I Signori dell'Indifferenza: Psicopatici al Potere? Il Potere Secondo Gurdjieff e la Psicologia Moderna
Il brano tratto dal "Belzebù" di G.I. Gurdjieff offre uno spaccato satirico e profondamente critico della psicologia dei detentori di potere. Attraverso la lente del saggio Mullah Nassr Eddin, Gurdjieff dipinge un quadro di figure la cui "importanza" è inversamente proporzionale alla loro consapevolezza e responsabilità. Questo profilo, apparentemente caricaturale, rivela dinamiche psicologiche sorprendentemente attuali, che possono essere illuminate e approfondite dalla psicologia moderna, in particolare nell'ambito della psicopatologia e delle scienze cognitive.
La Patologia dei "Calli ai Piedi": L'Assenza di Sforzo Esserico
Gurdjieff apre con l'affermazione del Mullah Nassr Eddin: "Il grado d'importanza di questa gente dipende solo dal numero dei calli che hanno ai piedi". Questa frase, apparentemente enigmatica, suggerisce che la loro "importanza" è una costruzione artificiale, non radicata in un autentico merito o sforzo interiore, ma piuttosto in un'inerzia dettata da abitudini e privilegi. La ricchezza e l'agio ("nutrirsi a sazietà", "soffici sofà inglesi") anestetizzano la necessità di un sincero pensiero e di un sforzo esserico. Per Gurdjieff, l'essere tricerebrale (l'essere umano completo, che integra mente, emozioni e corpo) dovrebbe essere capace di un pensiero intenzionale e consapevole. Invece, i detentori di potere cadono vittime della "funesta proprietà consistente nel 'cercar di rendersi la vita tranquilla'". Dobbiamo considerare anche che i "calli" sono un riferimento agli "ammortizzatori" della personalità. Quindi Gurdjieff sta dicendo a chiare lettere che l'importanza di questi uomini dipende da quanto sanno mentire bene. Dal punto di vista della psicologia moderna, questa tendenza a "rendersi la vita tranquilla" a discapito della responsabilità può essere interpretata come una manifestazione di anestesia emotiva e cognitiva. La dissonanza cognitiva può giocare un ruolo cruciale: per mantenere un'immagine di sé positiva nonostante azioni o inazioni moralmente discutibili, la mente si adatta riducendo la percezione del danno o la propria responsabilità. Inoltre, il privilegio e l'agio prolungato possono portare a una desensibilizzazione nei confronti delle sofferenze altrui. La mancanza di "sforzo esserico" può essere ricondotta a una forma di pigrizia mentale o apatia, spesso associata a disturbi di personalità come il narcisismo o la psicopatia, dove l'empatia è ridotta o assente e l'interesse primario è il proprio benessere. La ricerca del comfort e l'evitamento dello sforzo possono essere visti come meccanismi di evitamento patologico, dove la responsabilità è percepita come una minaccia alla propria tranquillità.
Il Pensiero Automatico: Bighellonare sulla Promenade della Mente
Gurdjieff prosegue descrivendo il pensiero dei detentori di potere come automatico, "senza la minima spinta intenzionale di una parte qualsiasi della loro presenza". I loro pensieri, stimolati da "riflessi dello stomaco e degli organi sessuali", vagano liberamente come se "bighellonassero di sera a Parigi lungo il Boulevard des Capucines". Gli esempi forniti – vendetta per uno sguardo, frustrazione per una scommessa persa, speculazioni finanziarie fini a sé stesse – evidenziano una mente egocentrica e priva di una vera direzione o profondità. La psicologia moderna riconosce ampiamente il concetto di pensiero automatico, un processo cognitivo inconscio e involontario che non richiede sforzo. Tuttavia, mentre un certo grado di automatismo è funzionale nella vita quotidiana, la sua predominanza nel processo decisionale di chi detiene il potere è problematica. In questi individui, il pensiero automatico sembra essere disconnesso da un processo riflessivo e critico. Questo può essere correlato a:
Bias cognitivi: I detentori di potere possono essere particolarmente inclini a bias come il bias di conferma (cercare solo informazioni che confermano le proprie convinzioni preesistenti), il bias di auto-servizio (attribuire i successi a se stessi e i fallimenti a fattori esterni) e l'illusione di controllo. Questi bias rafforzano il pensiero automatico e ostacolano la valutazione oggettiva della realtà.
Narcisismo e megalomania: Un marcato egocentrismo e una grandiosa percezione di sé possono portare a considerare solo ciò che è direttamente rilevante per il proprio benessere e potere, ignorando le implicazioni più ampie delle proprie azioni. I pensieri si concentrano su vendette personali, guadagni individuali o questioni triviali, riflettendo una mente autoreferenziale.
Dissociazione: In alcuni casi estremi, l'indifferenza e la mancanza di pensiero intenzionale potrebbero rasentare una forma di dissociazione dalla realtà esterna e dalle sue implicazioni etiche. I processi mentali sono scollegati da un senso di responsabilità sociale o morale.
Disturbo antisociale di personalità: La tendenza a manipolare, l'assenza di rimorso e la focalizzazione sui propri vantaggi, come l'esempio del "fare questo, questo e quest'altro" per arricchirsi anche a discapito degli altri, sono tratti distintivi di questo disturbo. La loro capacità di agire "senza averne alcuna intenzione e a volte addirittura in modo semintenzionale" per accelerare la distruzione reciproca, per un guadagno personale, è un segno della loro pericolosa psicopatia.
La Breve Parentesi del Rimorso: Stimoli Esterni e la Caducità della Promessa
Gurdjieff ammette che, talvolta, questi individui possono essere spinti a "pensare con sincerità e con senno alle questioni più serie". Tuttavia, queste riflessioni sono quasi sempre attivate da stimoli esterni accidentali: la morte di un parente, un'offesa grave, un favore inaspettato o il presentimento della fine. In questi momenti di crisi o vulnerabilità, essi provano "profondo turbamento" e giurano di impegnarsi per prevenire orrori futuri. Ma il problema è che, una volta che lo stomaco è "vuoto" o che le "impressioni d'origine esterna" svaniscono, essi dimenticano subito la parola data e riprendono le loro abitudini distruttive. La psicologia moderna può interpretare questo fenomeno attraverso diversi costrutti:
Resilienza patologica o adattamento disfunzionale: La capacità di riprendersi rapidamente da un disagio emotivo, senza che vi sia un cambiamento comportamentale duraturo, può essere vista come una forma di resilienza disfunzionale. Invece di imparare dall'esperienza e modificare il proprio comportamento, l'individuo torna allo stato pre-crisi, spesso senza un'elaborazione emotiva o cognitiva significativa.
Meccanismi di difesa immaturi: La negazione, la razionalizzazione e lo spostamento sono meccanismi di difesa che permettono all'individuo di evitare la responsabilità o il disagio. Il rimorso temporaneo è presto sostituito da questi meccanismi, che permettono di tornare al "cercar di rendersi la vita tranquilla".
Amnesia di stato dipendente: Anche se non una vera e propria amnesia, il cambiamento di stato emotivo e fisiologico (dallo sconforto alla "normalità" del "soffice sofà") può rendere difficile l'accesso e l'integrazione delle riflessioni e delle promesse fatte in quello stato alterato.
Mancanza di sviluppo morale: Secondo teorie come quella di Lawrence Kohlberg sullo sviluppo morale, questi individui potrebbero rimanere bloccati a stadi pre-convenzionali o convenzionali, dove le decisioni sono basate su ricompense, punizioni o l'approvazione esterna, piuttosto che su principi etici interni. Le promesse fatte in un momento di debolezza sono transitorie perché non radicate in un profondo sistema di valori.
Dipendenza da rinforzi esterni: Il loro comportamento è guidato da stimoli esterni o dalla ricerca di gratificazione immediata, piuttosto che da una motivazione intrinseca al bene comune. Quando lo stimolo negativo svanisce, svanisce anche la motivazione al cambiamento.
L'Egocentrismo e l'Accelerazione della Distruzione Reciproca:
L'Apice della Patologia
Gurdjieff conclude il suo profilo affermando che questi detentori di potere, non essendo "preparati a diventare onesti esseri responsabili", contribuiscono ad "affrettare il successivo processo di reciproca distruzione, sperando addirittura che si allarghi nella misura più ampia possibile". Questa "mostruosità" nasce dalla speranza di profitti personali o per i propri congiunti, convinzione che il guadagno aumenti con l'estensione della distruzione. Gurdjieff critica anche le "società" create per il bene comune, come la "Società delle Nazioni", che falliscono costantemente a causa delle "mire egoistiche e ambiziose" dei loro membri. L'unica iniziativa che non mandano a picco sono "quelli da cui possono aspettarsi consistenti profitti personali per sé o per gli esseri della propria casta". Questa descrizione si allinea a diverse teorie psicopatologiche:
Psicopatia e sociopatia: L'assenza di rimorso, la manipolazione, il disprezzo per le norme sociali e l'orientamento al proprio tornaconto personale, anche a costo di causare danni diffusi, sono caratteristiche centrali della psicopatia e della sociopatia. La speranza di trarre profitto dalla "reciproca distruzione" è un indicatore agghiacciante di questa patologia.
Disturbo narcisistico di personalità (NPD): L'arroganza, la mancanza di empatia, la necessità di ammirazione e lo sfruttamento degli altri per i propri fini sono tratti distintivi del NPD. La convinzione di essere superiori e di meritare privilegi può portare questi individui a giustificare qualsiasi azione che li avvantaggi, anche se dannosa per la collettività.
Corruzione sistemica e patologie organizzative: A un livello più ampio, il testo di Gurdjieff descrive un fenomeno che va oltre l'individuo e si estende alla cultura organizzativa. Quando i detentori di potere sono dominati da questi tratti patologici, essi creano sistemi che incentivano comportamenti egoistici e disfunzionali. Le "società" per il bene comune falliscono perché la struttura e la cultura sono permeate da queste dinamiche.
Deumanizzazione: Per poter perpetrare o beneficiare della "reciproca distruzione", è necessario un processo di deumanizzazione delle vittime. Ridurre gli altri a mere pedine o strumenti per il proprio tornaconto facilita l'attuazione di politiche dannose senza provare empatia o rimorso.
In definitiva, Gurdjieff dipinge un ritratto cupo ma preciso dei detentori di potere, rivelando una psicologia dominata dall'egocentrismo, dalla pigrizia mentale, dalla mancanza di responsabilità e da una pericolosa indifferenza al bene comune. La psicologia moderna non solo conferma la validità di queste osservazioni, ma offre anche strumenti per comprenderne le radici patologiche e le manifestazioni cliniche, evidenziando come tratti come il narcisismo, la psicopatia e l'anestesia emotiva possano tradursi in decisioni politiche disastrose. Il problema, suggerisce Gurdjieff, non è solo la malvagità intenzionale, ma un profondo deficit di consapevolezza e di sviluppo interiore che rende questi individui inadatti a gestire le sorti dell'umanità.
L'Illusione del Progresso Esterno:
Quando il Cambiamento Sociale Incontra la Morte Interiore
Il passo di Gurdjieff ci ha offerto una lente acuta per scrutare la psicologia dei detentori di potere, rivelando una profonda meccanicità e un'assenza di sforzo esserico. Ma la sua visione non si ferma a una critica dei "governanti"; essa si estende a una condanna ben più radicale dell'illusione diffusa che i cambiamenti esteriori della società possano, da soli, condurre a un vero progresso. Gurdjieff ci invita a riflettere su un'amara verità: l'umanità, nella sua condizione attuale di "esseri meccanici", è incapace di generare un autentico miglioramento senza una trasformazione interiore.
La Società come Specchio della Meccanicità Umana
Per Gurdjieff, la società è intrinsecamente un riflesso dello stato dell'essere dei suoi componenti. Se gli individui sono dominati da automatismi, egoismo e un pensiero che "bighellona" senza una guida consapevole, è ingenuo aspettarsi che le istituzioni da essi create possano agire diversamente. Le "Società delle Nazioni" menzionate nel testo, con i loro nobili motti e le loro intenzioni apparentemente lodevoli, sono destinate a fallire non per una qualche sfortuna esterna, ma perché i loro membri, pur seduti a un tavolo per il bene comune, rimangono prigionieri delle stesse "mire egoistiche e ambiziose" che minano ogni sforzo autentico. La critica gurdjieffiana è rivolta a coloro che credono che basti cambiare le regole, le leggi, i sistemi politici o economici per risolvere i problemi dell'umanità. È la fede cieca nel paradigma materialistico del progresso, dove il benessere è misurato da indicatori economici o da riforme strutturali, piuttosto che da una crescita della coscienza. Si illudono che una società più giusta o più pacifica possa emergere da un aggregato di individui che rimangono interiormente in balia dei loro "riflessi dello stomaco e degli organi sessuali", come descritto per i politici. Senza un lavoro su se stessi, senza il "sincero pensare" e lo "sforzo esserico", ogni tentativo di riforma sociale è destinato a essere un mero riassetto di superfici, un castello di carte che crollerà alla prima ventata di interesse personale o opportunismo.
L'Evoluzione dell'Umanità e del Pianeta: Un Percorso per Pochissimi
Gurdjieff postula un legame indissolubile tra l'evoluzione dell'umanità e quella del pianeta Terra. In questa visione, la Terra stessa è un organismo vivente che necessita della cooperazione e della consapevolezza dei suoi abitanti per un'evoluzione armoniosa. Tuttavia, la massa dell'umanità, immersa nella sua meccanicità, non solo ostacola questa evoluzione, ma la trascina verso la "reciproca distruzione". Questo porta a una conclusione scomoda ma centrale nel pensiero gurdjieffiano: la vera evoluzione dell'umanità è un percorso che può essere intrapreso solo da pochissimi. Questi "pochissimi" sono gli individui che, attraverso un lavoro interiore rigoroso e costante, riescono a liberarsi dagli automatismi, a sviluppare una coscienza più profonda e a operare con vera intenzione. Non è un privilegio di nascita o di status sociale, ma una conquista ardua e solitaria. L'idea che un'intera specie possa evolvere simultaneamente e senza sforzo è per Gurdjieff una fantasia pericolosa, una delle tante "favole" che l'uomo racconta a se stesso per evitare la scomoda verità della propria condizione. La maggior parte degli esseri umani è destinata a rimanere nel ciclo della meccanicità, con le sue inevitabili conseguenze di sofferenza e conflitto, perché manca la volontà cosciente di intraprendere il lavoro su di sé. Il progresso "esterno" è solo un palliativo, una distrazione da questa mancanza fondamentale.
La Politica come unico Regolatore della Follia Meccanica
E qui si inserisce la cruda, ma per Gurdjieff necessaria, giustificazione dell'esistenza stessa della politica nella sua forma attuale. Se l'umanità è composta prevalentemente da "esseri meccanici", incapaci di agire con vera coscienza e intenzionalità, allora la politica diventa un dispositivo di controllo e regolazione indispensabile. Essa agisce come un sistema di freni e contrappesi, un insieme di regole e gerarchie, che, pur imperfetto e spesso corrotto, impedisce che la totale assenza di coscienza sfoci nel caos assoluto e nella barbarie immediata. Senza questo "dispositivo", gli impulsi primari, egoistici e distruttivi, che Gurdjieff attribuisce alla "psichismo anormale" dei detentori di potere (e che sono, in diversa misura, presenti in ogni individuo non risvegliato), si scatenerebbero senza alcun limite. La politica, con le sue istituzioni, le sue leggi, i suoi compromessi e persino le sue ipocrisie, è il male minore che permette alla società meccanica di non autodistruggersi istantaneamente. È un sistema che, per quanto inefficace nel promuovere un vero sviluppo, è l'unico che gli "umani meccanici" possono sostenere e tollerare, poiché non richiede da loro un cambiamento interiore radicale. È l'organizzazione del caos potenziale, la sua canalizzazione in forme meno immediate di distruzione.
Oltre la Critica: La Chiamata al Risveglio Individuale
La critica di Gurdjieff non è dunque nichilista, ma piuttosto una chiamata al risveglio individuale. Egli smaschera l'illusione che le soluzioni esterne possano compensare la mancanza di evoluzione interiore. La vera speranza non risiede in un partito politico ideale o in una riforma sociale perfetta, ma nella possibilità che un numero crescente di individui intraprenda il lavoro su se stessi, trasformando la propria meccanicità in coscienza. Solo allora, e solo per questi "pochissimi", diventa possibile trascendere il "bighellonare" della mente e contribuire a una vera evoluzione, sia personale che, indirettamente, planetaria. La politica attuale, con tutte le sue imperfezioni, è il meglio che la nostra meccanicità può produrre; il suo superamento non avverrà attraverso una rivoluzione esterna, ma solo attraverso un'intensa rivoluzione interiore.