Il rapporto tra ebraismo e capitalismo è stato per secoli un terreno fertile per leggende, pregiudizi e, purtroppo, antisemitismo. Una delle narrazioni più persistenti, e storicamente infondata, è quella che attribuisce agli ebrei medievali l'invenzione di strumenti finanziari cruciali come le lettere di cambio, ponendoli così all'origine del capitalismo finanziario. Nel suo illuminante libro "Ebrei e capitalismo. Storia di una leggenda dimenticata", Francesca Trivellato smonta con maestria questa "leggenda nera", rivelandone le origini, la diffusione e le profonde implicazioni culturali e sociali.
La Nascita di un Mito: Bordeaux, 1647
La leggenda, come dimostra Trivellato, non affonda le sue radici nel Medioevo, ma nasce a metà del Seicento. Il luogo di nascita è Bordeaux, e il veicolo è un fortunato trattato di diritto marittimo pubblicato nel 1647 da un avvocato locale, Etienne Cleirac. In questo volume, Cleirac inserisce per la prima volta una narrazione del tutto fittizia: gli ebrei medievali, cacciati dal re di Francia, avrebbero inventato l'assicurazione marittima e le lettere di cambio. È fondamentale sottolineare che questa affermazione è storicamente falsa. Sia l'assicurazione marittima che le lettere di cambio (o cambiali) non furono invenzioni di un singolo individuo o gruppo, tantomeno degli ebrei. Questi strumenti emersero e si perfezionarono lentamente durante la rivoluzione commerciale del Basso Medioevo, un periodo di grande espansione demografica ed economica. Erano il risultato di un'evoluzione complessa delle pratiche commerciali e finanziarie europee, sviluppatesi in contesti diversi e da attori eterogenei.
Perché una Leggenda Senza Fondamento Ebbe Così Tanto Successo?
La domanda cruciale è: perché una narrazione così priva di fondamento storico ebbe un successo così clamoroso, diffondendosi in tutta Europa tra la metà del Seicento e i primi del Novecento? Trivellato spiega che, nel Seicento, gli strumenti finanziari pre-industriali avevano raggiunto il loro massimo sviluppo, ma destavano anche grandi timori e ansie. Erano complessi, poco trasparenti e si temeva – non a torto – che potessero consolidare oligopoli e arricchire speculatori scaltri. In questo clima di diffidenza, la figura dell'ebreo divenne un comodo capro espiatorio. L'associazione tra ebrei e finanza, già presente per motivi teologici nell'immaginario cristiano premoderno, si saldò con le ansie generate dal nascente capitalismo. L'idea che gli ebrei fossero gli "inventori" di questi strumenti "oscuro" forniva una spiegazione semplice e rassicurante per processi economici complessi e percepiti come incontrollabili. La loro "invisibilità" – la difficoltà di distinguere il mercante onesto dall'ebreo usuraio – divenne una metafora dei lati più ingovernabili del capitalismo finanziario.
L'Eco della Leggenda nei Grandi Pensatori
Il libro di Trivellato mostra come questa leggenda, pur essendo "dimenticata" nel senso comune odierno, abbia lasciato tracce profonde nel pensiero di figure intellettuali di spicco. Montesquieu, Marx, Weber e Sombart, sebbene con approcci e conclusioni molto diverse, si confrontarono con l'ipotesi di un nesso causale tra l'identità ebraica e le origini del capitalismo.
Marx, ad esempio, recuperò il tema della "bramosia ebraica" per ricondurvi la radice antropologica dell'uomo-cambiale, una figura destinata a diventare universale nella società capitalista.
Weber, pur contestando la fondatezza storica della leggenda, si interrogò sul rapporto tra lo stile di vita ebraico e l'economia capitalista moderna, concludendo che dalla separatezza ebraica non poteva scaturire la società di mercato basata sull'impersonalità dello scambio.
Sombart, al contrario, diede credito alla vecchia leggenda di Cleirac, utilizzandola per sostenere l'idea di una radicale separatezza e incompatibilità tra la minoranza ebraica e la società cristiana.
La data del 1647 e la città di Bordeaux segnano un momento cruciale nella genesi della leggenda dell'invenzione ebraica delle lettere di cambio. Non è un evento casuale, né il frutto di una tradizione orale antica, ma la precisa creazione di un mito moderno, nato dalla penna di un giurista francese: Étienne Cleirac. Nel suo influente trattato, "Us et Coutumes de la Mer", Cleirac intendeva descrivere e codificare le pratiche del diritto marittimo e commerciale della sua epoca. In un passaggio, tuttavia, inserì una narrazione che avrebbe avuto risonanze profonde e durature. Egli affermò che le lettere di cambio (e anche l'assicurazione marittima) erano state inventate dagli ebrei, in particolare dopo la loro espulsione dalla Francia sotto il regno di Filippo il Bello, nel 1306. L'idea era che, privati dei loro beni immobiliari e impossibilitati a portare con sé grandi quantità di moneta, gli ebrei avrebbero escogitato questo ingegnoso strumento per trasferire fondi a distanza in modo "invisibile" e sicuro, eludendo i controlli e le confische. Questa affermazione, come sottolinea Francesca Trivellato nel suo studio, era completamente priva di fondamento storico. Le lettere di cambio e l'assicurazione marittima non furono invenzioni di un singolo gruppo o di un preciso momento storico. Esse emersero gradualmente, come parte di un processo evolutivo delle pratiche commerciali e finanziarie che caratterizzò la rivoluzione commerciale del Basso Medioevo. Mercanti di diverse nazionalità e fedi religiose contribuirono allo sviluppo e alla perfezione di questi strumenti, spinti dalla necessità di superare i limiti del trasporto di denaro fisico, gestire i rischi dei commerci a lunga distanza e facilitare le transazioni internazionali. Erano il prodotto della crescente complessità dell'economia europea, non di un'unica mente geniale o di un gruppo perseguitato.
Il Contesto del Successo della Leggenda
Ma perché, allora, un'affermazione così palesemente infondata trovò un terreno così fertile e si diffuse con tanta rapidità in tutta Europa? La risposta risiede in una combinazione di fattori culturali, economici e sociali del XVII secolo:
Ansia per il Capitalismo Nascente: Il Seicento fu un periodo di grande trasformazione economica. Gli strumenti finanziari pre-industriali, come le lettere di cambio, i prestiti a interesse e le assicurazioni, avevano raggiunto un livello di sofisticazione senza precedenti. Questo sviluppo, tuttavia, generava anche profonda ansia e diffidenza. Molti vedevano questi strumenti come opachi, rischiosi, e potenzialmente immorali. Si temeva che potessero favorire la speculazione, creare ricchezze "immateriali" e consolidare il potere di un'élite finanziaria percepita come avida e disonesta.
Il Pregiudizio Antico e la Nuova Paura dell'Invisibile: L'associazione degli ebrei con la finanza e l'usura era un topos già consolidato nella tradizione cristiana medievale. Tuttavia, con lo sviluppo di strumenti finanziari complessi e "invisibili" – la lettera di cambio era, per sua natura, un trasferimento di credito che non implicava il movimento fisico di denaro – l'immagine dell'ebreo si prestò perfettamente a incarnare queste nuove paure. L'accusa che gli ebrei avessero inventato questi strumenti divenne una comoda spiegazione per la loro opacità e il loro potenziale "pericoloso". L'idea di un capitale che si muoveva senza essere visto, e che produceva ricchezza apparentemente dal nulla, si fondeva con l'immagine di un popolo "nascosto" e "perfidamente" astuto.
La Ricerca di un Capro Espiatorio: In un'epoca di profonde incertezze economiche e sociali, attribuire l'invenzione di strumenti percepiti come "negativi" a un gruppo già marginalizzato e spesso perseguitato serviva come capro espiatorio. Permetteva di scaricare la responsabilità delle complessità e delle "mali" del nuovo sistema finanziario su un'entità esterna e stigmatizzata, piuttosto che affrontare le contraddizioni interne alla società cristiana.
In sintesi, l'affermazione di Cleirac non era un errore innocente, ma la cristallizzazione di paure e pregiudizi preesistenti in una narrazione che, pur essendo falsa, forniva una spiegazione semplice e potente per fenomeni complessi e inquietanti. Questa leggenda, nata a Bordeaux nel 1647, avrebbe così gettato un'ombra lunga e perniciosa sulla percezione degli ebrei e del loro ruolo nella storia economica europea, contribuendo a rafforzare gli stereotipi antisemiti per i secoli a venire.