Una volta, un giovane uomo, desideroso di raggiungere l'illuminazione e comprendere i misteri della vita, viaggiò per anni alla ricerca di un vero maestro. Aveva sentito parlare di un saggio rinomato che viveva in una remota montagna e decide di recarsi da lui.
Arrivato al rifugio del saggio, trovò un uomo dall'aspetto imponente, con una lunga barba bianca e uno sguardo penetrante. Il saggio lo accolse con un'aria di profonda solennità. "Sei venuto a cercare la verità," disse il saggio con voce grave. "La verità si manifesta solo a coloro che sono pronti a rinunciare a tutto."
Il giovane, ingenuo e pieno di entusiasmo, rispose: "Maestro, sono pronto a fare qualsiasi cosa. Ho lasciato la mia casa, la mia famiglia, le mie ricchezze. Sono qui per imparare."
Il saggio annuì. "Molto bene. Per prima cosa, dovrai dimostrare la tua devozione. Per tre mesi, dovrai servirmi senza fare domande. Farai tutto ciò che ti chiedo, non importa quanto ti sembri strano o difficile."
Il giovane accettò con fervore. Per i mesi successivi, il saggio gli affidò compiti bizzarri e umilianti. Gli ordinò di pulire le stalle, di cucinare pasti immangiabili, di camminare per chilometri sotto il sole cocente per raccogliere erbe comuni, e persino di restare in silenzio per giorni interi senza proferire parola. Spesso, il saggio lo rimproverava aspramente per errori insignificanti, o lo ignorava completamente per lunghi periodi.
Il giovane, sebbene a volte perplesso e scoraggiato, si aggrappava alla sua fede nel saggio, convincendosi che queste prove fossero parte di un misterioso processo di purificazione e apprendimento. Altri allievi, attratti dalla reputazione del saggio, arrivavano e venivano sottoposti a prove simili. Alcuni abbandonavano, frustrati e delusi, ma il giovane, convinto di essere vicino alla verità, persisteva.
Dopo tre mesi, il saggio convocò il giovane. "Hai dimostrato una grande perseveranza," disse il saggio con un sorriso enigmatico. "Ora sei pronto per l'ultimo insegnamento." Il giovane si prostrò, col cuore che batteva forte per l'attesa.
"L'ultimo insegnamento," continuò il saggio, "è questo: la verità non si trova in luoghi remoti, né si compra con sacrifici insensati. La verità è dentro di te, ed è accessibile a chiunque sia disposto a guardare con onestà e discernimento. Io non sono un maestro, se non nell'aver mostrato quanto facilmente un cuore sincero possa essere sviato da false promesse e rituali vuoti. Tu, come molti altri, hai cercato un'autorità esterna per convalidare la tua ricerca, invece di fidarti della tua intuizione. La vera saggezza non ha bisogno di apparati, di prove, né di un intermediario."
Il giovane rimase attonito. Si rese conto che il saggio non era affatto un illuminato, ma un uomo astuto che sfruttava l'ingenuità altrui. La sua delusione fu immensa, ma insieme ad essa sorse una profonda comprensione. Aveva cercato la saggezza fuori di sé, in un'illusione creata da un falso maestro, quando la chiave era sempre stata nel suo stesso cuore.