La scienza, in particolare la biologia evolutiva, concepisce l'evoluzione biologica come un processo che può avvenire a prescindere da quella psicologica. L'evoluzione biologica si basa su meccanismi come la selezione naturale, la mutazione genetica e la deriva genetica, che operano a livello di popolazioni e riguardano i tratti fisici e fisiologici degli organismi. Questi cambiamenti possono avvenire anche in organismi che non possiedono una psicologia complessa o una coscienza come la intendiamo per gli esseri umani. Tuttavia, è importante notare che, per specie complesse come l'essere umano, l'evoluzione biologica e quella psicologica sono strettamente interconnesse e si influenzano reciprocamente. La psicologia evoluzionistica, ad esempio, studia come i processi mentali e i comportamenti umani attuali siano il risultato di adattamenti evolutivi. Adattamenti biologici, come lo sviluppo di un cervello più grande e complesso, hanno aperto la strada all'emergere di capacità cognitive e psicologiche più sofisticate. Allo stesso modo, le pressioni selettive legate all'ambiente sociale e culturale hanno potuto favorire lo sviluppo di specifici tratti psicologici. La scienza ritiene possibile un'evoluzione biologica in concomitanza con un'involuzione psicologica, se per "involuzione psicologica" intendiamo una riduzione o perdita di determinate capacità cognitive o comportamentali che in precedenza erano considerate adattative. Il dogma scientifico sull'evoluzione biologica, per quanto rigoroso nel suo metodo empirico, presenta un limite fondamentale: la sua prospettiva unilaterale e puramente meccanicistica. Gurdjieff, con la sua visione esoterica, offre una potente alternativa che sfida questa impostazione, proponendo una comprensione dell'evoluzione molto più profonda e interconnessa. Mentre la scienza moderna teorizza la possibilità di un'evoluzione biologica disgiunta da quella psicologica – ammettendo persino una regressione di determinate capacità mentali qualora non più "utili" alla sopravvivenza fisica – Gurdjieff afferma l'inseparabilità intrinseca dei due processi. Secondo Gurdjieff, la vera evoluzione, quella che interessa l'essere umano, non può essere parziale. Non è concepibile un avanzamento del corpo senza un corrispondente sviluppo della psiche, né viceversa. Se un organismo progredisce biologicamente, questo progresso deve necessariamente riflettersi in un'evoluzione delle sue facoltà interne, della sua coscienza, della sua capacità di percepire e interagire con il mondo a un livello superiore. Al contrario, un'involuzione psicologica – un decadimento delle facoltà mentali, emotive e spirituali – condurrebbe inevitabilmente a un'involuzione anche a livello biologico, poiché l'essere nel suo complesso si degraderebbe. Questo punto di vista critica il riduzionismo scientifico che segmenta l'essere vivente in compartimenti stagni, perdendo di vista l'unità organica e la teleologia implicita nel processo evolutivo. Per Gurdjieff, l'evoluzione è un cammino verso una maggiore complessità e consapevolezza, non una semplice riorganizzazione casuale di tratti genetici dettata dalla "sopravvivenza del più adatto" in un senso meramente fisico. Il limite più evidente della scienza, secondo Gurdjieff, risiede nella sua totale ignoranza della funzione cosmica della vita organica. La scienza si concentra sui "come" dell'evoluzione, sui meccanismi biochimici e genetici, ma elude il "perché" più profondo. Gurdjieff introduce qui il concetto, sconcertante per la mentalità scientifica, del "servizio alla Luna". Per Gurdjieff, la vita organica sulla Terra non è un fenomeno casuale o fine a se stesso, ma un "organo" di un sistema più vasto. La sua esistenza ha uno scopo ben preciso all'interno della gerarchia cosmica: produrre determinate vibrazioni ed energie (i cosiddetti "alimenti" per la Luna) necessarie al mantenimento dell'equilibrio del sistema solare. In questa prospettiva, la biologia umana, la sua complessa fisiologia e persino la sua potenziale evoluzione psicologica non sono altro che strumenti per adempiere a questa funzione superiore. La visione scientifica, imprigionata nel suo materialismo, non può e non vuole considerare una tale finalità. Essa vede la vita come il risultato di processi puramente naturali, senza un disegno o uno scopo trascendente. Questo, per Gurdjieff, è il suo più grande limite, poiché relega l'esistenza umana e il fenomeno della vita a una dimensione puramente fisica e contingente, priva di significato cosmico. La scienza, nel suo concentrarsi sulla materia, dimentica lo spirito e il suo ruolo nell'economia universale. Approfondiamo ora la visione gurdjieffiana sull'involuzione umana successiva all'inabissamento di Atlantide, un periodo cruciale che, secondo il suo insegnamento, ha segnato un declino sia psicologico che biologico per l'umanità. Per Gurdjieff, la catastrofe di Atlantide non fu solo un evento geofisico, ma un punto di svolta che precipitò l'umanità in un'era di involuzione psicologica. Prima di questo periodo, l'uomo possedeva un unico conscio, un'unità di coscienza che corrispondeva alla sua essenza profonda, al suo vero "Io". Era uno stato di essere in cui la percezione era chiara, integrata e non frammentata. L'evento post-atlantideo causò una tragica scissione in questa unità. Il conscio umano si divise in due parti che, secondo Gurdjieff, non hanno più nulla in comune:
L'Essenza (il vero "Io") divenne Subconscia: La parte autentica e più profonda della coscienza umana, quella che un tempo era l'unico conscio, fu relegata nelle profondità del subconscio. Non più direttamente accessibile o operativa nella vita quotidiana, la sua influenza divenne indiretta, offuscata e spesso ignorata.
La Nascita della Personalità (il conscio fittizio): Al posto dell'unico conscio, emerse quella che Gurdjieff chiama la personalità. Questa non è un vero "Io", ma piuttosto una moltitudine di "io" frammentari e sconnessi, aggregati di abitudini, imitazioni, convinzioni esterne e reazioni meccaniche. La personalità è il nostro stato di coscienza "normale" attuale, un conscio fittizio che ci illude di essere interi, ma che in realtà è un mosaico disorganizzato di impulsi e condizionamenti.
Questa scissione fu la causa primaria della perdita di innumerevoli facoltà e capacità innate. L'uomo perse la sua integrità interna e la sua connessione diretta con la propria vera natura. Un esempio lampante di questa involuzione è la perdita dello stato di Ricordo di Sé. Gurdjieff afferma che il Ricordo di Sé non è una conquista spirituale straordinaria riservata a pochi, ma uno stato naturale e previsto per l'uomo. Era lo stato in cui l'uomo viveva prima di questa involuzione, una condizione in cui egli era pienamente presente a sé stesso e al mondo, consapevole contemporaneamente dell'esterno e del proprio interno. Oggi, l'uomo è talmente involuto che ha perduto persino questa sua condizione naturale, e la deve faticosamente riscoprire e sviluppare attraverso un lavoro interiore. Per Gurdjieff, la Coscienza Oggettiva è il potenziale più elevato, raggiungibile solo da pochi individui che riescono a trascendere la frammentazione della personalità e risvegliare l'essenza. Ma il primo passo, il Ricordo di Sé, che dovrebbe essere un punto di partenza, è diventato una vetta da raggiungere.
L'Involuzione Biologica: Adattamento Forzato per il "Servizio alla Luna"
L'involuzione psicologica, secondo Gurdjieff, ebbe conseguenze dirette e inevitabili anche a livello biologico. Poiché lo psichismo umano aveva perso la sua "qualità" e la sua capacità di generare le sostanze e le vibrazioni sottili necessarie per il mantenimento della Luna (la sua funzione cosmica), la Natura fu costretta ad adattarsi per compensare. La soluzione imposta fu una drastica riduzione della longevità umana. Se prima di Atlantide gli esseri umani vivevano per molti secoli, finché non avevano completato la formazione del loro corpo astrale (un corpo più sottile e superiore, simbolo di un'evoluzione completa), dopo la catastrofe la loro vita fu drasticamente accorciata. Il motivo? Un tasso di mortalità più elevato permetteva alla Natura di ricavare le sostanze utili a "nutrire" la Luna attraverso un ricambio più frequente di energia vitale. La morte divenne un meccanismo per estrarre più rapidamente le "emissioni" necessarie all'economia cosmica. Ma l'involuzione biologica non si limitò alla longevità. Coinvolse anche una significativa riduzione sensoriale. Tutti i sensi umani – la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto, il tatto – persero la capacità di percepire l'intera gamma di frequenze e sfumature che un tempo erano loro accessibili. Il mondo divenne un luogo più "opaco" e meno ricco di informazioni per l'uomo involuto, limitato a una frazione dello spettro della realtà percepibile. In questa prospettiva, la visione di Gurdjieff offre un racconto drammatico di un'umanità che, a causa di una profonda perdita interna, è stata costretta a un adattamento biologico forzato, diventando un semplice strumento per una funzione cosmica, e perdendo gran parte del suo potenziale e delle sue capacità innate. Per quanto riguarda la discendenza umana, la scienza non afferma che ci siamo evoluti dalle scimmie attuali. Questa è una comune e persistente semplificazione o un malinteso della teoria dell'evoluzione. Quello che la scienza sostiene è che gli esseri umani e le scimmie (in particolare le scimmie antropomorfe come scimpanzé e gorilla) condividono un antenato comune estinto. Questo antenato comune, vissuto circa 6-8 milioni di anni fa in Africa, non era né una scimmia come la intendiamo oggi né un essere umano moderno. Era una creatura intermedia, con caratteristiche che prefiguravano sia gli ominidi (la linea che ha portato all'uomo) sia le attuali scimmie antropomorfe. Il punto di vista scientifico sull'evoluzione umana, che colloca le nostre origini in un antenato comune con le scimmie attuali, è per Gurdjieff un'ulteriore prova della cecità del pensiero moderno e della sua incapacità di comprendere le leggi cosmiche. Secondo Gurdjieff, l'idea che l'uomo si sia evoluto da scimmie preesistenti è un'aberrazione. Egli sostiene che le scimmie non esistevano prima del 10.500 a.C. circa, ovvero prima del periodo immediatamente successivo all'inabissamento di Atlantide e alla grande catastrofe che colpì l'umanità. Le scimmie non sono il nostro passato evolutivo, ma piuttosto un tragico risultato dell'involuzione e della degenerazione umana. Gurdjieff afferma esplicitamente che le scimmie sono sorte come conseguenza di accoppiamenti inter-specie: alcune femmine umane, in uno stato di profonda decadenza e disorientamento spirituale e morale, si unirono a diversi tipi di quadrupedi. Questa unione, che a livello biologico ordinario sarebbe stata impossibile a causa dell'incompatibilità dei semi sessuali eterogenei, fu resa possibile da condizioni cosmiche speciali presenti in quel particolare momento storico. La scienza, nel suo tentativo di spiegare l'evoluzione attraverso processi puramente materiali e meccanicistici (mutazioni casuali, selezione naturale), non solo fallisce nel comprendere la vera origine delle specie, ma perpetua un'illusione. L'accettazione dell'antenato comune come spiegazione delle nostre origini, ignorando le cause metafisiche e le influenze cosmiche, dimostra la sua cecità rispetto alle leggi superiori che governano l'universo. Per Gurdjieff, la scienza si limita a osservare gli effetti senza cogliere le cause profonde e le finalità cosmiche. La storia delle scimmie, come da lui narrata, non è un racconto fantasioso, ma una rivelazione delle vere dinamiche che sottostanno all'evoluzione e involuzione degli esseri, molto più complesse e intrise di significato di quanto il paradigma scientifico possa anche solo concepire.