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La Questione dell'EGO secondo il Linguaggio Oggettivo della Quarta Via


Nel panorama indiscriminato di ciò che viene definito come spiritualità, o esoterismo, o altri nomi, viene utilizzato sempre un linguaggio soggettivo, e persino coloro che si dicono studenti della Quarta Via non utilizzano quasi mai questo linguaggio, oppure se lo utilizzano finiscono per mischiarlo con termini e concetti soggettivi presi in prestito da altre dottrine. Nel nostro caso si tratta dell’idea tanto diffusa di abbandonare e/o estinguere il proprio ego al fine di evolversi spiritualmente. La parola sempre associata a questa idea è l'arresa, l'abbandono. Questa famosa arresa può coincidere solo con ciò che nella Quarta Via viene definito come meccanicità, passività, o inerzia. Senza l’utilizzo di un linguaggio oggettivo, la frase che suggerisce di annientare il proprio ego, può significare qualsiasi cosa, tant’è che regna la confusione, che viene giustificata con il famoso anatema contro la funzione intellettuale, assieme alla tendenza a lasciarsi fluire mossi dalle forze esterne scambiata, astutamente o ingenuamente, per presenza o meditazione, o altri termini presi in prestito da ogni parte, e che servono solo a nascondere la passività e la pigrizia. Le leggi fondamentali impongono la necessità di un linguaggio oggettivo, non solo per capirsi con gli altri, ma innanzitutto per sé stessi, ossia per capire le idee che s’incontrano. Il termine ego non è altro che il termine latino che significa io, quindi sono equivalenti, perciò utilizzeremo la parola ego al posto del termine io, visto che è quella più utilizzata in relazione a questo contesto. Nella Quarta Via persino Dio ha un Ego, perché è anche un Dio manifesto, immanente, è una concentrazione: il Sole Assoluto. Il significato oggettivo di ego è perciò centro di gravità della legge del sette. Ogni nota dell’ottava è un ego, ogni concentrazione è un ego, ogni cosmo quindi è ego, ogni enneagramma è un ego. Quindi ego significa fondamentalmente concentrazione, ossia qualcosa che è stato creato per mezzo dell’unione di tre forze a prescindere dalla scala cosmica in questione, dal protocosmo fino al microcosmo. Un elettrone è un ego, un microbo, un pianeta, una galassia, ogni cosa che sia concentrata, relativamente limitata, confinata, e quindi manifesta, è un ego. Ogni cosa che costituisce una nota di qualche ottava della legge medesima è perciò un ego. In relazione all’essere umano dobbiamo perciò effettuare una distinzione della parola ego secondo il linguaggio oggettivo, altrimenti non comprenderemo mai quali significati pratici, quali possibilità reali, invece che immaginarie, può assumere per noi il suggerimento di abbandonare il proprio ego ai fini dell’evoluzione spirituale. Secondo la Quarta Via, e quindi secondo ciò che abbiamo spiegato precedentemente, l’essere umano ha diversi ego, alcuni leciti, naturali, altri invece illeciti e artificiali. L’Ego artificiale è la menzogna che si è insediata nell’essere umano, e che viene chiamata Falsa Personalità. Questa è una legione di io inesistenti e illusori che nascono e muoiono continuamente secondo il ritmo associativo automatizzato che orienta i vari spostamenti dell’attenzione e quindi della conseguente identificazione, un ritmo che subisce sempre variazioni imprevedibili a causa dell’afflusso costante di nuove forze dall’esterno. Questo ego costituito della falsa personalità è il solo ed unico ego che dobbiamo considerare in relazione a quella frase. È questo ego multiplo e fittizio che dobbiamo annientare. Quindi diremo che la Falsa Personalità dev’essere distrutta, mentre la Personalità dev’essere rieducata, riedificata e costruita convenientemente agli scopi dell’Essenza (Essenza che Gurdjieff considera come io reale, il nostro vero Ego!).Quindi abbiamo due tipi di ego fittizi, artificiali, ovvero la falsa personalità, che dovrà essere incenerita, e la personalità rieducata oggettivamente, che dovrà solo essere resa passiva. Rieducata e resa passiva, perché essa dovrà servire l’Essenza. La personalità sana, oggettivamente normale, è un servitore dell’essenza. Dopodiché, l’essere umano possiede anche altri ego, questa volta però leciti, sacri, naturali, che dovrebbe rispettare, curare e preservare, perché sono la sua unica possibilità per una reale evoluzione, ma soprattutto sono i risultati che Dio assieme a tutto l’universo ha realizzato a prezzo di immense fatiche e nel corso di miliardi e miliardi di anni. Il corpo fisico dell’essere umano è il primo ego naturale, ogni suo centro, o cervello, è un ego, per questa ragione Gurdjieff afferma che l’uomo è costituito da tre individui indipendenti – tre io differenti nella loro natura e nel loro funzionamento, tre io distinti ma interdipendenti. In altre parole, la macchina umana è costituita dal centro istintivo-motorio (corpo fisico), dal centro emozionale e, infine, dal terzo ego chiamato centro intellettuale. In un’altra suddivisione che pone l’accento sulla Legge dell’Ottava, l’essere umano possiede sette centri, quindi sette ego, conformemente alla Legge del Sette. Abbiamo quindi descritto i due ego artificiali, i tre ego naturali – per adesso tralasceremo la suddivisione più completa dei sette centri che pone l’accento sulla legge dell’ottava invece che sulla legge del tre – non resta quindi che presentare quello che possiamo definire ego essenziale, ciò che Gurdjieff chiama vero io, dormiente nell’essenza che nell’uomo ordinario è diventata subconscia per non lasciarsi sporcare dalla soggettività della falsa personalità. Come vedremo, questo ego essenziale è esattamente l’io reale che dobbiamo nutrire e sviluppare, il cui destino finale non è l’estinzione della goccia nell’oceano – altra espressione proveniente dal linguaggio soggettivo. Arrivati a questo punto del discorso è possibile già dichiarare che l’insegnamento di Osho e quello di Gurdjieff sono agli antipodi, in pratica s’assomigliano quanto il diavolo e l’acqua santa. Osho getta il bambino assieme all'acqua sporca. L’essere umano possiede due ego artificiali, di cui uno va rieducato e reso passivo, mentre l’altro va annientato. Solo a quest’ultimo dobbiamo rivolgere la frase "uccidere, o abbandonare, il proprio ego". Quindi possiede tre ego o "io naturali", e infine un ego essenziale. È importante comprendere che senza questo discernimento favorito dal linguaggio oggettivo, colui che pensa di praticare imboccherà inevitabilmente sentieri che non costituiscono delle possibilità reali e oggettive, ma pura immaginazione, perché non capirà neanche cosa sta osservando, figuriamoci comprendere. L’utilizzo del linguaggio oggettivo produce dei cambiamenti nello psichismo umano e sicuramente anche dei cambiamenti fisici rilevabili nel cervello. Attiva nuove connessioni e distrugge quelle vecchie. In altre parole, chi blatera soggettivamente sull’ego andrà avanti solo di fantasia in fantasia, perché possiede ancora soltanto una ragione soggettiva. Abbandonerà un sogno per abbracciarne ingenuamente un altro, per poi rendersi conto, forse, un giorno, per mezzo di qualche forte impressione esterna – di quelle che la natura ha riservato a tutti – che si sono sprecati anni e anni all’inseguimento di chimere. Adesso dobbiamo comprendere che l’io reale dell’essenza può svilupparsi soggettivamente oppure oggettivamente. Questo significa che l’io reale può essere sviluppato su basi corrette oppure scorrette, in quest’ultimo caso si parla di cristallizzazione sbagliata. Qui risalta l’importanza del sapere oggettivo, della conoscenza oggettiva, della cosmologia, oltre che della questione che verte sullo sviluppo isolato dell’essere, perché senza apprendere il piano del progetto di Dio, l’essere può fare, ma, o non saprebbe cosa fare, oppure come illustrato da Gurdjieff stesso, si metterebbe a fare e dire cose soggettive – non conformi con il piano del progetto divino per sconfiggere Heropas – che inevitabilmente produrrebbero dei disastri di qualche tipo, non essendo in linea con il progetto cosmico che Dio ha ideato e oggettivato per neutralizzare Heropas, il Tempo. Poiché l’azione di Dio per rimediare ai vari incidenti (o disarmonie nelle varie scale)non può essere un intervento diretto, perché come sappiamo dovrebbe distruggere tutti mondi creati per poter compiere una tale cosa, dovrebbe violare tutte le leggi, allora si serve di queste anime, esattamente come il corpo fisico si serve delle sue varie cellule, tutte dirette dal cervello (il Sole Assoluto), per poter far fronte ai diversi accidenti, o imprevisti della meccanicità, nelle diverse scale cosmiche, dove la legge d’accidente produce di tanto in tanto delle disarmonie non in linea con il progetto del Dio del Sole Assoluto. Gurdjieff stesso ci informa, nel suo Belzebù, che quando un corpo supremo dell’anima si è perfezionato nel grado richiesto di ragione oggettiva, diviene degno di fondersi con il Sole Assoluto. Dopo, però, ci spiega che questa fusione non corrisponde alla goccia che si fonde nell’oceano, l’io reale non viene mai annientato, l’individualità è un tesoro prezioso, neanche nei casi, come vedremo, in cui l’anima si è formata soggettivamente (la cristallizzazione scorretta), ossia non conforme al progetto o alla volontà del Sole Assoluto, un’anima cristallizzata ma provvista ancora di ragione soggettiva. Tuttavia, queste anime ribelli o decadute, vengono tutte neutralizzate da Dio. Per comprendere questo discorso bisogna far riferimento agli esseri definiti Hasnamuss, e al destino oggettivamente terribile che viene riservato loro affinché non contrastino il progetto di Dio. Gurdjieff, quindi, afferma chiaramente che l’io reale, o l’individualità dell’anima, viene preservata, perché ogni corpo dell’anima si riveste (ossia diviene una concentrazione, un cosmo) utilizzando come base la materia stessa dell’emanazione del Sole Assoluto, e perciò svolge nel Sole Assoluto la medesima funzione che i neuroni – queste cellule individuali cerebrali – svolgono nel cervello umano. Questo è esattamente ciò che Gurdjieff scrive nel Belzebù, e che ciascuno può andare a leggere. L’idea soggettiva e vaga di abbandonare il proprio ego – espressa senza utilizzare un linguaggio oggettivo – deriva da una profonda ignoranza della Filosofia Oggettiva. L’idea, invece, che esclude l’esistenza reale di qualsiasi ego tranne quello di Dio stesso, oppure neanche quello, deriva da una profonda ignoranza della Cosmologia e Cosmogonia Oggettiva. L’uomo che arriva persino a escludere l’esistenza stessa di Dio, cioè l’ateo, è un uomo n.3 però di tipo hasnamussiano, perché la sua concezione soggettiva è in contrasto con il piano del progetto del Sole Assoluto, che è il metro di misura dell’oggettività stessa. Qui possiamo osservare la differenza tra essoterismo, anche se, in realtà, non è neanche corretto definirlo così nel nostro caso, perché il vero essoterismo è la Filosofia Oggettiva delle vere scuole esoteriche, ossia ciò che tratta della reale struttura dell’uomo e dell’universo e delle leggi oggettive, ciò che viene anche definito come meccanica. Il mesoterismo è la Teoria Oggettiva, ossia la Cosmogonia e la Cosmologia, e infine l’esoterismo è la Pratica Oggettiva, ossia la Psicologia. Nel nostro caso si tratta del circolo esteriore dell’umanità, dove regna la confusione delle lingue. Ad ogni modo, notiamo la differenza. Nel primo caso viene detto abbandona il proprio ego, viene dato un suggerimento, ma nessuno ci riesce o, nel caso peggiore, qualcuno immagina di averlo fatto, mentre è solo l’esoterismo che può mostrare in che modo può davvero attuarsi quella possibilità e, soprattutto, in cosa consiste realmente. Coloro che negano invece l’esistenza di qualsiasi ego individuale che non sia quello dell’Assoluto stesso, e per coerenza sono costretti a interpretare il famoso suggerimento in termini di abbandono di una illusione, questi soggetti ignorano che nella cosmologia di Gurdjieff, il Sole Assoluto è un Dio Manifesto, è una concentrazione, e che lo stesso Gurdjieff afferma che le anime perfezionate che giungono infine sul Sole Assoluto, preservano il loro io reale, e che anzi, lo scopo stesso di tutto l’insegnamento è proprio la conquista di questo io reale. In precedenza ho fornito il significato oggettivo essoterico del suggerimento di abbandonare il proprio ego, adesso vedremo che in relazione al vero io, il significato diviene esoterico. La realizzazione dell’io reale provvisto di ragione oggettiva, ossia formatasi correttamente secondo il progetto di Dio, determina che questo io venga sacrificato per servire il piano del Sole Assoluto, invece che per realizzare cose di ordine soggettivo, quindi egoistico. Adesso diviene più evidente perché l’egoismo è un impedimento al perfezionamento della ragione oggettiva. Ed ecco il vero significato delle parole di Gurdjieff: Bisogna essere prima egoisti per poter essere veramente altruisti. In termini cosmici è un riferimento alla realizzazione dell’io reale che deve essere utilizzato, o sacrificato, al servizio del piano cosmico di Dio, invece che per il proprio egoismo. Qui va subito notata la stretta relazione che esiste tra egoismo e ragione soggettiva. L’io reale rinuncia a qualsiasi desiderio egoistico, rinuncia a utilizzare il suo io per avere, per la sua soggettività, e in cambio guadagna l’essere. E adesso le parole di Jeanne de Salzmann: Il bambino vuole avere, l’adulto vuole essere, assumono un evidente significato cosmico, quindi oggettivo. La possibilità di realizzazione dell’io reale è stata data affinché un essere sia in grado di fare, lo sviluppo della ragione oggettiva è invece ciò che permette di comprendere cosa fare per servire correttamente il progetto divino. Sono le leggi fondamentali stesse che determinano la possibilità che un’anima possa essere formata correttamente o scorrettamente, oggettivamente o soggettivamente, perché è sufficiente che un essere lotti contro il suo principio passivo, e conformemente alla legge del tre, avrà origine un terzo elemento, una nuova cristallizzazione. Per questo Gurdjieff ammoniva di non intraprendere nulla senza averlo prima compreso, perché c’è il rischio terribile di cristallizzare in modo scorretto, con le conseguenti intense sofferenze utili per purificarsi da questa soggettività cristallizzata. Siccome abbiamo definito chiaramente che non esiste l’annientamento dell’anima nell’Assoluto, diremo anche che l’unico modo per essere annientati realmente consiste nel non cristallizzare alcun corpo superiore all’interno di sé (né corpo astrale, né corpo supremo dell’anima), così da vivere tutta la vita soltanto con tutto ciò che andrà inevitabilmente distrutto dopo la morte: il corpo fisico, i due ego artificiali, ecc. Adesso diviene anche chiaro che tutte le idee che considerano con disprezzo questo mondo fisico/materiale – come avviene nello gnosticismo, ma anche in altre dottrine hasnamussiane – sono tutte assolutamente contrarie e opposte ai piani e al progetto del Sole Assoluto – sono quindi tutte soggettive e hasnamussiane. Tant’è che, in relazione a questo argomento, nella Quarta Via esiste un’idea molto diversa: la possibilità di liberarsi da alcune leggi. Concepire questo universo materiale come qualcosa di malvagio, disprezzabile, significa letteralmente opporsi al piano del Sole Assoluto. In questo modo uno diventa un individuo hasnamussiano, il cui destino è sempre terribile nello schema del piano divino. Diventa evidente ora che non può esistere un male oggettivo nell’universo, perché l’unico male possibile è proprio la soggettività – l’unico fattore che non si armonizza mai con nulla nell’universo. Le anime supreme, esattamente come Dio stesso, possiedono un’individualità, un ego, e Gurdjieff afferma che ciascuna è identica al Sole Assoluto – di forma sferica – solo in miniatura. È questo essere così piccole, microscopiche, nelle loro dimensioni rispetto al Sole Assoluto, che anche nei casi di ribellione, esse non possiedono mai la potenza della sorgente da cui derivano. Per capire meglio questa idea descriveremo ora il destino che è riservato ai quattro tipi di individui hasnamuss. Il primo tipo provvisto solo di corpo fisico, una volta morto, non si preserva alcun individualità, nulla, perché non la possedeva neanche in vita. Viene distrutto per sempre. Il secondo hasnamuss è colui che ha cristallizzato solo il corpo astrale, è la cristallizzazione scorretta. Il secondo tipo di hasnamuss ha cristallizzato il corpo astrale con proprietà soggettive, quindi inevitabilmente egoistiche, in contrasto con il piano del Sole Assoluto. Significa esistere senza essere, come una cosa vivente. Gurdjieff ci dice che l’hasnamuss di secondo tipo si reincarna innumerevoli volte sulla Terra del tutto casualmente, così come capita, e sempre in corpi di animali bicerebrali o unicerebrali. Quindi il recupero di uno stato di esistenza migliore diviene molto più improbabile, e si estende in cicli temporali immensamente lunghi. Il terzo tipo di hasnamuss, oltre il corpo astrale, possiede anche un’anima formata scorrettamente, quindi non potendo più esistere sui pianeti ordinari, sono riservati loro tre pianeti disarmonici lontanissimi dal Sole Assoluto, ai margini dell’universo. Dove sperimentano continuamente una sofferenza immensa nella speranza di potersi purificare. Il primo tipo di hasnamuss viene distrutto per sempre, il secondo e il terzo tipo hanno ancora la possibilità di riparare, infatti i tre pianeti disarmonici riservati al terzo tipo appartengono ancora a dei sistemi solari – sebbene molto disastrati anche nelle condizioni esteriori che presentano – quindi partecipano ancora alle due leggi fondamentali e ai processi di evoluzione e involuzione. Tutt’altro destino invece viene riservato agli hasnamuss di quarto tipo. Sono coloro che, non solo hanno rivestito in sé un’anima in modo scorretto, ma la loro soggettività ha prodotto dei disastri notevoli in qualche parte del cosmo. Il quarto tipo di hasnamuss viene definito Hasnamuss Eterno. Avendo perso per sempre ogni possibilità di evoluzione interiore, vengono esiliatati su un pianeta disarmonico che si è staccato da un sistema solare in seguito alla catastrofe ciut-bog-litanica. Un pianeta che vaga solitario ai margini dell’universo, senza appartenere ad alcun sistema solare, quindi separato dai due processi di evoluzione e involuzione, e dalle due leggi fondamentali. È l’unica cosa nell’universo che è priva di alcun significato oggettivo, ed è la vetta, o sarebbe più corretto dire l’abisso infernale della soggettività. Una volta chiarito il discorso a livello teorico con l'ausilio del linguaggio oggettivo, serve imparare a distinguere i vari "ego" dentro di sé nella pratica, e questo non è possibile approcciando con un solo centro, è necessario che tutti e tre i centri funzionino simultaneamente e armoniosamente. Questo è impossibile ottenerlo a breve termine. È richiesto un lavoro su basi corrette e prolungato negli anni. 




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