Passa ai contenuti principali

Vibratori d'Élite: Quando la 'Luce' diventa un Filtro Sociale e la Vera Evoluzione va in Blackout


Negli ultimi anni, il panorama della spiritualità è stato invaso da un'onda di idee che, pur presentandosi sotto la veste di "nuova era" o "risveglio", celano in realtà tendenze profondamente anti-spirituali e deleterie. Tra queste, spicca la narrazione del "vampirismo energetico e spirituale", un concetto che suggerisce come l'interazione con individui considerati "meno evoluti" possa tradursi in una sensazione di pesantezza, spossatezza o "scaricamento" energetico. Questa prospettiva, apparentemente innocua, apre le porte a un pericoloso meccanismo di discriminazione, dove il proprio stato interiore viene proiettato sull'altro, evitando ogni forma di auto-responsabilizzazione.


Il Pericolo della Proiezione: Quando la Colpa è Sempre dell'Altro

Il fulcro di questa pseudo-spiritualità risiede nell'idea che il proprio malessere sia intrinsecamente legato alla presunta "bassa vibrazione" o "scarsa evoluzione" di chi ci circonda. "Mi sento appesantito perché quella persona non è abbastanza evoluta," è la giustificazione ricorrente. In questo scenario, la propria interiorità, con le sue dinamiche, le sue fragilità e le sue responsabilità, viene completamente ignorata. Si sviluppa così una tendenza a guardare dall'alto in basso coloro che non rientrano nei propri arbitrari canoni di "evoluzione spirituale", evitandoli e auto-confinandosi in una bolla di presunta superiorità. Questo atteggiamento non solo non conduce a una genuina crescita spirituale, ma si traduce in una mera discriminazione mascherata da falsa santità. È una spiritualità narcisistica, centrata sull'io e sulla preservazione di una presunta purezza energetica, anziché sulla compassione, l'apertura e il servizio verso il prossimo.


La Saggezza Antica Contro la Falsa Superiorità

I grandi maestri spirituali di ogni epoca hanno sempre predicato l'esatto contrario di questa esclusione elitaria. I loro insegnamenti sono un inno all'amore incondizionato, all'accettazione, all'umiltà e alla comprensione del prossimo, indipendentemente dal suo stato di sviluppo.

Gesù Cristo, nella sua predicazione, ha incarnato l'amore universale e il servizio verso gli ultimi. Il suo messaggio è limpido:

  • "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato." (Giovanni 15:12) Questo comando fondamentale non fa distinzioni tra "evoluti" e "non evoluti", ma invita a un amore inclusivo.

  • "Non giudicate, affinché non siate giudicati." (Matteo 7:1) Un ammonimento diretto contro l'arroganza di chi si erge a giudice della spiritualità altrui.

  • La parabola del Buon Samaritano (Luca 10:25-37) è un esempio lampante di come la vera spiritualità si manifesti nell'aiuto compassionevole verso chiunque, anche verso coloro che sono emarginati o considerati "inferiori". Il samaritano non si preoccupa dello stato energetico o evolutivo del viandante ferito, ma agisce con pura carità.

Anche il Buddha, con i suoi insegnamenti, ha enfatizzato la compassione (Karuna) e la gentilezza amorevole (Metta) verso tutti gli esseri senzienti. Il suo percorso non prevedeva l'isolamento dai meno "illuminati", ma piuttosto un profondo impegno nel guidarli verso la liberazione dalla sofferenza.

  • "Non vi è sentiero nel cielo né nella terra, ma solo nel cuore di chi cammina con compassione." Questo detto buddista sottolinea come la vera elevazione sia un atto del cuore, non una questione di superiorità energetica.

  • Il Buddha stesso ha passato la sua vita ad insegnare a persone di ogni ceto sociale e livello di comprensione, senza mai escludere nessuno per la sua "bassa vibrazione". Anzi, il suo scopo era proprio quello di elevare chiunque fosse pronto ad ascoltare.

Maometto, il Profeta dell'Islam, ha fondato la sua fede sui pilastri della carità, della giustizia e della fratellanza. Il Corano e gli Hadith abbondano di esortazioni alla cura dei bisognosi, all'umiltà e al rifiuto dell'orgoglio.

  • "Non c'è superiorità per un arabo su un non-arabo, né per un non-arabo su un arabo, né per un bianco su un nero, né per un nero su un bianco, se non nella pietà." (Hadith) Questo verso abbatte ogni forma di discriminazione basata su razza, status o, in questo contesto, presunta evoluzione spirituale, ponendo l'enfasi sulla devozione e la bontà.

  • L'Islam promuove la solidarietà e l'aiuto reciproco all'interno della comunità (Ummah), incoraggiando i credenti a sostenere i più deboli e a non giudicare il prossimo.

È evidente che l'atteggiamento di esclusione e giudizio, tipico di certe derive della pseudo-spiritualità, è in netto contrasto con i principi universali di amore, compassione e umiltà tramandati da queste figure illuminanti.


La Psicologia Moderna: L'Ombra della Proiezione e la Fuga dalla Responsabilità

Dal punto di vista della psicologia moderna, l'attribuzione del proprio stato interiore ad "energie esterne" o alla presunta "bassa evoluzione" altrui rientra pienamente nel meccanismo psicologico della proiezione. La proiezione è un meccanismo di difesa inconscio attraverso il quale attributi, pensieri o sentimenti inaccettabili per il proprio Io vengono attribuiti ad altri. Invece di confrontarsi con le proprie insicurezze, paure o debolezze, si proiettano queste sensazioni negative su chi è percepito come "altro" o "meno". Questa dinamica è fondamentalmente irresponsabile. Attribuendo agli altri il proprio stato interiore, si evita un cruciale processo di responsabilizzazione e incremento della conoscenza di sé. Se sono "gli altri" la causa del mio malessere, non ho bisogno di esaminare le mie emozioni, i miei pensieri, le mie reazioni o i miei traumi irrisolti. Questo ostacola la crescita personale e l'autentica evoluzione, mantenendo l'individuo in un ciclo di vittimismo e negazione. La psicologia sottolinea l'importanza di assumere la piena responsabilità della propria esperienza interna. Le sensazioni di pesantezza o spossatezza possono derivare da una miriade di fattori psicologici: stress, ansia, depressione, dinamiche relazionali disfunzionali, bassa autostima, mancanza di confini personali sani, o semplicemente la necessità di affrontare emozioni represse. Attribuire questi stati a "vampiri energetici" esterni è un modo per eludere il lavoro interiore necessario per la vera guarigione e il benessere.


Gurdjieff e la Legge dell'Influenza: Il Superiore Eleva l'Inferiore

Per confutare ulteriormente l'idea che un individuo "meno evoluto" possa "scaricare" o "vampirizzare" un individuo più "evoluto", possiamo fare riferimento alle leggi cosmiche spiegate da George Gurdjieff, in particolare la Legge del Tre e la Legge del Sette. Secondo Gurdjieff, l'universo è pervaso da vibrazioni di diverse densità e qualità. La materia più sottile, con vibrazioni più elevate, ha il potere di influenzare e trasformare la materia più grossolana, con vibrazioni più basse. In altre parole, una forza attiva (con vibrazioni maggiori), quando incontra una forza passiva (con vibrazioni minori), è la forza attiva che tende a influenzare quella passiva, spingendola ad aumentare le sue vibrazioni, e non il contrario.

Gurdjieff affermava che "la materia più sottile impone la linea alla materia più grossolana". Applicato al contesto umano, ciò significa che:

  • È impossibile che un uomo poco evoluto, con vibrazioni più dense o "pesanti", possa "appesantire" o "vampirizzare" le energie di un soggetto che è genuinamente più evoluto, le cui vibrazioni sono più elevate e raffinate.

  • Se un individuo che si considera "più evoluto" si sente effettivamente "scaricato" o "appesantito" dalla vicinanza di qualcuno che ritiene "meno evoluto", ciò indica una sola, chiara e inconfutabile cosa: che il soggetto è allo stesso livello evolutivo di chi invece ritiene sia a un livello più basso, o che le sue energie non sono così elevate e stabili come egli crede.

In un individuo realmente "evoluto" o "risvegliato", la stabilità interiore, la compassione e la consapevolezza sono tali da permettere di interagire con qualsiasi persona senza sentirsi "drenato". Anzi, un'autentica forza spirituale ha il potere di elevare l'ambiente circostante, di irradiare calma e comprensione, e di fungere da catalizzatore per la crescita altrui, anziché esserne vittima. L'incontro con la "materia grossolana" dovrebbe, secondo Gurdjieff, essere un'occasione per la "materia sottile" di manifestare la propria capacità di trasformazione.


Un Monito per i Ricercatori di Verità

Cari ricercatori di verità e di un'autentica spiritualità, è fondamentale esercitare un profondo discernimento. Diffidate da chi propone idee che:

  • Promuovono la separazione e il giudizio: La vera spiritualità unisce, non divide.

  • Vi invitano a guardare al di fuori di voi stessi per la causa del vostro malessere: La responsabilità del vostro stato interiore è primariamente vostra.

  • Offrono scorciatoie o spiegazioni semplicistiche per problemi complessi: La crescita personale e spirituale è un percorso che richiede impegno, onestà e auto-riflessione.

  • Inculcano l'idea di "vampirismo energetico" come scusa per evitare l'altro o per sentirsi superiori: Questa è una distorsione pericolosa della realtà spirituale.

La vera evoluzione non si misura con l'evitare chi percepiamo come "meno evoluto", ma con la capacità di abbracciare ogni essere umano con compassione, di assumersi la responsabilità della propria interiorità e di irradiare una luce che possa, se possibile, elevare chi ci circonda, senza aspettative né giudizi. Solo così potremo evitare l'illusione di una falsa santità e intraprendere un percorso genuino di crescita e comprensione. Cari ricercatori onesti e sinceri, mentre percorrete il cammino della crescita personale e spirituale, vi prego di coltivare una criticità acuta e un discernimento inflessibile. Il mondo della spiritualità, pur essendo un terreno fertile per la trasformazione e la scoperta di sé, è purtroppo anche un campo minato di illusioni, false promesse e figure che, con intenti più o meno consapevoli, possono deviare il vostro percorso. Le statistiche, se così possiamo chiamarle, della storia umana parlano chiaro: i veri maestri sono sempre stati e rimangono una rarità. In ogni epoca, il numero di individui che hanno raggiunto un autentico stato di illuminazione o saggezza profonda è molto piccolo rispetto alla moltitudine di coloro che si sono autoproclamati guide o che sono stati elevati a tale ruolo senza averne le basi. Al contrario, i falsi maestri, coloro che operano per tornaconto personale, per desiderio di potere, fama o semplicemente per la propria ignoranza mascherata da conoscenza, sono purtroppo innumerevoli.


Oltre l'Evitamento: La Sofferenza Intenzionale Come Via per il Vero "Io"

Abbiamo finora smascherato la falsa spiritualità che promuove la separazione e l'evitamento, suggerendo che un "io" elevato non possa essere influenzato da "vibrazioni basse". Eppure, un altro pilastro fondamentale degli insegnamenti di G. I. Gurdjieff smonta ulteriormente questa narrazione elitista, offrendo una prospettiva radicalmente opposta sulla crescita e sulla forza interiore. Gurdjieff, infatti, non solo teorizzava che la materia più sottile influenzi quella più grossolana, ma suggeriva che la più alta forma di sofferenza intenzionale fosse proprio il sopportare le manifestazioni sgradevoli altrui. Questo non significa accettare passivamente abusi o situazioni dannose, bensì confrontarsi consapevolmente con le difficoltà che emergono dalle interazioni umane, specialmente quelle che ci mettono alla prova, ci irritano o ci fanno sentire "appesantiti". Per Gurdjieff, questo non era un atto di masochismo, ma un allenamento potentissimo per forgiare il vero "Io", quello autentico e indipendente dalle fluttuazioni esterne. La sua visione era che l'uomo ordinario è un agglomerato di "io" frammentati, influenzabili e reattivi alle circostanze esterne. Ogni volta che reagiamo con fastidio, giudizio o evitamento a qualcuno che percepiamo come "sgradevole" o "meno evoluto", non stiamo facendo altro che confermare la fragilità e la dipendenza dei nostri "io" provvisori dalle condizioni esterne.

Sopportare intenzionalmente le manifestazioni sgradevoli altrui significa:

  • Non reagire automaticamente: Invece di cedere all'impulso di criticare, allontanarsi o giudicare, si osserva la propria reazione.

  • Mantenere la propria stabilità interiore: Non permettere che l'energia o il comportamento dell'altro destabilizzi il proprio stato.

  • Comprendere senza identificarsi: Vedere le manifestazioni altrui come espressione del loro livello di coscienza o delle loro ferite, senza prenderle sul personale.

  • Trasmutare l'irritazione in osservazione: Utilizzare il disagio come un segnale per volgere l'attenzione verso il proprio interno, piuttosto che verso l'esterno.

Questo allenamento, secondo Gurdjieff, è la tecnica più potente per rafforzare il nostro centro, per sviluppare un "Io" unificato e inamovibile. Se un individuo è realmente centrato e con vibrazioni elevate, le manifestazioni "basse" degli altri non solo non dovrebbero "scaricarlo", ma dovrebbero diventare un'opportunità per esercitare la propria forza interiore, la propria compassione e la propria stabilità. Se ci sentiamo "vampirizzati" o "appesantiti" dalle manifestazioni altrui, Gurdjieff ci direbbe che il problema non risiede nell'altro, ma nella nostra mancanza di coesione interna, nella debolezza del nostro "Io" reale e nella nostra incapacità di mantenere la presenza di fronte a ciò che ci disturba. È attraverso questa "sofferenza intenzionale" – la volontaria esposizione e il lavoro su se stessi in situazioni sgradevoli – che si sviluppa una vera forza spirituale, un'indipendenza dalle forze esterne e una capacità di irradiare la propria luce senza essere spenti dalle ombre altrui. Questo è un percorso di autentica maestria, ben lontano dall'isolamento elitario di chi fugge le "basse vibrazioni".



Post popolari in questo blog

Gurdjieff: Cosa significa realmente "Cercare di non esprimere Emozioni Negative"

Di tutte le indicazioni e i suggerimenti di Gurdjieff per l'attuazione pratica delle sue idee, quello che sembra essere stato più persistentemente frainteso è la sua raccomandazione di "cercare di non esprimere negatività". A prescindere da quanto spesso si possa ricordare agli studenti che il Lavoro potrebbe riguardare l'evoluzione psicologica, non si tratta di psicoterapia. Non si tratta di sopprimere o reprimere sentimenti, comportamenti e reazioni. Non si tratta di imparare a fingere di essere al di là della reattività. Non si tratta di migliorare la propria personalità per apparire una persona più gentile o più spirituale. Ho visto persone scoraggiate e frustrate con se stesse per anni, che si chiedevano se stessero fallendo, se non si stessero "impegnando abbastanza" quando riferivano che, nonostante tutti gli sforzi che avessero cercato di mettere in atto, continuavano a sperimentare periodicamente stati interiori di rabbia, ansia, risentimento, irrit...

La morte di Gurdjieff (Dr. William J. Welch)

Fui chiamato al telefono. Da Parigi giunse voce che Gurdjieff fosse gravemente malato, e mi fu chiesto se avessi potuto spedire al suo medico di Parigi dell’albumina sierica che era stata recentemente resa disponibile negli Stati Uniti. Gurdjieff non era stato molto bene quando arrivò a New York nell’inverno del 1948, ma non sembrava gravemente malato e non si era mai messo a letto. Era tormentato da una tosse tracheale spasmodica, un rombo profondo, gorgogliante, che rifletteva non solo un’infiammazione cronica alla base dei suoi polmoni, ma anche il suo amore per le Gaulois Bleu, la popolare sigaretta francese con tabacco nero turco aspro e grasso. La sua circonferenza addominale era eroica, e la sua presenza nel bagno turco, anche se non pantagruelica, era quantomeno all’altezza del Balzac di Rodin. Fu così che con i ricordi del vigore non più giovane, ma robusto e invecchiato di Gurdjieff, udii con incredulità, nella tarda estate del 1949, della sua forza in diminuzione e del deter...

Gurdjieff: "Ogni persona che incontri, compreso te stesso, è una merda".

La notizia dell’arrivo del Signor Gurdjieff a Chicago, nell’inverno del 1932, mi mise in apprensione. A tutt’oggi, a distanza di quasi trent’anni e con il senno del poi, ancora non riesco a capire perché non lo volessi vedere. Sicuramente, i miei sentimenti nascevano in parte dal fatto che mi ero convinto che forse avevo sbagliato a lasciare il Prieuré nel 1929. A causa della mia dipartita, sentivo di non essere un seguace leale o fedele. Inoltre, se da una parte i suoi scritti mi interessavano veramente e provavo un sincero affetto per Gurdjieff come uomo, dall’altra il mio rapporto con il gruppo di Chicago mi aveva portato a mettere in discussione la validità del suo lavoro sotto ogni aspetto. Ero ancora alla ricerca di prove – qualche qualità nel comportamento dei suoi seguaci – che mi convincessero che egli fosse qualcosa di più di un potente essere umano in grado di ipnotizzare a suo piacere folte schiere di individui. In quel periodo, il mio interesse per i suoi scritti non andav...