L'antica mitologia egizia, con le sue figure archetipiche e i suoi drammi cosmici, offre un terreno fertile per interpretazioni che trascendono il mero racconto storico. Se osserviamo il mito di Horus di Behdet che scende dal cielo per combattere i nemici del dio del sole Ra attraverso le lenti dell'insegnamento di G.I. Gurdjieff, emergono risonanze profonde e significati nascosti che parlano del cammino dell'Essere e della lotta per la consapevolezza.
Ra, la Barca Solare e il Sole Assoluto
Nel sistema gurdjieffiano, il Sole Assoluto rappresenta la fonte ultima di tutta l'esistenza, il principio creatore da cui tutto emana. È la totalità dell'Essere, la Verità incondizionata. Associando il dio egizio Ra a questo Sole Assoluto, la sua barca solare (la Barca del Milione di Anni o la Barca di Ma'at) con cui attraversa il cielo ogni giorno, non è un mero veicolo fisico. Essa diviene la manifestazione stessa del Sole Assoluto nel suo movimento, nella sua emanazione e nella sua propagazione attraverso i livelli della realtà. Simboleggia il flusso costante dell'Essere, che dall'alba al tramonto (e poi attraverso il mondo sotterraneo) garantisce l'ordine e la continuità della creazione. La barca di Ra è il canale attraverso cui la vita e la coscienza si rinnovano perpetuamente.
Le Forze del Caos e Heropass: I Nemici di Ra
Le forze del caos, che minacciano la barca solare di Ra e l'ordine cosmico (Ma'at), trovano una sorprendente analogia in Heropass, il concetto gurdjieffiano del tempo. Heropass non è solo la sequenza lineare degli eventi, ma una forza che erode, disperde e porta all'entropia, alla perdita di energia e di consapevolezza. I "nemici" di Ra, nel contesto egizio, non erano entità astratte, ma venivano vividamente rappresentati. Il più celebre e temuto era Apep (o Apophis), il gigantesco serpente cosmico. Apep era la personificazione del caos primordiale (Isfet), l'anti-Ma'at, la forza distruttiva che tentava ogni notte di ingoiare Ra e impedire la sua rinascita mattutina. Era raffigurato come un serpente colossale, spesso con squame iridescenti o di colore scuro, il cui scopo era distruggere l'ordine e riportare il cosmo al non-essere. Altri nemici includevano:
Set, sebbene spesso un alleato di Ra contro Apep, in alcune narrazioni era lui stesso una forza distruttiva e caotica.
Coccodrilli e ippopotami, spesso in contesti di violenza e distruzione, erano considerati manifestazioni di queste forze infernali, che risiedevano nelle acque primordiali del Nun, da cui il caos poteva emergere.
Demoni e spiriti malvagi, innumerevoli e senza volto, popolavano il Duat (il mondo sotterraneo) e cercavano di ostacolare il viaggio di Ra.
Queste rappresentazioni concrete dei "nemici" di Ra diventano, nell'ottica gurdjieffiana, le manifestazioni esteriori di Heropass – la forza disgregatrice del tempo che cerca di impedire il fluire armonioso dell'Essere e di intrappolare la coscienza nella meccanicità e nell'oblio. La loro "cospirazione" è la tendenza intrinseca dell'universo a dissiparsi, se non vi è un intervento cosciente.
Horus di Behdet:
La Modifica delle Leggi e la Sconfitta dell'Entropia
È qui che entra in scena Horus di Behdet. La sua discesa dal cielo per combattere e sconfiggere queste forze non è un semplice atto di eroismo divino, ma simboleggia un evento cosmico di portata immensa: la modifica delle due leggi fondamentali che governano l'universo nel sistema gurdjieffiano. Gurdjieff insegnava che la creazione e il mantenimento dell'universo sono retti da leggi specifiche, in particolare la Legge del Tre e la Legge del Sette. Un'alterazione o una comprensione più profonda di queste leggi permette un'evoluzione qualitativa dell'Essere. Horus di Behdet, in questa interpretazione, rappresenta il Sole Assoluto dopo questa trascendente modifica. Non è più l'Assoluto nella sua condizione primordiale e indifferenziata, ma un aspetto dell'Assoluto che ha attuato un principio di auto-regolazione o di "nuova creazione" per contrastare l'inevitabile declino entropico. Nel mito, Horus di Behdet assume la forma del disco solare alato – un simbolo potente e onnipresente nei templi egizi. Questo disco, spesso accompagnato da due uraei (cobra reali, simboli di protezione e regalità) che sputano fuoco contro i nemici, non è solo un'immagine di protezione. È la manifestazione di una nuova qualità energetica e cosciente che discende direttamente dalle "altezze" dell'Essere. La sua vittoria sui nemici di Ra, ovvero la sconfitta dell'entropia, significa che l'Essere non è condannato a una dissoluzione finale, ma può, attraverso un'azione cosciente e un'evoluzione delle leggi interne, invertire la tendenza alla dispersione e ascendere verso stati superiori di unità e completezza. La sua luce accecante e la sua forza devastante che sconfiggono Apep e le sue schiere simboleggiano la coscienza illuminata che dissolve l'oscurità dell'ignoranza e della meccanicità. Il fatto che questo mito spesso si svolga a Edfu, dove si trova il tempio di Horus, enfatizza la sacralità e la centralità di questo principio di difesa e rinnovamento divino.
Un Viaggio Interiore: La Battaglia dell'Uomo
In questo senso, il mito di Horus di Behdet diventa una profonda parabola del cammino interiore dell'uomo. Ogni individuo, frammento del Sole Assoluto, è chiamato a combattere il proprio Heropass interiore – la meccanicità, le abitudini, l'identificazione con il tempo che scorre senza scopo, l'entropia della propria attenzione e delle proprie energie. La "discesa" di Horus è l'attivazione di una forza superiore, una coscienza risvegliata, che interviene per ripristinare l'ordine e la vera natura dell'Essere. È il momento in cui l'uomo, attraverso un lavoro cosciente su di sé, trascende le limitazioni imposte dalle leggi inferiori e sconfigge l'entropia della propria esistenza, permettendo al "Sole Assoluto" interiore di brillare con una nuova, più elevata comprensione.