Marco Tullio Cicerone (106 a.C. – 43 a.C.), uno dei più grandi oratori, statisti e filosofi di Roma, compose numerose opere che ci sono giunte, tra cui il trattato filosofico "De Natura Deorum" (Della Natura degli Dei). Scritto nel 45 a.C., in un periodo di grande turbolenza politica e personale per Cicerone, quest'opera rappresenta un'indagine approfondita e complessa sulle diverse concezioni della divinità e della religione nel mondo antico. Il "De Natura Deorum" è strutturato come un dialogo filosofico, un genere molto diffuso nell'antichità, che permetteva di presentare e confrontare diverse posizioni in modo dinamico e argomentato. I partecipanti al dialogo sono tre figure rappresentative delle principali scuole filosofiche greche diffuse a Roma in quel periodo:
Gaio Velleio: Un epicureo, che espone la dottrina di Epicuro riguardo agli dei, i quali sono considerati entità perfette e beate, disinteressate agli affari umani e residenti negli intermundia. La loro esistenza è rivelata dalla preconcezione (anticipazione mentale) che gli uomini hanno di esseri perfetti.
Quinto Lucilio Balbo: Uno stoico, che difende la visione stoica degli dei, i quali sono identificati con la ragione universale (Logos) che governa il cosmo. Gli dei stoici sono attivi, provvidenziali e responsabili del destino del mondo e degli uomini. La natura è intrinsecamente divina e segue leggi razionali.
Gaio Aurelio Cotta: Un accademico scettico (o della Nuova Accademia), che rappresenta la posizione di Cicerone stesso, o almeno la sua inclinazione a non abbracciare una dottrina dogmatica. Cotta critica le argomentazioni degli epicurei e degli stoici, evidenziando le contraddizioni e le debolezze logiche di entrambe le posizioni. Il suo ruolo è quello di mostrare la difficoltà di giungere a una conoscenza certa sulla natura degli dei, mettendo in discussione la possibilità di una teologia razionale definitiva.
Temi trattati nel "De Natura Deorum":
L'esistenza degli dei: I vari oratori presentano argomenti a favore dell'esistenza di entità divine, basandosi su presupposti filosofici diversi (percezione comune, ordine del cosmo, ecc.).
La natura degli dei: Vengono discusse le loro caratteristiche, se siano corporei o incorporei, se abbiano forma umana o meno, e quali siano le loro attività.
La provvidenza divina: Uno dei dibattiti centrali riguarda il ruolo degli dei nel governo del mondo. Gli stoici sostengono la provvidenza divina, mentre gli epicurei la negano.
Il rapporto tra gli dei e gli uomini: Si discute se gli dei si interessino agli affari umani, se intervengano nella vita degli individui e se ascoltino le preghiere.
La religione e la pietas: Sebbene non sia il tema principale, il dialogo tocca implicitamente la questione del valore della religione tradizionale romana e della pietas (devozione) verso gli dei.
Il ruolo di Cicerone e il suo intento:
Cicerone, attraverso la figura di Cotta, non intende presentare una propria dottrina teologica definitiva. Al contrario, il suo intento è quello di esplorare la complessità del problema della natura divina, mostrando le diverse prospettive filosofiche e le loro relative forze e debolezze. Egli stesso propendeva per un approccio scettico-accademico, che privilegiava il dubbio e la discussione razionale piuttosto che l'adesione dogmatica. Tuttavia, il "De Natura Deorum" non è solo un esercizio dialettico. Cicerone era profondamente preoccupato per il ruolo della religione nella società romana e per il declino dei valori tradizionali. Se da un lato egli critica le superstizioni e le ingenuità, dall'altro riconosce l'importanza della religione per la coesione sociale e morale dello stato. La sua opera è quindi anche un tentativo di comprendere come la filosofia potesse conciliare il bisogno umano di credenza con le esigenze della ragione.
Eredità e influenza:
Il "De Natura Deorum" è una delle fonti più importanti per la comprensione delle dottrine epicuree e stoiche nel mondo romano, poiché Cicerone ne offre una sintesi dettagliata e critica. Ha avuto un'enorme influenza sul pensiero successivo, sia in epoca pagana che cristiana. I Padri della Chiesa, ad esempio, lo studiarono attentamente, utilizzandone le argomentazioni per confutare il paganesimo e per sviluppare la propria teologia. Ancora oggi, l'opera è studiata per la sua ricchezza di argomenti, per la sua prosa elegante e per la sua capacità di illuminare il dibattito filosofico sulla natura del divino nell'antichità.
Marco Tullio Cicerone - Della Natura degli Dei