Un giorno, due vicini di Nasreddin si ritrovarono in una lite furibonda per un pezzo di terra. Entrambi sostenevano di esserne i legittimi proprietari, e la discussione era degenerata in urla e minacce. Non riuscendo a trovare una soluzione, decisero di portare la loro disputa davanti a Nasreddin, sperando nella sua rinomata saggezza per dirimere la questione.
I due uomini arrivarono alla sua porta, ancora ansimanti per la rabbia, e cominciarono a esporre le loro ragioni.
Il primo vicino disse: "Mulla, quel pezzo di terra è mio! Mio padre lo coltivava, e prima di lui mio nonno! È sempre stato della mia famiglia!"
Nasreddin annuì, riflettendo profondamente. "Capisco," disse. "Hai ragione."
Il secondo vicino, sentendo questo, si infuriò ancora di più. "Come puoi dire che ha ragione?! È una menzogna! Ho i documenti che lo provano! Ho i testimoni! Io ho acquistato quel terreno con i miei sudori e le mie fatiche!"
Nasreddin annuì di nuovo, con lo stesso sguardo pensoso. "Capisco," disse. "Hai ragione anche tu."
A questo punto, la moglie di Nasreddin, che aveva ascoltato la scena dalla cucina, si affacciò, scuotendo la testa. "Mulla," lo rimproverò, "non puoi dare ragione a entrambi! Non ha senso! Devi decidere chi ha torto e chi ha ragione!"
Nasreddin la guardò, e dopo un momento di silenzio, annuì ancora una volta. "Moglie mia," disse, "hai ragione anche tu."
I due vicini, confusi e ancor più frustrati, si guardarono tra loro. "Mulla," disse il primo, "così non risolvi nulla! Chi è il vero proprietario?"
Nasreddin si alzò, fece qualche passo avanti e indietro, poi si fermò, guardando entrambi i vicini con un'espressione grave. "Ascoltatemi bene," disse. "Siete venuti da me per una disputa sulla proprietà di un pezzo di terra. Ma avete mai pensato che la terra stessa potrebbe avere qualcosa da dire?"
I vicini si scambiarono sguardi perplessi. "Cosa intendi, Mulla?" chiese il secondo.
Nasreddin si inginocchiò e appoggiò l'orecchio a terra. Fece segno ai vicini di fare silenzio e rimase così per un lungo momento, come se stesse ascoltando attentamente. Poi, si rialzò lentamente.
"Ho ascoltato," disse Nasreddin con tono solenne. "Ho ascoltato quello che la terra aveva da dire."
I vicini, ansiosi, chiesero all'unisono: "E cosa ha detto, Mulla? A chi appartiene?"
Nasreddin li guardò uno a uno. "La terra mi ha detto questo: 'Non sono di nessuno dei due. Voi siete solo di passaggio. Generazioni sono venute e andate, e io sono rimasta. Quando anche voi sarete passati, io sarò ancora qui.'"
I due vicini rimasero in silenzio, colpiti dalla prospettiva inaspettata. La loro furia si spense, sostituita da un senso di umiltà. Avevano litigato ferocemente per qualcosa che, nel grande schema delle cose, era effimero e non possedibile in eterno. La saggezza di Nasreddin li aveva costretti a vedere la futilità del loro conflitto e la transitorietà delle loro pretese.
Albert Wesselski - Tutte le Storie di Mullah Nasreddin Hodja