Sir Isaac Newton è universalmente riconosciuto come una delle menti più brillanti della storia umana, il padre della fisica moderna, inventore del calcolo e autore dei "Principia Mathematica". La sua figura evoca immagini di mele che cadono, leggi di gravità e un'incrollabile razionalità scientifica. Tuttavia, ciò che molti ignorano è che una parte sostanziale della sua vita e della sua produzione intellettuale fu dedicata a qualcosa di molto diverso dalla fisica e dalla matematica: lo studio della teologia, l'interpretazione delle profezie bibliche e la ricerca della data della fine del mondo. Lungi dall'essere un semplice hobby, l'interesse di Newton per la Bibbia era profondo, metodico e, per lui, intrinsecamente legato alla comprensione dell'universo. Credeva che Dio avesse scritto due libri: quello della Natura (il mondo fisico) e quello della Rivelazione (la Bibbia), e che entrambi contenessero verità decifrabili attraverso un'attenta analisi. È in questo contesto che emerge la sua controversa ma affascinante profezia sul 2060.
Il Lavoro Teologico Segreto di Newton: Oltre la Scienza
Per quasi trent'anni, Newton dedicò una parte significativa del suo tempo a studi teologici, spesso trascurati o minimizzati dai biografi che preferivano concentrarsi sui suoi successi scientifici. Si stima che abbia scritto oltre 1,3 milioni di parole su argomenti religiosi, inclusa l'interpretazione dei testi profetici di Daniele e dell'Apocalisse di Giovanni. Questo volume di lavoro supera di gran lunga quello dedicato alla scienza. Newton non vedeva una dicotomia tra scienza e fede. Per lui, la scienza era il modo per comprendere le leggi che Dio aveva stabilito per il funzionamento dell'universo, mentre la Bibbia rivelava il piano divino per la storia umana. Entrambe erano espressioni della mente di Dio e, come tali, potevano essere studiate e comprese attraverso la ragione e l'analisi rigorosa. Il suo scopo principale non era quello di prevedere il futuro per curiosità, ma di comprendere la cronologia divina degli eventi, convinto che le profezie bibliche non fossero metafore astratte, ma resoconti storici predittivi che si sarebbero avverati.
La Profezia del 2060: Origine e Metodologia
La previsione più famosa di Newton riguardo alla fine dei tempi è contenuta in una lettera non pubblicata, risalente al 1704, indirizzata al suo amico John Ellis. In questa lettera, Newton calcolò che la fine di un'era e l'inizio di una nuova, il "consummation of all things" (il compimento di ogni cosa), sarebbe avvenuta intorno all'anno 2060. È fondamentale chiarire cosa intendesse Newton con "fine del mondo". Per lui, non si trattava di un'apocalisse distruttiva che avrebbe spazzato via il pianeta, ma piuttosto di un "reset" o una "rifondazione" dell'ordine mondiale. Credeva che dopo un periodo di apostasia e corruzione (associato, nella sua interpretazione, all'influenza della Chiesa Cattolica Romana), ci sarebbe stato un periodo di disordini e poi un ritorno di Cristo sulla Terra. Questo avrebbe inaugurato un'era di mille anni di pace e giustizia divina, il Regno Millenario, come descritto nell'Apocalisse.
Come Newton Arrivò alla Data: I "1260 Giorni"
I calcoli di Newton si basavano su passaggi specifici dei libri di Daniele (capitoli 7, 8, 11 e 12) e dell'Apocalisse (capitoli 11, 12 e 13), in particolare quelli che menzionano periodi di "tempo, tempi e mezzo tempo", "42 mesi" o "1260 giorni". Newton, come molti interpreti profetici del suo tempo (e ancora oggi), adottò il principio "giorno per anno", basandosi su passaggi come Numeri 14:34 ed Ezechiele 4:6, dove un "giorno" profetico rappresenta un "anno" storico.
I "1260 giorni": Questi vengono interpretati come 1260 anni.
Il Punto di Partenza: La sfida cruciale per Newton fu identificare l'evento storico dal quale far partire il conteggio dei 1260 anni. Dopo un'analisi meticolosa, egli identificò l'anno 800 d.C. come un punto di svolta significativo. Per Newton, l'incoronazione di Carlo Magno a Imperatore del Sacro Romano Impero da parte di Papa Leone III nell'800 d.C. segnò l'inizio di un periodo di apostasia e di "corruzione" della vera fede cristiana, in quanto il potere temporale e spirituale si erano fusi in un modo che Newton considerava contro la volontà divina. L'Impero Romano era rinato in una forma "papale", e questo per lui era l'inizio del regno della "Bestia" o "Corna" menzionate in Daniele.
Il Calcolo Finale: Aggiungendo 1260 anni a questa data, si arriva al 2060:
Le Avvertenze di Newton
Nonostante la sua apparente sicurezza nel calcolo, Newton era estremamente cauto nel presentare questa data come una previsione infallibile. Nella stessa lettera del 1704, egli scrisse:
"Non menziono questo per affermare quando sarà il tempo della fine, ma per porre fine alle congetture sconsiderate di uomini fantasticanti che spesso predicono il tempo della fine e, nel farlo, screditano le sacre profezie non appena le loro predizioni falliscono."
"Ciò [il 2060] potrebbe finire più tardi, ma non vedo alcun motivo per cui finisca prima."
Newton non voleva che la sua ricerca fosse usata per stabilire date precise in modo dogmatico, sapendo che ciò avrebbe portato a delusioni e avrebbe minato la credibilità delle profezie bibliche. Il suo intento era piuttosto dimostrare che la fine non era imminente come molti credevano ai suoi tempi, e che le profezie davano un'indicazione approssimativa, non un calendario esatto. Credeva che solo Dio conoscesse il giorno e l'ora esatti, ma che gli studiosi potessero comprendere le "stagioni" o i periodi.
Il Contesto Religioso e Filosofico di Newton
Per comprendere appieno la profezia del 2060, è essenziale calarsi nel contesto del pensiero di Newton:
Unitarianismo/Antitrinitarismo: Newton era un convinto antitrinitario, una posizione eretica per la Chiesa Anglicana del suo tempo. Non credeva nella dottrina della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo come un solo Dio), ritenendola un'aggiunta successiva e una corruzione del cristianesimo primitivo. Questa convinzione lo portò a criticare aspramente le dottrine e la storia della Chiesa Cattolica Romana, che vedeva come la "Bestia" o il "Potere che perseguita" nelle profezie di Daniele e dell'Apocalisse. Questa posizione lo esponeva al rischio di persecuzione se fosse stata resa pubblica.
Provvidenza Divina: Newton credeva fermamente nella provvidenza divina. Per lui, Dio non solo aveva creato l'universo, ma continuava a guidare il corso degli eventi storici. Le profezie bibliche erano la prova di questo piano divino in atto.
La Corruzione della Vera Fede: Gran parte della sua interpretazione profetica si concentrava sull'idea che il cristianesimo originale fosse stato corrotto nel corso dei secoli, in particolare dopo il Concilio di Nicea (325 d.C.) e l'ascesa del potere papale. Vedeva la storia della Chiesa come una progressiva deviazione dalla "vera religione" apostolica.
Manoscritti Ritrovati e Interpretazioni Moderne
Per secoli, gran parte degli scritti teologici di Newton rimasero sconosciuti al pubblico. Dopo la sua morte, i suoi eredi li considerarono troppo eretici o bizzarri per essere pubblicati. Molti di questi manoscritti furono messi all'asta a Sotheby's a Londra nel 1936 e acquistati da collezionisti, tra cui il famoso economista John Maynard Keynes. Oggi, una parte significativa di questi scritti è conservata presso la Biblioteca Nazionale d'Israele a Gerusalemme, acquisiti grazie alla donazione del collezionista Abraham Shalom Yahuda. È qui che studiosi di tutto il mondo possono accedere a questo lato meno noto del genio di Newton. La scoperta e l'analisi di questi manoscritti hanno rivelato un Newton molto più complesso di quanto si pensasse, un uomo profondamente immerso non solo nelle leggi della natura, ma anche nei misteri della rivelazione divina. Questo ha costretto una riconsiderazione del rapporto tra scienza e fede nella mente di uno dei suoi più grandi architetti.
L'Eredità della Profezia del 2060
La profezia del 2060, sebbene non sia una previsione nel senso scientifico moderno, rimane un elemento intrigante della biografia di Newton. Ci ricorda che anche le menti più razionali possono essere profondamente influenzate da convinzioni personali e religiose. Oggi, la data del 2060 è lontana abbastanza da non generare allarmismi immediati, ma sufficientemente vicina da stimolare la curiosità. È improbabile che gli eventi si svolgano esattamente come immaginato da Newton, dato che le interpretazioni profetiche sono notoriamente complesse e spesso soggette a molteplici letture. Tuttavia, il suo lavoro ci offre una finestra unica su come un gigante intellettuale del XVII secolo cercasse di conciliare il suo profondo impegno per la comprensione razionale del mondo con una fede altrettanto profonda nella verità delle Sacre Scritture. Newton era convinto che le profezie bibliche fossero un rompicapo divino, e lui, come il più grande risolutore di enigmi del suo tempo, non poteva fare a meno di tentare di risolverlo. La sua profezia del 2060 è la testimonianza di questa ricerca instancabile, una fusione sorprendente di astronomia, matematica, storia e una fede ardente.
Riflessioni Finali
Il caso di Newton è un promemoria potente: la storia delle idee è spesso meno lineare e più complessa di quanto si possa immaginare. Un uomo che ha letteralmente plasmato la nostra comprensione dell'universo fisico ha speso più tempo a decifrare gli enigmi del futuro secondo la Bibbia che a sviluppare le leggi della fisica. Questa dualità ci invita a riflettere sulla natura della conoscenza, sulla relazione tra scienza e fede e sulla perenne ricerca umana di significato e previsione in un mondo incerto. E chissà, magari nel 2060, mentre il mondo continua il suo corso, qualcuno ricorderà la curiosa previsione di Sir Isaac Newton.
David Steele - Trattato sull'Apocalisse: Con una spiegazione dei Simboli
Isaac Newton - Trattato sulle profezie di Daniele e sull'Apocalisse di San Giovanni