La storia è intessuta di figure enigmatiche, uomini e donne la cui esistenza ha sfidato la logica e la ragione, lasciando dietro di sé un'aura di mistero e leggenda. Tra queste, poche sono avvolte in un velo così fitto di oscurità e fascino come Grigorij Efimovič Rasputin. Contadino siberiano, autoproclamatosi "starets" (anziano saggio), Rasputin irruppe nella vita della famiglia imperiale russa all'inizio del XX secolo, non come un semplice consigliere spirituale, ma come una figura quasi mitologica, un "mago nero" la cui influenza sui Romanov fu tanto profonda quanto catastrofica. La sua ascesa, il suo potere e la sua caduta sono un capitolo oscuro e affascinante della storia russa, un racconto in cui misticismo, politica, superstizione e scandalo si fondono in un'unica, inestricabile trama.
Le Origini del "Mago": Dalla Siberia alla Corte Imperiale
Grigorij Rasputin nacque nel 1869 in un remoto villaggio siberiano. La sua giovinezza fu segnata da un'indole ribelle e da un'apparente propensione per il misticismo. Si diceva che possedesse poteri di guarigione e preveggenza, capacità che, unite a un carisma magnetico e a uno sguardo penetrante, gli valsero una reputazione di santone, seppur controverso. Dopo aver vagato per anni come pellegrino, Rasputin giunse a San Pietroburgo, la capitale imperiale, dove la sua fama di "uomo di Dio" iniziò a diffondersi negli ambienti dell'aristocrazia. Fu la sua presunta capacità di alleviare le sofferenze dello zarevič Aleksej, erede al trono affetto da emofilia, a spalancargli le porte del Palazzo d'Inverno. La zarina Aleksandra Fëdorovna, disperata per la salute del figlio, si affidò completamente a Rasputin, vedendo in lui un inviato divino, l'unico in grado di salvare il suo amato Aleksej. Questa dipendenza emotiva e spirituale della zarina divenne la chiave del potere di Rasputin, trasformandolo da umile contadino in una figura onnipotente dietro le quinte del potere.
Il Potere Occulto e gli Intrighi di Corte
L'influenza di Rasputin sulla famiglia imperiale non si limitò alla guarigione del zarevič. Ben presto, le sue "profezie" e i suoi "consigli" iniziarono a influenzare le decisioni politiche più importanti. Ministri venivano nominati e destituiti su suo suggerimento, generali venivano spostati, e persino le strategie militari durante la Prima Guerra Mondiale sembravano passare al vaglio di questo "mago" siberiano. La sua vicinanza alla zarina, unita al suo stile di vita dissoluto e alle voci di orge e scandali, lo rese una figura odiata e temuta da gran parte della nobiltà e del popolo. La sua immagine di "mago nero" fu alimentata da diverse fonti. Le sue pratiche religiose non convenzionali, che mescolavano elementi ortodossi con credenze popolari e un'interpretazione controversa del peccato come via per la redenzione, lo resero sospetto agli occhi della Chiesa ortodossa. Le sue capacità di manipolazione, la sua abilità nel leggere le persone e nel sfruttare le loro debolezze, e la sua apparente invulnerabilità agli attacchi dei suoi detrattori, contribuirono a costruire la sua leggenda di stregone. Si diceva che avesse poteri ipnotici, che potesse controllare le menti e che fosse protetto da forze oscure.
La Caduta del "Mago": Tra Congiure e Misticismo
L'arroganza e il potere di Rasputin divennero intollerabili per molti. La sua influenza sulla famiglia imperiale era vista come una minaccia alla stabilità del regno e un'onta per la reputazione della monarchia. Le voci di una sua presunta relazione con la zarina, sebbene mai provate, alimentarono ulteriormente l'odio nei suoi confronti. La sua fine fu altrettanto drammatica e misteriosa quanto la sua vita. Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre 1916, un gruppo di nobili, tra cui il principe Feliks Jusupov e il granduca Dmitrij Pavlovič, lo attirò in una trappola. La leggenda narra che Rasputin fu avvelenato con cianuro, ma sopravvisse; poi gli spararono più volte, ma continuò a lottare; infine, fu gettato nel fiume Neva, dove morì per annegamento o ipotermia. La sua resistenza alla morte, seppur esagerata dalla leggenda, rafforzò ulteriormente la sua immagine di figura sovrumana, quasi demoniaca.
L'Eredità del "Mago Nero"
La morte di Rasputin non portò la stabilità desiderata. Al contrario, la sua eliminazione, lungi dal salvare la monarchia, ne accelerò il crollo. Meno di tre mesi dopo, la Rivoluzione di Febbraio rovesciò la dinastia Romanov, e l'anno successivo la Rivoluzione d'Ottobre portò i bolscevichi al potere. Rasputin rimane una figura controversa e affascinante. Per alcuni, fu un ciarlatano, un opportunista che sfruttò la credulità di una famiglia reale disperata. Per altri, fu un mistico autentico, un uomo con poteri straordinari, la cui influenza fu mal interpretata e distorta dai suoi nemici. La sua storia è un monito sui pericoli del fanatismo, della superstizione e del potere incontrollato, ma anche un affascinante studio sulla psicologia umana e sul ruolo che il misticismo può giocare nella storia. Che fosse un santone, uno stregone o semplicemente un uomo di straordinario carisma, Rasputin rimane il "mago nero" che, con la sua ombra, danzò fino alla caduta dell'Impero Russo.
William Le Queux - Rasputin: Il Monaco Furfante
Catherine Radziwill - Rasputin e la Rivoluzione Russa