Passa ai contenuti principali

Il "Poliziotto del Dogma Scientifico": Ragioni Psicologiche di una Guardia Inquisitoria


La scienza, per sua stessa natura, dovrebbe essere un'impresa di apertura, curiosità e costante revisione. Eppure, non è raro imbattersi in figure di scienziati che, pur operando in un contesto di ricerca, manifestano un profondo e talvolta deleterio conservatorismo. Non si tratta di sano scetticismo o di rigorosa aderenza al metodo scientifico, ma di una chiusura quasi ideologica verso il nuovo, l'ignoto, e in particolare verso coloro che osano esplorare i margini della conoscenza. Questo atteggiamento, che può sfociare nella derisione sottile o aperta, solleva questioni complesse sia sul piano psicologico che filosofico, trovando risonanze persino nelle dinamiche proposte da Thomas Kuhn sui paradigmi scientifici. E se, in qualche caso, ci fosse anche un legame (pur delicato e non universale) con aspetti più intimi della personalità?


Il Rifugio del Conosciuto: Aspetti Psicologici del Conservatorismo Scientifico

Il conservatorismo scientifico affonda le sue radici in meccanismi psicologici profondi, che, se non bilanciati, possono trasformare la cautela in rigidità.

  1. Resistenza al Cambiamento e Rigidità Cognitiva: L'essere umano è una creatura di abitudini. Il cervello tende a creare "schemi" e "euristiche" per interpretare il mondo, riducendo il carico cognitivo. Quando questi schemi sono ben consolidati, come nel caso di paradigmi scientifici appresi e applicati per anni, modificarli richiede uno sforzo immenso. Uno scienziato conservatore manifesta una profonda rigidità cognitiva, l'incapacità di ristrutturare le proprie credenze di fronte a nuove evidenze. Questa resistenza non è solo intellettuale, ma anche emotiva: il nuovo può generare ansia, incertezza e la sensazione di perdere il controllo sul proprio dominio di conoscenza. Si preferisce l'assimilazione (incorporare il nuovo nel vecchio) all'accomodamento (modificare il vecchio per far spazio al nuovo).

  2. Bias di Conferma Rafforzato: Questo è forse il meccanismo più insidioso. Lo scienziato conservatore non cerca attivamente di falsificare le proprie ipotesi o quelle accettate, ma piuttosto di confermarle. Ogni dato che si allinea con il paradigma esistente viene amplificato, mentre quelli che lo contraddicono vengono minimizzati, interpretati in modo distorto, o semplicemente ignorati. La derisione verso chi esplora l'ignoto può essere un modo per rafforzare la propria posizione, delegittimando la minaccia potenziale al proprio sistema di credenze.

  3. Paura dell'Errore e del Discredito: La carriera scientifica è spesso lastricata di successi, pubblicazioni e riconoscimenti basati sulla comprensione e applicazione di teorie esistenti. Abbracciare il nuovo, specialmente se non ancora convalidato, comporta il rischio di sbagliare, di investire tempo e risorse in un vicolo cieco, o peggio, di essere screditato dalla comunità. Per uno scienziato conservatore, il timore di compromettere la propria reputazione o di essere associato a "idee marginali" è un potente deterrente. Il conformismo al paradigma dominante è una garanzia di "sicurezza" professionale e intellettuale.

  4. Autostima e Identità Professionale: Per molti scienziati, la propria identità è profondamente legata alle teorie che padroneggiano e insegnano. Se queste teorie vengono messe in discussione da nuove scoperte o approcci, si può percepire una minaccia all'autostima e all'identità professionale. La derisione diventa allora un meccanismo di difesa, un modo per proteggere il proprio ego e il proprio status. Chi si avventura nell'ignoto viene percepito non solo come "sbagliato", ma anche come una minaccia esistenziale al proprio ruolo.


La Prigione del Paradigma: Aspetti Filosofici e Thomas Kuhn

Dal punto di vista filosofico, il conservatorismo scientifico si scontra frontalmente con l'essenza stessa del progresso della conoscenza.

  1. Dogmatismo contro Falsificazionismo: La scienza, secondo Karl Popper, progredisce attraverso la falsificazione: le teorie vengono messe alla prova e, se non superano i test, vengono scartate o modificate. Un approccio conservatore tende al dogmatismo, trattando le teorie consolidate come verità assolute e inconfutabili, piuttosto che come ipotesi provvisorie. La derisione di nuove idee non è un tentativo di falsificazione critica, ma di delegittimazione a priori, senza concedere nemmeno la possibilità di un confronto empirico.

  2. La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche di Thomas Kuhn: Qui il conservatorismo trova la sua più profonda risonanza filosofica. Kuhn, nel suo celebre saggio, sostiene che la scienza non procede per accumulazione lineare di conoscenze, ma attraverso periodi di "scienza normale" dominati da un paradigma (un insieme di assunti, teorie, metodi e valori condivisi dalla comunità scientifica) interrotti da "rivoluzioni scientifiche".

    • Scienza Normale e Conservatorismo: Durante la fase di scienza normale, gli scienziati lavorano per risolvere "enigmi" all'interno del paradigma esistente. Il conservatorismo è, in un certo senso, funzionale a questa fase: è necessario aderire al paradigma per sviluppare le sue potenzialità. Tuttavia, quando un numero crescente di anomalie (fenomeni che il paradigma non riesce a spiegare) si accumula, il paradigma entra in crisi.

    • La Resistenza al Nuovo Paradigma: È qui che lo scienziato conservatore si manifesta in tutta la sua rigidità. Di fronte alle anomalie e alla necessità di un nuovo paradigma, molti scienziati resistono ferocemente. Il vecchio paradigma è familiare, ha portato successi e ha plasmato la loro visione del mondo. L'accettazione di un nuovo paradigma richiede non solo un cambiamento intellettuale, ma una vera e propria "conversione" o "gestalt switch", un nuovo modo di vedere e interpretare il mondo. La derisione verso chi propone nuove visioni è un tentativo di difendere il vecchio ordine, di negare la crisi, o di attaccare i "sovversivi" che minacciano lo status quo intellettuale. I "fenomeni ignoti" sono le anomalie che i conservatori rifiutano di riconoscere come tali, preferendo etichettarli come "superstizioni", "ciarlatanerie" o "errori metodologici" piuttosto che come sfide al loro paradigma.

  3. Il Rischio di Stagnazione Epistemologica: Un'eccessiva aderenza al conservatorismo porta alla stagnazione epistemologica. Se nessuno è disposto a esplorare ciò che è al di fuori del paradigma consolidato, le anomalie non verranno mai risolte e le rivoluzioni scientifiche non avverranno. La scienza, invece di progredire, rimarrebbe intrappolata in un ciclo di autoreferenzialità, limitandosi a raffinare ciò che è già noto senza mai sfidare i suoi fondamenti.

Il conservatorismo scientifico, specialmente quando sfocia nella derisione di chi esplora l'ignoto, è un fenomeno complesso con radici profonde nella psicologia umana e con implicazioni significative per la filosofia della scienza. Rappresenta una forma di difesa contro l'incertezza, una preferenza per la sicurezza del paradigma consolidato rispetto al rischio della scoperta. Comprendere queste dinamiche non significa giustificare la chiusura, ma riconoscerne la genesi per poterla superare. La scienza, per progredire, ha bisogno sia di un rigoroso scetticismo (per evitare la pseudoscienza) sia di una profonda apertura mentale (per accogliere il nuovo e il rivoluzionario). L'equilibrio tra queste due polarità è la vera sfida, quella che permette alla conoscenza di evolvere, di affrontare le sue anomalie e di spingersi oltre i confini del conosciuto, senza mai cadere nella trappola di una derisione che, in fondo, è solo una manifestazione di paura.


La Dittatura del Dogma: 

Quando il Conservatorismo Scientifico Diventa Violenza Psicologica

La scienza è un faro di razionalità, fondata sulla curiosità, sul dibattito aperto e sulla verifica empirica. Eppure, anche al suo interno possono annidarsi dinamiche oscure, dove il legittimo scetticismo si trasforma in un conservatorismo soffocante, esercitato con imposizione e subdola derisione. Questo atteggiamento, lungi dall'essere un innocuo disaccordo, può configurarsi come una vera e propria dittatura psicologica e una forma di violenza intellettuale ed emotiva, annientando la libertà di pensiero e la spinta all'innovazione. Al centro di questa patologia comunicativa spesso si celano vulnerabilità personali e una fragilità emotiva mascherata da superiorità intellettuale.


La Dittatura Psicologica: Imposizione e Derisione come Strumenti di Controllo

Quando un conservatorismo scientifico si manifesta attraverso l'imposizione e la derisione, assume le caratteristiche di una dittatura psicologica. Non è un confronto tra idee, ma un tentativo di soffocare il dissenso e di mantenere il controllo su un "territorio" intellettuale.

  1. L'Imposizione del Dogma: Lo scienziato ultra-conservatore non si limita a difendere un paradigma, ma lo impone come unica verità accettabile. Ogni deviazione è vista non come un'ipotesi alternativa, ma come un errore, una follia, o persino una minaccia da estirpare. Questo si traduce in una mancanza di ascolto genuino: le nuove idee non vengono considerate, ma semplicemente cassate. Il "non si fa così", "non è scienza", "è già stato dimostrato che non funziona" diventano mantra per bloccare ogni discussione sul nascere. È un rifiuto del principio che la scienza è in continua evoluzione e che nessuna conoscenza è definitiva.

  2. La Derisione come Violenza: La derisione è una delle forme più subdole e distruttive di violenza psicologica. Non è un attacco frontale, ma un minare la credibilità e l'autostima dell'interlocutore attraverso:

    • Sminuimento: Ridicolizzare l'idea o la persona che la propone, etichettandola come ingenua, ignorante o visionaria.

    • Ironia velenosa: Usare il sarcasmo per delegittimare il pensiero altrui, spesso con un sorriso sornione che nasconde aggressività passiva.

    • Marginalizzazione: Isolare chi propone nuove idee, rendendolo un "paria" intellettuale e scoraggiando altri dal confrontarsi con lui.

    • Silenzio assordante: A volte, la derisione si manifesta nel rifiuto totale di considerare l'idea, trattandola come inesistente o indegna di attenzione, lasciando chi l'ha proposta in uno stato di frustrante invisibilità.

    Questa tattica è particolarmente efficace perché non lascia spazio a una contro-argomentazione razionale. Come si risponde a una risata sprezzante o a un'alzata di sopracciglio? La vittima si trova in una posizione di svantaggio, sentendosi sciocca o inadeguata, e spesso si ritira, rafforzando involontariamente il potere del "dittatore" intellettuale. La derisione distrugge il coraggio di esplorare e innovare, che è il motore primario del progresso scientifico.


Le Radici della Fragilità: 

La Necessità di Apparire Intelligenti e le Debolezze Emotive

Dietro l'atteggiamento impositivo e derisorio si nasconde spesso una profonda insicurezza, una debolezza emotiva che spinge l'individuo a mascherarsi dietro un'apparente superiorità intellettuale.

  1. Compensazione dell'Inadeguatezza: L'esigenza di apparire "intelligenti" ad ogni costo può essere una forma di compensazione per sentimenti di inadeguatezza o paura di essere scoperti come non all'altezza. La conoscenza e il dominio del paradigma stabilito diventano un'armatura. Chi osa proporre qualcosa di nuovo, che va oltre la propria area di "sicurezza" intellettuale, è percepito come una minaccia che potrebbe esporre la propria ignoranza su quel nuovo fronte. La derisione è quindi un modo per distogliere l'attenzione dalla propria vulnerabilità.

  2. Bassa Autostima e Bisogno di Validazione Esterna: Individui con una bassa autostima possono dipendere eccessivamente dalla validazione esterna per sentirsi "bravi". Essere riconosciuti come l'esperto indiscusso, colui che "sa la verità", fornisce una potente dose di conferma. Mettere in discussione il proprio sapere o affrontare l'ignoto significherebbe rinunciare a questa fonte di validazione, e questo è intollerabile. La derisione è un modo per mantenere il proprio status di "guru" e per far tacere chi potrebbe minarlo.

  3. Intolleranza all'Ambiguità e al Caos: La mente umana, specialmente quella incline al controllo, cerca ordine e chiarezza. I "fenomeni ignoti" e le nuove teorie che sfidano i paradigmi esistenti introducono ambiguità e un senso di caos intellettuale. Per chi ha una bassa tolleranza all'incertezza e all'ambiguità emotiva, questo può essere terrificante. La rigidità e l'imposizione del "già noto" servono a ristabilire un ordine psicologico, a costo di soffocare la vera ricerca. La derisione è un modo per respingere il "caos" e riaffermare la supremazia dell'ordine esistente.

  4. Narcisismo Intellettuale: In alcuni casi, questo atteggiamento può sfociare in un narcisismo intellettuale, dove l'individuo si crogiola nella propria presunta superiorità e disprezza chiunque non la riconosca. La derisione diventa un modo per affermare questa superiorità e per mantenere un senso grandioso di sé. La validità dell'idea non è importante quanto la dimostrazione della propria infallibilità.


Le Conseguenze: Un Ambiente Tossico per la Scienza e per le Persone

Questa dittatura psicologica ha effetti devastanti sull'ambiente scientifico e sugli individui.

  • Soffocamento dell'Innovazione: Le menti più creative e meno conformiste vengono scoraggiate o allontanate. Le idee radicali, spesso quelle che portano alle vere scoperte, non trovano terreno fertile per germogliare. La scienza diventa sterile e autoreferenziale.

  • Danno Psicologico: Le vittime di questa derisione e imposizione subiscono un danno significativo alla loro autostima e motivazione. Possono sviluppare paura di esprimere le proprie idee, ansia da prestazione o addirittura abbandonare il campo scientifico. È una violenza che non lascia lividi fisici, ma cicatrici emotive profonde.

  • Formazione Distorta: I giovani scienziati che crescono in un ambiente dominato da queste figure possono assimilare questo comportamento, perpetuando il ciclo di chiusura e intolleranza, credendo che sia questo il "vero" modo di fare scienza.


Conclusione: Il Coraggio dell'Apertura

Riconoscere il conservatorismo scientifico impositivo e derisorio come una forma di dittatura psicologica e violenza è il primo passo per contrastarlo. Richiede di spostare il focus dalla validità oggettiva delle idee (che dovrebbe essere stabilita con il metodo scientifico) alla dinamica relazionale e psicologica sottostante. La vera intelligenza non risiede nella capacità di imporre un dogma o di sminuire chi pensa diversamente, ma nella curiosità, nell'apertura al dubbio, nella capacità di ascoltare e di cambiare idea di fronte a nuove evidenze. Richiede l'umiltà di ammettere i propri limiti e la forza di affrontare l'ignoto. Promuovere un ambiente scientifico sano significa coltivare non solo il rigore metodologico, ma anche l'empatia intellettuale e il coraggio dell'apertura, valori che, ironicamente, sono l'antidoto più potente alla tirannia del dogma.


Il "Poliziotto del Dogma Scientifico": 

Ragioni Psicologiche di una Guardia Inquisitoria

Nel vasto e complesso paesaggio della scienza, dove la ricerca della verità dovrebbe fiorire attraverso il libero scambio di idee e la verifica empirica, può emergere una figura inattesa: il "poliziotto del dogma scientifico". Questa non è una metafora leggera, ma l'immagine di un individuo che si erge a sentinella inflessibile di un sapere consolidato, vagliando con sospetto e aggressività ogni affermazione, ogni dato, ogni ipotesi che osi "violare" il dogma scientifico stabilito. Agisce come un ufficiale di una dittatura psicologica, il cui compito è mantenere l'ordine intellettuale attraverso l'imposizione e la repressione del dissenso. Ma quali sono le profonde ragioni psicologiche che spingono un individuo a vestire i panni di questa "guardia inquisitoria"?


La Fragilità dell'Ego e il Bisogno di Controllo

Al cuore della figura del "poliziotto del dogma" vi è spesso una profonda insicurezza e fragilità dell'ego, mascherata da un'inflessibile certezza.

  1. La Conoscenza come Scudo Protettivo: Per questi individui, il sapere consolidato, il paradigma accettato, non è solo una base di lavoro, ma uno scudo contro l'incertezza e l'ansia. Il "dogma" fornisce una struttura rassicurante, un'isola di prevedibilità in un oceano di complessità. Ogni nuova teoria, ogni fenomeno inspiegabile, ogni prospettiva alternativa è percepita come una minaccia diretta a questa stabilità interna. Il "poliziotto" deve eliminare la minaccia per mantenere il proprio equilibrio psicologico.

  2. Il Bisogno Incessante di Controllo: La rigidità mentale e l'intolleranza verso l'ambiguità spesso riflettono un bisogno patologico di controllo. Non potendo controllare tutti gli aspetti della vita, l'individuo cerca di dominare almeno il proprio ambiente intellettuale. Vigilare sulle "violazioni del dogma" è un modo per esercitare questo controllo, garantendo che nulla di "estraneo" o "pericoloso" possa infiltrarsi e destabilizzare il sistema di credenze. È un meccanismo di coping maladattivo per gestire l'ansia esistenziale.

  3. Il Potere della Conoscenza Accettata: Detenere e difendere la "verità" riconosciuta conferisce un senso di potere e superiorità. Il "poliziotto" si sente investito di un'autorità intellettuale che gli permette di giudicare e delegittimare gli altri. Questa sensazione di potere può essere particolarmente gratificante per chi, nella vita personale o professionale, si sente altrimenti impotente o marginalizzato.


La Paura dell'Inadeguatezza e il Narcisismo Intellettuale

Dietro la facciata di rigore e intelligenza, si nascondono spesso timori di non essere all'altezza e una forma di auto-esaltazione.

  1. La Paura di Apparire Incompetenti: Un individuo che si erge a "poliziotto del dogma" spesso teme inconsciamente di non essere abbastanza "intelligente" o "preparato" per affrontare nuove idee che richiedano un riadattamento cognitivo significativo. Riconoscere la validità di un'affermazione che viola il dogma significherebbe ammettere una lacuna nella propria conoscenza o una fallibilità nel proprio giudizio. Questo innesca una paura dell'inadeguatezza e del discredito. La derisione è un meccanismo difensivo per distogliere l'attenzione dalla propria potenziale incompetenza e proiettarla sull'altro.

  2. Narcisismo Intellettuale: Questo ruolo può alimentare un profondo narcisismo intellettuale. Il "poliziotto del dogma" si convince di essere l'unico vero custode della razionalità e della scienza, l'unico a "capire" veramente. Ogni "violazione" è un'offesa personale alla sua visione del mondo e alla sua auto-percezione di infallibilità. La critica diventa un atto di lesa maestà. La necessità di sentirsi superiori e onniscienti lo spinge a distruggere chiunque possa minacciare questa immagine grandiosa di sé.

  3. Il Bisogno di Riconoscimento e Ammirazione: Essere il "difensore della scienza" può portare a un forte bisogno di riconoscimento e ammirazione da parte della comunità. Questa figura brama l'approvazione dei pari o dei superiori che condividono la sua visione conservatrice. La lotta contro gli "eretici" diventa una performance per guadagnare status e validazione, rafforzando un senso di appartenenza a un'élite intellettuale.


Dinamiche Sociali e Appartenenza al Gruppo

Il ruolo del "poliziotto del dogma" è spesso rinforzato da dinamiche sociali e dalla necessità di appartenenza.

  1. Conformismo e Pressione del Gruppo: Anche in ambienti scientifici, esiste una pressione implicita al conformismo. Adeguarsi al paradigma dominante e sanzionare le deviazioni può essere un modo per rafforzare la propria posizione all'interno di un gruppo o di un'istituzione. Il "poliziotto" si sente parte di una "guardia d'élite" che difende i confini della conoscenza accettata, guadagnando così un senso di appartenenza e sicurezza sociale.

  2. Semplificazione della Realtà: Il mondo è intrinsecamente complesso e ambiguo. Le nuove scoperte, soprattutto quelle che sfidano le comprensioni esistenti, possono aumentare questa complessità. Il "poliziotto del dogma" preferisce una visione del mondo più semplice e ordinata, dove tutto rientra in schemi predefiniti. Le "violazioni" minacciano questa semplicità, costringendo a confrontarsi con l'ambiguità. Il rifiuto e la repressione di tali "violazioni" sono un modo per mantenere una visione del mondo gestibile e meno stressante.

  3. La Reificazione del Metodo: Il metodo scientifico, pur essendo uno strumento essenziale, può essere reificato, trasformato da mezzo a fine ultimo. Il "poliziotto del dogma" può idolatrare il "metodo" in sé, dimenticando che è al servizio della scoperta. Se un dato o un'affermazione non si conforma rigidamente a un'interpretazione stretta del metodo (o degli strumenti attuali), viene immediatamente scartato, senza considerare la possibilità che il metodo stesso possa necessitare di evoluzione o che nuovi strumenti siano necessari.


La Violenza Silente: Conseguenze di un Atteggiamento Inquisitorio

L'operato del "poliziotto del dogma" si traduce in una violenza psicologica che soffoca la creatività e la libertà di pensiero.

  • Intimidazione e Scoraggiamento: Chi osa esplorare l'ignoto o proporre nuove idee viene intimidito, scoraggiato e spesso emarginato. Questo crea un ambiente di paura dove il dissenso è punito, e l'innovazione rischia di essere soppressa sul nascere.

  • Stasi Scientifica: Se le "guardie del dogma" hanno troppo potere, il progresso scientifico rallenta o si ferma. Le anomalie che porterebbero a nuove scoperte vengono ignorate o ridicolizzate, e il paradigma esistente, anche se obsoleto, viene mantenuto con la forza.

  • Danno Reputazionale e Personale: Le vittime della "polizia del dogma" possono subire danni significativi alla loro reputazione professionale, essere escluse da finanziamenti o pubblicazioni, e sperimentare un profondo stress emotivo.


Conclusione: Oltre il Dogma, la Vera Scienza

Comprendere le ragioni psicologiche che animano il "poliziotto del dogma scientifico" non significa giustificarne il comportamento, ma piuttosto illuminare le fragilità umane che possono distorcere la nobile ricerca scientifica. La vera scienza non teme il nuovo, non si arrocca su posizioni immutabili e non ha bisogno di guardie per difendere i suoi confini. Al contrario, celebra il dubbio, accoglie l'anomalia e prospera sulla libertà di esplorazione. Liberarsi dalla "dittatura psicologica" del dogma richiede consapevolezza, coraggio e un rinnovato impegno verso l'apertura mentale, l'umiltà intellettuale e il rispetto per la curiosità umana.




Post popolari in questo blog

Gurdjieff: Cosa significa realmente "Cercare di non esprimere Emozioni Negative"

Di tutte le indicazioni e i suggerimenti di Gurdjieff per l'attuazione pratica delle sue idee, quello che sembra essere stato più persistentemente frainteso è la sua raccomandazione di "cercare di non esprimere negatività". A prescindere da quanto spesso si possa ricordare agli studenti che il Lavoro potrebbe riguardare l'evoluzione psicologica, non si tratta di psicoterapia. Non si tratta di sopprimere o reprimere sentimenti, comportamenti e reazioni. Non si tratta di imparare a fingere di essere al di là della reattività. Non si tratta di migliorare la propria personalità per apparire una persona più gentile o più spirituale. Ho visto persone scoraggiate e frustrate con se stesse per anni, che si chiedevano se stessero fallendo, se non si stessero "impegnando abbastanza" quando riferivano che, nonostante tutti gli sforzi che avessero cercato di mettere in atto, continuavano a sperimentare periodicamente stati interiori di rabbia, ansia, risentimento, irrit...

La morte di Gurdjieff (Dr. William J. Welch)

Fui chiamato al telefono. Da Parigi giunse voce che Gurdjieff fosse gravemente malato, e mi fu chiesto se avessi potuto spedire al suo medico di Parigi dell’albumina sierica che era stata recentemente resa disponibile negli Stati Uniti. Gurdjieff non era stato molto bene quando arrivò a New York nell’inverno del 1948, ma non sembrava gravemente malato e non si era mai messo a letto. Era tormentato da una tosse tracheale spasmodica, un rombo profondo, gorgogliante, che rifletteva non solo un’infiammazione cronica alla base dei suoi polmoni, ma anche il suo amore per le Gaulois Bleu, la popolare sigaretta francese con tabacco nero turco aspro e grasso. La sua circonferenza addominale era eroica, e la sua presenza nel bagno turco, anche se non pantagruelica, era quantomeno all’altezza del Balzac di Rodin. Fu così che con i ricordi del vigore non più giovane, ma robusto e invecchiato di Gurdjieff, udii con incredulità, nella tarda estate del 1949, della sua forza in diminuzione e del deter...

Gurdjieff: "Ogni persona che incontri, compreso te stesso, è una merda".

La notizia dell’arrivo del Signor Gurdjieff a Chicago, nell’inverno del 1932, mi mise in apprensione. A tutt’oggi, a distanza di quasi trent’anni e con il senno del poi, ancora non riesco a capire perché non lo volessi vedere. Sicuramente, i miei sentimenti nascevano in parte dal fatto che mi ero convinto che forse avevo sbagliato a lasciare il Prieuré nel 1929. A causa della mia dipartita, sentivo di non essere un seguace leale o fedele. Inoltre, se da una parte i suoi scritti mi interessavano veramente e provavo un sincero affetto per Gurdjieff come uomo, dall’altra il mio rapporto con il gruppo di Chicago mi aveva portato a mettere in discussione la validità del suo lavoro sotto ogni aspetto. Ero ancora alla ricerca di prove – qualche qualità nel comportamento dei suoi seguaci – che mi convincessero che egli fosse qualcosa di più di un potente essere umano in grado di ipnotizzare a suo piacere folte schiere di individui. In quel periodo, il mio interesse per i suoi scritti non andav...