"L'uomo teme il tempo, ma il tempo teme le piramidi".
(Proverbio arabo)
La questione delle inesattezze e del legamonismo è tra gli argomenti più fraintesi della Quarta Via, persino da coloro che studiano e praticano da molti anni l'insegnamento di Gurdjieff. Alcuni hanno persino immaginato che queste "inesattezze" siano state inserite da Gurdjieff all'interno della sua opera "I racconti di Belzebù a suo nipote". Se l'avesse fatto, avrebbe trasformato il suo libro nella settimana enigmistica. Ma una cosa simile è solo frutto di un fraintendimento generale. Che il suo libro contenga un aspetto letterale e uno allegorico, entrambi collegati dall'analogia, questo è esatto. Leggiamo innanzitutto cosa dice Gurdjieff in merito e dopo lo commentiamo.
Ecco le sue testuali parole:
"Quanto a me, vi propongo di effettuare questa trasmissione alle generazioni future utilizzando da una parte gli ‘afalkalna’ umani, cioè le diverse opere prodotte dalla mano dell'uomo, oggi diventate d'uso corrente; d'altra parte i 'soldjinokha' umani, cioè le diverse pratiche e cerimonie che si trasmettono automaticamente di generazione in generazione, istituite ormai da secoli nella vita familiare e sociale degli uomini. Alcuni 'afalkalna' umani, in particolare quelli che sono fatti di materiale durevole, possono conservarsi intatti e arrivare così agli uomini di generazioni lontane; in altri casi, invece, ne verranno trasmesse le copie di generazione in generazione, in virtù della proprietà radicata nell'essenza degli uomini che consiste nel far passare per proprie le opere venute da tempi remoti, dopo averle soltanto leggermente modificate. Quanto ai 'soldjinokha' umani, cioè per esempio i diversi 'misteri', le 'cerimonie religiose', i 'costumi familiari e sociali', le 'danze religiose e popolari', ecc., essi malgrado le frequenti modifiche nella forma esteriore subite nel corso dei secoli, suscitano costantemente negli uomini gli stessi impulsi immutabili, e le manifestazioni che ne derivano sono a loro volta altrettanto immutabili. Perciò, se nei fattori interni che generano questi impulsi e queste manifestazioni noi introduciamo le informazioni utili e il vero sapere a cui siamo arrivati, possiamo tranquillamente contare sul fatto che tutto questo materiale raggiungerà anche i nostri più lontani discendenti, e che qualcuno lo decifrerà, mettendo in grado gli altri di utilizzarlo per il loro bene. La questione che ora dobbiamo risolvere è questa: come realizzare questa trasmissione, attraverso i differenti 'afalkalna' e 'soldjinokha' umani che vi ho appena indicati? Personalmente, vi propongo di utilizzare allo scopo la legge universale che vien chiamata 'Legge del Sette'. La 'Legge del Sette' esiste ed esisterà sulla Terra sempre e dovunque. Per esempio, in virtù di questa legge il raggio bianco si compone di sette colori distinti, ogni suono specifico determinato è costituito da sette toni differenti, qualsiasi stato umano comporta sette sensazioni indipendenti; d'altra parte, qualsiasi forma determinata non può avere più di sette dimensioni diverse, e qualsiasi peso può rimanere statico sulla Terra solo se è sottomesso a sette 'spinte reciproche'; e così via... Ebbene, noi vogliamo che le conoscenze attuali, sia quelle che abbiamo acquisite personalmente sia quelle che ci sono pervenute dai tempi passati, e che all'unanimità riteniamo utili per i nostri lontani discendenti, siano inserite negli 'afalkalna' e 'soldjinokha' in modo tale che possano essere percepite dalla loro pura ragione per mezzo della grande Legge universale del Sette. La Legge del Sette, come vi ho detto, esisterà sulla Terra finché esisterà l'universo, e gli uomini di tutti i tempi la scopriranno e la comprenderanno finché esisterà sulla Terra il pensiero umano; per cui possiamo con assoluta certezza affermare che le conoscenze così consegnate a quelle diverse opere esisteranno anch'esse per sempre sulla Terra. Quanto alla tecnica, cioè alla modalità di trasmissione mediante questa legge, a mio avviso si potrebbe procedere così. In tutte le opere che noi creeremo intenzionalmente seguendo i principi di questa legge, in vista di trasmetterle alle generazioni future, inseriremo a bella posta alcune inesattezze conformi alle leggi, e a queste inesattezze consegneremo in maniera intelligibile il contenuto di una o dell'altra vera conoscenza posseduta dagli uomini del nostro tempo. Contemporaneamente, onde permettere alle inesattezze della grande legge d'essere decifrate, o, se si vuole, per rivelarne la 'chiave', inseriremo nelle nostre opere qualcosa di simile a un legamonismo, che si trasmetterà di generazione in generazione con la mediazione di una particolare specie d'iniziati, che chiameremo 'iniziati all'arte'. Il loro nome sarà questo perché l'intero processo di trasmissione della conoscenza alle generazioni lontane, per mezzo della Legge del Sette, non sarà naturale, ma artificiale".
Possiamo notare subito che le inesattezze si fondavano sulla legge del sette, quindi erano di natura matematica, e non verbale. A conferma di quest'argomentazione c'è il fatto che afalkalna e soldjinokha, sono rispettivamente "opere d'arte" e "pratiche e cerimonie religiose". Lo scopo di questi uomini coscienti era quello di tramandare nei secoli avvenire il sapere esoterico assieme alle informazioni degli eventi accaduti in passato, e quindi stavano scegliendo qualcosa di più duraturo di un semplice testo scritto. La loro premura era proprio di trovare dei mezzi che avrebbero potuto sopravvivere ai cambiamenti e/o cataclismi naturali, e alle rivoluzioni e guerre dell'umanità. Intendevano introdurre questa conoscenza nell'architettura, nella scultura, nella musica, nella pittura, nelle cerimonie religiose, e così via. Dei mezzi che garantiscono in misura maggiore che la conoscenza giunga alle generazioni future. Alcuni non distinguono neanche la differenza tra l'inesattezza fondata sulla legge del sette e il legamonismo. L'inesattezza poteva essere notata solo da chi conosceva e comprendeva la legge del sette, e sarebbe stata notata proprio perché avrebbe violato intenzionalmente ciò che i rapporti matematici stabiliti dalla legge dell'ottava impongono. Il legamonismo, invece, sarebbe stata la chiave per decifrare le inesattezze. Concludendo, possiamo dire che Gurdjieff non aveva alcuna necessità di inserire inesattezze nel suo libro, perché sono di natura matematica, e come abbiamo appreso, neanche era previsto che le inesattezze riguardassero la letteratura, ma l'arte e la religione. In questi ambiti furono inserite le inesattezze decifrabili per mezzo di una chiave detta "legamonismo". La conferma che si trattava di un "codice matematico" comprensibile solo per mezzo della legge del sette, seppur successivamente convertibile in "alfabeto", è contenuta anche in questo passaggio di Gurdjieff:
"Ed ora ascolta in qual modo i sapienti annoverati nel gruppo dei pittori, utilizzando legittime inesattezze della gran legge cosmica da essi chiamata "Legge del Sette", annotavano diverse informazioni utili e frammenti del sapere che avevano acquisito, per mezzo di combinazioni dei sette colori distinti e delle tonalità secondarie derivate. Stante la speciale proprietà di cui ti ho appena parlato - ben conosciuta del resto già allora dai sapienti pittori di Babilonia-, nel corso del processo di trasformazione della "risultante integrale delle vibrazioni", o "raggio bianco", ciascun colore distinto che lo compone, cioè ciascun gruppo di vibrazioni "centri-di-gravità", deriva sempre da un altro e si trasforma in un terzo: per esempio, dal colore rosso deriva l'arancione che a sua volta passa al giallo, e così di seguito. Ebbene, i sapienti babilonesi, quando tessevano o ricamavano con fili colorati o quando dipingevano le loro opere, disponevano le diverse tonalità - sia in senso longitudinale, sia in senso trasversale, sia ai punti d'intersezione delle linee di colore - non secondo l'ordine legittimo, cioè nell'ordine in cui si effettua realmente il processo secondo la Legge del Sette, ma "altrimenti"; e in questo "altrimenti" introducevano, in modo a sua volta conforme alle leggi, gli elementi della loro informazione e del loro sapere".
In altre parole, invece di seguire il corso stabilito dai centri di gravità della legge dell'ottava (Do, Re, Mi...ecc.), ossia "rosso", "arancione", "giallo", e così via, procedevano sostituendo il centro di gravità previsto dalla legge dell'ottava con un altro centro di gravità differente. E in queste variazioni inserivano l'alfabeto, ovvero convertivano in schemi di colore ciò che volevano comunicare a parole. In alcune conversazioni, Gurdjieff riferì anche che alcuni disegni artistici presenti su certi antichi tappeti persiani erano dei veri e propri spartiti musicali. La musica era stata convertita in forme geometriche e colori.