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La Filosofia come Eco della Psiche


La struttura della psiche non solo precede la filosofia, ma la filosofia emerge intrinsecamente dalla psiche, come espressione delle possibilità cognitive preesistenti nel cervello umano. Questa prospettiva suggerisce che ogni sistema filosofico sia, in ultima analisi, una rivelazione della mente che lo ha concepito, piuttosto che una descrizione oggettiva del mondo esterno. L'idea che la scienza stessa sia una branca della filosofia, e che l'oggettività sia un costrutto soggettivo, aggiunge ulteriori strati di complessità a questa visione. 

La Nascita della Filosofia dallo Psichismo Individuale

La tesi fondamentale sostiene che la filosofia non è mai un'invenzione ex novo. Piuttosto, essa rappresenta una manifestazione diretta delle caratteristiche stesse dello psichismo di un individuo. Ciò implica che le strutture preesistenti nel cervello umano e i suoi funzionamenti determinano le possibilità stesse del pensiero filosofico. Non si può "inventare" una funzione che non sia già, in qualche modo, prevista nell'universo delle capacità cognitive umane; si può solo imitarla, potenziarla, indebolirla o, persino, rifiutarla. Questa visione porta a considerare ogni sistema filosofico come una sorta di impronta digitale della mente che lo ha generato. Se questa premessa è valida, allora lo studio di qualsiasi filosofia diventa uno strumento potente per delineare le cause psicologiche e le strutture dinamiche che l'hanno prodotta. Analizzando le tesi, gli argomenti e le conclusioni di un filosofo, si ritiene possibile dedurre il "tipo di cervello e mente" da cui quella filosofia è scaturita. L'idea di una filosofia "pre-psicologica" appare semplicemente impossibile; sarebbe come voler camminare senza avere le gambe, la cui peculiare struttura determina il movimento stesso. La filosofia, pertanto, non può esistere in un vuoto psicologico; è intrinsecamente radicata nella costituzione psichica dell'essere umano. Per questo motivo, si propende a credere che, molto probabilmente, una filosofia riveli più sulla mente dell'uomo che l'ha enunciata di quanto pretenda di spiegare sul mondo esterno. Le categorie, i concetti e le modalità di ragionamento di un filosofo sono inevitabilmente filtrati e plasmati dalle sue strutture cognitive innate e acquisite. Il modo in cui un filosofo percepisce la realtà, organizza i suoi pensieri e costruisce i suoi argomenti non è un processo neutrale, ma è profondamente influenzato dalla sua soggettività unica.


La Scienza: Una Branca della Filosofia, Intrappolata nella Soggettività

La riflessione si estende anche al rapporto tra filosofia e scienza. Si sostiene che la scienza sia indiscutibilmente una branca della filosofia, non un'entità superiore o del tutto indipendente. Sebbene discipline come le neuroscienze raccolgano dati, osservino fenomeni e cerchino cause ed effetti, si è convinti che queste attività non abbiano alcun significato intrinseco senza una "traduzione all'interno del paradigma". E questo paradigma, in ultima analisi, è sempre di natura filosofica. Il nodo cruciale qui è l'inesorabile problema della soggettività. Il tentativo di sopprimere la soggettività nella ricerca dell'oggettività appare come un'impresa vana, paragonabile al tentativo di baciarsi i gomiti. La stessa oggettività è, per sua natura, soggettiva, poiché nasce e viene interpretata all'interno di una mente individuale o, al massimo, collettiva. Questo mina alla base la pretesa della scienza di essere il "metodo migliore" per indagare i fenomeni, se per "migliore" s'intende un sistema che permette una maggiore de-soggettivazione. Se l'oggettività è un costrutto soggettivo, allora la scienza, pur con i suoi metodi rigorosi e la sua capacità di generare dati replicabili, rimane comunque salda alla filosofia da cui derivano i suoi quadri concettuali e interpretativi. I dati, semplicemente, non "parlano da soli"; vengono interpretati attraverso lenti che sono, nel profondo, filosofiche.


La Chimera dell'Oggettività e la Speranza nella Coscienza

Si giunge così alla domanda più spinosa: è davvero possibile studiare la soggettività su basi oggettive? Se l'oggettività stessa è soggettiva, allora l'intento di oggettivare la soggettività si risolve in un circolo vizioso, una regressione infinita di soggettività che cercano disperatamente di rendersi oggettive. L'unica via d'uscita concepibile è quella della coscienza, ma solo se questa è un "fenomeno impersonale pur sperimentabile all'interno di una soggettività". Questa è una congettura affascinante che porta ai confini della metafisica e delle teorie più profonde della coscienza. Se la coscienza non fosse meramente un prodotto della mente individuale, ma avesse una dimensione più universale o impersonale, allora forse, si potrebbe gettare un ponte tra soggettività ed oggettività. In tal caso, la coscienza stessa potrebbe fungere da terreno comune, un punto di riferimento oggettivo per esplorare la soggettività individuale. Tuttavia, se questa possibilità viene meno, allora si è costretti a concludere che il resto è "pura allucinazione, illusione". Questa è un'affermazione radicale, ma sottolinea la profondità della critica alla ricerca di un'oggettività assoluta e al tentativo di separare nettamente la filosofia dalla psicologia. Se ogni percezione, ogni pensiero, ogni sistema concettuale è filtrato attraverso la lente ineliminabile della soggettività, allora l'idea di una verità esterna e indipendente, accessibile in modo totalmente oggettivo, potrebbe essere, appunto, un'illusione.


La Psiche Come Nostro Ineludibile Fondamento

In sintesi, si invita a riconsiderare il rapporto tra la mente, la conoscenza e la realtà. La filosofia, lungi dall'essere un mero esercizio intellettuale astratto, è presentata come un'espressione profonda e ineludibile della psiche umana. Ogni sistema filosofico, quindi, non è solo una teoria sul mondo, ma anche e forse soprattutto, un autoritratto della mente che lo ha concepito. Questo approccio ha implicazioni significative per il modo in cui si studiano sia la filosofia che la psicologia. Spinge a guardare oltre il contenuto manifesto di un'opera filosofica per indagare le strutture psicologiche sottostanti che ne hanno permesso l'emergenza. E per la scienza, suggerisce un'umile consapevolezza dei suoi limiti intrinseci, riconoscendo che anche la sua pretesa di oggettività è, in ultima analisi, un costrutto all'interno di un quadro filosofico e, più profondamente, psicologico. La ricerca di una "verità oggettiva" potrebbe essere un'impresa eterna, sempre mediata e plasmata dalla nostra ineludibile soggettività. In assenza di un elemento impersonale, tutto può restare solo e sempre nel regno della credenza, ma non esiste credenza che non abbia in sé un dubbio celato, seppur inconscio, e non esiste dubbio che non sia fondato su qualche credenza, quindi la tensione resta irrisolvibile su queste basi. Qui 2+2 non può fare 5. La scienza ignora l'importanza dello sviluppo dell'Essere in relazione alla comprensione del sapere, e crede che si possano comprendere i fenomeni anche se la psiche resta totalmente meccanica.



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