Gurdjieff e la Grande Mascherata: Il Verdetto sulla Cecità Intellettuale di Scienziati e Filosofi del Vostro Secolo
La ricerca di una comprensione profonda della natura umana ha affascinato filosofi e pensatori per millenni. In un'epoca dominata da rapidi progressi scientifici e tecnologici, l'interrogativo su cosa significhi essere veramente "uomo" rimane più pertinente che mai. Georgij Ivanovič Gurdjieff, una figura enigmatica e influente del XX secolo, offre una prospettiva radicale e provocatoria su questa questione, sfidando le nostre concezioni preconcette di coscienza, volontà e individualità. Attraverso le sue conferenze e scritti, come il celebre "I racconti di Belzebù a suo nipote", Gurdjieff demolisce l'immagine dell'uomo moderno come essere autonomo e pienamente consapevole, presentandolo piuttosto come una "macchina" complessa, quasi interamente reattiva alle influenze esterne.
La Tragicomica Illusione dell'Uomo Moderno: Un Automa che si Crede Dio
Gurdjieff inizia la sua argomentazione con una distinzione affilata come una lama, una dicotomia che dovrebbe far tremare i troni di ogni autoproclamato intellettuale. C'è l'"uomo vero", quello "quale dovrebbe essere", e poi c'è l'"uomo-tra-virgolette", cioè la quasi totalità dei nostri contemporanei. Ma attenzione, signori filosofi e scienziati, la vostra altisonante anatomia, fisiologia e psicologia non vi saranno d'aiuto qui. Le vostre categorie, così precise e autocelebrative, sono cieche a ciò che realmente conta. Perché, vedete, le caratteristiche da voi descritte sono presenti in tutti, in varia misura, come se la mera esistenza di un fegato o di un cervello bastasse a definire l'umanità! Il vero criterio, l'unica definizione "completa ed esauriente", è questa, e preparatevi a farvi male: "L'uomo è un essere che può 'fare', e 'fare' significa agire coscientemente e di propria iniziativa". Immaginate il sussulto tra le file dei nostri luminari! Agire coscientemente? Di propria iniziativa? Qui Gurdjieff affonda il colpo, con la beffarda certezza di chi vede la verità nuda e cruda: "No, rispondiamo subito." Il motivo? Semplice, e brutalmente dimostrato dall'Istituto per lo Sviluppo Armonico dell'Uomo (sì, quel nome pomposo che fa tanto "scienza", ma che qui ha il sapore di un ghigno): "nell'uomo contemporaneo tutto, assolutamente tutto, da capo a fondo si fa da sé." Non c'è un solo atomo di iniziativa personale. Nella vita personale, familiare, sociale, politica, nelle scienze, nelle arti, in filosofia, in religione – in ogni singolo ambito di questa tragicomica esistenza – "tutto, dall'inizio alla fine, si fa da sé". E nessuno, nemmeno uno di queste "vittime della civiltà contemporanea", può "fare" alcunché. Pensateci, voi che vi crogiolate nella vostra presunta autonomia intellettuale: siete solo burattini ben oliati, mossi da forze che neanche sospettate, mentre vi vantate della vostra libera ricerca. Che patetico spettacolo!
La "Volontà": Un Sogno Bagnato di Illusione per Menti "Indagatrici" (e Ingenue)
Gurdjieff, con la sua sfrontata onestà, ci informa che la "scienza positiva esatta" concorda! Sì, quella stessa scienza che tanto osannate, che vi dà l'illusione di aver compreso tutto, vi dice che l'uomo è un "organismo molto complesso", capace di reagire in modo altrettanto complesso alle impressioni esterne. Ma ahimè, voi "osservatori ingenui" scambiate queste reazioni di riflesso per "azioni umane... del tutto spontanee". Gurdjieff, invece, non ha peli sulla lingua: l'uomo ordinario è "totalmente incapace della minima parola o del minimo gesto indipendenti e spontanei". Non siete altro che "risultato di influenze esterne, una macchina trasformatrice, una sorta di stazione trasmittente di forze". E la vostra tanto decantata "volontà"? Gurdjieff la nega "recisamente". Non esiste. Non nella "presenza generale dell'uomo ordinario". Quella che voi chiamate "volontà" non è altro che la "risultante dei desideri", un miscuglio casuale di impulsi interni ed esterni, come un venticello che muove le foglie e le fa credere di volare. La vera volontà, amici miei, quella che "fa", è una "combinazione specifica" ottenuta da "proprietà ben precise, sviluppate con sistemi speciali in se stessi". È il segno di un "altissimo grado di essere". E solo chi possiede un tale grado può "fare". Tutti gli altri? "Semplici automi, macchine e giocattoli meccanici messi in movimento da forze esterne". Siete congegni, agite solo perché c'è una "molla" esterna che vi spinge. E la cosa più esilarante è che non potete "allungare, né accorciare, né modificare di propria iniziativa" questa molla! Voi, "menti indagatrici" che vi illudete di essere al vertice della conoscenza, siete solo sofisticate bambole di pezza. Che magnifica ironia!
La Giornata dell'Uomo "Libero": Un Capolavoro di Schiavitù Inconsapevole
Perché le parole, si sa, possono essere mal interpretate, Gurdjieff ci regala un affresco vivissimo della giornata di un uomo "libero". E qui il sarcasmo si fa tagliente, quasi crudele nella sua precisione. Immaginate questo vostro "uomo raffinato", "intelligente", con una "forte volontà", il "patrono delle arti", quello che "dà disposizioni su problemi mondiali sorbendo una tazza di caffè". Il prototipo dell'intellettuale contemporaneo, insomma, quello che si gonfia il petto per i suoi "successi" e la sua presunta autonomia. Questa mattina, il nostro eroe si sveglia male a causa di un sogno. Una banalità, vero? Ma ecco che la catena di eventi automatici si innesca: la spazzola che cade (tre volte!), lo specchio antico in frantumi. E boom! L'irritazione deve essere scaricata. Il domestico, poveraccio, ha dimenticato il giornale. Ed ecco che il "libero" signore, quello con la "forte volontà", decide impulsivamente che il "buono a nulla" deve andarsene. Il vostro libero arbitrio, o saggi? Un'esplosione incontrollata di rabbia per una spazzola caduta! Poi il sole, che vi credete padroni del vostro umore, vi "fa un effetto rilassante". L'assembramento, la faccia del tassista, la torta deliziosa dell'anno scorso: una valanga di associazioni mentali casuali che vi spingono in un caffè. E lì, due ragazze. Una "bionda incantevole" vi lancia uno sguardo malizioso. E voi, "uomini di forte volontà", potete forse "pretendere di non aver provato un intimo sussulto"? Il vostro "affare importante" che dovevate sbrigare? Dimenticato! Il vostro umore, la vostra "volontà", ballano al ritmo degli sguardi maliziosi e dei dolci al caffè. Siete così patetici nella vostra prevedibilità! Poi il telefono, l'errore della centralinista, l'uomo sgarbato. Ed ecco che il "modello dell'uomo raffinato" si scopre un "cafone, un idiota". Un tappeto arricciato vi esaspera, e il povero domestico (quello che non aveva messo il giornale!) si becca una sgridata furiosa. Ma ecco una lettera lusinghiera, e la vostra irritazione "a poco a poco svanisce" per far posto alla "deliziosa confusione" dell'adulazione. Il vostro umore, la vostra tanto decantata "volontà", sono foglie al vento, mosse da un brutto sogno, una bionda, un caffè, una telefonata sbagliata e, infine, un complimento. "Credete forse che esageri? No. È un'istantanea rigorosamente esatta, un'istantanea presa dal vivo." E voi, con la vostra pomposità intellettuale, osate ancora parlare di libertà dell'intelletto?
Il "Foglio di Carta Bianca": L'Intelletto Contaminato e la Cecità Volontaria
Ma la beffa più grande, Gurdjieff la riserva alla genesi della vostra cosiddetta "individualità". L'uomo, al momento della nascita, è un "foglio di carta bianca". E subito, tutti si affrettano a "imbrattarlo e coprirlo con scritte d'ogni tipo": educazione, morale, informazioni "scientifiche" (le vostre, naturalmente, impeccabili e infallibili!), nozioni di onore, dovere, coscienza. E ognuno, con l'arroganza dei sapientoni, proclama "il carattere immutabile e infallibile del suo metodo per innestare nuovi rami sull'albero della personalità umana". Il risultato? Più il foglio è "imbrattato", più un uomo "rigurgita di informazioni vacue e di nozioni" inculcategli dagli altri, più le persone intorno a lui lo considerano "intelligente" e "meritevole". E il "foglio sporco", il vostro "genio" fatto in casa, si convince che questo ciarpame sia un pregio. Ma se al mattino non trova le pantofole accanto al letto, "sarà di umor nero per tutta la giornata". Questo è il vostro "uomo", il vostro "genio", il vostro "talento": una fragile costruzione di dati spazzatura, la cui stabilità dipende da un paio di pantofole. Che abisso di superficialità! L'uomo ordinario, quello che voi chiamate "ragionevole" e "colto", "non è libero, né nella sua vita né nelle sue manifestazioni né nei suoi umori". Non può essere ciò che vorrebbe, e soprattutto, "non è ciò che crede di essere." "Uomo! Che nome altisonante! La parola uomo, in sé, significa 'corona della creazione'." Ma questo titolo, Gurdjieff lo sputa fuori con un'ironia amara, si addice "realmente agli uomini contemporanei?" Voi, che vi pavoneggiate nei vostri simposi e accademie, siete solo un meccanismo, seppure "molto complesso, di orologeria". E la vostra "coscienza"? Una fievole scintilla, persa nel rumore degli ingranaggi.
La Via per Non Essere più Pagliacci:
Sincerità e un Linguaggio che Non sia Fuffa
La soluzione, per Gurdjieff, non è nel continuare a lisciarvi il pelo con le vostre "indagini" pseudo-scientifiche o le vostre "profonde" riflessioni filosofiche. È nello spogliarvi di ogni alterigia e abbracciare la scomoda verità: la vostra totale meccanicità. E il primo passo è l'osservazione di sé, ma non quella superficiale e autoassolutoria che praticate solitamente. No, questa è una disciplina che richiede un "grande coraggio", una "sincerità incondizionata" con se stessi. Dovrete essere disposti a "non chiudere gli occhi su niente", a "non rinnegare alcuna constatazione ovunque essa possa condurre", a "non temere alcuna conclusione". Immaginate lo shock per voi, abituati a selezionare solo le prove che confermano le vostre preconcette teorie! Questa osservazione vi mostrerà la vostra "totale incapacità e impotenza" di fronte a tutto. Vi convincerà, con tutto il vostro essere, di essere "comandati e padroneggiati in tutto, mentre a vostra volta non padroneggiate e non comandate un bel niente". Sarete attratti e respinti da cose animate e persino inanimate, come marionette mosse da fili invisibili. E vedrete chiaramente come le vostre "presunte visioni del mondo", le vostre opinioni, i vostri gusti, il vostro carattere – in breve, la vostra intera "individualità" – si sono formate per puro condizionamento esterno. La vostra presunta "unicità"? Un'illusione creata da una complessa serie di reazioni a stimoli casuali. E poi c'è la questione del linguaggio. Quella che voi chiamate "conversazione", quello "scambio di vedute" tra "due contemporanei", è per Gurdjieff un "tragicomico festival sonoro", una "fantastica assurdità cacofonica". Le vostre parole, così piene di "significato arbitrario", trasmettono solo "nozioni indefinite e relative", e voi le recepite in modo "molto 'elastico'". Questo, carissimi luminari, è il risultato del vostro sistema educativo, quello che vi ha insegnato a ripetere "come pappagalli" un "grandissimo numero di parole" senza curarvi del loro significato. Avete atrofizzato la capacità di riflettere sulla portata delle parole. E così, quando un "uomo contemporaneo" vuole esprimere un'idea, prova "d'istinto un dubbio sull'esattezza della sua scelta", attribuendo "inconsciamente il proprio significato soggettivo". Ogni volta che usate una parola, le attribuite un significato diverso, talvolta persino opposto a quello proprio. E poi vi stupite se non vi capite! Siete naufraghi in un mare di incomprensione, ma ve ne gloriate come se fosse saggezza.
La Dura Verità: Siete Automi, e Dovete Lavorare per Non Esserlo Più
Gurdjieff non lascia scampo all'autocompiacimento: "gli uomini contemporanei, se resteranno quello che sono e cioè 'uomini ordinari', non riusciranno mai, di qualunque soggetto parlino, specialmente astratto, a indicare le stesse idee con le stesse parole e perciò non si comprenderanno mai gli uni con gli altri." Le vostre "esperienze interiori", persino quelle dolorose, restano "inesprimibile" e si trasformano per voi in un "fattore di asservimento". La vostra "istruzione reciproca", tanto decantata, è in declino perché siete incapaci di riflettere autonomamente. La visione di Gurdjieff è un sonoro schiaffo in faccia all'alterigia intellettuale che permea la nostra società. Non è una teoria immaginaria da dibattere nei salotti accademici di oziose menti onanistiche e pappagallesche, ma una sfida radicale a risvegliarsi dal torpore della meccanicità. L'uomo ha in sé "grandissime possibilità", la capacità di diventare "davvero la corona della creazione", ma non lo sarà finché non si spoglierà delle sue false convinzioni e non intraprenderà un lavoro incessante, "con un impulso di inestinguibile desiderio", per acquisire una conoscenza completa di sé, lottando "senza tregua contro le nostre debolezze soggettive". Solo riconoscendo la propria condizione di "meccanismo di orologeria", solo con una sincerità brutale e spietata verso se stessi, l'uomo può sperare di trascendere la sua patetica condizione di "uomo-tra-virgolette". La vera umanità non è un diritto di nascita, ma una conquista ardua, un cammino che molti eviteranno, preferendo la confortevole illusione della loro presunta e immaginaria libertà e intelligenza.