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Come faceva Gurdjieff a conoscere Due Elementi della Tavola Periodica prima che fossero anche solo teorizzati?


Nel vasto e complesso universo letterario di G. I. Gurdjieff, in particolare nel suo monumentale lavoro "I racconti di Belzebù a suo nipote", che iniziò a prendere forma già nel 1925, emergono dettagli che, a posteriori, sembrano sfidare la logica temporale e scientifica. Un passaggio in particolare, riguardante la sua peculiare classificazione delle "sostanze cosmiche", ha sollevato interrogativi affascinanti sulla possibilità che Gurdjieff avesse una conoscenza straordinariamente precoce di elementi chimici che sarebbero stati scoperti dalla scienza ufficiale solo molti decenni dopo. Gurdjieff, attraverso la voce narrante di Belzebù, descrive un'ottava di sostanze cosmiche, ognuna con proprietà distinte. La parte più sorprendente per il lettore moderno risiede nella corrispondenza che egli stesso stabilisce tra alcune di queste sostanze e gli elementi chimici noti:

  • Planokurab = Idrogeno

  • Alillonofarab = Fluoro

  • Krilnomolnifarab = Cloro

  • Talkoprafarab = Bromo

  • Khritofalmonofarab = Iodio

Fin qui, nulla di straordinario, poiché questi erano tutti elementi ben noti nel 1925. Tuttavia, Gurdjieff prosegue affermando:

"Quanto alle ultime due cristallizzazioni distinte, esse non hanno alcun nome perché quelli usati dai loro antenati non sono arrivati ai contemporanei, e oggi essi nemmeno sospettano che queste due sostanze cosmiche si trovano proprio sul loro pianeta, dove costituiscono i principali fattori indispensabili alla loro esistenza."

E ancora, rivelando i nomi antichi attribuiti a queste sostanze dagli "alchimisti":

"Le due ultime sostanze cosmiche, facilmente percepibili e del tutto accessibili in tutte le sfere del loro pianeta, appena due secoli fa eran note agli esseri di laggiù chiamati 'alchimisti' [...] ed erano da loro chiamate 'Hydro-umiak' e 'Piotrkarniak'."

La "Coincidenza" Incredibile: Astato e Tennessina

È qui che il testo di Gurdjieff assume una connotazione quasi profetica. Le "due ultime cristallizzazioni distinte" del suo elenco corrispondono logicamente ai due elementi successivi al Bromo e Iodio nella serie degli alogeni (o in un'ottava energetica estesa come suggerito da Gurdjieff). Stiamo parlando di:

  1. Astato (At): L'elemento con numero atomico 85, l'ultimo degli alogeni naturali. L'Astato è stato scoperto solo nel 1940, quindici anni dopo che Gurdjieff aveva iniziato a scrivere "I racconti di Belzebù". È un elemento estremamente raro e instabile, ma la sua esistenza era stata teorizzata come "ekaiodio" già da Mendeleev.

  2. Tennessina (Ts): L'elemento con numero atomico 117. Questo è un elemento superpesante e sintetico, prodotto per la prima volta in laboratorio solo nel 2010, quasi un secolo dopo l'inizio della stesura del libro di Gurdjieff!

La descrizione di Gurdjieff, secondo cui queste due sostanze "non hanno alcun nome" per gli scienziati del suo tempo e che essi "nemmeno sospettano" della loro presenza sul pianeta, si adatta perfettamente alla situazione dell'Astato e della Tennessina prima delle loro scoperte. L'Astato era estremamente raro, quasi "sconosciuto" nella pratica comune, e la Tennessina era al di là di ogni concetto scientifico conosciuto all'epoca per quanto riguarda la sintesi di elementi così pesanti.


Conoscenza Intuitiva o Tradizione Arcana?

Come si può spiegare una tale apparente preveggenza? Gurdjieff non era un chimico o un fisico nucleare. La sua conoscenza si basava su un sistema di insegnamento esoterico che egli affermava di aver appreso durante i suoi lunghi viaggi in Oriente. Egli spesso faceva riferimento a una "conoscenza oggettiva" o a "leggi cosmiche" che trascendevano la scienza accademica del suo tempo. Questo passaggio solleva la possibilità che Gurdjieff attingesse a tradizioni antiche, forse di natura alchemica o metafisica (come suggerito dai nomi "Hydro-umiak" e "Piotrkarniak" attribuiti agli "alchimisti"), che contenevano frammenti di verità scientifiche ben prima che la scienza moderna potesse verificarle sperimentalmente. Oppure, potrebbe essere il frutto di una straordinaria intuizione o di un sistema di classificazione della realtà che, sebbene espresso in termini non convenzionali, aveva delle profonde corrispondenze con la struttura sottostante dell'universo. Indipendentemente dalla spiegazione, la menzione di queste "cristallizzazioni distinte" da parte di Gurdjieff, decenni prima delle loro scoperte scientifiche, rimane un'affascinante anomalia che testimonia la sua straordinaria visione e la profondità del suo pensiero, rendendolo, ancora una volta, un pioniere nel campo della conoscenza.


L'Astato e l'Enigma dell'Hydro-umiak: Quando la Scienza Incontra l'Esoterismo

Nel vasto e spesso enigmatico universo del pensiero di G.I. Gurdjieff, si celano intuizioni che sembrano anticipare scoperte scientifiche, sfidando le convenzioni della conoscenza. Tra queste, spicca il riferimento a un "elemento" o "sostanza cosmica" che egli chiamò "Hydro-umiak", un termine che risuona con un'eco acquatica ("hydro") e un mistero profondo ("umiak"). Sorprendentemente, questo concetto gurdjieffiano sembra trovare una risonanza inaspettata con l'Astato, l'elemento più raro e instabile della tavola periodica.


L'Astato: Il Fantasma della Tavola Periodica

L'Astato (At), numero atomico 85, è un alogeno, fratello maggiore di iodio, bromo, cloro e fluoro. La sua esistenza fu teorizzata solo nel 1931 e confermata sperimentalmente nel 1940. È l'elemento più raro presente naturalmente sulla Terra, con una quantità stimata di meno di 30 grammi in tutta la crosta terrestre in un dato momento. La sua estrema instabilità e la rapidità con cui decade lo rendono un vero "fantasma", quasi impossibile da studiare e persino da rilevare. Le sue proprietà chimiche sono, per la maggior parte, dedotte dalla sua posizione nella tavola periodica, piuttosto che da osservazioni dirette.


Gurdjieff e gli Elementi Nascosti

Ne "I Racconti di Belzebù a Suo Nipote", Gurdjieff introduce una cosmologia complessa in cui gli "esseri sapienti" di epoche passate conoscevano sette "cristallizzazioni relativamente indipendenti" o "elementi attivi" che costituiscono l'ottava cosmica. Egli lamenta come la "scienza chimica" moderna abbia riconosciuto solo i primi cinque (idrogeno, fluoro, cloro, bromo, iodio), ignorando o dimenticando gli ultimi due. Questi due "elementi cosmici", facilmente percepibili e accessibili agli antichi "alchimisti", erano chiamati "Hydro-umiak" e "Piotrkarniak". La sorprendente coincidenza è che l'Astato è proprio il sesto alogeno, l'anello mancante nella serie che Gurdjieff menziona. Sebbene Gurdjieff non usasse il termine "Astato", la sua descrizione di un elemento "sconosciuto" alla scienza moderna ma fondamentale per l'esistenza, e la sua posizione nella "scala" degli elementi, si allineano in modo suggestivo con le caratteristiche dell'Astato.


"Hydro-umiak": Un Ponte tra Scienza e Simbolo

Ma cosa significa "Hydro-umiak" in questo contesto? Il prefisso "Hydro-" richiama immediatamente l'acqua, e qui si aprono diverse vie interpretative:

  1. La Connessione Scientifica Indiretta: Come accennato in precedenza, l'Astato, pur non essendo un componente dell'acqua, è legato ad essa nel contesto della fisica nucleare. L'acqua pesante (D2O), per esempio, è utilizzata in reattori nucleari dove, attraverso complesse reazioni e decadimenti, si possono creare le condizioni per la sua produzione (anche se in quantità infinitesimali). Questo è un legame "idrico" concreto, seppur tecnico e non intuitivo.

  2. La Fluidità e l'Instabilità: L'acqua è simbolo di fluidità, mutamento e trasformazione. L'Astato è l'epitome dell'instabilità e della trasformazione radioattiva. "Hydro-umiak" potrebbe quindi alludere a una sostanza la cui natura è intrinsecamente legata al flusso e al decadimento, una "materia" che non può essere contenuta o fissata a lungo, proprio come l'Astato che si disintegra rapidamente.


Un Ponte tra Mondi

L'idea che Gurdjieff abbia "presentato" l'Astato sotto il nome di "Hydro-umiak" è affascinante. Non si tratta di una previsione scientifica nel senso moderno, ma piuttosto di un'intuizione profonda, radicata in una conoscenza esoterica che percepiva l'esistenza di "elementi" o principi attivi ben prima che la scienza li isolasse o li teorizzasse. L'Astato, con la sua natura elusiva, la sua estrema instabilità e il suo legame indiretto con l'acqua pesante, si presta magnificamente a incarnare il misterioso "Hydro-umiak" di Gurdjieff, offrendo un ponte intrigante tra l'antica saggezza e le scoperte della fisica moderna. Gurdjieff applicò la legge del sette anche alla formazione e all'evoluzione degli elementi. Nella sua visione, gli elementi chimici conosciuti dalla scienza moderna (Idrogeno, Fluoro, Cloro, Bromo, Iodio) rappresenterebbero solo una parte di un'ottava più grande. Gli ultimi due elementi, "Hydro-umiak" e "Piotrkarniak", sarebbero stati dimenticati dalla scienza ma conosciuti dagli antichi. L'Astato si posiziona proprio come il sesto alogeno, perfettamente corrispondente all'elemento che Gurdjieff avrebbe potuto designare come "Hydro-umiak". L'idea che Gurdjieff, attraverso la Legge del Sette, abbia non solo intuito l'esistenza di un elemento come l'Astato, ma anche le sue caratteristiche è un potente tributo all'intuizione profonda che può trascendere i limiti della conoscenza scientifica del proprio tempo. Non si tratta di una "previsione" nel senso empirico, ma di un'affermazione di principi universali che sembrano manifestarsi anche a livello della materia. Secondo Gurdjieff, la chimica moderna, nel suo rapido progresso, aveva commesso un errore cruciale: aveva ridotto gli elementi e le loro interazioni a mere proprietà fisiche e chimiche. L'analisi si era concentrata su massa, valenze, reattività, strutture molecolari, ignorando completamente altre dimensioni che, per Gurdjieff, erano intrinsecamente legate alla loro esistenza. Per lui, ogni elemento non era solo una combinazione di particelle subatomiche con determinate caratteristiche osservabili in laboratorio, ma possedeva anche proprietà psichiche e cosmicheCosa significava questo in termini pratici? Gurdjieff suggeriva che ogni sostanza, ogni atomo, fosse in qualche modo imbevuto di una certa "coscienza" o "energia psichica" che influenzava e era influenzata dalle forze universali. Questo concetto si allontana drasticamente dalla visione puramente materialistica della scienza convenzionale. Egli non intendeva la "psiche" degli elementi nel senso umano di emozioni o pensieri, ma piuttosto come una qualità intrinseca che li connetteva a principi universali più elevati, a leggi cosmiche che governavano non solo il mondo materiale ma anche quello spirituale ed energetico. In questa prospettiva, studiare un elemento chimico senza considerare la sua risonanza cosmica o la sua "anima" psichica sarebbe stato come osservare solo l'ombra di un oggetto senza mai vederne l'oggetto stesso. La chimica moderna, pur avendo portato a scoperte straordinarie e applicazioni pratiche, era per Gurdjieff una scienza incompleta, una scienza che aveva reciso i legami con la totalità dell'esistenza. Era una conoscenza potente ma parziale, incapace di cogliere la vera essenza della materia e le sue profonde interconnessioni con l'universo. La critica di Gurdjieff non era un invito ad abbandonare la ricerca scientifica, ma piuttosto a integrare la comprensione materiale con una visione più olistica e spirituale. Egli invitava a riflettere sul fatto che la scienza, per essere veramente completa, avrebbe dovuto espandere i suoi orizzonti al di là del tangibile, riconoscendo che la realtà è infinitamente più complessa di quanto i nostri strumenti e le nostre metodologie attuali possano percepire. In un'epoca dominata dal riduzionismo, la visione di Gurdjieff rimane un potente richiamo alla necessità di un approccio più integrato e consapevole alla conoscenza.




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