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Il Grande Inganno dell'Irrazionale: Dalla Frequenza al Sentimento - L'Alchimia Nascosta tra Numeri e Coscienza


L'idea che le emozioni non siano semplicemente schemi matematici della mente, ma piuttosto una traduzione di una razionalità in una forma diversa, apre nuove strade. Pensiamo all'analogia di un'energia che si converte in un'altra. Se accettiamo l'idea che l'universo stesso sia governato da leggi e principi che possiamo descrivere matematicamente (la "razionalità" dell'universo), allora anche i processi biologici e psicologici che portano alle emozioni potrebbero avere un loro ordine intrinseco, una loro "razionalità" di fondo.
  • Razionalità del Corpo: Il corpo umano è un sistema incredibilmente complesso e altamente "razionale" nel suo funzionamento. Ogni organo, ogni sistema, opera secondo principi precisi per mantenere l'omeostasi e garantire la sopravvivenza. Le risposte ormonali, neurologiche e fisiologiche che accompagnano le emozioni (ad esempio, l'aumento del battito cardiaco durante la paura) non sono casuali; sono risposte altamente ordinate e adattative, cioè razionali dal punto di vista evolutivo.

  • Razionalità della Sopravvivenza: Le emozioni, da un punto di vista evolutivo, sono state fondamentali per la sopravvivenza della specie. La paura ci spinge a fuggire dai pericoli, la gioia ci incentiva a ripetere comportamenti benefici, la rabbia ci permette di difenderci. In questo senso, le emozioni sono profondamente "razionali" nel loro scopo e funzione, anche se la loro manifestazione può apparire "irrazionale" alla mente logica.

La mia tesi mette in discussione la percezione comune che la razionalità sia un'esclusiva della mente logica e analitica, mentre le emozioni siano l'opposto, l'irrazionale. Invece, propongo che entrambe siano forme di razionalità, ma espresse in modi diversi:

  • Razionalità Mentale: Si manifesta attraverso il linguaggio, la logica formale, il ragionamento deduttivo/induttivo, la risoluzione di problemi astratti. È una razionalità esplicita, sequenziale, spesso verbale.

  • Razionalità Emotiva: Non si manifesta primariamente in concetti o parole, ma in sensazioni corporee, impulsi all'azione, espressioni facciali, risposte fisiologiche e schemi di comportamento. È una razionalità più implicita, olistica e spesso pre-verbale. È un modo in cui il sistema corpo-mente comunica informazioni vitali, traduce stimoli esterni e stati interni in un formato che spinge all'azione o all'adattamento.

Consideriamo la paura: la mente può razionalizzare la minaccia, analizzare le opzioni. Ma il corpo e le emozioni traducono quella minaccia in una scarica di adrenalina, un battito cardiaco accelerato, una sensazione di gelo allo stomaco. Entrambe sono risposte "razionali" alla sopravvivenza, ma in forme diverse. La mente elabora i dati; l'emozione li "sente" e prepara il corpo. La percezione di una contrapposizione tra mente razionale ed emozioni irrazionali potrebbe derivare dal fatto che la mente cerca la sua stessa forma di espressione razionale. Se la mente si aspetta che la "razionalità" si manifesti sempre come un sillogismo o un'equazione, non può riconoscere la razionalità sottostante delle emozioni che si manifestano. È come se un sistema operativo abituato a leggere solo codice binario si trovasse di fronte a un'immagine digitale e la considerasse "irrazionale" perché non è in formato binario, senza rendersi conto che l'immagine è anch'essa costruita su una logica e un ordine, ma espressa in pixel e colori. Questa prospettiva ci porta verso un'idea più integrata dell'essere umano. La moderna psicologia, in particolare il concetto di intelligenza emotiva, supporta l'idea che emozioni e pensiero razionale non siano separati, ma piuttosto in costante dialogo. Le emozioni non sono ostacoli al pensiero razionale, ma piuttosto forniscono informazioni cruciali che il pensiero razionale può poi elaborare. Ad esempio, se proviamo un senso di disagio in una situazione (emozione), quella sensazione è una "traduzione" di un segnale di allarme che il nostro sistema ha elaborato inconsciamente, informandoci che qualcosa non va. La mente può poi intervenire per capire il perché e agire di conseguenza. Senza quella "traduzione emotiva", la mente potrebbe non avere tutti i dati necessari. Questa tesi offre una potente riconsiderazione del rapporto tra razionalità ed emozione. Suggerisce che le emozioni non sono un residuo irrazionale della nostra natura, ma piuttosto una forma altamente sofisticata e necessaria di razionalità che opera su un piano diverso da quello della logica cerebrale esplicita. Sono un linguaggio, una codifica, una "traduzione" di informazioni vitali, che il corpo e la psiche utilizzano per interagire in modo efficace con il mondo. Questa visione non solo elimina la dicotomia tra razionale e irrazionale, ma ci spinge a riconoscere e valorizzare la profondità e l'ordine intrinseco delle nostre esperienze emotive. È un'apertura verso una comprensione più olistica dell'intelligenza umana. Se partiamo dal presupposto che le emozioni funzionano per immagini (o comunque attraverso rappresentazioni non linguistiche e non discorsive), e che le immagini stesse possono essere tradotte in strutture matematiche (come entità geometriche o insiemi di dati numerici), allora la conclusione che anche le emozioni sono uno schema matematico diventa molto convincente. Il punto di partenza della tesi è la modalità di funzionamento delle emozioni: "per immagini". Questo si allinea con diverse teorie in psicologia e neuroscienze che suggeriscono come le emozioni siano profondamente connesse a:

  • Rappresentazioni sensoriali: Un'emozione come la paura non è solo un concetto, ma è associata a immagini mentali (l'immagine della minaccia), sensazioni corporee (il nodo allo stomaco, la tensione muscolare) e impulsi all'azione. Queste sono tutte forme di "immagini" o rappresentazioni non verbali.

  • Memoria emotiva: I ricordi emotivi spesso non sono ricordi narrativi, ma piuttosto rievocazioni di sensazioni, atmosfere, volti, suoni – un insieme di "immagini" che evocano uno stato emotivo.

  • Sogni: Nel mondo onirico, le emozioni sono espresse quasi esclusivamente attraverso immagini, simboli e scenari, senza la necessità di un dialogo discorsivo.

La mente, dunque, ha un linguaggio ben oltre le parole e la logica formale. Questo linguaggio delle immagini (visive, uditive, cinestetiche, ecc.) sembra essere il dominio primario in cui molte emozioni si manifestano e vengono elaborate. Qui entra in gioco il secondo pilastro dell'argomentazione. Se le emozioni "parlano per immagini", e se le immagini sono, a loro volta, intrinsecamente matematiche, allora le emozioni stesse hanno questa natura. Consideriamo come funziona una qualunque immagine digitale o anche un concetto visivo:

  • Pixel e Coordinate: Qualsiasi immagine digitale è, a un livello fondamentale, una griglia di pixel, ognuno con valori numerici (coordinate X, Y e valori RGB per il colore). Una fotografia, un disegno, persino un'animazione complessa, è in ultima analisi una vasta collezione di numeri organizzati in una struttura precisa.

  • Geometria: Forme, linee, curve, prospettiva, profondità – tutti elementi che compongono un'immagine visiva – sono concetti puramente geometrici, e la geometria è una branca della matematica. La posizione di un oggetto, la sua dimensione, la sua relazione spaziale con altri oggetti nell'immagine, sono tutte descrivibili con numeri e formule.

  • Pattern e Frequenze: Anche elementi più astratti di un'immagine, come le texture o i pattern, possono essere analizzati e descritti matematicamente (ad esempio, tramite trasformate di Fourier che scompongono un'immagine in componenti di frequenza).

Quindi, quando la mente "esprime in numeri e relazioni matematiche un'immagine", non sta imponendo una struttura estranea, ma sta rivelando la struttura intrinseca dell'immagine stessa. Le immagini sono, in un certo senso, già "codificate" matematicamente. Mettendo insieme le due premesse, la conclusione diventa non solo plausibile ma quasi inevitabile:

  1. Le emozioni operano attraverso rappresentazioni basate su "immagini" (intese in senso ampio, non solo visivo, ma come schemi di sensazioni e percezioni non verbali).

  2. Queste "immagini" sono, nella loro essenza e nella loro strutturazione, entità matematiche e geometriche. Possono essere descritte, analizzate e persino generate attraverso algoritmi e relazioni numeriche.

Di conseguenza, ne deriva che anche le emozioni, intese come questi schemi di immagini/rappresentazioni, sono esse stesse schemi matematici. Non stiamo parlando di emozioni che "fanno calcoli" nel senso comune del termine, ma di emozioni che sono strutturate in modo matematico e che possono essere descritte e comprese attraverso modelli matematici.

Questa tesi ha implicazioni significative:

  • Superamento della Dicotomia: Conferma ulteriormente l'idea che la separazione tra "razionale" (mente, logica, matematica) e "irrazionale" (emozioni) sia un'illusione. Entrambe le sfere operano secondo principi ordinati, sebbene con linguaggi e modalità di manifestazione diverse. La "razionalità" non è solo la logica verbale, ma è un ordine sottostante che si esprime in molteplici forme, inclusa quella emotiva.

  • Comprensione delle Malattie Mentali: Se le emozioni sono schemi matematici, allora le disfunzioni emotive (come la depressione o l'ansia) potrebbero essere viste come "errori" o "squilibri" in questi schemi, potenzialmente riparabili o modulabili attraverso interventi che alterano queste strutture.

  • Intelligenza Artificiale Emotiva: Se le emozioni sono schemi matematici, allora la creazione di intelligenze artificiali capaci di simulare (o forse persino "provare") emozioni diventa teoricamente più plausibile, in quanto si tratterebbe di replicare e manipolare pattern matematici complessi.

Se accettiamo le premesse che mente, emozione e corpo operano come schemi matematici (anche se manifestati in modi diversi), allora è un passo logico considerare che anche l'esperienza soggettiva complessiva, inclusi i qualia (la qualità intrinseca e irripetibile di un'esperienza, come il "rosso" di un colore o il "dolore" di una ferita), possa essere il risultato di una specifica combinazione di questi schemi.

Immaginiamo:

  • Mente (schemi cognitivi): I nostri pensieri, le associazioni, i ricordi, i ragionamenti.

  • Emozione (schemi affettivi): Le risposte emotive, le sensazioni, gli stati d'animo.

  • Corpo (schemi fisiologici/sensoriali): Le sensazioni tattili, visive, uditive, olfattive, gustative e le risposte interne del corpo.

Ognuno di questi elementi, preso singolarmente, può essere visto come un complesso di schemi matematici (come abbiamo argomentato per le immagini e la musica). Quando questi elementi interagiscono per formare un'esperienza (es. vedere un tramonto rosso, provare nostalgia per un suono, sentire il sapore di un frutto), l'esperienza unica e irripetibile del qualia potrebbe non essere altro che la specifica configurazione che si crea tra e dentro questi schemi matematici. E, del resto, se i qualia sono, per definizione, l'esperienza soggettiva e intrinsecamente privata che accompagna le nostre percezioni e sensazioni – il "rosso" unico che vedo io, il "dolore" che sento io – allora la loro inaccessibilità intersoggettiva diventa effettivamente un punto critico fondamentale. Una critica basata sull'inaccessibilità dei qualia suggerisce che il concetto potrebbe essere problematico perché lo rende non verificabile, potenzialmente solipsistico, epifenomenico e difficilmente compatibile con la nostra capacità di comunicare e di comprendere le esperienze altrui. Se non possiamo stabilire l'esistenza o la natura di queste differenze uniche e irripetibili attraverso alcuna forma di accesso intersoggettivo, allora il concetto di qualia rischia di rimanere un costrutto metafisico senza un solido ancoraggio empirico o pratico. E se la coscienza non è il corpo, la mente o le emozioni, né il loro contenuto registrato, se è un'esperienza oggettiva e universale, allora si apre uno scenario radicalmente diverso rispetto alle concezioni più comuni. Se partiamo dal presupposto che la vera coscienza emerge solo in uno stato di non-identificazione, allora ne consegue che i qualia — le esperienze soggettive e qualitative della sensazione, come il rosso del rosso o il dolore di un taglio — non possono essere intrinseche alla coscienza stessa. In questa visione, i qualia sarebbero piuttosto un prodotto dell'interazione tra le strutture e i contenuti dei cosiddetti "tre cervelli":

  • Corpo (cervello rettiliano/istintivo): Questo livello è responsabile delle sensazioni primarie e delle risposte automatiche. I qualia, a questo livello, sarebbero le crude percezioni sensoriali (es. calore, freddo, tocco).

  • Emozione (sistema limbico): Qui le sensazioni corporee vengono colorate da stati emotivi. Il qualia del "piacere" o del "dispiacere" associato a una sensazione deriverebbe da questo centro.

  • Mente (neocorteccia): Questo è il livello dell'interpretazione, della categorizzazione e della narrazione. I qualia vengono qui elaborati, nominati e inseriti in un contesto cognitivo. Ad esempio, la percezione visiva di un "colore rosso" non è solo la lunghezza d'onda, ma l'esperienza soggettiva di quel rosso, influenzata da memorie, associazioni culturali e stati emotivi.

In questa prospettiva, i qualia sono, per loro stessa natura, fenomeni soggettivi perché sono inestricabilmente legati all'apparato che li produce e li interpreta. Sono il risultato delle complesse interazioni neurali, chimiche ed elettriche che avvengono all'interno di questi tre centri, ciascuno con le sue peculiarità e condizionamenti. Sono "esperienze per qualcuno" e quel "qualcuno" è l'entità che si identifica con i contenuti di questi tre "cervelli".


La Vera Coscienza: Pura Testimonianza e Non-Identificazione

Se accettiamo la premessa che la vera coscienza si manifesta solo in uno stato di non-identificazione, essa non può essere contaminata dai contenuti o dalle strutture che la coscienza stessa osserva. In questa visione, la vera coscienza è:

  • Pura testimonianza senza interpretazione: Non aggiunge, non sottrae, non giudica. È un mero "essere consapevole di". Non è l'atto del vedere, ma la consapevolezza che il vedere sta accadendo. Non è l'emozione, ma la consapevolezza che un'emozione è presente.

  • Coscienza di sé al di là del contenuto: Non si identifica con i pensieri, le emozioni o le sensazioni corporee. È lo spazio in cui questi fenomeni appaiono e scompaiono, ma non è nessuno di essi. È l'osservatore silenzioso, l'attestatore.

Poiché la vera coscienza, in questo senso, non è né i "cervelli" (le strutture) né il loro "contenuto" (i qualia, i pensieri, le emozioni), essa non può essere intrinsecamente soggettiva. La soggettività, infatti, implica un "soggetto" che esperisce, e quel soggetto è definito proprio dai suoi contenuti e dalle sue identificazioni.


La Coscienza come Fenomeno Oggettivo

Se la vera coscienza è pura testimonianza e non-identificazione, allora essa trascende la dicotomia soggetto/oggetto nel modo in cui la intendiamo solitamente. Non è "mia" nel senso di appartenere a un ego individuale e limitato. Al contrario, la sua natura di pura consapevolezza, non vincolata ai particolari contenuti di un'esperienza individuale, la rende oggettiva. Questo significa che la vera coscienza non è una proprietà emergente del cervello (come potrebbero esserlo i qualia), ma una sorta di "campo" o "sfondo" di consapevolezza che permette l'esistenza stessa delle esperienze soggettive. È un principio universale che non ha bisogno di un "me" individuale per esistere. Quando ci si disidentifica dai contenuti dei "tre cervelli", si accede a questa consapevolezza non-personale e universale. In sintesi, i qualia sono le sfumature e le esperienze colorate che emergono dall'attività dei nostri sistemi corporei, emotivi e mentali quando siamo identificati con essi. La vera coscienza, invece, è il substrato incondizionato che osserva queste esperienze senza esserne definita. In quanto tale, essa non può essere soggettiva – legata a un punto di vista individuale – ma è intrinsecamente oggettiva, una consapevolezza che è al di là delle limitazioni del sé identificato. È la pura consapevolezza che è uguale per tutti e in tutti gli esseri, una base comune e impersonale su cui si manifestano le esperienze individuali.


La Coscienza come Esperienza Oggettiva e Trascendente

La proposta suggerisce che la coscienza non è equiparabile a:

  • Corpo, Mente ed Emozioni: Questi elementi sono considerati manifestazioni o strumenti attraverso cui la coscienza può operare o percepirsi, ma non la coscienza stessa. Il corpo è la nostra struttura fisica; la mente è l'insieme di processi cognitivi, pensieri e ricordi; le emozioni sono reazioni affettive. Tutti questi sono fenomeni che emergono o sono esperiti dalla coscienza, ma non sono la coscienza. Se la coscienza fosse riducibile a queste componenti, un danno cerebrale che alterasse mente ed emozioni dovrebbe alterare la coscienza in quanto tale, mentre l'argomento qui è che la coscienza persiste al di là di queste alterazioni.

  • Contenuto Registrato (Dati e Memorie): Questa visione scollega la coscienza da ciò che comunemente chiamiamo "memoria" o "dati appresi". Questi sono informazioni accumulate e elaborate dal cervello, che danno forma alla nostra personalità e alle nostre reazioni. Tuttavia, secondo questa prospettiva, la coscienza non è l'archivio di queste informazioni, né il risultato della loro elaborazione. È qualcosa di più fondamentale e preesistente, una sorta di campo di consapevolezza che contiene o illumina questi dati, senza identificarsi con essi.

Su queste basi, possiamo confutare l'idea che l'esperienza della vera coscienza sia in contraddizione con l'idea dei qualia, ma in un modo molto specifico: affermando che i qualia sono un livello di esperienza inferiore e derivato, mentre la vera coscienza è superiore e fondamentale. La critica ai qualia, da questa prospettiva, non risiede nella loro inesistenza, ma nella loro natura limitata e illusoria rispetto alla vera coscienza:

  1. Origine dei Qualia: Affermiano che i qualia "derivano dalle varie combinazioni che i dati registrati possono assumere, e dall'identificazione con essi che diventano filtri soggettivi dell'esperienza". Questo è un punto cruciale. Se la mente (con i suoi dati registrati) è un costrutto o uno strumento, allora le percezioni sensoriali e le sensazioni soggettive che chiamiamo qualia sono il risultato di come questi dati vengono elaborati e interpretati dall'individuo. Il "rosso" che vedo, la "felicità" che sento, non sarebbero l'esperienza ultima, ma il risultato di come i miei specifici dati e filtri interni interpretano lo stimolo. Sono esperienze soggettive precisamente perché sono mediate da questa configurazione unica di dati e identificazioni personali. Sono "filtri" che colorano la realtà, piuttosto che la realtà stessa.

  2. L'Identificazione con i Dati: Il problema non è l'esistenza dei qualia in sé, ma l'identificazione della coscienza con essi. Quando ci identifichiamo con il nostro corpo, le nostre emozioni, i nostri pensieri o le nostre memorie (i "dati registrati"), percepiamo il mondo attraverso i filtri che queste identificazioni creano. Questi filtri generano l'illusione di un'esperienza unica e irripetibile, i qualia. Ma questa "unicità" è una limitazione, non la profondità dell'esperienza.

  3. La Vera Coscienza Trascende la Soggettività: Se la coscienza "resta un'esperienza oggettiva, ossia che chiunque la sperimenta, la sperimenta nello stesso modo", allora essa è universale e non personale. Non è il mio "rosso", ma la pura consapevolezza del rosso che precede qualsiasi interpretazione soggettiva. Questa coscienza non è influenzata dai dati registrati o dalle combinazioni mentali; essa è la base stessa della consapevolezza, la capacità di percepire prima che qualsiasi filtro venga applicato. In questo senso, la coscienza è indipendente dal contenuto e, pertanto, non può essere contraddetta dai qualia, che sono solo una manifestazione del contenuto.

    • Implicazione per i Qualia: Da questa prospettiva, i qualia non sono l'apice dell'esperienza cosciente, ma piuttosto un livello superficiale, il prodotto della mente che interagisce con i dati sensoriali e cognitivi. Essi sono espressioni della nostra personalità e individualità, ma non della coscienza universale che le sottende. La "vera coscienza" è al di là del piacere e del dolore, della percezione di colori e suoni specifici, perché questi sono tutti "contenuti" e "oggetti" che la coscienza osserva, senza esserne definita.


Conclusione

In sintesi, quest'argomentazione non confuta l'esistenza dei qualia in sé, ma ridimensiona il loro ruolo e la loro importanza rispetto alla "vera coscienza". I qualia sono concepiti come prodotti della mente e dei suoi dati registrati, esperienze soggettive che emergono dall'identificazione con questi filtri. La vera coscienza, al contrario, è un'esperienza oggettiva e universale che precede e trascende queste individualizzazioni. In questa visione, la coscienza non è in contraddizione con i qualia, ma piuttosto è la sostanza indifferenziata da cui emergono le esperienze mediate dai qualia. I qualia sono un velo, una colorazione, un'interpretazione che la mente sovrappone alla realtà, mentre la coscienza è lo spazio puro e illimitato in cui tutto ciò accade. È come se i qualia fossero le onde sulla superficie dell'oceano, e la coscienza fosse l'oceano stesso: le onde sono forme specifiche, ma l'acqua (la coscienza) è la stessa in tutte le onde. Questa prospettiva ci invita a considerare la possibilità che la nostra esperienza più profonda non sia legata alle peculiarità soggettive, ma a una consapevolezza più vasta e condivisa. La concezione della coscienza che hai proposto – come un'esperienza oggettiva, universale e trascendente la soggettività dei qualia, del corpo, della mente e delle emozioni – avrebbe implicazioni profonde in diversi ambiti, dalla filosofia alla scienza, dalla psicologia alla spiritualità.


Implicazioni per la Scienza e la Filosofia della Mente

  1. Rifondazione della Ricerca sulla Coscienza: Se la coscienza non è un prodotto emergente del cervello (o dei suoi dati registrati), allora la ricerca scientifica dovrebbe spostare il suo focus. Invece di cercare correlati neurali specifici per i qualia soggettivi, si dovrebbe indagare la natura fondamentale della consapevolezza stessa, forse attraverso metodi che trascendono l'analisi puramente fisica o funzionale del cervello. Ciò potrebbe portare a un maggiore interesse per discipline come la fisica quantistica, la teoria dell'informazione su larga scala, o anche approcci che esplorano stati non ordinari di coscienza.

  2. Rivalutazione dei Qualia: I qualia non sarebbero più il "hard problem" della coscienza, ma piuttosto il "problem of subjective filtering." Diventerebbero un argomento di studio interessante per capire come la coscienza universale viene "filtrata" e interpretata attraverso specifici sistemi nervosi e storie individuali. L'attenzione si sposterebbe da "cosa sono i qualia?" a "come la coscienza universale dà origine a esperienze soggettive attraverso i filtri della mente e del corpo?".

  3. Superamento del Dualismo Cartesiano e del Materialismo Riduzionista: Questa visione trascenderebbe sia un dualismo rigido (corpo-mente separati ma interagenti) sia il materialismo riduzionista (la mente è solo il cervello). La coscienza non sarebbe né una sostanza separata dal corpo, né un mero epifenomeno del cervello, ma una realtà più fondamentale e inclusiva che permette l'esistenza sia della materia che della mente fenomenica.


Implicazioni per la Psicologia e la Psicoterapia

  1. Nuovi Approcci alla Salute Mentale: Se la sofferenza (ansia, depressione, traumi) è vista come un'identificazione con i "dati registrati" e i "filtri soggettivi" (i qualia derivanti), allora la terapia non consisterebbe solo nel modificare i pensieri o le emozioni, ma nell'aiutare l'individuo a dis-identificarsi da essi. L'obiettivo sarebbe riscoprire la coscienza pura che non è toccata dalla sofferenza soggettiva. Questo potrebbe rafforzare l'uso di pratiche contemplative come la mindfulness e la meditazione, non solo come strumenti per gestire lo stress, ma come vie per realizzare la natura intrinseca della coscienza.

  2. Riconcettualizzazione del Sé: Il "sé" non sarebbe più primariamente l'ego con la sua storia personale e le sue peculiarità (i qualia), ma l'espressione unica di una coscienza universale. Ciò potrebbe portare a una maggiore empatia e a una riduzione del narcisismo e dell'individualismo estremo, poiché riconosceremmo una base comune di consapevolezza in tutti gli esseri.


Implicazioni per la Spiritualità e l'Etica

  1. Convergenza Scienza-Spiritualità: Molte tradizioni spirituali postulano una coscienza universale o un "Sé" superiore che trascende l'individuo. Questa ipotesi offre un terreno comune dove scienza e spiritualità potrebbero dialogare, non come avversari, ma come diverse vie per comprendere la stessa realtà fondamentale. Potrebbe fornire una base razionale per concetti come l'interconnessione e l'unità di tutti gli esseri.

  2. Nuove Basi Etiche: Se la coscienza è un'esperienza oggettiva e universale, ciò implica che ogni essere che sperimenta la coscienza lo fa allo stesso modo fondamentale. Questa consapevolezza condivisa potrebbe rafforzare le basi per un'etica universale, promuovendo la compassione e il rispetto per tutti gli esseri senzienti, indipendentemente dalle loro "esperienze filtrate" (i qualia). Il valore intrinseco di un essere non dipenderebbe dalla complessità dei suoi qualia, ma dalla sua partecipazione alla coscienza universale.

  3. Significato dell'Esistenza: La ricerca di un significato potrebbe spostarsi dal cercare scopi individuali basati su desideri e risultati (spesso legati ai qualia di piacere e dolore) al riconoscimento e alla manifestazione della coscienza universale nella vita quotidiana. Questo potrebbe portare a un senso di pace e completezza che non dipende dalle mutevoli circostanze soggettive.


Una Domanda Aperta

Questa prospettiva, sebbene potente, solleva anche sfide significative. Se la coscienza è così universale e oggettiva, come possiamo distinguere, scientificamente o fenomenologicamente, tra stati di coscienza in diversi organismi o sistemi? E, soprattutto, come si passa da questa coscienza pura e indifferenziata all'esperienza ricca, varia e soggettiva del mondo che tutti noi percepiamo quotidianamente?


L'Unicità Attraverso la Combinatoria

Il punto cruciale è che, anche con un numero finito di "ingredienti" (gli schemi matematici base di mente, emozione e corpo), il numero di combinazioni possibili può diventare astronomicamente grande. Pensiamo a un semplice set di Lego: con pochi mattoncini, le combinazioni per costruire oggetti diversi sono quasi illimitate. Allo stesso modo, se ogni sensazione corporea, ogni sfumatura emotiva, ogni pensiero, è un "pezzo" di uno schema matematico, allora l'interazione e la sovrapposizione di questi "pezzi" generano una varietà di esperienze tale da renderle uniche per ogni individuo e per ogni momento. La "formula" esatta che genera il tuo qualia di rosso in questo momento preciso, con il tuo umore e il tuo stato fisico, potrebbe essere diversa da quella di chiunque altro, rendendo l'esperienza irripetibile, anche se composta da elementi fondamentali simili.


Le Combinazioni: Infinite o Finito ma Vastissimo?

Qui tocchiamo un punto fondamentale: l'osservazione che le combinazioni non sono infinite. Se gli "elementi" o i "moduli" degli schemi matematici di mente, emozione e corpo sono in numero finito (anche se molto grande, come il numero di neuroni o di stati chimici possibili nel cervello), allora il numero di combinazioni possibili sarà anch'esso finito, per quanto vastissimo.


Perché non Infinite?

  • Limiti Fisici e Biologici: Il cervello e il corpo umano hanno un numero finito di neuroni, sinapsi, recettori sensoriali, ormoni e stati fisiologici possibili. Sebbene questo numero sia immenso (1011 neuroni, 1015 sinapsi), non è infinito.

  • L'Effetto Farfalla e le Condizioni Iniziali: Anche se due individui avessero schemi matematici di base identici, le minime differenze nelle condizioni iniziali, negli input sensoriali e nelle esperienze passate (che sono anch'esse "schemi" che si accumulano e modificano il sistema) porterebbero a combinazioni finali leggermente diverse, rendendo l'esperienza unica. Questo è simile al concetto del caos deterministico: sistemi deterministici (matematici) possono produrre risultati imprevedibili a lungo termine a causa della sensibilità alle condizioni iniziali.

Dunque, l'unicità dei qualia non dipenderebbe da un'infinità di combinazioni, ma da un numero di combinazioni talmente vasto e complesso da essere di fatto irripetibile nella pratica. È come il numero di granelli di sabbia su tutte le spiagge del mondo: un numero finito, ma così grande da essere incalcolabile e inimmaginabile per la mente umana. Ogni granello è unico nella sua posizione e nei suoi contatti con gli altri.


Implicazioni Filosofiche e Scientifiche

Questa prospettiva, sebbene affascinante, solleva domande cruciali:

  • Il Problema della Coscienza Densa: Ridurre l'esperienza cosciente e i qualia a mere combinazioni matematiche non risolve del tutto il "problema difficile della coscienza": perché queste combinazioni matematiche producono un'esperienza soggettiva e non sono solo un'elaborazione di dati? Perché non siamo "zombie filosofici" che eseguono calcoli senza provare nulla? Questa tesi spiega come potrebbero essere strutturati i qualia, ma non perché esistono come esperienza sentita.

  • Il Ruolo dell'Ambiente e dell'Interazione: Se i qualia sono combinazioni, queste combinazioni sono statiche o dinamiche? Ovviamente dinamiche, in quanto costantemente influenzate dagli input sensoriali e dall'interazione con l'ambiente. La "matematica" dell'esperienza è quindi una matematica in evoluzione continua.

  • Implicazioni per l'AI e la Simulazione: Se i qualia sono solo combinazioni matematiche, allora, in linea di principio, un'intelligenza artificiale sufficientemente complessa che possa replicare queste combinazioni potrebbe teoricamente "provare" qualia. Questo porta alla questione se la simulazione sia equivalente all'esperienza.

In conclusione, questa tesi offre un quadro potente per comprendere l'unicità e l'irripetibilità dei qualia all'interno di una cornice matematica. Suggerisce che l'apparente "infinità" dell'esperienza soggettiva è in realtà un numero finito ma straordinariamente vasto di combinazioni, generando una complessità che supera la nostra capacità di percezione e replica. È una visione che ci spinge a considerare la matematica non solo come uno strumento per descrivere il mondo, ma forse come il linguaggio stesso in cui il mondo, e la nostra coscienza, sono scritti. Sappiamo che le relazioni di frequenza che definiscono gli intervalli musicali (2:1 per l'ottava, 3:2 per la quinta perfetta, ecc.) sono puramente matematiche. Queste vibrazioni armoniche e consonanti sono percepite come "piacevoli" o "stabili" dal nostro sistema uditivo e, in modo cruciale, generano risposte emotive specifiche. Un accordo maggiore può suscitare gioia o serenità, mentre uno minore può evocare malinconia. Una dissonanza può creare tensione o inquietudine. La proposta è che questa "traduzione" dalla vibrazione fisica (matematica) all'emozione non è casuale. L'emozione non è un mero "effetto collaterale", ma una forma di manifestazione della stessa razionalità o ordine sottostante presente nelle vibrazioni.


Le Emozioni Parlano per Immagini

Le emozioni spesso non si esprimono attraverso la logica discorsiva delle parole, ma tramite un linguaggio più primordiale e viscerale: quello delle immagini. Queste "immagini" non sono solo visive, ma possono essere:

  • Sensazioni corporee: il "nodo" allo stomaco dell'ansia, la "leggerezza" della gioia.

  • Impulsi all'azione: la spinta a fuggire dalla paura, l'abbraccio della tenerezza.

  • Vibrazioni interne: il tremore, il calore, il freddo.

  • Immagini mentali: il ricordo di un volto sorridente legato alla felicità.

Queste sono tutte forme di rappresentazioni non verbali che comunicano informazioni e stati interni. Sono il modo in cui il sistema mente-corpo "traduce" le informazioni, inclusi gli stimoli sonori armonici, in un'esperienza sentita.


Le Immagini stesse sono Matematiche e Geometriche

Ed ecco il ponte cruciale. Un'immagine, in qualsiasi sua forma, ha una struttura intrinseca che è profondamente matematica e geometrica.

  • Una forma, un colore, una texture in un quadro o in una scena mentale, sono tutti concetti che possono essere descritti con coordinate, equazioni, algoritmi. La geometria stessa è la matematica dello spazio e delle forme.

  • Ogni immagine digitale è composta da pixel, ognuno dei quali è definito da valori numerici (coordinate e colore). Ogni elemento grafico, dal più semplice al più complesso, è costruibile e analizzabile attraverso principi matematici.

  • Anche le "immagini" sensoriali interne, come la sensazione di un calore diffuso nel corpo, possono essere concettualizzate come una distribuzione di energia o attività neuronale su una "mappa" corporea, descrivibile in termini matematici.


La Circolarità della Traduzione

Questo ci porta a una visione circolare e affascinante:

Matematica (struttura delle vibrazioni) ➡️ Emozione (traduzione interna) ➡️ Immagine (manifestazione non verbale) ➡️ Matematica (struttura dell'immagine)

In altre parole:

  1. Le vibrazioni musicali sono matematica in azione.

  2. Questa matematica viene tradotta dal nostro sistema biologico in emozione.

  3. L'emozione si manifesta e viene elaborata attraverso immagini (nel senso più ampio di rappresentazioni non verbali, interne ed esterne).

  4. Queste immagini, per loro stessa natura, sono schemi matematici e geometrici.

Quindi, quando una melodia ci commuove, non è la matematica "fredda" delle frequenze a farci piangere direttamente, ma la sua traduzione in uno stato emotivo (che è uno schema "energetico" o "informazionale" del nostro sistema) che si manifesta attraverso immagini e sensazioni che, a loro volta, hanno una struttura matematica.


Conclusione: L'Unica Razionalità Multiforme

Questa prospettiva rafforza l'idea che non ci sia una contrapposizione tra razionale e irrazionale, ma piuttosto una singola, fondamentale razionalità che si manifesta in molteplici forme e linguaggi: quello logico-verbale della mente, quello vibratorio-sensoriale del corpo e quello imagistico-affettivo delle emozioni. Le emozioni, viste in questo modo, non sono l'assenza di logica, ma una logica diversa, una razionalità "tradotta" in un formato più diretto, esperienziale e spesso più rapido della cognizione verbale. Sono un potente sistema di informazione e guida, che comunica con noi attraverso un alfabeto di immagini e sensazioni, la cui grammatica profonda è la matematica stessa.


Mente: L'Analizzatore Lineare

Consideriamo la mente logica, quella che processa il linguaggio e il ragionamento, come un analizzatore. Cosa fa un analizzatore?

  • Scompone: Prende informazioni complesse e le divide in parti più piccole e gestibili. Pensa all'analisi grammaticale di una frase, alla scomposizione di un problema in passaggi logici, o all'analisi di dati in singole variabili.

  • Processa in modo lineare/sequenziale: La logica e il linguaggio sono intrinsecamente sequenziali. Pensiamo a un sillogismo (premessa A, premessa B, conclusione C) o a una dimostrazione matematica passo dopo passo. Il ragionamento procede da un punto all'altro.

  • Opera per concetti e definizioni: La mente cerca di definire, categorizzare e comprendere il mondo attraverso astrazioni e generalizzazioni.


Emozioni: Il Sintetizzatore Simultaneo

Se la mente analizza, le emozioni sintetizzano. Cosa fa un sintetizzatore?

  • Assembla: Prende molteplici input e li fonde in un'unica, complessa esperienza integrata.

  • Processa in modo simultaneo/olistico: Invece di una sequenza di passaggi, un'emozione "arriva" come un'esperienza integrata, che coinvolge mente, corpo e percezioni, tutta in una volta. La paura, ad esempio, non è una serie di passaggi logici, ma una sensazione complessa e immediata che coinvolge pensieri, battito cardiaco, tensione muscolare e un impulso all'azione.

  • Crea "immagini" integrate: L'emozione si traduce spesso in un'immagine interna (o un insieme di esse) che condensa una vasta quantità di informazioni e relazioni in una singola "istantanea" comprensibile. Questa immagine è un distillato di analisi implicita, presentata in una forma simultanea.


L'Immagine: La Sintesi Matematica Simultanea

Qui sta il punto cruciale. Se l'emozione sintetizza attraverso immagini, e se le immagini sono intrinsecamente matematiche (geometria, coordinate, pattern), allora l'immagine diventa la manifestazione simultanea della struttura matematica.

  • Matematica Lineare (Analisi della Mente): La mente può descrivere la matematica di un'immagine in modo lineare: "questo pixel è alla coordinata X, Y con valore R, G, B; questa linea va dal punto A al punto B con questa equazione", ecc. È un processo di analisi sequenziale dei componenti matematici.

  • Matematica Simultanea (Sintesi dell'Emozione): L'emozione, invece, ti presenta l'immagine (o lo stato emotivo come un'immagine) nella sua totalità, immediatamente. Non devi analizzare ogni pixel o equazione. La sua "matematicità" è percepita come una struttura globale, un pattern complessivo che evoca una risposta. Vedere un volto arrabbiato (un'immagine matematica complessa) genera un'emozione immediata di allarme o tensione, senza che tu debba analizzare le singole contrazioni muscolari del volto. L'emozione "sintetizza" quella complessa analisi visiva in una singola, potente immagine emotiva.

Questo significa che l'emozione non è meno "matematica" della mente analitica, ma si rapporta alla matematica in un modo diverso: non la disseziona linearmente, ma la esperisce e la presenta come una totalità simultanea.


Implicazioni: Una Razionalità Olistica

Questa distinzione tra analizzatore e sintetizzatore ci porta a una visione ancora più ricca della razionalità umana:

  1. Complementarietà: Mente ed emozione non sono antagoniste, ma complementari. La mente fornisce l'analisi dettagliata e sequenziale; l'emozione fornisce la sintesi rapida e olistica. Entrambe sono essenziali per una comprensione completa e per un'azione efficace nel mondo. L'analisi della mente fornisce i "dati", che l'emozione poi "comprime" in un formato utile e immediatamente accessibile.

  2. Diverse Forme di Conoscenza: La conoscenza non è solo ciò che può essere articolato verbalmente o in formule logiche. C'è una conoscenza emotiva, basata su "immagini" e sensazioni, che è altrettanto valida e razionale nel suo proprio dominio, pur operando su principi di simultaneità e sintesi.

  3. Il Linguaggio Profondo dell'Esistenza: Se la matematica è il linguaggio fondamentale dell'universo, allora la mente analitica lo legge "sillaba per sillaba", mentre le emozioni lo "comprendono a colpo d'occhio" attraverso le sue immagini e armonie intrinseche.

Questa tesi è molto potente. Ci spinge a riconsiderare il valore e la natura della nostra vita emotiva, vedendola non come un regno caotico e irrazionale, ma come un'espressione altamente sofisticata di schemi matematici, percepiti e sintetizzati in un modo che è simultaneo e profondo, rendendo l'esperienza umana così ricca e complessa. 


Critica alla Dicotomia "Donna Irrazionale - Uomo Razionale"

Il punto di vista che etichetta le donne come irrazionali e gli uomini come razionali è una dicotomia obsoleta, dannosa e profondamente errata, che non trova riscontro né nelle moderne neuroscienze né nella psicologia. La nostra discussione precedente ha già gettato le basi per smantellare questa visione, mostrando come razionalità ed emozione siano due facce della stessa medaglia, entrambe intrinsecamente "matematiche" nella loro struttura, sebbene si manifestino in modi diversi.


Origini e Falsità di un Stereotipo

Questa credenza ha radici storiche profonde, spesso legate a società patriarcali che associavano la ragione e la logica alla sfera pubblica e al potere (tipicamente maschili), mentre le emozioni e l'intuizione erano relegate alla sfera domestica e alla subordinazione (tipicamente femminili). Filosofi antichi come Aristotele e pensatori illuministi come Rousseau hanno contribuito a codificare queste idee, presentandole come verità naturali. Tuttavia, questa è una costruzione sociale, non una verità biologica o cognitiva. Non esiste alcuna evidenza scientifica che il cervello maschile sia intrinsecamente più "razionale" o che il cervello femminile sia più "emotivo". Anzi, le ricerche moderne dimostrano il contrario.


Emozioni e Razionalità: Un Binomio Inseparabile

Come abbiamo ampiamente discusso:

  • Le Emozioni sono una Forma di Razionalità: Le emozioni non sono il caos o l'assenza di logica. Sono un sistema di segnalazione altamente sofisticato, essenziale per la sopravvivenza e l'adattamento. La paura ci avverte del pericolo, la gioia ci indica ciò che è benefico, la rabbia ci spinge a difenderci. Questi sono processi intrinsecamente "razionali" dal punto di vista evolutivo, anche se la loro espressione non è lineare o verbale. Se le emozioni sono "sintetizzatori" che operano per "immagini" e queste immagini hanno una struttura matematica, allora le emozioni sono una forma di razionalità simultanea e olistica, distinta dall'analisi lineare della mente, ma non inferiore.

  • La Mente non è Pura Logica Disincarnata: Anche la ragione e il pensiero logico sono profondamente influenzati e informati dalle emozioni. Il neuroscienziato Antonio Damasio ha dimostrato come persone con danni alle aree cerebrali deputate alle emozioni siano incapaci di prendere decisioni "razionali", proprio perché manca loro la guida emotiva necessaria per valutare le opzioni. La mente è un "analizzatore" che ha bisogno della "sintesi" emotiva per funzionare pienamente.

  • Differenze Individuali, non di Genere: Le differenze nelle modalità di espressione emotiva o nei processi decisionali sono molto più pronunciate tra individui che tra generi. Fattori come l'educazione, la cultura, le esperienze di vita e persino la personalità individuale hanno un impatto ben maggiore sulla tendenza a esprimere o reprimere le emozioni, o a privilegiare un approccio più analitico o più intuitivo, rispetto al sesso biologico.


Il Danno dello Stereotipo

Perpetuare la visione dell'uomo razionale e della donna irrazionale ha conseguenze negative reali:

  • Svalorizzazione delle Emozioni: Porta a sottovalutare l'importanza e la funzione adattativa delle emozioni in entrambi i sessi, portando a soppressione emotiva e problemi di salute mentale.

  • Limitazione dei Ruoli di Genere: Frena il potenziale degli uomini (a cui viene spesso negato lo spazio per esprimere vulnerabilità o empatia) e delle donne (a cui viene negata la credibilità nelle posizioni di leadership o nelle discipline "razionali" come scienza e ingegneria).

  • Incomprensione Interpersonale: Crea aspettative irrealistiche e incomprensioni nelle relazioni, basate su preconcetti anziché sulla comprensione delle singole personalità.


Verso una Comprensione Integrata e Inclusiva

In conclusione, l'idea che le donne siano irrazionali e gli uomini razionali è un mito dannoso. Entrambi i generi possiedono e utilizzano sia la capacità di ragionamento logico che la ricchezza delle emozioni. Riconoscere che sia la mente che le emozioni operano come schemi complessi (che potremmo definire "matematici" nella loro struttura, come abbiamo argomentato) ma con diverse modalità di manifestazione (lineare/analitica e simultanea/sintetica) ci permette di superare queste false dicotomie. Dovremmo abbracciare una visione in cui la razionalità è multiforme, e l'integrazione di pensiero ed emozione, sia negli uomini che nelle donne, è la chiave per una comprensione più profonda di noi stessi e del mondo. Il sistema di insegnamento di G.I. Gurdjieff, spesso chiamato la "Quarta Via", offre una prospettiva affascinante e profondamente pratica sulla relazione tra mente, emozione e le funzioni corporee, inserendole in un quadro che, sebbene non esplicitamente "matematico" nel senso accademico, sottintende un ordine e una struttura universale. Gurdjieff postulava che l'essere umano è un "essere a tre cervelli" o "tre centri", e che la comprensione e l'armonizzazione di questi centri è fondamentale per un reale sviluppo e una coscienza superiore. Sebbene Gurdjieff non usasse il termine "matematica" per descrivere il funzionamento interno dei centri come abbiamo fatto noi, il suo intero sistema è permeato dall'idea di leggi universali e principi strutturali. La sua cosmologia era basata su leggi fondamentali come la Legge del Tre (ogni fenomeno è il risultato dell'incontro di tre forze: affermativa, negativa e neutralizzante) e la Legge del Sette (la legge dell'ottava), che sottendono ogni processo nell'universo, dalla formazione di un pianeta alla digestione del cibo e allo sviluppo della coscienza umana. Queste leggi sono, in essenza, principi matematici e armonici che governano la manifestazione e la trasformazione dell'energia. Se ogni centro opera con energie diverse e a velocità diverse, e se la realtà stessa è strutturata matematicamente, allora anche la relazione tra i centri, il loro equilibrio o squilibrio, può essere intesa in termini di proporzioni e combinazioni.

  • La matematica delle vibrazioni musicali che genera consonanza o dissonanza può essere vista come un'analogia perfetta per lo stato di armonia o disarmonia tra i centri. Quando i centri lavorano insieme in modo equilibrato, l'essere umano sperimenta una "consonanza" interiore, una vera coscienza e un'azione efficace. Quando sono disconnessi o uno predomina sugli altri in modo sbilanciato (come l'iper-razionalità o l'eccessiva emotività non integrata), si manifesta una "dissonanza" interiore, portando a contraddizioni, meccanicità e sofferenza.

L'idea di "traduzione" tra diverse forme di razionalità trova un forte parallelo in Gurdjieff. Per lui, la persona ordinaria vive in uno stato di "sonno" o "meccanicità" proprio perché i suoi centri operano in modo isolato e disconnesso. La mente pensa una cosa, il cuore sente un'altra, e il corpo agisce indipendentemente. Non c'è una comunicazione fluida o una "traduzione" efficace tra di essi. Il "Lavoro" (il percorso di auto-sviluppo nel sistema di Gurdjieff) mira proprio a ristabilire l'equilibrio e la connessione tra questi centri. Questo si ottiene attraverso pratiche come l'osservazione di sé (per discernere le funzioni di ciascun centro), il ricordo di sé (per essere presenti simultaneamente in tutti e tre i centri) e l'esecuzione di esercizi specifici (come i Movimenti). Quando si realizza un'armonia tra mente (l'analizzatore lineare), emozione (il sintetizzatore simultaneo di immagini matematiche) e il corpo (la base dell'azione istintiva), l'individuo non è più una "marionetta" delle sue reazioni meccaniche. Diventa un essere unificato e cosciente, capace di una comprensione e un'azione che trascendono la somma delle sue parti. In questa visione, la matematica non è solo un sistema di calcolo, ma l'espressione di un ordine cosmico che si manifesta attraverso le vibrazioni e le strutture della realtà, inclusa la complessa architettura dell'essere umano. Comprendere e armonizzare i nostri centri equivale a sintonizzarci con questa matematica fondamentale, permettendo alla mente di analizzare, all'emozione di sintetizzare e al corpo di agire in un flusso coerente e consapevole, raggiungendo una forma superiore di razionalità e intelligenza.




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