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Gurdjieff e il Segreto della Luna: Rileggere i Miti come Cronache di un Passato Astronomico


I miti, da sempre considerati narrazioni fantastiche o allegoriche, celano in realtà un potenziale molto più profondo: quello di custodire frammenti di verità su eventi storici e, sorprendentemente, anche su fenomeni astronomici avvenuti in un passato remoto. Questa prospettiva, che invita a una rilettura critica delle tradizioni orali e scritte, suggerisce che l'immaginazione umana, pur rielaborando gli accadimenti, non sempre distorce completamente la memoria di eventi epocali. L'ipotesi che alcuni miti cosmogonici contengano informazioni sull'origine della Luna è particolarmente affascinante, poiché molte culture antiche hanno concepito la sua formazione attraverso processi che, per analogia, richiamano la moderna Teoria dell'Impatto Gigante o collisioni violente.


Miti Lunari: Segni di un Passato Catastrofico?

La Luna, compagna silenziosa della Terra, ha ispirato innumerevoli miti sulla sua origine, spesso radicati nell'osservazione dei suoi cicli e del suo impatto sulla vita terrestre. Molte di queste narrazioni, pur non essendo descrizioni scientifiche, presentano elementi che possono essere interpretati come reminiscenze di un evento formativo catastrofico, o di una separazione drammatica dalla Terra.


1. Miti di Separazione o "Nascita" dalla Terra

Numerose cosmogonie antiche suggeriscono che la Luna si sia generata direttamente dalla Terra, o che sia un frammento di essa. Questa idea di una separazione o partizione è un leitmotiv ricorrente.

  • Mitologie Polinesiane: In alcune tradizioni, come quelle Maori o Hawaiane, si narra di divinità potenti che in qualche modo "tirarono fuori" la Luna dal corpo della Terra, o la "staccarono" con uno sforzo immane. Anche se poetico, l'atto di "strappare" o "separare" un pezzo di Terra per creare la Luna evoca l'idea di un processo violento e di grande energia. Non è una caduta di asteroide, ma l'implicazione di una forza esterna o interna così potente da alterare la forma primordiale del pianeta.

  • Mitologie Indigene Americane: Alcune tribù del Nord America, come i Cherokee, hanno miti che descrivono come la Luna sia stata "modellata" o "creata" da un pezzo di terra o fango primordiale. Sebbene meno drammatico di una separazione forzata, l'idea che la Luna provenga direttamente dalla materia terrestre è coerente con il concetto che i suoi costituenti fossero in origine parte del nostro pianeta.


2. Miti di Eventi Violenti o Cosmicamente Drammatici

Altre tradizioni, pur non esplicitando un "impatto" nel senso moderno, descrivono la genesi della Luna in contesti di grande tumulto o eventi celesti di proporzioni gigantesche.

  • Mitologia Babilonese (Enuma Elish): Sebbene non direttamente sulla Luna, l'epopea della creazione babilonese narra della dea Tiamat, personificazione delle acque primordiali, che viene sconfitta e divisa in due dal dio Marduk. Dalle sue due metà vengono create la Terra e il Cielo. Sebbene sia una metafora cosmologica della vittoria dell'ordine sul caos, l'idea di un corpo celeste primordiale che viene "spaccato" o "diviso" per formare altri corpi è straordinariamente vicina all'idea di una collisione e susseguente aggregazione di materiale. La violenza e la frammentazione sono centrali nella narrazione.

  • Mitologie Egizie: Alcuni testi egizi accennano alla creazione degli astri attraverso processi divini che implicano una separazione o un'emersione dal caos primordiale. Mentre non vi è un impatto diretto, la rottura dello stato iniziale per formare i corpi celesti può essere vista come un parallelo concettuale.


Il Filo Rosso con la Teoria dell'Impatto Gigante

La Teoria dell'Impatto Gigante, la spiegazione scientifica più accreditata per l'origine della Luna, postula che circa 4,5 miliardi di anni fa, un corpo delle dimensioni di Marte (chiamato ipoteticamente Theia) si sia scontrato con la proto-Terra. L'impatto fu così catastrofico da fondere e vaporizzare gran parte di Theia e una porzione significativa del mantello terrestre. I detriti espulsi si raggrupparono in orbita, formando gradualmente la Luna. È qui che i miti antichi, pur non avendo il linguaggio della scienza, trovano una sorprendente risonanza. Le narrazioni di una Luna "staccatasi dalla Terra", o nata da un evento violento che ha visto la frammentazione di un corpo primordiale, riecheggiano concetti chiave della teoria moderna:

  • Separazione dalla Terra: La Luna è effettivamente composta in gran parte da materiale terrestre. I miti che la vedono come un frammento della Terra riflettono, in modo intuitivo, questa composizione.

  • Evento Violento/Catastrofico: L'impatto di Theia non è stato un evento delicato, ma una catastrofe cosmica di proporzioni inimmaginabili. Le descrizioni mitologiche di "strappi", "divisioni" o "battaglie cosmiche" per la creazione dei corpi celesti possono essere lette come metafore di questa violenza primordiale.

  • Origine dall'esterno (asteroide/corpo celeste): Sebbene i miti non parlino esplicitamente di un "asteroide" o di "Theia", l'idea che la genesi della Luna sia legata a un evento di grande portata che ha coinvolto il nostro pianeta, spesso con l'intervento di forze esterne (divinità che agiscono sul mondo), può essere interpretata come un riflesso della collisione con un corpo celeste.

La persistenza di queste narrazioni attraverso i secoli suggerisce che, anche se reinterpretati e arricchiti di elementi fantastici, i nuclei di verità sugli eventi cosmici potrebbero essere stati tramandati. Non è che gli antichi "sapessero" della Teoria dell'Impatto Gigante, ma piuttosto che le loro osservazioni del mondo e le loro intuizioni sulla creazione li portassero a formulare spiegazioni che, per pura analogia o coincidenza, si avvicinano a verità scientifiche scoperte millenni dopo.


Gurdjieff, la Cometa Kondoor e la Memoria Cosmica dei Miti

È a questo punto che il pensiero di George Ivanovich Gurdjieff assume una rilevanza particolare. Gurdjieff, un influente mistico e filosofo del XX secolo, sosteneva con forza che i miti, le leggende e le tradizioni esoteriche contenevano non solo verità psicologiche e spirituali, ma anche verità storiche e cosmologiche dirette. Egli credeva che l'umanità avesse perso la capacità di interpretare questi testi nel loro significato originario, riducendoli a semplici favole. Nelle sue opere, in particolare in Racconti di Belzebù al suo pronipote, Gurdjieff presenta una cosmogonia complessa e unica. Un elemento centrale della sua visione è l'origine della Luna: Gurdjieff affermava che la Luna non si era formata naturalmente, ma era il risultato di una catastrofe cosmica, nello specifico l'impatto di una grande cometa, che egli chiamava "Kondoor", con la Terra primordiale. Questo evento non solo avrebbe generato la Luna, ma avrebbe anche alterato significativamente l'asse terrestre e le condizioni di vita sul pianeta. Il parallelismo con il nostro discorso è lampante:

  • Eventi Cosmici e Miti: Gurdjieff era convinto che gli antichi possedessero una conoscenza profonda di questi eventi cosmici passati, una conoscenza che era stata poi codificata e trasmessa attraverso forme simboliche e mitologiche. Per lui, i miti non erano invenzioni, ma resoconti "criptati" di verità oggettive.

  • Impatto di un Corpo Celeste: La sua specificazione della "cometa Kondoor" come causa della genesi lunare è straordinariamente vicina al concetto di un impatto gigantesco. Sebbene la scienza moderna parli di un protopianeta (Theia) e non di una cometa, l'idea di un corpo celeste che si scontra con la Terra e ne crea un satellite è identica nel principio.

  • Memoria Collettiva e Conoscenza Perduta: La tesi di Gurdjieff implica che l'umanità abbia una memoria collettiva, seppur latente, di eventi catastrofici che hanno plasmato il nostro mondo. Questa memoria si manifesterebbe nei miti, che fungerebbero da "archivi" di un passato profondo.

Collegando le idee di Gurdjieff con l'analisi dei miti lunari, si rafforza la suggestione che le antiche narrazioni non siano mere invenzioni, ma possano contenere una risonanza con eventi reali. La sua enfasi sulla cometa Kondoor come causa della Luna, pur non essendo scientificamente provata, si allinea concettualmente con la Teoria dell'Impatto Gigante, suggerendo che l'intuizione umana, o forse una forma di conoscenza tramandata, abbia colto l'essenza di un'origine violenta e catastrofica per il nostro satellite. Questa prospettiva invita a guardare ai miti non solo come espressioni culturali, ma come potenziali custodi di memorie cosmiche, in attesa di essere decifrate con occhi nuovi e una mente aperta alle infinite possibilità del passato.


Il Codice Celeste nei Miti Antichi: 

La Precessione degli Equinozi e il Suo Messaggio Nascosto

Per millenni, l'essere umano ha levato gli occhi al cielo, cercando risposte e ordine nell'immensità stellata. Non sorprende che l'astronomia sia stata la prima scienza, intrecciata a doppio filo con la religione, la filosofia e l'organizzazione sociale. Ma cosa succederebbe se scoprissimo che antichi miti, spesso liquidati come mere favole, celassero in realtà una sofisticata conoscenza di uno dei fenomeni astronomici più complessi e lenti: la precessione degli equinozi? Questa è la tesi che sempre più studiosi, in particolare nel campo dell'archeoastronomia e della mitologia comparata, stanno esplorando. L'idea è che alcune civiltà antiche, pur non disponendo di strumenti moderni, avessero sviluppato una comprensione empirica o addirittura profonda di questo fenomeno cosmico, scegliendo di codificarla non in trattati scientifici, ma nel linguaggio universale e duraturo dei loro miti, dei loro simboli e delle loro architetture sacre.


La Precessione: Un Orologio Cosmico Lento e Inesorabile

Per apprezzare questa tesi, è fondamentale comprendere la precessione. L'asse di rotazione terrestre, oltre a ruotare su se stesso, descrive un lento moto conico, simile a quello di una trottola che sta rallentando. Questo "ondeggiamento" fa sì che la posizione dei punti equinoziali (i punti in cui il Sole attraversa l'equatore celeste) si sposti gradualmente attraverso le costellazioni dello zodiaco. Il ciclo completo dura circa 25.772 anni (spesso arrotondato a 26.000 anni), un periodo così vasto da superare di gran lunga la vita di un individuo o persino di molte civiltà. Ogni "età" zodiacale, corrispondente al tempo che impiega l'equinozio di primavera per attraversare una costellazione, dura circa 2.160 anni (26.000 anni / 12 costellazioni). Come avrebbero potuto gli antichi, senza telescopi o calcoli complessi, rilevare un movimento così impercettibile ma monumentale? La risposta potrebbe risiedere nella trasmissione orale della conoscenza, in osservazioni meticolose tramandate per generazioni, e nell'uso di un linguaggio simbolico che rendesse intelligibile l'inconcepibile vastità temporale.


Esempi Interpretativi: La Precessione Nascosta nei Miti

Diversi testi e tradizioni mitologiche si prestano a un'interpretazione che include la conoscenza della precessione:

  1. Le "Età del Mondo" e il Simbolismo Zodiacale: Numerosi miti descrivono cicli di "ere" o "età" cosmiche, spesso associate a specifici animali o elementi. Questa narrazione potrebbe essere un'eco diretta della precessione, con ogni "età" che corrisponde al passaggio dell'equinozio di primavera attraverso una diversa costellazione zodiacale.

    • Miti Greco-Romani (Esiodo, Ovidio): Il concetto delle Quattro Età dell'Oro, dell'Argento, del Bronzo e del Ferro (con variazioni) può essere interpretato come un riflesso delle età precessionarie. Sebbene non vi sia una corrispondenza diretta e univoca con segni zodiacali specifici in questi testi, la sequenza di declino morale e fisico potrebbe simbolizzare il lento allontanamento da un "punto zero" cosmico o un'era primordiale di armonia, man mano che l'equinozio si sposta.

    • Miti Egizi e il Culto del Toro/Ariete: Gli antichi Egizi veneravano il dio del sole Ra e avevano un profondo rispetto per il toro sacro Api, spesso associato al culto della fertilità. Il periodo storico in cui il toro era una divinità preminente (tra il 4000 a.C. e il 2000 a.C. circa) coincide in gran parte con l'Età del Toro, quando l'equinozio di primavera era nella costellazione del Toro. Successivamente, con l'emergere del culto di Amon (spesso raffigurato con corna d'ariete o come un ariete stesso), si potrebbe intravedere un riferimento all'Età dell'Ariete (dal 2000 a.C. al 0 circa), quando l'equinozio si spostò in quella costellazione. Questa transizione religiosa potrebbe non essere stata una mera evoluzione teologica, ma una risposta consapevole a un cambiamento celeste percepito.

  2. I Numeri Sacri e il Ciclo Precessionario: Molti sistemi mitologici e cosmologici antichi utilizzano numeri ricorrenti che, se analizzati, mostrano correlazioni sorprendenti con il ciclo della precessione.

    • I Purana Indù e i Yuga: I testi vedici e puranici indiani descrivono un sistema di cicli temporali immensi, i Yuga, che formano un "Maha Yuga" (Grande Ciclo) di 4.320.000 anni. Sebbene i Maha Yuga siano molto più lunghi del ciclo precessionario, i numeri fondamentali che li compongono – 432.000 (Kali Yuga) o multipli di esso – sono stati notati per avere una relazione con i numeri della precessione. Ad esempio, 2160 (durata di un'era precessionaria) moltiplicato per 2000 dà 4.320.000. Inoltre, il numero 72 (gli anni necessari perché l'equinozio si sposti di un grado) è fondamentale in molti calcoli astronomici antichi.

    • I Miti Scandinavi e il Valhalla: Nel mito norreno, si narra che al Ragnarök, la fine del mondo, ci sarebbero stati 432.000 guerrieri (Einherjar) che sarebbero usciti dal Valhalla per combattere al fianco degli dei. Questo numero non è casuale: 432 è un multiplo di 72 (6 x 72) e 2160 (0.2 x 2160), e appare anche in contesti diversi come il numero di righe nel testo sacro iraniano Zend Avesta. Questa ricorrenza suggerisce una possibile derivazione da calcoli astronomici legati alla precessione.

  3. Il Diluvio Universale e i Cambiamenti di Era: Molti miti di diluvio, presenti in quasi tutte le culture del mondo, descrivono una catastrofe cosmica che pone fine a un'era e ne inaugura una nuova. Sebbene spesso interpretati come eventi geologici o metafore morali, alcuni studiosi propongono che possano anche rappresentare in modo simbolico i profondi sconvolgimenti associati al passaggio da un'età precessionaria all'altra. Il cambiamento delle "stelle fisse" sullo sfondo dell'equinozio poteva essere interpretato come un segno di disordine cosmico o un reset divino.


Un Patrimonio Astronomico Nascosto?

La tesi che i miti antichi celassero la conoscenza della precessione degli equinozi è affascinante e offre una nuova lente attraverso cui interpretare le narrazioni delle nostre origini. Richiede di guardare oltre la superficie del racconto, riconoscendo il simbolismo astronomico e numerologico che potrebbe aver informato queste storie per millenni. Non si tratta di affermare che ogni mito contenga un manuale di astronomia, ma piuttosto che le menti più brillanti delle civiltà antiche, in un'epoca in cui cielo e terra erano indissolubilmente legati, abbiano cercato di trasmettere le loro osservazioni più profonde sui cicli cosmici. In tal senso, i miti non sarebbero solo espressioni di credenze religiose, ma veri e propri depositi di sapere, codificati per resistere alla prova del tempo e per essere svelati solo quando l'umanità fosse stata pronta a decifrare il loro codice celeste. Riscoprire questo messaggio nascosto significa non solo apprezzare la sofisticazione delle civiltà passate, ma anche comprendere meglio la nostra perenne connessione con l'ordine e il mistero dell'universo.



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