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Il Fantasma nell'Intersoggettività: Perché la Scienza è solo un Consenso Precario di Illusioni Collettive


Per decenni, il progresso scientifico e filosofico ha riposato su pilastri apparentemente inamovibili: l'esistenza di un soggetto coerente e autonomo, dotato di razionalità e in grado di accedere a una realtà oggettiva, e la possibilità di costruire una conoscenza oggettiva attraverso la convergenza di tali soggetti razionali, ovvero l'intersoggettività. Tuttavia, a partire dalla metà del XX secolo, una corrente di pensiero radicale, nota come post-strutturalismo, ha sferrato un attacco implacabile a queste fondamenta, minando non solo la nozione di oggettività scientifica, ma la stessa idea di chi o cosa sia il "soggetto" conoscente. Se il soggetto è frammentato, contingente e socialmente costruito, allora anche l'intersoggettività che ne deriva sarebbe altrettanto precaria, incapace di fungere da base per un'oggettività solida.


La Decostruzione del Soggetto Coerente: Dall'Illuminismo alla Dispersione

La filosofia occidentale, fin dai tempi di Cartesio con il suo "Cogito, ergo sum", ha elevato il soggetto razionale e consapevole a fondamento della conoscenza. Il soggetto illuminista era visto come un'entità unitaria, autonoma, libera e padrona di sé, capace di trascendere le proprie contingenze e accedere a una verità universale attraverso la ragione. Anche se Kant ha introdotto limiti alla conoscenza e alla metafisica, il soggetto trascendentale rimaneva l'architetto del significato e dell'esperienza. Il post-strutturalismo, erede e critico dello strutturalismo (che vedeva il soggetto come un effetto di strutture linguistiche e sociali), ha radicalizzato questa critica. Autori come Jacques Derrida, Michel Foucault, Roland Barthes e Julia Kristeva hanno demolito l'idea di un "io" stabile, coerente e indipendente.

  1. La Morte dell'Autore (Roland Barthes): Barthes, nel suo saggio seminale, ha dichiarato la "morte dell'autore", argomentando che il significato di un testo non risiede nelle intenzioni o nella coscienza del suo creatore, ma è prodotto dal lettore nell'atto di lettura. Questa idea si estende al soggetto in generale: la nostra identità non è un'essenza interna e preesistente, ma un effetto del linguaggio e dei discorsi che ci attraversano. Se l'autore di un testo è un'illusione, anche l'autore della propria vita potrebbe esserlo.

  2. Il Soggetto Come Effetto del Linguaggio (Jacques Derrida): Derrida ha mostrato come il linguaggio, attraverso la sua intrinseca natura di "differenza" (différance), operi al di là del controllo di qualsiasi soggetto. Le parole non sono meri strumenti che un soggetto autonomo utilizza per esprimere significati preformati; piuttosto, è il sistema linguistico stesso a costituire i significati e, di conseguenza, a "posizionare" il soggetto. Il soggetto non è un'origine, ma un nodo in una rete di significati sempre differiti.

  3. Il Soggetto Annullato dalle Strutture di Potere (Michel Foucault): Foucault ha probabilmente fornito la critica più incisiva all'autonomia del soggetto. Per Foucault, il soggetto non è un'entità libera, ma un "effetto" di specifiche configurazioni di potere-sapere. Attraverso pratiche disciplinari (scuola, prigione, ospedale, fabbrica) e discorsi scientifici (medicina, psichiatria), il corpo e la mente sono modellati, normalizzati e controllati. La stessa nozione di "individuo" è una costruzione storica, un prodotto delle tecnologie di potere che cercano di renderci soggetti governabili. La "soggettività" in Foucault è ciò che siamo resi, non ciò che siamo per natura.

  4. Il Soggetto Diviso e Pulsionale (Julia Kristeva): Kristeva, influenzata dalla psicoanalisi e dalla semiotica, ha esplorato il soggetto come un'entità divisa, attraversata da forze pre-linguistiche e pulsionali (il "semiotico") che sfuggono al controllo della coscienza e del linguaggio razionale (il "simbolico"). Questa visione mina l'idea di un "io" unitario e razionale, mostrando come siamo costantemente scissi e influenzati da dinamiche inconsce e corporee.

In sintesi, per i post-strutturalisti, il soggetto non è un fondamento stabile, ma una costruzione frammentata, contingente, discorsiva e modellata dal potere. L'idea di un "io" autonomo e coerente è un'illusione, un'ideologia necessaria per il funzionamento di certe strutture sociali e politiche.


L'Intersoggettività Precaria: Un Consenso tra Frammenti?

Se il soggetto è già un'entità precaria e costruita, quali implicazioni ha questo per l'intersoggettività, il meccanismo attraverso cui la scienza presume di raggiungere l'oggettività?

La teoria tradizionale dell'intersoggettività suggerisce che la convergenza di diverse prospettive individuali, attraverso la discussione razionale, la verifica empirica e la replicabilità, possa superare i limiti della soggettività singola per approdare a una conoscenza valida e oggettiva. Si assume che, nonostante le differenze individuali, esista una base comune di razionalità e una realtà esterna a cui tutti i soggetti possono, in linea di principio, accedere. Ma se il soggetto è frammentato e socialmente costruito, allora:

  1. L'Intersoggettività come Consenso "Forzato" o Convenzionale: Se le soggettività non sono entità autonome che liberamente convergono su una verità, ma sono esse stesse plasmate da discorsi e relazioni di potere, allora anche il "consenso" che ne deriva non è una scoperta di verità, ma un'adesione a convenzioni imposte o negoziate all'interno di un dato regime di verità. Le "verità" scientifiche accettate da una comunità potrebbero essere meno il frutto di una ricerca neutrale e più il risultato di una "normalizzazione" delle prospettive in linea con i paradigmi dominanti e gli interessi sottostanti.

  2. La Replicabilità Come Effetto Disciplinare: La replicabilità degli esperimenti, un pilastro dell'oggettività, potrebbe essere vista non come una prova di una realtà indipendente, ma come un segno dell'efficacia delle pratiche disciplinari e della diffusione di un dato "dispositivo" epistemico. Se tutti gli scienziati sono stati formati nello stesso modo, con gli stessi strumenti concettuali e tecnici, è quasi inevitabile che arrivino a risultati simili. Questo non significa che i risultati corrispondano alla realtà "nuda", ma che essi riflettono la coerenza interna di un sistema discorsivo e pratico.

  3. La "Verità" Come Effetto di Potere-Sapere: Seguendo Foucault, la conoscenza scientifica non è mai separata dal potere. I discorsi scientifici non si limitano a descrivere il mondo, ma lo costituiscono, classificano e controllano. L'intersoggettività, in questa luce, non è il processo di scoperta della verità, ma il meccanismo attraverso cui una certa "volontà di sapere" (volonté de savoir), intrisa di potere, si impone e si stabilizza, producendo i suoi specifici "effetti di verità". Ciò che viene accettato come "oggettivo" è ciò che un dato regime di sapere-potere autorizza.

  4. Incommensurabilità Radicalizzata: Se Kuhn parlava di incommensurabilità tra paradigmi, il post-strutturalismo estende questa idea a un livello più profondo. Se i soggetti stessi sono costituiti in modi radicalmente diversi da discorsi e pratiche, allora la possibilità di una comprensione reciproca e di una convergenza significativa tra di loro potrebbe essere fondamentalmente limitata. Ogni "intersoggettività" sarebbe un'area di sovrapposizione precaria e provvisoria tra soggettività intrinsecamente non commensurabili.


Le Implicazioni per l'Oggettività Solida: Un Sogno Impossibile?

Se la soggettività è frammentata e socialmente costruita, e l'intersoggettività è un consenso precario, allora l'idea di un'oggettività solida e indipendente dalla mente umana appare come un'illusione, o un costrutto ideologico. Il post-strutturalismo non nega l'esistenza del mondo esterno, ma mette in discussione la nostra capacità di accedervi in modo non mediato e di conoscerlo "come è realmente".

  • La Scienza come Narrazione: In questa prospettiva, la scienza non è la scoperta di verità eterne, ma una narrazione dominante, un discorso autorevole che, attraverso le sue specifiche procedure (intersoggettive), produce ciò che viene accettato come "reale" o "vero" in un dato momento storico. Queste narrazioni sono potenti e efficaci, ma non sono intrinsecamente più "vere" di altre narrazioni (culturali, artistiche, religiose), se non per il loro potere di imporsi e di modellare la realtà.

  • L'Oggettività Come Effetto Retorico: L'oggettività non sarebbe una proprietà della conoscenza in sé, ma un effetto retorico e discorsivo, una pretesa di neutralità che maschera le sue radici nella soggettività multipla e nel potere. Affermare che qualcosa è "oggettivo" è un modo per legittimarlo e sottrarlo alla critica.


Vivere Senza Certezze?

Le teorie post-strutturaliste ci lasciano con una visione della conoscenza e della soggettività profondamente perturbante. L'idea di un soggetto autonomo e di un'oggettività solida si rivelano come costrutti storici e culturali, piuttosto che come dati naturali. Questa prospettiva non è senza conseguenze:

  • Sfida all'Autorità Scientifica: Se la scienza è una narrazione tra le altre, se la sua oggettività è precaria, allora la sua autorità epistemica si riduce, aprendo spazio al relativismo e alla negazione delle scoperte scientifiche basate su assunti di verità "alternativi".

  • Responsabilità Etica e Politica: D'altro canto, la decostruzione del soggetto e dell'oggettività ci costringe a riconoscere la responsabilità etica e politica inerente a ogni produzione di conoscenza. Non possiamo più pretendere che la scienza sia neutrale e indipendente dai valori; è sempre implicata in relazioni di potere e nella costruzione del mondo che descrive.

In definitiva, il post-strutturalismo ci invita a una profonda umiltà intellettuale. Forse l'oggettività, come l'abbiamo tradizionalmente intesa, è un sogno irrealizzabile, un desiderio metafisico che deve essere abbandonato. Ciò che rimane è un campo di forze dinamico di discorsi e soggettività frammentate, dove la "verità" è costantemente negoziata, contestata e ricostruita, mai veramente "solida", ma sempre precaria, contingente e profondamente umana. L'Io è morto, e con esso, forse, anche la possibilità di un'oggettività definitiva, lasciandoci a navigare in un mare di significati in costante movimento.



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