Un giorno, Nasreddin si trovò in una situazione di estrema povertà. Non aveva un soldo, la dispensa era vuota e la sua famiglia aveva fame. Mentre cercava un modo per procurarsi del cibo, il suo sguardo cadde su un vaso di miele, l'unica cosa preziosa rimasta in casa, ma che non poteva semplicemente mangiare tutto in una volta. Era destinato a durare a lungo, goccia a goccia.
Si sedette e cominciò a pensare al futuro. Guardava il vaso di miele e la sua mente cominciò a vagare.
"Se vendo questo miele", pensò, "otterrò una certa somma di denaro. Con quel denaro, potrò comprare due capre. Le capre si riprodurranno, e presto avrò un gregge. Le venderò tutte, tranne alcune, e con il ricavato comprerò una mucca. La mucca darà latte e nasceranno vitelli, e in poco tempo avrò una mandria. Venderò la maggior parte della mandria e con il denaro comprerò un terreno fertile."
Nasreddin continuò la sua elaborata visione. "Su quel terreno, pianterò viti e diventerò un viticoltore di successo. La mia vigna prospererà, e raccoglierò un'abbondanza di uva. La venderò, e diventerò un uomo molto ricco."
A questo punto della sua fantasia, Nasreddin si vedeva già come un mercante prospero, con servi e abbondanza di ogni bene. Poi pensò: "Quando sarò così ricco, sposerò la figlia del giudice. Avrò dei figli, e li alleverò con amore e saggezza. Li educhero' e li formerò per essere uomini e donne di valore."
La sua immaginazione si fece sempre più vivida. Si visualizzò mentre impartiva ordini ai suoi figli, magari rimproverandone uno per qualche marachella. In quel preciso istante, assorto nella sua visione, Nasreddin alzò il bastone che aveva in mano (o la sua canna, a seconda delle versioni) e lo abbassò con forza, come per dare una pacca sulla spalla immaginaria di uno dei suoi figli ribelli.
Ma il bastone non colpì un figlio immaginario. Invece, colpì in pieno il vaso di miele che aveva davanti! Il vaso si ruppe in mille pezzi, e il prezioso miele si sparse per terra, irrimediabilmente perduto.
Nasreddin rimase lì, con il bastone in mano, guardando il disastro. Sospirò profondamente, ma poi un sorriso si disegnò sul suo volto.
"Ah, Nasreddin", disse a se stesso. "È meglio così! Se il vaso si fosse rotto dopo che avessi comprato le capre, o la mucca, o il terreno, o dopo che avessi sposato la figlia del giudice e avuto figli, la perdita sarebbe stata immensamente più grande. Questo mi insegna a non costruire castelli in aria con ciò che non ho ancora, e a non affannarmi per un futuro incerto. Meglio affrontare la realtà del presente, per quanto difficile, piuttosto che sognare fortune che possono crollare in un istante!"
Albert Wesselski - Tutte le Storie di Mullah Nasreddin Hodja