Nel panorama intellettuale del XIX secolo, William Whewell (1794-1866) si staglia come una figura di eccezionale versatilità. Matematico, filosofo della scienza, storico, teologo e anche poeta, Whewell fu un polimatico il cui pensiero permeò molteplici campi del sapere. Tra le sue opere più significative, e forse una delle più controverse all'epoca, vi è l'anonimo ma presto attribuito trattato del 1853, Of the Plurality of Worlds: An Essay. Also A Dialogue on the Plurality of Worlds, and an Essay on the Anglo-Saxon Language (tradotto in italiano come La Pluralità dei Mondi). Quest'opera, pubblicata in un periodo di fermento scientifico e religioso, sfidò apertamente una credenza diffusa e quasi dogmatica del tempo: l'esistenza di vita intelligente su altri pianeti.
Il Contesto Storico e Scientifico
Il XIX secolo fu un'epoca di straordinari progressi scientifici. L'astronomia, in particolare, aveva fatto passi da gigante grazie a nuove scoperte e all'affinamento degli strumenti. La visione copernicana dell'universo, con la Terra che orbitava attorno al Sole, era ormai pienamente accettata. L'idea che il Sole fosse solo una delle innumerevoli stelle, e che queste stelle potessero a loro volta essere circondate da pianeti abitati, era diventata non solo popolare ma quasi un'ovvietà per molti pensatori e per il pubblico. Autori come Bernard Le Bovier de Fontenelle, con le sue Entretiens sur la Pluralité des Mondes (1686), avevano già diffuso questa idea, rendendola ampiamente accettata nel dibattito pubblico e scientifico. La convinzione nella pluralità dei mondi abitati era spesso sostenuta da argomenti teologici. Si riteneva che un Dio onnipotente e benevolo non avrebbe creato un universo così vasto e pieno di corpi celesti senza popolarli con forme di vita, in particolare vita intelligente. L'idea di un universo brulicante di esseri senzienti si adattava bene a una visione grandiosa e provvidenziale della creazione divina.
La Sfida di Whewell: Gli Argomenti de La Pluralità dei Mondi
Fu in questo contesto che Whewell pubblicò La Pluralità dei Mondi, una critica acuta e meticolosa a questa convinzione radicata. Il suo approccio era prevalentemente filosofico e scientifico, ma con evidenti implicazioni teologiche. Whewell non negava l'esistenza di altri mondi, ma metteva in discussione l'assunto che questi mondi dovessero necessariamente essere abitati, specialmente da esseri intelligenti. Il suo argomento principale si basava su diverse linee di ragionamento:
L'Unicità della Terra: Whewell sostenne che la Terra possedeva una combinazione unica e altamente specifica di condizioni necessarie per lo sviluppo della vita, specialmente della vita complessa e intelligente. Fattori come la distanza dal Sole, la massa del pianeta, la presenza di acqua liquida, un'atmosfera respirabile e una stabilità orbitale erano, a suo avviso, unici o estremamente rari nell'universo conosciuto. Egli esaminò le caratteristiche degli altri pianeti del nostro sistema solare, utilizzando le conoscenze astronomiche del suo tempo, per dimostrare come essi fossero inadatti alla vita così come la conosciamo. Ad esempio, Venere era troppo calda, Marte troppo freddo e piccolo, i giganti gassosi evidentemente inospitali.
La Rarità della Vita: Andando oltre le condizioni planetarie, Whewell argomentò che l'emergere della vita stessa, e in particolare della vita intelligente, era un evento eccezionalmente improbabile. Non bastava avere le condizioni fisiche adatte; il salto dall'inorganico all'organico, e poi dall'organico all'intelligente, era, a suo parere, di una complessità tale da renderlo un evento forse unico. Questo argomento anticipava, in un certo senso, alcune delle successive riflessioni sulla probabilità dell'abiogenesi e sull'ipotesi della Terra rara.
Il Ragionamento dal Grande al Piccolo: Contro l'argomento che un universo così vasto non potesse essere "vuoto" di vita, Whewell ribatté che la vastità non implicava necessariamente la pluralità di mondi abitati. Egli usò l'analogia dell'oceano: un vasto oceano, pur contenendo innumerevoli gocce d'acqua, potrebbe avere solo una piccola parte di esse popolata da forme di vita complesse. La grandezza dell'universo non diminuiva il valore della Terra come dimora unica della vita intelligente. Anzi, la rendeva ancora più speciale.
Implicazioni Teologiche: Sebbene Whewell si presentasse come un razionalista, le sue argomentazioni avevano profonde risonanze teologiche. Per Whewell, l'idea di una Terra unica e speciale, dimora dell'umanità e teatro della rivelazione divina, non era in contraddizione con la grandezza di Dio. Anzi, la rafforzava. Se la redenzione e l'incarnazione di Cristo erano eventi centrali nella storia della salvezza, come potevano essere conciliati con un'infinità di mondi abitati che avrebbero richiesto, presumibilmente, un'infinità di redenzioni? Questa era una domanda che tormentava molti teologi del tempo, e Whewell fornì una risposta che riaffermava la centralità della condizione umana nel piano divino. L'umanità, pur abitando un piccolo pianeta in un vasto universo, era unica nel suo rapporto con il Creatore.
Reazioni e Critiche
La Pluralità dei Mondi scatenò un vivace dibattito. Molti furono indignati dalla posizione di Whewell, considerandola un passo indietro rispetto al progresso scientifico e una limitazione della potenza divina. Tra i suoi critici più illustri vi fu David Brewster, uno scienziato scozzese e inventore del caleidoscopio, che pubblicò More Worlds Than One: The Creed of the Philosopher and the Hope of the Christian (1854). Brewster, un devoto cristiano, argomentò con forza a favore della pluralità dei mondi, sostenendo che l'idea era in armonia con l'onnipotenza di Dio e che negarla era una forma di presunzione umana. Altre critiche provenivano da ambienti più secolari, che vedevano nella posizione di Whewell un tentativo di riaffermare una visione antropocentrica dell'universo in un momento in cui la scienza stava progressivamente decentrando la posizione dell'uomo. Nonostante le critiche, l'opera di Whewell costrinse i suoi contemporanei a riconsiderare i loro assunti e a esaminare più attentamente le prove scientifiche a sostegno della vita extraterrestre. La sua analisi, pur basandosi sulle limitate conoscenze del XIX secolo, era rigorosa e stimolante.
L'Eredità di Whewell
Oggi, a distanza di oltre un secolo e mezzo, le argomentazioni di Whewell risuonano in modi sorprendentemente moderni. Con i progressi dell'astrobiologia e la scoperta di migliaia di esopianeti, la questione della pluralità dei mondi è più viva che mai. Sebbene la ricerca attuale sia molto più sofisticata e basata su dati osservativi impensabili per Whewell, le sue domande fondamentali rimangono pertinenti:
Quali sono le condizioni precise affinché un pianeta sia abitabile?
Quanto è probabile che queste condizioni si verifichino altrove nell'universo?
Quanto è probabile che la vita, e in particolare la vita intelligente, emerga date le condizioni favorevoli?
L'ipotesi della Terra rara, sviluppata da Peter Ward e Donald Brownlee alla fine del XX secolo, riprende molti degli argomenti di Whewell, suggerendo che la combinazione di eventi e condizioni necessarie per la vita complessa sulla Terra potrebbe essere estremamente rara nell'universo. Sebbene l'ipotesi della Terra rara sia anch'essa oggetto di dibattito, dimostra la perdurante risonanza delle domande poste da Whewell. In un'epoca in cui la scienza e la fede erano spesso percepite come entità in conflitto, William Whewell tentò di conciliare le due, non attraverso un compromesso forzato, ma attraverso un'analisi critica che rispettasse sia l'osservazione scientifica che la riflessione teologica. La Pluralità dei Mondi non è solo un documento storico interessante, ma una testimonianza del potere del pensiero critico e della sua capacità di sfidare le ortodossie consolidate, spingendo la riflessione su alcune delle domande più profonde che l'umanità possa porsi sulla sua posizione nell'universo. Il "silenzio" che Whewell percepiva nei mondi lontani continua a stimolare la nostra ricerca e la nostra immaginazione, mentre ci sforziamo di comprendere se siamo soli o se l'universo brulica davvero di vita.
William Whewell - La Pluralità dei Mondi