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Lev Nikolaevič Tolstoj e la Provocazione di "Che cos'è l'arte?"


Lev Nikolaevič Tolstoj (1828-1910), figura titanica della letteratura russa e mondiale, non fu solo un romanziere di immenso talento, capace di dipingere affreschi sociali e psicologici di rara profondità, ma anche un pensatore morale e filosofico che, nella sua maturità, mise in discussione molte delle convenzioni e delle ipocrisie del suo tempo. Tra le sue opere saggistiche più significative e controverse spicca "Che cos'è l'arte?" (in russo: Chto takoye iskusstvo?), pubblicato per la prima volta nel 1898. Questo saggio, frutto di quindici anni di riflessioni e appunti, rappresenta una delle più radicali e appassionate critiche all'arte così come era intesa e praticata nell'Europa del XIX secolo, e ancora oggi stimola dibattiti e riflessioni profonde.


Il Contesto Storico e Personale

Per comprendere appieno la virulenza e la specificità della critica di Tolstoj, è fondamentale considerare il contesto in cui l'opera nacque. Il XIX secolo fu un periodo di straordinaria fioritura artistica in Europa, con movimenti come il Romanticismo, il Realismo, l'Impressionismo e il Simbolismo che si susseguivano, spesso in netta contrapposizione. L'arte, in particolare la musica, la pittura e la letteratura, era diventata un pilastro della cultura borghese, celebrata e consumata da un'élite sempre più vasta. Allo stesso tempo, si assisteva a una crescente mercificazione dell'arte e alla sua trasformazione in un bene di lusso, spesso incomprensibile o indifferente per le masse popolari.

Tolstoj, dopo la stesura dei suoi capolavori "Guerra e Pace" e "Anna Karenina", attraversò una profonda crisi spirituale che lo portò a rinunciare alla ricchezza, a un certo stile di vita aristocratico e a interrogarsi sul senso ultimo dell'esistenza, della fede e, appunto, dell'arte. La sua conversione al cristianesimo primitivo e la sua adesione a principi di semplicità, umiltà e amore universale, influenzarono radicalmente la sua visione etica ed estetica. Egli divenne sempre più critico nei confronti delle istituzioni (Stato, Chiesa, proprietà privata) e delle convenzioni sociali che percepiva come corrotte e lontane dai veri valori umani.


La Critica all'Arte "Corrotta"

Il punto di partenza del saggio di Tolstoj è una denuncia impietosa di ciò che egli considera la decadenza e la corruzione dell'arte contemporanea. Egli attacca con veemenza le opere considerate "grandi" dai critici e dal pubblico del suo tempo, definendole spesso artificiali, incomprensibili, effimere e, soprattutto, prive di un vero significato morale o spirituale. Tolstoj non risparmia nessuno: da Wagner a Baudelaire, da Monet a Ibsen, molti dei nomi illustri della scena artistica europea vengono messi sotto accusa per la loro oscurità, la loro presunta elitarietà e la loro mancanza di "contagiosità" emotiva. Per Tolstoj, gran parte dell'arte prodotta nel suo tempo era diventata un mero divertimento per i ricchi, un passatempo superficiale che non solo non elevava lo spirito, ma lo pervertiva. Egli criticava aspramente l'idea dell'"arte per l'arte", ritenendola una giustificazione per la mancanza di contenuto e di responsabilità morale da parte degli artisti. L'arte, per Tolstoj, non poteva e non doveva essere un gioco estetico fine a se stesso; doveva avere uno scopo più elevato.


La Definizione Tolstojana di Arte: L'Infezione Emotiva

Dopo aver demolito le concezioni correnti, Tolstoj propone la sua definizione rivoluzionaria di arte. Per lui, l'arte non è la produzione del bello, né il piacere estetico, né la manifestazione di un'idea trascendente. La vera arte è un mezzo di comunicazione tra gli uomini, uno strumento che permette all'artista di trasmettere un sentimento provato ad altri individui. La caratteristica essenziale dell'arte è la sua capacità di "infettare" (o "contagiare") il fruitore con lo stesso sentimento provato dall'artista.

Più forte è l'infezione, più autentica è l'arte. Questa infezione si manifesta quando il fruitore, osservando o ascoltando un'opera, si sente unito all'artista e a tutti coloro che percepiscono la stessa opera. Non importa la complessità tecnica o la raffinatezza formale; ciò che conta è la capacità dell'opera di annullare la separazione tra gli individui e di creare un senso di unità emotiva.

Gli indicatori di questa "infezione" sono, secondo Tolstoj, tre:

  1. La maggiore o minore individualità del sentimento trasmesso: più il sentimento è specifico e unico, più l'opera è potente.

  2. La maggiore o minore chiarezza della trasmissione del sentimento: l'arte deve essere comprensibile e accessibile.

  3. La maggiore o minore forza con cui l'artista è spinto a esprimere il sentimento: l'autenticità e la sincerità dell'artista sono cruciali.


L'Arte Veramente Cristiana e l'Arte Universale

Tolstoj non si ferma alla semplice definizione, ma prosegue distinguendo l'arte in base al suo contenuto morale e religioso. Egli individua due tipi di arte autentica:

  1. L'arte basata sui sentimenti religiosi: Questa è l'arte più elevata, in quanto trasmette sentimenti che uniscono gli uomini a Dio e tra loro, promuovendo la fratellanza universale. Per Tolstoj, il sentimento religioso che deve guidare l'arte è quello del cristianesimo primitivo, basato sull'amore per il prossimo e sulla non-violenza. Esempi di tale arte possono essere le parabole evangeliche, alcune leggende e fiabe popolari.

  2. L'arte che trasmette sentimenti semplici e universali: Questa include sentimenti come la gioia, la tristezza, l'amore, il dolore, la paura, purché siano esprimibili in modo che chiunque, indipendentemente dalla propria cultura o status sociale, possa comprenderli e condividerli. Tolstoj cita come esempi le canzoni popolari, le ninne nanne, i racconti orali.

Per Tolstoj, l'arte che non rientra in queste categorie – l'arte "per l'arte", l'arte elitaria, l'arte che esalta la violenza, la lussuria o la vanità – è arte falsa o corrotta. Egli condanna in particolare l'arte che sfrutta la sessualità o il patriottismo per fini egoistici o nazionalistici.


Le Conseguenze Morali e Sociali dell'Arte Falsa

La critica di Tolstoj non è solo estetica, ma profondamente etica e sociale. Egli sostiene che l'arte falsa ha conseguenze deleterie per l'umanità:

  • Corrompe il gusto del pubblico: Abituati a un'arte complessa e artificiale, gli spettatori perdono la capacità di apprezzare la vera bellezza e la semplicità.

  • Perverte il valore del lavoro: Gli artisti, anziché produrre opere che elevino lo spirito umano, si dedicano alla creazione di beni di lusso per un'élite, sprecando il loro talento.

  • Divide gli uomini: L'arte elitaria crea barriere tra le classi sociali, rendendo l'esperienza artistica accessibile solo a pochi privilegiati e alienando la maggioranza della popolazione.

  • Indebolisce la fede: Allontanando gli uomini dai veri valori spirituali, l'arte falsa contribuisce alla decadenza morale della società.

Tolstoj arriva a sostenere che gran parte di ciò che era considerato arte nel suo tempo, non solo non era arte vera, ma era addirittura dannoso.


La Risonanza di "Che cos'è l'arte?"

Al momento della sua pubblicazione, "Che cos'è l'arte?" suscitò reazioni contrastanti, spesso feroci. Molti artisti e critici lo considerarono un attacco ottuso e puritano alla libertà creativa e alla complessità dell'espressione artistica. Fu accusato di moralismo eccessivo, di ingenuità estetica e di non comprendere le sfumature e le innovazioni dell'arte moderna. Tuttavia, il saggio di Tolstoj ha continuato a esercitare un'influenza notevole, spingendo generazioni di pensatori a interrogarsi sul ruolo e la funzione dell'arte nella società. La sua enfasi sull'accessibilità, sulla chiarezza e sulla capacità dell'arte di unire gli uomini ha trovato eco in movimenti successivi, in particolare quelli che hanno cercato di democratizzare l'arte o di metterla al servizio di cause sociali.


L'Eredità Provocatoria di Tolstoj

"Che cos'è l'arte?" rimane un'opera profondamente provocatoria e attuale. Anche se le sue posizioni possono apparire estreme o datate in alcuni aspetti, la sua domanda centrale – qual è lo scopo dell'arte? – continua a risuonare. In un'epoca in cui l'arte è sempre più globalizzata, commercializzata e diversificata, la critica di Tolstoj alla mercificazione e all'elitismo dell'arte acquista una nuova rilevanza. La sua visione di un'arte che unisce, che è comprensibile a tutti e che promuove valori universali come l'amore e la fratellanza, rappresenta un ideale forse utopico, ma indubbiamente potente. Tolstoj ci costringe a riflettere non solo su ciò che consideriamo arte, ma anche sul suo impatto sulle nostre vite e sulla società nel suo complesso. Ci invita a guardare oltre le mode e le convenzioni, a cercare un'autenticità e una profondità che vadano al di là del mero intrattenimento o del piacere estetico fine a se stesso. In questo senso, il suo saggio non è solo una critica al passato, ma un monito per il futuro dell'espressione creativa.


Lev Nikolaevič Tolstoj - Che Cosa è l'Arte?



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