La figura di Pitagora, il leggendario filosofo e matematico greco vissuto tra il VI e il V secolo a.C., evoca immediatamente immagini di teoremi geometrici e armonie musicali. Tuttavia, al di là della sua innegabile eredità scientifica, Pitagora fu anche il fondatore di una scuola di pensiero che fondeva sapienza razionale e profonde convinzioni mistiche, al cui centro risiedeva la dottrina della metempsicosi, o trasmigrazione delle anime. Questa credenza, che vedeva l'anima passare da un corpo all'altro, non era un mero dettaglio nella filosofia pitagorica, ma ne costituiva l'essenza stessa, influenzando la loro etica, il loro stile di vita e la loro visione del cosmo.
La Metempsicosi Pitagorica: Una Dottrina di Purificazione e Ciclicità
Per i Pitagorici, la metempsicosi non era un concetto astratto o un'ipotesi speculativa, ma una verità fondamentale sulla natura dell'anima e del suo destino. L'anima, per Pitagora e i suoi seguaci, era considerata immortale e divina, una scintilla del principio cosmico universale. Il corpo, al contrario, era visto come un involucro temporaneo, una prigione o un veicolo per l'anima. La morte non significava la fine dell'esistenza dell'anima, ma solo il suo distacco da un corpo per iniziare un nuovo ciclo di incarnazioni. La dottrina pitagorica della metempsicosi si distingueva per diverse caratteristiche chiave:
Ciclicità: L'anima era destinata a compiere un ciclo infinito di rinascite, passando non solo attraverso corpi umani, ma potenzialmente anche attraverso corpi animali o vegetali. Questa visione evidenziava una profonda interconnessione tra tutte le forme di vita.
Purificazione (Katharsis): Lo scopo ultimo della metempsicosi era la purificazione dell'anima. Attraverso le diverse incarnazioni, l'anima aveva l'opportunità di espiare le colpe commesse in vite precedenti e di raggiungere un maggiore stato di purezza e perfezione. Le azioni compiute in una vita influenzavano direttamente la condizione dell'anima nella successiva. Una vita virtuosa portava a una rinascita in una forma superiore, mentre una vita malvagia poteva condurre a una rinascita in una forma inferiore, come quella di un animale.
Amnesia e Riconoscenza: Un aspetto interessante era l'idea che l'anima, al momento della rinascita, subisse una sorta di amnesia, dimenticando le sue vite passate. Tuttavia, attraverso pratiche specifiche, come la musica, la matematica e la contemplazione filosofica, era possibile "ricordare" frammenti di queste esistenze precedenti, evocando una sorta di reminiscenza divina.
Liberazione: L'obiettivo finale era la liberazione dal ciclo delle rinascite (la "ruota delle nascite"), un concetto che trova eco in altre tradizioni filosofiche e religiose. Questa liberazione, o apokatastasis, era raggiungibile solo attraverso una vita di profonda purificazione, dedizione alla conoscenza e all'armonia, e al rispetto di rigorose regole morali e dietetiche.
Influenze e Radici della Dottrina Pitagorica
Nonostante la sua originalità, la dottrina pitagorica della metempsicosi non emerse dal nulla. Pitagora stesso, noto per i suoi viaggi e la sua sete di conoscenza, fu probabilmente influenzato da diverse fonti:
Orfismo: L'orfismo, un movimento religioso misterico fiorito in Grecia prima di Pitagora, condivideva molte similitudini con il pitagorismo. Gli Orfici credevano nell'immortalità dell'anima, nella sua origine divina e nella necessità di purificarsi per sfuggire al ciclo delle rinascite. Pratiche ascetico-alimentari e l'adesione a specifici riti erano centrali per entrambi. Pitagora potrebbe aver rielaborato e sistematizzato concetti orfici preesistenti, integrandoli con la sua visione filosofica e scientifica.
Egizio: Alcuni studiosi suggeriscono possibili influenze dall'antico Egitto, dove la credenza nella sopravvivenza dell'anima e nel viaggio post-mortem era profondamente radicata, sebbene la natura della reincarnazione in Egitto fosse meno strutturata e orientata alla purificazione come nel pitagorismo.
Indiano (e non): Sebbene non ci siano prove dirette di contatti tra Pitagora e le filosofie indiane, le notevoli somiglianze tra la metempsicosi pitagorica e il concetto di samsara (ciclo di rinascite) e karma (legge di causa ed effetto) nell'induismo e nel buddismo sono affascinanti. Questo ha portato alcuni a ipotizzare scambi culturali o, più probabilmente, una convergenza di idee emergenti da riflessioni universali sulla natura dell'esistenza e della giustizia divina. È importante notare che la trasmissione diretta di queste idee dall'India alla Grecia antica è altamente dibattuta e non universalmente accettata.
Lo Scopo della Metempsicosi: Perché le Anime si Incarnavano?
La domanda fondamentale per i Pitagorici era: perché le anime, di natura divina, si trovavano imprigionate in corpi mortali e soggette al ciclo delle rinascite? La risposta risiedeva nella caduta dell'anima e nella necessità di espiazione:
La Caduta: Si riteneva che l'anima avesse, in un qualche momento primordiale, commesso una "colpa" o si fosse allontanata dalla sua origine divina. Questa caduta portava alla sua incarnazione nel mondo materiale, un luogo di imperfezione e sofferenza.
Espiazione e Apprendimento: Le incarnazioni successive servivano come opportunità per l'anima di espiare le sue colpe e di apprendere lezioni morali e spirituali. Ogni vita era un'occasione per progredire sulla via della purificazione.
Ritorno all'Origine: Il fine ultimo era il ritorno dell'anima alla sua origine divina, la sua riunificazione con l'Uno universale, un concetto che trascendeva la mera individualità. Questo si raggiungeva solo quando l'anima era completamente purificata da ogni macchia materiale e karmica.
Altre Cose Inerenti: La Vita Pitagorica e la Metempsicosi
La dottrina della metempsicosi permeava ogni aspetto della vita dei Pitagorici, influenzando in modo profondo le loro pratiche quotidiane e la loro organizzazione comunitaria:
Ascetismo e Vegetarianismo: La convinzione che l'anima potesse reincarnarsi anche negli animali portò i Pitagorici ad adottare una dieta vegetariana rigorosa. Non mangiare carne era un atto di rispetto verso tutte le forme di vita e un modo per evitare di consumare un corpo che avrebbe potuto ospitare un'anima umana. Questo rifletteva anche il desiderio di mantenere il corpo il più puro possibile per non ostacolare la purificazione dell'anima.
Regole di Condotta: La scuola pitagorica imponeva una serie di regole di condotta morali, etiche e persino ritualistiche. Il silenzio, la riflessione, la moderazione in ogni cosa, l'amicizia e la lealtà tra i membri erano valori fondamentali. Queste regole erano considerate essenziali per la purificazione dell'anima e per il suo progresso nel ciclo delle rinascite.
Matematica e Musica come Strumenti di Purificazione: Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la matematica e la musica non erano viste solo come discipline intellettuali. Per i Pitagorici, esse erano strumenti per comprendere l'armonia cosmica e per purificare l'anima. La musica, con le sue proporzioni e le sue risonanze, rifletteva l'ordine del cosmo e aveva il potere di armonizzare l'anima. La matematica, in particolare la geometria e la teoria dei numeri, era considerata la chiave per accedere alle verità ultime sull'universo e sulla natura divina dell'anima. Comprendere l'ordine matematico del mondo era un passo verso la purificazione intellettuale e spirituale.
Comunità e Fratellanza: I Pitagorici vivevano in comunità, spesso con una struttura gerarchica e con regole di vita comuni. Questa vita condivisa era volta a favorire la crescita spirituale e la purificazione collettiva, in un ambiente che supportava la dedizione alla filosofia e alla virtù.
L'Eredità della Metempsicosi Pitagorica
Sebbene la scuola pitagorica come istituzione ebbe alterne fortune, la sua dottrina della metempsicosi ebbe un impatto duraturo sulla filosofia occidentale. Platone, uno dei più grandi pensatori greci, fu profondamente influenzato dal pitagorismo e dalla sua idea dell'immortalità dell'anima e della sua trasmigrazione, pur rielaborandola con la sua teoria delle Idee. Anche nei secoli successivi, e fino al Neoplatonismo, l'eco della metempsicosi pitagorica risuonò, contribuendo a plasmare la concezione occidentale dell'anima e del suo destino. In sintesi, Pitagora non fu solo un genio matematico, ma anche un mistico e un maestro spirituale la cui visione del mondo era profondamente intrisa della dottrina della metempsicosi. Per lui e per i suoi seguaci, la vita terrena era un'opportunità di crescita e purificazione, un passo nel lungo viaggio dell'anima verso la liberazione e il ritorno alla sua origine divina. Questa fusione unica di razionalità e misticismo rende la filosofia pitagorica un campo di studio affascinante e ancora oggi di grande rilevanza. Alcuni autori antichi, come Apuleio (filosofo del II secolo d.C.), affermano che Pitagora non solo andò in Egitto, ma si avvicinò anche a Caldei e Bramini in India. Le notevoli somiglianze tra la metempsicosi pitagorica (e orfica) e i concetti indiani di samsara (ciclo di rinascite) e karma (legge di causa ed effetto) sono innegabili e molto suggestive. Entrambe le tradizioni condividono:
L'immortalità dell'anima.
Il ciclo di rinascite attraverso diversi corpi (anche animali).
L'idea che le azioni in una vita influenzino la successiva.
L'obiettivo di una liberazione dal ciclo (purificazione/nirvana).
Pratiche ascetiche e a volte vegetariane come via di purificazione.
Tuttavia, è importante considerare il ruolo dell'orfismo in Grecia. Come accennato nel precedente articolo, l'orfismo era una corrente religiosa e mistica pre-pitagorica che già conteneva molti elementi della metempsicosi. È quindi più probabile che Pitagora abbia ereditato e sviluppato queste idee dal contesto culturale greco in cui era immerso, piuttosto che importarle direttamente dall'India. In conclusione, sebbene le affinità siano sorprendenti, la teoria più accreditata è che Pitagora abbia sviluppato la sua dottrina della metempsicosi principalmente nell'ambito delle tradizioni mistiche greche (come l'orfismo), forse arricchita da contatti con la sapienza egizia e babilonese. L'orfismo era già una corrente religiosa e mistica consolidata in Grecia quando Buddha iniziò la sua predicazione in India. Questo supporta ulteriormente l'idea che Pitagora abbia attinto alle tradizioni greche preesistenti per la sua dottrina della metempsicosi, piuttosto che importarla direttamente dall'India. Alcuni studiosi hanno ipotizzato influenze egizie, in particolare per quanto riguarda la concezione dell'aldilà, la sopravvivenza dell'anima e forse alcune pratiche purificatorie. L'Egitto era una civiltà antica con una ricca tradizione religiosa che esercitava un fascino considerevole sui Greci. Tuttavia, le prove dirette di un'influenza specifica sull'Orfismo sono scarse e rimane una speculazione. Oriente (Babilonia/Persia): Meno probabile per l'Orfismo, ma è una possibilità che viene occasionalmente sollevata per alcune idee cosmogoniche o dualistiche. Tuttavia, l'influenza orientale è più spesso discussa in relazione a filosofi successivi come Empedocle o Pitagora stesso, piuttosto che per le origini più antiche dell'Orfismo. "Sciamanesimo" Tracico/Siberiano: Questa è una delle teorie più interessanti e discusse. Data l'origine geografica dell'Orfismo in Tracia, una regione con forti legami culturali con le popolazioni dell'Europa orientale e settentrionale (che praticavano forme di sciamanesimo), alcuni hanno ipotizzato che l'Orfismo possa aver assorbito elementi "sciamanici". Questi elementi potrebbero includere:
- La figura del "sacerdote-sciamano" che ha accesso al mondo degli spiriti (Orfeo stesso è visto come un maestro di incantesimi e musica che incanta animali e uomini).
- Le esperienze estatiche o di trance.
- L'idea del corpo come prigione dell'anima e la necessità di liberazione.
- La credenza nella trasmigrazione delle anime.