Nel panorama delle idee spirituali e filosofiche del XX secolo, la figura di George Ivanovich Gurdjieff emerge con una singolarità che ancora oggi affascina e sfida. La sua opera più complessa e monumentale, "I Racconti di Belzebù a Suo Nipote", pubblicata negli anni '20, è un vero e proprio caleidoscopio di cosmologia, psicologia e critica sociale, narrato attraverso la voce di un demone spaziale. Tra le numerose affermazioni contenute in questo testo enigmatico, una in particolare risuona con sorprendente attualità alla luce delle recenti scoperte astronomiche: l'esistenza di pianeti che si sono "staccati" dai loro sistemi solari in seguito a una catastrofe cosmica, la "ciut-bog-litanica". Per decenni, questa idea di Gurdjieff poteva sembrare una pura fantasia, un elemento di un universo mitologico e non scientifico. Eppure, a partire dagli anni 2000, la scienza ha iniziato a rivelare una realtà che sorprendentemente si allinea con questa visione: la scoperta di veri e propri "pianeti erranti" o "pianeti a vita libera" (in inglese "rogue planets" o "free-floating planets"). Si tratta di corpi celesti che non sono gravitazionalmente legati a nessuna stella, vagando solitari nello spazio interstellare.
L'Emergere dei Pianeti Erranti nella Scienza Moderna
La tecnologia che ha permesso queste scoperte è la microlensing gravitazionale, una tecnica che sfrutta il fenomeno previsto dalla teoria della relatività di Einstein: la curvatura dello spaziotempo da parte di oggetti massicci. Quando un oggetto massiccio, anche se non luminoso come un pianeta errante, passa tra una stella distante e la Terra, la sua gravità agisce come una lente, amplificando temporaneamente la luce della stella di sfondo. Questa tecnica è particolarmente efficace per rilevare oggetti deboli e isolati, difficilissimi da individuare con i metodi tradizionali. Il team OGLE (Optical Gravitational Lensing Experiment), in particolare, ha avuto un ruolo fondamentale in queste scoperte, portando alla luce un numero crescente di questi mondi solitari. Si stima che la nostra galassia, la Via Lattea, possa ospitare miliardi di questi pianeti, superando potenzialmente il numero di stelle stesse. La loro origine è ancora oggetto di studio, ma le teorie attuali suggeriscono che possano essere stati espulsi dai loro sistemi planetari durante le turbolente fasi iniziali di formazione, o che si siano formati direttamente nello spazio interstellare senza mai legarsi a una stella.
Gurdjieff e le Antiche Catastrofi Cosmiche
La menzione da parte di Gurdjieff di una "catastrofe ciut-bog-litanica" che avrebbe causato il distacco di questi pianeti è particolarmente interessante. Sebbene il linguaggio sia allegorico e non direttamente scientifico, l'idea di un evento catastrofico su scala cosmica che rimodella l'architettura dei sistemi solari trova una risonanza, seppur metaforica, con le moderne comprensioni della dinamica planetaria. Le interazioni gravitazionali violente, le espulsioni di massa stellare e le collisioni di corpi celesti sono tutti fenomeni noti che possono alterare drasticamente la configurazione di un sistema solare, portando all'espulsione di pianeti.
Hasnamuss: Abitanti dei Confini Estremi dell'Universo
Un altro elemento affascinante nella cosmologia di Gurdjieff, e che si lega alla scoperta dei pianeti erranti, è l'idea degli "Hasnamuss". Secondo Gurdjieff, gli Hasnamuss sono esseri che hanno accumulato un alto grado di egoismo e negatività, e la loro "fine" ultima è di essere confinati nei "limiti più estremi dell'universo", su pianeti lontanissimi dal "Sole Assoluto". Questa nozione, pur essendo chiaramente di natura spirituale e morale, suggerisce un'associazione tra la condizione di isolamento e allontanamento (sia fisico che spirituale) e questi mondi erranti ai margini dell'esistenza. Sebbene la scienza non possa confermare l'esistenza degli Hasnamuss, la sua descrizione di un habitat remoto e isolato si sposa sorprendentemente bene con la realtà dei pianeti erranti, che per definizione sono ai confini della luce e del calore stellare, luoghi di buio e freddo estremo.
Gurdjieff: Profeta o Acuto Osservatore dell'Invisibile?
È importante sottolineare che Gurdjieff non era uno scienziato nel senso moderno del termine. Le sue descrizioni non sono basate su osservazioni astronomiche dirette o calcoli matematici. Le sue conoscenze, come lui stesso affermava, derivavano da tradizioni antiche, da un'esperienza diretta e da un'intuizione profonda della realtà. Tuttavia, la sua capacità di intuire fenomeni che sarebbero stati confermati solo decenni dopo dalla scienza è notevole.
La Seconda Luna della Terra: Un'Anticipazione Sorprendente
Una delle affermazioni più curiose di Gurdjieff, e che è stata oggetto di dibattito tra i suoi studiosi, è la sua insistenza sul fatto che la Terra possedesse due lune, non una. Nel suo sistema cosmologico, la seconda luna, meno visibile o addirittura invisibile, giocava un ruolo cruciale nel ciclo energetico e nello sviluppo della vita sul nostro pianeta. Per molto tempo, questa affermazione è stata considerata una delle tante metafore o licenze poetiche all'interno della complessa cosmogonia gurdjieffiana. Tuttavia, la scienza moderna ha effettivamente scoperto che la Terra possiede dei "quasi-satelliti" o "lune temporanee". Si tratta di asteroidi che, pur orbitando attorno al Sole, sono influenzati dalla gravità terrestre e seguono un percorso che li fa apparire come se stessero orbitando attorno alla Terra per periodi di tempo più o meno lunghi. Un esempio notevole è (469219) Kamoʻoalewa, un asteroide scoperto nel 2016 e identificato come il più stabile quasi-satellite della Terra. La sua orbita è in risonanza con quella terrestre, il che significa che si muove in sincronia con il nostro pianeta, rimanendo relativamente vicino a noi per migliaia di anni. Sebbene non sia una "luna" nel senso tradizionale del nostro satellite naturale, la Luna, per le sue dimensioni e la sua origine geologica, Kamoʻoalewa e altri oggetti simili dimostrano che la Terra è circondata da altri corpi celesti che, per periodi significativi, interagiscono gravitazionalmente con essa in modi che possono essere interpretati come una forma di "seconda luna" o "mini-luna" temporanea. Anche prima di queste scoperte più recenti, gli astronomi hanno identificato le cosiddette Nuvole di Kordylewski, presunte concentrazioni di polveri interplanetarie situate nei punti di Lagrange L4 e L5 del sistema Terra-Luna. Sebbene la loro esistenza sia stata a lungo dibattuta e la loro visibilità estremamente debole, alcune osservazioni recenti hanno fornito prove più solide della loro presenza, suggerendo che anche queste "nuvole" possano essere considerate, in un certo senso, come dei compagni della Terra nel suo viaggio spaziale.
La Discontinuità delle Vibrazioni e i Quanti dell'Energia
Una delle intuizioni più affascinanti e meno conosciute di Gurdjieff riguarda il suo principio di discontinuità delle vibrazioni. Egli sosteneva che i processi energetici, sia nell'involuzione che nell'evoluzione, non procedono in modo lineare e continuo, ma attraverso salti, interruzioni e momenti di "shock" che ne alterano la progressione. Questo concetto è centrale nella sua "legge del sette" o "ottava", che descrive come le energie si sviluppano attraverso sette stadi, con due intervalli specifici in cui la progressione rallenta o si ferma, richiedendo uno "shock" esterno per continuare. Se pensiamo al contesto scientifico dell'inizio del XX secolo, è quasi impossibile non collegare questa idea alla nascente fisica quantistica. Proprio negli anni in cui Gurdjieff formulava le sue teorie, scienziati come Max Planck e Albert Einstein stavano rivoluzionando la comprensione dell'energia, postulando che essa non è continua, ma emessa e assorbita in pacchetti discreti chiamati quanti. L'energia, a livello subatomico, non può assumere un valore qualsiasi, ma solo valori specifici e separati, o "quantizzati". Mentre Gurdjieff applicava il suo principio a processi energetici più ampi, inclusi quelli biologici e spirituali, l'analogia con la discontinuità quantistica è sorprendente. Gurdjieff parlava di "vibrazioni" che non fluiscono uniformemente, ma che incontrano "intervalli" o "punti di resistenza" dove la loro qualità e intensità cambiano bruscamente. Questo è affine al concetto di energia che non si muove in un flusso costante, ma in "salti quantici" tra diversi livelli energetici. Sebbene la sua terminologia fosse lontana da quella della fisica, l'idea di fondo di una realtà in cui i cambiamenti non sono sempre fluidi ma avvengono per "gradini" o "balzi" si avvicina in modo impressionante alla rivoluzione quantistica.