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La Tela Invisibile della Consapevolezza: Un'Esplorazione tra Scienza, Misticismo e Quarta Via di Gurdjieff


La coscienza, quella misteriosa esperienza soggettiva di essere, percepire e pensare, rimane forse il più grande enigma per la scienza e la filosofia. Per secoli, il dibattito si è polarizzato tra chi la considera un mero prodotto emergente dell'attività cerebrale e chi, invece, ne postula una natura più fondamentale e indipendente. Negli ultimi decenni, un'idea particolarmente affascinante e rivoluzionaria ha iniziato a prendere piede in entrambi i campi: la coscienza non-locale. Questa prospettiva suggerisce che la coscienza non sia confinata al cervello o al corpo fisico, ma possa esistere e operare al di là dei limiti dello spazio e del tempo. Questo articolo si propone di esplorare a fondo questa idea, analizzando le sue radici nella scienza moderna e nella filosofia contemporanea, per poi confrontarla e metterla in relazione con le profonde e complesse concezioni di G.I. Gurdjieff. Infine, tracceremo paralleli e distinzioni con antiche tradizioni spirituali e filosofiche che, pur con linguaggi e metodologie diverse, hanno anticipato visioni di una coscienza che trascende il piano materiale.


I. La Coscienza Non Locale: Prospettive Scientifiche e Filosofiche

L'idea che la coscienza possa essere "non-locale" è un concetto poliedrico, le cui sfumature variano a seconda del contesto disciplinare.


1. La Non-Località nella Scienza (in particolare la Fisica Quantistica)

Il motore principale dell'interesse scientifico per la non-località della coscienza risiede nelle scoperte della fisica quantistica. Questo ramo della fisica, che studia il comportamento della materia e dell'energia a livello subatomico, ha rivelato un universo molto più strano e interconnesso di quanto la fisica classica avesse mai immaginato.

  • Entanglement Quantistico: Il fenomeno più emblematico è l'entanglement quantistico. Due (o più) particelle possono essere "entangled" (intrecciate) in modo tale che lo stato di una particella sia istantaneamente correlato a quello dell'altra, indipendentemente dalla distanza che le separa. Misurare lo stato di una particella influenza istantaneamente lo stato dell'altra, apparentemente violando il principio di località (nessuna informazione può viaggiare più velocemente della luce). Sebbene non permetta la trasmissione di informazione significativa a velocità superluminali (come dimostrato da teoremi come il teorema di no-cloning), l'entanglement suggerisce una connessione intrinseca e fondamentale che trascende le limitazioni spaziali.

  • Applicazioni alla Coscienza: Alcuni scienziati e teorici hanno estrapolato questi principi al regno della coscienza:

    • Stuart Hameroff e Roger Penrose (Orch OR Theory): La teoria della "Objective Reduction Orchestrated" (Orch OR) propone che la coscienza non sia un mero prodotto computazionale classico dei neuroni, ma che emerga da processi quantistici che avvengono all'interno dei microtubuli dei neuroni stessi. Questi microtubuli potrebbero agire come "qubit" biologici, e la loro interazione non-locale potrebbe essere alla base della nostra esperienza unificata di coscienza. In questa visione, la coscienza potrebbe attingere a, o essere parte di, un livello più profondo e non-locale della realtà fondamentale dell'universo.

    • Federico Faggin: Pioniere dei microchip e figura di spicco nel campo della tecnologia, Faggin ha avanzato l'idea che la coscienza sia un fenomeno fondamentale dell'universo, e non solo emergente dal cervello. Per Faggin, la coscienza è un "campo" o una "proprietà" che va oltre la materia e l'informazione classica, implicando una natura non-locale intrinseca alla realtà stessa, con la fisica quantistica che fornisce alcuni indizi su come ciò potrebbe essere possibile. Egli propone che la coscienza non sia "nel" cervello, ma il cervello sia una sorta di "interfaccia" o "antenna" per una coscienza universale.

    • Rupert Sheldrake (Campi Morfici): Sheldrake propone l'esistenza di "campi morfici" non locali che influenzano lo sviluppo e il comportamento degli organismi viventi, e che potrebbero essere responsabili della trasmissione di informazioni e memorie attraverso lo spazio e il tempo, al di là dei meccanismi genetici o neurologici conosciuti. Sebbene non si riferisca direttamente alla coscienza nel senso di esperienza soggettiva, la sua teoria postula una non-località nell'organizzazione dell'informazione che potrebbe avere implicazioni per la coscienza.

È cruciale sottolineare che queste teorie sono ancora oggetto di intenso dibattito all'interno della comunità scientifica. La maggior parte delle neuroscienze convenzionali opera ancora entro un paradigma materialista, cercando di spiegare la coscienza esclusivamente attraverso i meccanismi neuronali. Tuttavia, il "problema difficile della coscienza" (come la materia fisica generi l'esperienza soggettiva) rimane irrisolto, spingendo alcuni a considerare modelli che vanno oltre il cervello come unica fonte.


2. La Non-Località nella Filosofia e nelle Neuroscienze della Coscienza

Filosoficamente, l'idea di coscienza non locale affonda le radici nel secolare dibattito mente-corpo.

  • Dualismo e Oltre: Mentre il dualismo cartesiano postulava una netta separazione tra mente (res cogitans) e corpo (res extensa), spesso localizzando la mente in un'interazione con il cervello (ad esempio, nella ghiandola pineale), le nuove filosofie della mente esplorano possibilità più radicali. Se la mente (o coscienza) non è identica al cervello e non è solo un suo prodotto, allora la sua esistenza potrebbe non essere confinata alla sua sede fisica.

  • Idealismo e Panpsichismo: Correnti come l'idealismo (per cui la realtà ultima è la coscienza stessa) e il panpsichismo (per cui la coscienza o proto-coscienza è una proprietà fondamentale e onnipresente dell'universo, presente a vari livelli in tutta la materia) offrono cornici filosofiche in cui la coscienza non è mai "locale" nel senso di essere confinata a un singolo oggetto o sistema. In queste visioni, l'esperienza umana della coscienza è una manifestazione particolare di una coscienza universale intrinseca alla trama del cosmo.

  • Il "Ground of Being": Molti filosofi e mistici parlano di un "fondo dell'essere" o di una "realtà ultima" che è la fonte di tutto ciò che esiste, inclusa la coscienza. Questa fonte, essendo primordiale e onnipresente, è intrinsecamente non-locale.

In questo contesto, la non-località della coscienza non è tanto un fenomeno misurabile, quanto una qualità intrinseca di una realtà più vasta, in cui le singole coscienze individuali sono come onde in un oceano di consapevolezza.


II. Gurdjieff e le Sue Concezioni della Coscienza

G.I. Gurdjieff (1866-1949), maestro spirituale e filosofo armeno-greco, ha sviluppato un sistema unico di auto-sviluppo, noto come la "Quarta Via". Le sue idee sulla coscienza e sull'essere umano si distanziano drasticamente dalla visione scientifica materialista e presentano notevoli parallelismi con l'idea di non-località.


1. La Coscienza Ordinaria: Un Sonno Meccanico

Per Gurdjieff, la stragrande maggioranza degli esseri umani non è veramente cosciente nel senso superiore del termine. Viviamo in uno stato di "sonno da svegli", in cui le nostre azioni, pensieri ed emozioni sono meccanici, reattivi e determinati da influenze esterne o abitudini interne. La "coscienza" che crediamo di possedere è frammentata, incoerente e soggetta a fluttuazioni costanti. In questo stato, la coscienza è strettamente legata al cervello e al corpo fisico, ma in modo parziale e spesso illusionale. L'uomo ordinario, diceva Gurdjieff, è come un'automobile senza un conducente presente, che si muove spinta da forze esterne o da un autopilota interno.


2. I "Corpi Sottili" e lo Sviluppo della Coscienza

Il cuore del sistema di Gurdjieff è la possibilità e la necessità per l'uomo di sviluppare una vera coscienza e un "essere" superiore. Questo non avviene spontaneamente, ma richiede un intenso e prolungato "lavoro su di sé". Gurdjieff introdusse il concetto di "corpi" o "veicoli" energetici che l'uomo può cristallizzare attraverso questo lavoro:

  • Corpo Fisico (Corpo 1): È il corpo materiale, quello che vediamo e tocchiamo. La sua coscienza è limitata ai cinque sensi e alle funzioni biologiche. È l'unico corpo posseduto dall'uomo "addormentato".

  • Corpo Astrale (Corpo 2): Questo corpo non è ereditato alla nascita, ma deve essere "forgiato" o "cristallizzato" attraverso il lavoro cosciente di trasformazione delle energie nel corpo fisico. È un veicolo più sottile e duraturo. Con la formazione di questo corpo, l'individuo acquisisce una coscienza più unificata e coerente, e la sua sopravvivenza alla morte del corpo fisico diventa una possibilità. La coscienza inizia a liberarsi dalla dipendenza esclusiva dal cervello.

  • Corpo Mentale (Corpo 3): Ancora più difficile da formare, questo corpo permette un livello di coscienza ancora superiore, con una comprensione profonda delle leggi cosmiche e una maggiore autonomia rispetto alle influenze esterne.

  • Corpo Causale (Corpo 4) o "Corpo dell'Anima/Divino": Sebbene meno dettagliato, Gurdjieff accennava a un quarto corpo, il più elevato, che permetterebbe all'individuo di raggiungere una "coscienza oggettiva" o "coscienza di Dio", uno stato di completa fusione con la Volontà Divina.

Per Gurdjieff, la coscienza è direttamente correlata al livello di sviluppo di questi corpi. Una coscienza superiore non è solo una funzione cerebrale più efficiente, ma l'espressione di un veicolo energetico più raffinato e più stabile, meno legato alle limitazioni della materia fisica.


3. L'Emanazione del "Sole Assoluto" e la Coscienza Cosmica

Le concezioni di Gurdjieff sulla coscienza si inseriscono in una cosmologia complessa, spesso rappresentata tramite il suo "Raggio di Creazione". Al vertice di questa gerarchia c'è il "Sole Assoluto", la Fonte di ogni cosa, il centro di tutto. Il Sole Assoluto è descritto come pura coscienza, pura volontà, pura forza. È l'origine da cui tutto emana attraverso una serie di ottave e leggi discendenti.

  • Coscienza Primordiale e Non-Località Gurdjieffiana: In questa visione, il Sole Assoluto è la massima espressione della coscienza non-locale. Anche se localizzato in uno spazio, ed è la fonte onnipresente e onnicomprensiva di tutta la coscienza e dell'esistenza, trascende il tempo e lo spazio. La coscienza umana, anche nel suo stato più "addormentato", è un'eco lontana di questa coscienza primordiale. Il processo di sviluppo dei corpi sottili è, in essenza, un percorso di riconnessione e allineamento con questa Coscienza Universale, permettendo all'individuo di esprimere livelli sempre più alti di consapevolezza che non sono limitati dal suo cervello fisico, ma attingono a una fonte cosmica.

In Gurdjieff, quindi, la coscienza non è solo non-locale perché può manifestarsi al di fuori del cervello attraverso i corpi sottili, ma anche perché la sua origine ultima risiede in una Sorgente cosmica non-locale – il Sole Assoluto – da cui tutto procede.

4. Le Relazioni: Convergenze e Divergenze

  • Convergenze con la Non-Località Scientifica/Filosofica:

    • Trascendenza del Cervello: Sia Gurdjieff che le teorie sulla coscienza non-locale concordano che la coscienza non è esclusivamente un prodotto del cervello.

    • Interconnessione/Fonte Universale: L'idea di un "campo di coscienza cosmica" in alcune filosofie si allinea con il concetto del Sole Assoluto di Gurdjieff come fonte ultima di coscienza.

    • Stati di Coscienza Ampliati: La possibilità di una coscienza che opera al di fuori dello spazio-tempo (implicita nella non-località) trova un parallelo nella capacità dei corpi sottili di Gurdjieff di accedere a livelli di percezione e comprensione che trascendono la normale esperienza sensoriale.

  • Divergenze:

    • Metodologia e Linguaggio: La più grande differenza risiede nella metodologia. Le teorie scientifiche cercano prove empiriche e modelli matematici. Gurdjieff, invece, offre un sistema esoterico e pratico di trasformazione interiore, basato sull'osservazione di sé e sul lavoro sulle proprie energie. Il suo linguaggio è simbolico e richiede un'esperienza diretta per essere compreso.

    • Natura della "Non-Località": Per la fisica, la non-località è un fenomeno quantistico di correlazione istantanea. Per Gurdjieff, è la natura intrinseca di una Coscienza Suprema (il Sole Assoluto) e la possibilità per l'uomo di manifestare una coscienza superiore attraverso la formazione di corpi più sottili, che sono "non-locali" nel senso di essere meno vincolati alla materia e allo spazio fisico ordinario.

    • Scopo: La scienza cerca di comprendere e spiegare la coscienza. Il "Lavoro" di Gurdjieff ha come scopo ultimo la trasformazione ontologica dell'individuo, il risveglio dal sonno e l'evoluzione verso uno stato di essere e coscienza più elevato.


III. Antiche Concezioni Analoghe: 

Una Storia Millenaria della Coscienza Non Locale

L'idea che la coscienza non sia confinata al corpo fisico è tutt'altro che nuova. Millenni prima dell'avvento della fisica quantistica o delle teorie di Gurdjieff, diverse civiltà e tradizioni spirituali avevano già concepito la coscienza come non-locale, universale e trascendente.


1. Tradizioni Orientali

  • Induismo e Vedanta:

    • Brahman e Atman: Il concetto centrale è che la realtà ultima (Brahman) è pura coscienza, onnipresente e indifferenziata. L'Atman, il sé individuale, non è separato dal Brahman. La coscienza di un individuo è una manifestazione o un'illusoria limitazione della coscienza universale. L'obiettivo spirituale è realizzare questa non-dualità, ovvero che la propria coscienza è intrinsecamente non-locale e identica alla coscienza cosmica.

    • Corpi Sottili (Koshas): Il Vedanta descrive l'essere umano come composto da cinque "koshas" o guaine (annamayakosha - corpo fisico, pranamayakosha - corpo energetico/vitale, manomayakosha - corpo mentale, vijñanamayakosha - corpo della saggezza/intelletto superiore, anandamayakosha - corpo di beatitudine). Questi non sono "corpi" nel senso materiale, ma strati di esistenza che permettono alla coscienza di manifestarsi a diversi livelli, con i più sottili che trascendono le limitazioni spaziali e temporali del corpo fisico.

  • Buddhismo (alcune scuole, es. Dzogchen, Zen):

    • Mente-Base (Alaya-vijñana) o Pura Coscienza (Rigpa): Molte scuole buddhiste parlano di una coscienza fondamentale, priva di limiti, che sottende tutte le esperienze. Questa "mente-base" o "natura di Buddha" non è localizzata in un individuo, ma è universale, onnipresente e intrinsecamente non-duale. La meditazione mira a trascendere la mente concettuale e a realizzare questa pura coscienza non-locale.

  • Taoismo:

    • Tao come Principio Universale: Il Tao è il principio ineffabile e onnipresente che permea e dà origine a tutto l'universo. La coscienza individuale è una risonanza o una manifestazione di questo principio cosmico, e attraverso pratiche come il Qi Gong o la meditazione, si cerca di armonizzarsi con il flusso non-locale del Tao.


2. Tradizioni Occidentali e Misteriche

  • Platonismo e Neoplatonismo:

    • Il Mondo delle Idee/Anima del Mondo: Platone postulava un mondo di Forme eterne e perfette (Idee) che esistono al di là dello spazio e del tempo. L'anima umana è immortale e può accedere a queste realtà trascendenti. I neoplatonici, come Plotino, concepivano l'Uno come la fonte trascendente e ineffabile da cui tutto emana, inclusa l'Anima del Mondo e le anime individuali. Questa "emanazione" è un processo di diffusione non-locale della coscienza divina.

  • Gnosticismo e Ermetismo:

    • Scintilla Divina e Pleroma: Molte scuole gnostiche credevano che la coscienza umana contenesse una "scintilla divina" (pneuma) originaria di un regno superiore e non-locale (il Pleroma), imprigionata nel corpo materiale. La salvezza consisteva nel risvegliare questa scintilla e ricongiungerla alla sua fonte non-locale.

  • Misticismo Ebraico (Cabala):

    • Ein Sof e Sefirot: L'Ein Sof è l'Infinito, il "Senza Limiti", la divinità ineffabile e non-locale da cui emanano le dieci Sefirot, gli attributi o emanazioni divine attraverso cui la divinità si manifesta nel mondo creato. L'anima umana è vista come una derivazione di queste emanazioni superiori, in ultima analisi collegata all'Ein Sof non-locale.

  • Misticismo Cristiano:

    • Unio Mystica: I mistici cristiani, come Meister Eckhart o Santa Teresa d'Avila, descrivevano l'esperienza di unione con Dio come una trascendenza della propria individualità e del corpo, fondendosi con una Presenza Divina onnipresente e non-locale, che è l'essenza della coscienza stessa.


3. Differenze Specifiche

È fondamentale notare le differenze tra queste antiche concezioni e le interpretazioni moderne:

  • Rispetto alla Fisica Quantistica:

    • Metodologia: Le tradizioni antiche si basavano sulla rivelazione, l'intuizione, la contemplazione, la meditazione e l'esperienza mistica come vie alla conoscenza. La fisica quantistica si basa su esperimenti, osservazione empirica, formulazioni matematiche e verificabilità.

    • Linguaggio: Le antiche concezioni usano un linguaggio metaforico, simbolico e teologico/filosofico. La fisica usa un linguaggio matematico e tecnico, cercando di descrivere la realtà in modo oggettivo (anche se le interpretazioni filosofiche della QM sono diverse).

    • Scopo: Lo scopo delle antiche tradizioni era la liberazione spirituale, l'illuminazione o la salvezza, attraverso la realizzazione dell'unità con il divino/cosmico. La fisica cerca di spiegare i fenomeni naturali e costruire modelli predittivi.

    • Natura della Non-Località: Per la fisica, è un fenomeno osservato a livello subatomico che sfida la nostra intuizione spaziale. Per le antiche tradizioni, è la natura intrinseca della Coscienza Suprema o dell'Assoluto, che permea tutto e da cui tutto emana. Non è un "fenomeno" nel senso scientifico, ma la realtà ultima.

  • Rispetto alla Quarta Via di Gurdjieff:

    • Metodologia: Mentre Gurdjieff attinge a molte tradizioni antiche, la sua Quarta Via è distintiva per la sua enfasi sul "Lavoro" pratico, continuo e bilanciato su tutti i centri (intellettuale, emozionale, motorio), in un contesto di vita ordinaria, piuttosto che ritiri monastici o solo meditazione passiva. Richiede l'osservazione di sé in tempo reale.

    • Cosmologia e Specificità: La cosmologia di Gurdjieff, con il suo Raggio di Creazione, la Legge del Tre e la Legge del Sette, e la precisa terminologia per i corpi sottili (Corpo Kesi, Kiai, ecc.), è altamente specifica e non direttamente mutuata da una singola tradizione. Gurdjieff sosteneva di aver reintegrato frammenti di un'antica conoscenza universale, ma li presentava in una sintesi unica.

    • Enfasi sullo Sforzo Personale: Sebbene molte tradizioni prevedano pratiche, Gurdjieff poneva un'enfasi straordinaria sullo sforzo cosciente e intenzionale (il "sacrificio cosciente") come unica via per "cristallizzare" i corpi superiori e trascendere la meccanicità. Non è una grazia o un'illuminazione spontanea, ma una costruzione deliberata.

    • Autonomia e "Individualità Reale": Mentre molte tradizioni mirano alla fusione o al ritorno alla fonte, Gurdjieff pone un forte accento sulla creazione di una vera "individualità" e una "volontà" propria, anche se questa è in armonia con la Volontà cosmica.


Il Mistero Persistente

L'idea della coscienza non-locale, che essa sia un fenomeno quantistico, un campo cosmico, l'emanazione di un Assoluto o la manifestazione di corpi sottili, rappresenta una delle frontiere più stimolanti della comprensione umana. Sebbene le metodologie e i linguaggi possano differire radicalmente – tra l'esperimento di laboratorio del fisico, la pratica interiore del seguace della Quarta Via e la contemplazione mistica dell'antico saggio – tutti puntano verso una comune intuizione: che la coscienza non è un mero epifenomeno limitato al frammento di materia cerebrale, ma è, in qualche modo profondo, intrinsecamente connessa al tessuto stesso dell'esistenza. Questa persistenza dell'idea di una coscienza che trascende il corpo fisico, attraverso millenni e culture diverse, suggerisce che il "problema difficile" della coscienza potrebbe trovare una soluzione non nel riduzionismo, ma in una comprensione più vasta e integrata della realtà, dove la scienza e la spiritualità potrebbero un giorno convergere, illuminando il mistero più grande di tutti: chi siamo veramente e qual è il nostro posto nell'immenso campo di coscienza dell'universo. La ricerca continua, tra le equazioni della fisica quantistica, gli insegnamenti enigmatici dei maestri e le sussurranti intuizioni degli antichi. Se il paradigma materialista abbandonasse il suo approccio riduzionista (che tende a spiegare ogni fenomeno complesso tramite le sue componenti più semplici e spesso si limita a ciò che è direttamente osservabile e misurabile con gli strumenti attuali) e abbracciasse l'esistenza di materie "più sottili" o di diverse densità, ancora ignote alla scienza convenzionale, si avvicinerebbe notevolmente alle concezioni di Gurdjieff. Vediamo perché:

  • Il Materialismo di Gurdjieff: Gurdjieff non era un idealista in senso stretto. La sua cosmologia postula l'esistenza di vari "corpi" (fisico, emozionale/astrale, mentale/causale, ecc.) che, sebbene di natura via via più sottile e non percepibili dai nostri sensi ordinari, sono pur sempre materiali. Per lui, la coscienza non è un epifenomeno del cervello fisico, ma è legata a questi corpi superiori, che sono costituiti da una materia di "densità" o "vibrazione" differente. Questa materia più sottile è comunque soggetta a leggi e può essere "lavorata" o sviluppata.

  • Il Materialismo (Non Riduzionista) e la Materia Sottile: Un materialismo che ammettesse l'esistenza di tipi di materia ancora da scoprire, con proprietà e interazioni diverse da quelle che conosciamo, potrebbe trovare un terreno comune. In questo scenario, la coscienza potrebbe essere vista non come un prodotto della materia "grossolana" del cervello fisico, ma come una manifestazione o interazione di questa materia più sottile, che a sua volta interagisce con il corpo fisico. Non si tratterebbe più di un'entità immateriale in senso assoluto, ma di un aspetto di una realtà materiale più ampia e complessa di quanto finora riconosciuto.

In sintesi, la chiave di volta è il concetto di "materia". Se per il materialismo questa si espandesse oltre le definizioni attuali per includere livelli di realtà ancora sconosciuti ma intrinsecamente materiali, allora la distinzione con Gurdjieff (per il quale anche la coscienza è legata a una materialità, sebbene più sottile) diventerebbe molto meno netta. Entrambe le visioni, a quel punto, parlerebbero di una realtà fatta di materia, seppur con differenti livelli di complessità e sottigliezza. Per allinearsi con le idee di Gurdjieff, il paradigma materialista non dovrebbe necessariamente "abbandonare" del tutto il paradigma emergentista, ma piuttosto espanderlo o ridefinirlo in modo significativo. Vediamo perché:

  • Il Paradigma Emergentista Standard: Nell'ambito del materialismo scientifico attuale, l'emergentismo sostiene che fenomeni complessi come la coscienza "emergono" dalle interazioni di componenti più semplici (es. neuroni e sinapsi nel cervello). La coscienza è vista come una proprietà che non esiste nelle singole parti, ma appare solo quando queste parti si organizzano in un sistema complesso. Tuttavia, questo emergentismo è solitamente riduzionista nel senso che ritiene che, in linea di principio, l'emergente possa essere completamente spiegato e compreso a partire dalle sue basi fisiche più semplici, anche se la complessità lo rende difficile nella pratica. È come dire che un software complesso emerge dai circuiti di un computer, ma è sempre spiegabile dalle leggi dell'elettronica.

  • Le Concezioni di Gurdjieff: Gurdjieff, come abbiamo detto, propone che la coscienza e i "corpi superiori" siano sì materiali, ma di una materia più sottile e non direttamente accessibile alla nostra percezione ordinaria o agli strumenti scientifici attuali. Per Gurdjieff, la coscienza non è un mero epifenomeno della materia fisica che conosciamo, né emerge solo da essa. Piuttosto, essa è legata a questi altri livelli di materialità.


La Possibile Convergenza

Se un paradigma materialista volesse convergere con Gurdjieff, dovrebbe fare un passo oltre l'emergentismo riduzionista e abbracciare un emergentismo stratificato o multidimensionale:

  1. Riconoscere l'esistenza di livelli di materia sconosciuti: Questo è il punto fondamentale. Se la scienza riconoscesse che esistono forme di materia e di energia che non rientrano nelle nostre attuali categorie (materia oscura, energia oscura, o altri tipi di "sostanze" con proprietà ancora da scoprire), allora si aprirebbe la porta.

  2. La Coscienza come Emergenza da Materia Sottile: A quel punto, si potrebbe ancora sostenere che la coscienza "emerga", ma non solo dalla materia fisico-chimica grossolana del cervello. Potrebbe emergere dall'interazione di questa materia fisica con i corpi di materia più sottile o direttamente dai corpi di materia sottile stessi, che poi interagiscono con il corpo fisico. In questo senso, la coscienza emergerebbe da un'interazione tra diversi "livelli" di materialità, alcuni dei quali non ancora riconosciuti dalla scienza convenzionale.

  3. Abbandono del Riduzionismo Esclusivo: L'aspetto cruciale è abbandonare l'idea che la coscienza sia solamente e integralmente riducibile alle proprietà delle particelle subatomiche che compongono il cervello fisico. Si dovrebbe accettare che ci siano principi organizzativi, energie o "leggi" che operano a livelli di materialità superiore o più sottile, e che questi livelli contribuiscono in modo fondamentale alla coscienza, e non sono semplicemente un "prodotto secondario" del livello più basso.


In conclusione, non si tratterebbe tanto di abbandonare l'emergentismo, quanto di estenderlo per includere l'idea che la coscienza possa emergere da un'interazione tra diversi tipi di materialità, inclusi quelli "più sottili" e non ancora scoperti, anziché essere solo una proprietà emergente della materia fisica convenzionale.



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