La Lezione dell'Asino di Nasreddin: Racconto di Saggezza sulla "Considerazione Interiore" di Gurdjieff
Viviamo in un mondo dove lo sguardo altrui è onnipresente. Fin dalla tenera età, impariamo a misurare il nostro valore, le nostre azioni e persino i nostri pensieri in base a ciò che gli altri potrebbero pensare di noi. Questo bisogno di approvazione, o la paura del biasimo, è una forza potente che modella gran parte della nostra esistenza. Ma cosa succederebbe se questa "considerazione" per il giudizio altrui diventasse una prigione interiore, un ostacolo al nostro vero sviluppo? È proprio qui che entra in gioco l'insegnamento di G.I. Gurdjieff, il mistico armeno-greco che agli inizi del XX secolo propose un sistema di sviluppo spirituale noto come "La Quarta Via". Tra i pilastri della sua dottrina, i concetti di Considerazione Interiore e Considerazione Esteriore spiccano per la loro lucidità e la loro attualità, offrendo una chiave per comprendere e superare molte delle nostre sofferenze psicologiche.
La Prigione dell'Anima: La Considerazione Interiore
Per Gurdjieff, la Considerazione Interiore è uno dei maggiori impedimenti alla crescita e alla liberazione dell'essere umano. Essa si riferisce a quella tendenza quasi automatica e compulsiva a preoccuparsi eccessivamente del giudizio degli altri, a identificarsi con le loro opinioni, positive o negative che siano. Non si tratta di una semplice cortesia sociale o del desiderio di mantenere buoni rapporti, ma di un processo molto più profondo e dannoso. Quando siamo preda della Considerazione Interiore, la nostra attenzione è costantemente rivolta all'esterno: "Cosa penseranno di me se faccio questo? Sarò accettato? Sarò amato? Sarò ridicolizzato?". Questa incessante auto-osservazione, filtrata attraverso il presunto sguardo altrui, ci porta a modificare il nostro comportamento, le nostre parole, e persino le nostre emozioni per adattarci a un'immagine che crediamo sia desiderabile o accettabile. Siamo, in un certo senso, degli attori costantemente sul palco della vita, cercando di interpretare un ruolo che crediamo ci garantirà l'approvazione, o eviterà il disprezzo. Le conseguenze della Considerazione Interiore sono molteplici e deleterie:
Perdita di Autenticità: Smussiamo i nostri angoli, nascondiamo le nostre vere inclinazioni, rinunciamo a esprimere ciò che sentiamo autenticamente per paura di essere giudicati. Diventiamo una maschera, un'ombra di ciò che potremmo essere.
Spreco di Energia: Il continuo monitoraggio del nostro comportamento e l'ansia per il giudizio altrui consumano un'enorme quantità di energia psichica, che potrebbe invece essere impiegata per la crescita personale e lo sviluppo interiore.
Falsa Personalità: Gurdjieff sosteneva che l'uomo non è un'unità indivisibile, ma un aggregato di "io" spesso contraddittori. La Considerazione Interiore alimenta la nostra "falsa personalità", quella parte di noi costruita sulle reazioni e le aspettative esterne, impedendoci di entrare in contatto con il nostro vero sé, o "Essenza".
Reattività Emotiva: Essendo costantemente legati alle opinioni altrui, diventiamo estremamente vulnerabili alle critiche e agli elogi. Una parola fuori posto può farci sprofondare nella depressione, mentre un complimento effimero può gonfiare un ego altrettanto effimero. Siamo in balia delle correnti esterne, incapaci di mantenere un centro stabile.
Paralisi dell'Azione: La paura del fallimento o della disapprovazione può portarci a non agire affatto, a procrastinare, o a rinunciare ai nostri obiettivi per non esporsi al giudizio.
In sintesi, la Considerazione Interiore ci rende schiavi delle opinioni altrui, impedendoci di vivere una vita basata sulla nostra verità interiore e di sviluppare un senso di autostima genuino, che non dipenda da conferme esterne.
La Via dell'Intelligenza: La Considerazione Esteriore
Se la Considerazione Interiore è un veleno per l'anima, la Considerazione Esteriore è l'antidoto, un segno di vera intelligenza e padronanza di sé. Essa non implica un disprezzo per gli altri o una mancanza di rispetto, bensì un approccio strategico e consapevole alle interazioni sociali. La Considerazione Esteriore consiste nel saper "recitare un ruolo" quando necessario, nel comportarsi in modo socialmente accettabile e appropriato, pur mantenendo una totale libertà e distacco interiore. È la capacità di comprendere le aspettative altrui e di agire di conseguenza, ma senza che questo comportamento influenzi il nostro stato interiore, le nostre convinzioni o la nostra vera essenza. Per Gurdjieff, la Considerazione Esteriore è fondamentale per un uomo che desidera lavorare su sé stesso. Se ci preoccupiamo costantemente di ciò che gli altri pensano di noi, la nostra energia sarà dispersa e non avremo la stabilità necessaria per un vero lavoro interiore. Imparando a praticare la Considerazione Esteriore, possiamo:
Preservare l'Energia: Non disperdiamo più energie nel preoccuparci inutilmente, ma le conserviamo per il nostro sviluppo.
Mantenere la Pace Interiore: Non siamo più turbati dalle critiche o gonfiati dagli elogi, perché il nostro valore non è legato a queste fluttuazioni esterne.
Agire Efficacemente: Possiamo muoverci nel mondo con maggiore libertà e determinazione, prendendo decisioni basate sulle nostre intenzioni e non sulle aspettative altrui.
Sviluppare l'Essenza: Liberi dalla schiavitù della Considerazione Interiore, possiamo iniziare a esplorare e rafforzare la nostra Essenza, la nostra vera natura, il nostro vero "io".
La Considerazione Esteriore non è ipocrisia; è piuttosto la libertà interiore senza identificazione rispetto alle manifestazioni esteriori. Significa comprendere che non possiamo cambiare le opinioni degli altri, né siamo responsabili delle loro reazioni. Possiamo solo controllare le nostre risposte e mantenere la nostra integrità interiore. È l'arte di essere nel mondo, ma non del mondo, un principio che risuona profondamente con molte tradizioni spirituali.
La Lezione Eterna di Nasreddin: Un Esempio Vivente
Questa profonda verità sulla Consideratione Interiore ed Esteriore è mirabilmente illustrata da una delle più celebri storie di Nasreddin Hodja, le cui parabole sono veicoli di profonda saggezza. La sua vicenda con l'asino è un'allegoria perfetta delle insidie del cercare di compiacere tutti.
La Lezione dell'Asino di Nasreddin
Un giorno, il saggio e arguto Nasreddin Hodja decise di intraprendere un viaggio verso un villaggio vicino, accompagnato dal suo giovane figlio e dal loro asino.
All'inizio del cammino, Nasreddin pensò: "L'asino è forte, ma mio figlio è giovane. Sarà meglio che salga lui sull'asino, così non si stancherà". Così, il figlio montò in groppa all'asino, mentre Nasreddin camminava tranquillamente a fianco. Non appena entrarono nel primo villaggio, le voci cominciarono a rincorrersi: "Guardate che figlio sconsiderato! Lui comodo sull'asino e il povero padre, ormai avanti con gli anni, a camminare a piedi! Che vergogna!".
Sentendo i commenti, Nasreddin sorrise sornione e disse al figlio: "Figlio mio, sembra che non vada bene così. Forse è meglio che sia io a salire". Il figlio scese e Nasreddin montò sull'asino, mentre il ragazzo camminava al suo fianco. Arrivarono al villaggio successivo, e anche qui la gente non tardò a esprimere il proprio giudizio: "Che egoista quel vecchio! Se ne sta a cavallo dell'asino, mentre il povero figlio deve arrabattarsi a piedi! Che razza di padre!".
Nasreddin, senza scomporsi, fece cenno al figlio di salire con lui. "Proviamo così," disse. Così, padre e figlio montarono entrambi sull'asino. Entrati nel terzo villaggio, l'indignazione fu palpabile: "Ma guardate che crudeltà! Stanno massacrando quella povera bestia! Due persone su un asino solo! Che barbari!".
A quel punto, Nasreddin fece scendere sia sé stesso che il figlio. "Non va bene neanche così," mormorò. "Forse la soluzione è far camminare tutti e tre". Quindi, padre, figlio e asino continuarono il viaggio, con tutti e tre a piedi. Giunsero al quarto villaggio, e la reazione fu inaspettatamente divertita: "Guardate quei pazzi! Hanno un asino e nessuno ci sale! Lo portano a spasso come un principe, mentre loro camminano come poveracci! Che spreco!".
Nasreddin, stanco delle continue e contraddittorie critiche, si fermò. Prese la briglia dell'asino e lo sollevò con l'aiuto del figlio, mettendo l'animale sulle spalle e iniziando a camminare in quella posizione ridicola. Appena entrarono nel quinto villaggio, scoppiò una risata generale e fragorosa. La gente li indicava, si sbellicava dalle risate: "Guardate quei due! Portano l'asino sulle spalle! Sono impazziti! Non si è mai vista una cosa del genere!".
A quel punto, Nasreddin si fermò, depose l'asino a terra e si rivolse al figlio con un sorriso sornione ma significativo: "Figlio mio, hai capito la lezione? Non importa quello che facciamo, ci sarà sempre qualcuno pronto a criticarci. Se cerchiamo di accontentare tutti, finiremo per essere considerati dei folli, e non faremo mai nulla di buono. L'unica cosa che conta è agire secondo ciò che crediamo giusto, senza lasciarci influenzare dal giudizio superficiale degli altri."
E così, Nasreddin e il figlio ripresero il loro cammino, decidendo stavolta di fare ciò che ritenevano più sensato per loro, senza più curarsi dei commenti della gente.
La Via della Vera Libertà
La parabola di Nasreddin è un chiaro monito contro i pericoli della Considerazione Interiore. Ci mostra come il tentativo di placare ogni critica esterna sia non solo inutile, ma anche controproducente e ridicolo. La famiglia non trova pace né risoluzione finché non abbandona il tentativo di compiacere gli altri e decide di agire in base al proprio discernimento. La saggezza di Gurdjieff, e quella incarnata da Nasreddin, convergono su un punto cruciale: la vera libertà e il vero sviluppo interiore non possono fiorire finché siamo incatenati alla schiavitù del giudizio altrui. La Considerazione Esteriore non è un invito all'indifferenza o all'arroganza, ma un richiamo alla consapevolezza. È la capacità di distinguere tra ciò che è veramente nostro e ciò che è solo una proiezione esterna. È la via per liberare la nostra energia, per vivere una vita più autentica e per intraprendere il viaggio verso la scoperta del nostro vero sé, senza l'asino o il figlio sulle spalle, ma con il nostro passo fermo e la nostra direzione chiara. La prossima volta che ti sentirai preda del bisogno di compiacere o della paura del giudizio, ricorda l'asino di Nasreddin. Forse è il momento di liberare te stesso da un fardello inutile e di camminare sulla tua strada, con il tuo passo.
Albert Wesselski - Tutte le Storie di Mullah Nasreddin Hodja