Il pensiero di G. I. Gurdjieff è un labirinto affascinante di concetti che mirano a scuotere l'umanità dal suo sonno meccanico. Tra le sue rivelazioni più inquietanti, la figura dell'Hasnamuss si erge come un monito, rappresentando le deviazioni e le amare conseguenze di un percorso evolutivo che si corrompe. Attingendo direttamente dalle profondità de I racconti di Belzebù a suo nipote, ci immergeremo in un'esplorazione dettagliata di questo archetipo, svelandone la natura, le origini e le drammatiche implicazioni.
Hasnamuss: Quando l'Individualità Diventa una Condanna
Nella vasta cosmologia gurdjieffiana, il termine Hasnamuss non è un semplice epiteto, ma una designazione precisa per un essere tricerebrale – sia che abbia già sviluppato le sue parti esseriche superiori o che sia ancora al livello del corpo planetario – nella cui essenza emerge un "qualcosa" particolare. Questo "qualcosa" non è un elemento neutro; al contrario, contribuisce in modo decisivo alla "formazione compiuta della sua individualità indipendente", ma in una direzione perversa. Questo processo di cristallizzazione avviene durante la trasformazione delle sostanze nell'individuo e si lega indissolubilmente con gli "impulsi naluonosniani". Gurdjieff ci svela che questi impulsi, radicati nella legge cosmica fondamentale dell'Heptaparaparshinokh sacro, si manifestano attraverso sette aspetti distinti, ognuno con una propria risonanza e manifestazione. Sono queste le radici del "male" hasnamussiano.
Le Sette Radici del Male: Gli Impulsi Naluonosniani
Gurdjieff, con la sua inconfondibile e talvolta cruda onestà, ci offre una disarmante caratterizzazione di questi sette impulsi, che possiamo interpretare come le sfaccettature di una coscienza deviata:
La Depravazione, conscia o inconscia: Non si tratta solo di atti apertamente malvagi, ma anche di sottili deviazioni morali, spesso inconsapevoli, che erodono l'integrità dell'essere. È la tendenza a cadere preda dei vizi, a pervertire il proprio potenziale.
La Soddisfazione nell'Ingannare: Qui si annida un piacere perverso nel fuorviare gli altri, nel vederli cadere in errore. Non è solo un atto di falsità, ma una gratificazione interiore derivante dalla manipolazione altrui.
Il Bisogno Insopprimibile di Distruggere: Questa è una pulsione nichilista, un desiderio ardente di annientare ciò che è esterno a sé, che sia fisico, emotivo o spirituale. È la negazione della vita stessa.
La Fuga dagli Sforzi Esserici: L'Hasnamuss rifugge l'obbligo naturale di evolvere. È la resistenza al lavoro interiore, agli sforzi coscienti richiesti dalla Natura per il proprio sviluppo. È la ricerca della via più facile, del minimo dispendio energetico per la propria crescita.
La Maschera dei Difetti Fisici: Questa tendenza rivela una profonda insicurezza e vanità. Si ricorre a ogni sorta di artificio per celare le proprie imperfezioni, non per migliorarsi, ma per ingannare gli altri sulla propria apparenza.
Il Godimento Immotivato: È la beata soddisfazione di ricevere senza aver meritato, di godere dei frutti di un lavoro o di un'opportunità che non ci spetta. Questo atteggiamento spesso implica lo sfruttamento o il disprezzo per il merito altrui.
La Negazione della Propria Verità: La tendenza a essere ciò che non si è, a costruire una facciata, a vivere nell'autoinganno e nella falsità rispetto alla propria vera natura. È una dissociazione profonda dall'autenticità.
Questo "qualcosa", alimentato da questi impulsi, non solo genera nell'individuo "serie conseguenze da espiarsi dolorosamente", ma ha un effetto contagioso. Una volta che l'azione di una di queste tendenze si attenua, la sua irradiazione si intensifica, influenzando gli esseri circostanti e innescando in essi fenomeni analoghi. L'Hassnamuss non è solo malato, ma è un vettore di "malattia" spirituale.
Le Quattro Forme dell'Hassnamuss: Destini Tragici e Diversi
Nel corso della sua esistenza planetaria, un essere tricerebrale può manifestare quattro diverse specie di Individui Hassnamuss, ognuna con un destino e una sofferenza unici:
La Prima Specie: La Morte Lenta dell'Anima Planetaria Sono gli esseri tricerebrali che acquisiscono il "qualcosa" quando sono ancora unicamente un corpo planetario. La loro fine non è una semplice morte; durante il raskuarno sacro (il trapasso), le proprietà di questo "qualcosa" li condannano a una distruzione permanente della loro individualità. La decomposizione del loro corpo non segue la regola universale. Gli impulsi sensitivi non si arrestano: la morte, in loro, inizia già durante la vita planetaria. È un processo a tappe, in cui le "localizzazioni spiritualizzate indipendenti" (quelli che noi chiameremmo i "cervelli" o centri di coscienza) cessano di funzionare una dopo l'altra. Prima muore un centro, poi il secondo, e solo dopo l'essere cessa di esistere fisicamente. Ma il dramma non finisce qui. Dopo la morte, la disintegrazione degli elementi attivi del loro corpo avviene a una velocità molto più lenta del normale, accompagnata da un'azione inestinguibile degli "impulsi naluonosniani" provati in vita. Questi impulsi, pur diminuendo in proporzione alla volatilizzazione degli elementi attivi, continuano a operare.Qui emerge un'interessante correlazione: alcune manifestazioni che nelle tradizioni popolari o esoteriche vengono attribuite a fantasmi malvagi o entità inquiete potrebbero trovare una spiegazione proprio in questi impulsi naluonosniani persistenti. Immaginate queste energie psichiche distruttive, la rabbia, l'inganno, la depravazione, che, pur diminuendo lentamente con la "volatilizzazione" degli elementi costitutivi dell'essere, continuano a irradiare un'influenza nefasta. Non sarebbero veri e propri "fantasmi" nel senso tradizionale, ma residui energetici carichi di negatività, emanazioni psichiche di un'individualità perversa che si disgrega con estrema lentezza, lasciando dietro di sé una scia di disturbo e malessere, capaci di influenzare l'ambiente e gli esseri viventi sensibili.
La Seconda Specie: Il Ciclo Incessante delle Rincarnazioni Inferiori Questi Hassnamuss hanno già rivestito il loro "corpo kessdjan" (un corpo più sottile e duraturo del corpo planetario), ma purtroppo il "qualcosa" ha preso parte alla sua formazione. Acquisiscono la proprietà "turinorino", che li rende immune alla decomposizione in qualsiasi sfera del pianeta d'origine. La loro condanna è esistere indefinitamente in questo stato, sottoposti a continue trasformazioni, finché il "qualcosa" non si dissolve (cosa estremamente rara e difficile). Le loro "conseguenze da espiarsi dolorosamente" sono un ciclo infinito di reincarnazioni forzate. Una volta liberati dal corpo planetario, non potendo perfezionarsi senza un adeguato rivestimento planetario, non riescono a liberarsi del "qualcosa". Essendo "turinorino", sono costretti a rivestire un nuovo corpo planetario, ma nella maggior parte dei casi si tratta di esseri con un sistema "unicerebrale" (come vermi o insetti) o "bicerebrale" (come mucche, cani, gatti). Questo li costringe a ricominciare perpetuamente da capo, a causa della breve esistenza di queste forme di vita, senza alcuna certezza sul risultato. Questo ci porta a una domanda intrigante: Se gli Hassnamuss di seconda specie possono reincarnarsi in animali, ciò non suggerisce forse che anche gli animali possiedano un potenziale evolutivo, per quanto infimo o bloccato dalle loro brevi esistenze? Sembra che, pur essendo quasi impossibile per loro compiere un vero progresso in quelle forme, il principio della reincarnazione indichi una possibilità intrinseca di sviluppo, sebbene in condizioni di estrema difficoltà. Gurdjieff stesso, pur enfatizzando la differenza tra l'uomo e l'animale, non esclude del tutto una forma di "evoluzione" per quest'ultimi, per quanto lontana dalla comprensione umana.
La Terza Specie: La Via Crucis della Purificazione Cosciente Questi sono i corpi esserici supremi, o "anime", in cui il "qualcosa" ha partecipato al rivestimento, ma a un livello tale da non aver perso la possibilità di eliminarlo. Anch'essi possiedono la proprietà "turinorino", ma a un livello superiore: non si decompongono né sul pianeta d'origine né in tutto il Grande Universo. La loro posizione è paradossale: sono formazioni esseriche superiori, destinate a contribuire all'armonia del mondo, e per questo sono immensamente responsabili. La loro sofferenza è un'agonia consapevole. Pur avendo la possibilità di liberarsi del "qualcosa", ciò può avvenire solo attraverso l'azione dei risultati dei "partk-dolg-doveri esserici" intenzionalmente adempiuti, ovvero gli "sforzi coscienti e sofferenze volontarie". Devono patire incessantemente, con la piena consapevolezza della propria condizione, finché il "qualcosa" non sarà purificato.
La Quarta Specie: Gli Individui Hassnamuss Eterni e l'Inferno Cosciente Questa è la forma più tragica e disperata di Hassnamuss. Simili alla terza specie, anch'essi sono corpi esserici supremi con il "qualcosa" cristallizzato. Ma la differenza cruciale è che hanno perso per sempre la possibilità di purificarsi. Sono i cosiddetti "Individui Hassnamuss Eterni". La loro condanna è un'eterna e inenarrabile sofferenza, i "inkiranondel", simili ai "rimorsi di coscienza" ma infinitamente più atroci. Il supplizio supremo è la piena consapevolezza di questa condizione senza speranza. I Santissimi Individui Superiori hanno destinato a loro un luogo specifico: il pianeta "Espiazione", uno dei quattro pianeti disarmonici ai confini del nostro Grande Universo. Gli altri tre sono chiamati "Rimorsi di coscienza, Pentimento, Riprovazione di sé" e sono destinati agli Hassnamuss della terza specie. È illuminante confrontare la condizione degli Hassnamuss Eterni con le concezioni dell'Inferno presenti in varie tradizioni religiose:
Cristianesimo: L'Inferno cristiano è spesso descritto come un luogo di punizione eterna, di fuoco e separazione da Dio. La sofferenza è fisica e spirituale, inflitta come giustizia per i peccati commessi. Analogia: La natura "eterna" della condanna e la sofferenza senza fine. Differenza: L'Inferno cristiano è spesso una punizione inflitta da un'entità esterna (Dio), mentre per gli Hassnamuss Eterni, la sofferenza è intrinseca alla loro natura distorta, una conseguenza cosmica del "qualcosa" che si è cristallizzato in loro. Non c'è un "diavolo" che li tortura, ma la loro stessa essenza è il tormento. La consapevolezza della loro condizione è il vero fuoco.
Buddismo/Induismo: Le concezioni di "inferni" (naraka) in queste tradizioni sono solitamente cicliche e temporanee, parte del ciclo di samsara. La sofferenza è una conseguenza del karma negativo, ma c'è sempre la possibilità di rinascita in condizioni migliori e, infine, la liberazione. Analogia: La sofferenza è il risultato di azioni e stati d'essere negativi. Differenza: La fondamentale differenza sta nella permanenza. Per gli Hassnamuss Eterni, non c'è possibilità di rinascita o liberazione; la loro condanna è definitiva. È una cristallizzazione che non si dissolve nel flusso karmico, ma rimane una macchia indelebile nell'essenza.
Islam: L'Inferno (Jahannam) è un luogo di castigo per i peccatori, con vari livelli di sofferenza, che può essere temporanea o eterna a seconda della gravità delle colpe. Analogia: L'idea di un destino finale e la sofferenza come conseguenza. Differenza: Come nel Cristianesimo, l'Inferno islamico è un luogo di punizione divina per le trasgressioni della legge religiosa. Per Gurdjieff, la condizione dell'Hassnamuss Eterno è una disarmonia cosmica intrinseca, una conseguenza inevitabile di una "formazione" esserica fallita, più che una punizione divina per un peccato specifico. È il risultato di non aver adempiuto al proprio "dovere esserico" a un livello profondo, più che una mera violazione di precetti morali.
È importante notare che, secondo Gurdjieff, sul pianeta Espiazione, tra tutti i corpi esserici supremi dell'Universo, ci sono solo trecentotredici "corpi esserici supremi". E, in un dato che ci tocca da vicino, ben due di essi hanno avuto la loro comparsa sul nostro pianeta Terra. Uno di questi è l'inquietante figura di Lentrohamsanin, protagonista nefasto delle cronache di Belzebù, simbolo della massima deviazione dall'evoluzione.
L'Avvertimento di Gurdjieff: Una Chiamata alla Responsabilità
La narrazione dell'Hassnamuss non è un racconto fiabesco; è un avvertimento crudo e senza compromessi. Gurdjieff ci spinge a comprendere che l'evoluzione non è automatica, né garantita. Il "qualcosa" che può germogliare in noi, alimentato dagli impulsi naluonosniani, rappresenta la cristallizzazione di tendenze egoistiche, distruttive e regressive. La sua presenza è un promemoria costante della nostra responsabilità individuale nel percorso di sviluppo. Solo attraverso "sforzi coscienti e sofferenze volontarie" – un lavoro interiore incessante sulla propria essenza, sulla purificazione delle proprie intenzioni e azioni – è possibile evitare di scivolare verso la condizione dell'Hassnamuss, un'esistenza destinata alla sofferenza e, nel caso più estremo, alla condanna eterna di una coscienza che si auto-consuma. La storia degli Hassnamuss ci sfida a guardare in profondità dentro di noi, a riconoscere le nascenti ombre e a impegnarci in un lavoro autentico per la nostra vera evoluzione.