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Non è la Società, è la Luna: La Scienza Demografica ha perso la Bussola Cosmica


Nel labirinto delle statistiche, tra tassi di natalità e curve di mortalità, la scienza demografica si affanna a tracciare le traiettorie della popolazione umana. Con la sua rigorosa analisi di fattori socio-economici, culturali e sanitari, la demografia si erge a custode della comprensione dei nostri numeri vitali. Ma cosa succederebbe se questo intero edificio analitico fosse basato su una comprensione parziale, persino distorta, della realtà? E se le vere forze motrici dietro la crescita o il declino delle nascite non fossero da ricercare nei nostri ospedali, nelle nostre economie o nelle nostre scuole, ma in un'influenza cosmica ben più arcana e potentemente concreta? Secondo gli insegnamenti esoterici di G. I. Gurdjieff, l'uomo e la Terra non sono entità isolate, ma parti integranti di un vasto e interconnesso sistema cosmico. In questa visione, la vita sulla Terra – inclusa la vita umana – non è meramente il risultato di processi biologici o sociali autonomi, ma serve a scopi superiori, legati al mantenimento dell'equilibrio e del nutrimento di altri corpi celesti. In particolare, la Luna emerge come un attore centrale, un satellite "non ancora completamente formato", come lo descriveva Gurdjieff, che necessita di essere alimentato. È qui che la demografia, nella sua attuale formulazione, mostra tutta la sua cecità. Essa si limita a osservare le foglie e i rami dell'albero della vita umana, senza mai alzare lo sguardo alle radici che affondano in un terreno cosmico. La scienza convenzionale attribuisce la diminuzione delle nascite a fattori quali l'emancipazione femminile, il costo della vita, l'istruzione o l'accesso alla contraccezione. Allo stesso modo, le impennate demografiche sono spiegate da miglioramenti sanitari, stabilità economica o politiche pro-famiglia. Ma per Gurdjieff, queste sono solo le manifestazioni superficiali di una legge molto più profonda. La vera, scomoda verità, è che le oscillazioni nelle percentuali di nascite e morti sulla Terra sono direttamente correlate alle necessità della Luna. La Luna, in questo schema cosmico, si nutre dell'energia vitale prodotta dagli organismi viventi sulla Terra, un'energia che Gurdjieff definiva "Askokin". Quando la Luna necessita di una maggiore quantità di questa energia, innesca, attraverso meccanismi che restano per noi perlopiù invisibili e incomprensibili, un aumento della mortalità e della natalità. Non è una questione di politiche governative o di cambiamenti sociali, ma di una spinta irresistibile e inconscia che permea la psiche collettiva, inducendo la specie a riprodursi e autodistruggersi in massa per fornire la "materia" necessaria. Al contrario, quando le "richieste" della Luna diminuiscono, o quando l'equilibrio energetico lo permette, si assiste a un calo delle morti e delle nascite. I fattori socio-economici, che la demografia convenzionale identifica come cause, diventano, da questa prospettiva, meri effetti secondari o canali attraverso cui questa influenza cosmica si manifesta. Non sono le donne che "decidono" di avere meno figli per la carriera, ma una pressione subliminale che si esprime attraverso questa via. Le malattie, le guerre e le catastrofi che aumentano la mortalità non sono solo sfortunate coincidenze o errori umani; possono essere interpretate come meccanismi di "raccolta" accelerata di questa energia, in periodi di particolare bisogno lunare. La demografia, nel suo approccio meccanicistico e terrestre-centrico, è dunque condannata a rincorrere le ombre, incapace di afferrare la sostanza. Essa misura ciò che è misurabile con i sensi ordinari, ignorando le forze invisibili ma potentissime che modellano il destino collettivo dell'umanità. Fintanto che la scienza rifiuterà di considerare la possibilità di queste influenze cosmiche, rimarrà cieca alla vera pulsazione della vita e della morte sul nostro pianeta, intrappolata in un'illusione di controllo e comprensione che, in realtà, la rende prigioniera della superficie. È tempo di risvegliarsi a una visione più ampia, di riconoscere che la vita umana serve uno scopo che trascende la nostra mera esistenza biologica. Solo allora potremo iniziare a decifrare i veri ritmi della nascita e della morte, non come fenomeni puramente terrestri, ma come manifestazioni di un dramma cosmico che si svolge ben oltre i confini delle nostre statistiche.

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Anche su quel pianeta il processo di esistenza si stabilizzava pian piano, e stando alle apparenze si sarebbe potuto credere che si svolgesse esattamente come sugli altri pianeti. Un'osservazione più attenta rivelava però che il numero degli esseri tricerebrali era in aumento; ma si poteva anche notare che di tanto in tanto costoro si abbandonavano a manifestazioni del tutto singolari e ignote agli esseri tricerebrali degli altri pianeti: e cioè all'improvviso, senz'alcun motivo plausibile, cominciavano a distruggersi l'un l'altro. A volte la distruzione reciproca non si estendeva solo a una, ma a parecchie regioni, e non durava solo un “dianosk” ma molto di più, anzi persino interi "ornakri". In alcuni casi questo processo ne riduceva rapidamente il numero, mentre in altri momenti, tornata la calma, essi aumentavano di nuovo a vista d'occhio. A poco a poco ci abituammo a queste particolarità, convincendoci che una fecondità simile era certo dovuta a una proprietà che l'Altissima Commissione aveva intenzionalmente conferito all'organo kundabuffer per importanti ragioni: supponevamo cioè che la fecondità di quegli esseri bipedi fosse premeditata, essendo necessario un gran numero di esistenze per mantenere il "movimento cosmico di armonia generale". Senza questa curiosa particolarità, nessuno avrebbe sospettato che su quel pianeta stesse accadendo "qualcosa di losco".


(G. I. Gurdjieff - I Racconti di Belzebù a suo Nipote)




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