare" legata alla sopravvivenza del Sole Assoluto a fronte dell'entropia e del tempo. Questa motivazione è assente nel pitagorismo classico.
Origine e Scopo dell'Uomo: Per Pitagora, l'uomo è un microcosmo, un'anima imprigionata nel corpo che deve purificarsi per ricongiungersi all'armonia cosmica. Per Gurdjieff, l'uomo è un "trasformatore" di energie con uno scopo preciso nel sistema cosmico di alimentazione per il Sole Assoluto.
Specificità delle Leggi: Le Leggi del Tre e del Sette di Gurdjieff sono molto più elaborate e specifiche rispetto ai principi generali del Numero e dell'Armonia di Pitagora.
Conclusione sull'Affinità
Possiamo affermare che la cosmologia di Gurdjieff presenta maggiori affinità strutturali e metodologiche con il pitagorismo rispetto a quelle di Platone e Plotino. L'enfasi sulle leggi numeriche e sui processi energetici, la natura esoterica dell'insegnamento e una visione dinamica del cosmo sono punti di contatto significativi. Tuttavia, la cosmogonia di Gurdjieff, con il suo "perché" esistenziale e utilitaristico legato alla sopravvivenza del divino, rimane radicalmente unica e non trova paralleli diretti né in Pitagora, né in Platone, né in Plotino.
