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Chi era realmente il Maestro Ashyata Sheyimash secondo Gurdjieff

 

Su questa figura storica, ignota alla storia ufficiale delle religioni, si è ricamato parecchio attraverso una fervida immaginazione. Cominciamo spiegando le ragioni che hanno reso Ashyata Sheyimash un personaggio ignoto alla storia. Gurdjieff riferisce che il divino maestro Ashyata Sheyimash non insegnò direttamente al popolo, ma restò celato dietro le quinte. Preparò alcuni veri iniziati di una certa confraternita, e successivamente furono questi a insegnare direttamente alle persone. Sono queste le ragioni, secondo Gurdjieff, per le quali questo inviato dall'alto rimase ignoto alle persone e quindi anche alla storia ufficiale, ossia alla storia che si racconta nel circolo esteriore meccanico dell'umanità. Alcuni hanno associato erroneamente questa figura a Zarathustra. Gurdjieff cita parecchi personaggi noti alla storia, come ad esempio Pitagora, Mesmer, Gesù, Buddha, e molti altri, che necessità avrebbe di mettersi a giocare alla "settimana enigmistica" con un solo personaggio in particolare? Del resto Zarathustra è persiano, mentre Ashyata Sheyimash è sumero, come riferisce lo stesso Gurdjieff. Dopo questo errore grossolano, sempre sulla figura di Ashyata Sheyimash, ne esiste un altro più contorto ed elaborato, probabilmente perché proviene da qualcuno molto sbilanciato nel centro intellettuale. Questa nuova fantasia vuole che Ashyata Sheyimash non sia un maestro del passato precedente a Gesù e Buddha, ma un maestro che verrà in futuro. La presunta contraddizione su cui si basa quest'altro errore - un'apparente contraddizione che viene considerata persino come una "inesattezza del legamonismo" [sic] - è la seguente: Gurdjieff scrive che all'epoca di Ashyata Sheyimash gli impulsi divini presenti nell'essenza - ovvero: Fede, Amore e Speranza - erano già degenerati nella forma che avevano assunto, quindi come mai Gesù, che sarebbe apparso in un'epoca successiva ad Ashyata Sheyimash, fondò il suo insegnamento proprio su quei tre impulsi divini, e soprattutto sull'impulso dell'amore? Allora, dicono, deve trattarsi di un'inesattezza intenzionale di Gurdjieff per indicarci che all'epoca di Gesù questi impulsi non erano ancora degenerati, e quindi Ashyata Sheyimash dev'essere un maestro che verrà in futuro sulla Terra. Esistono diverse informazioni collegate ad Ashyata Sheyimash riferite da Gurdjieff, ma quella che dimostra in modo inequivocabile che questa interpretazione è totalmente errata, è un personaggio molto noto alla storia, si tratta del secondo e definitivo distruttore delle fatiche di Ashyata Sheyimash. La sana logica suggerisce che se questo personaggio ha distrutto le fatiche di Ashyata Sheyimash, e se è anche noto alla storia ufficiale, allora diventa immediatamente un punto di riferimento esatto per definire la cronologia degli eventi. Il distruttore delle fatiche di Ashyata Sheyimash è nientedimeno che Alessandro Magno, colui che divenne un Hasnamuss eterno proprio per queste ragioni. O vogliamo forse inventare che anche il riferimento chiaro e definito ad Alessandro Magno debba tradursi come un certo altro Magno che verrà in futuro? Suvvia, non diciamo sciocchezze. Gurdjieff offre tantissime informazioni sulla figura di Ashyata Sheyimash, a tal punto che diventa impossibile scambiare la coda del Mulla Nasreddin per lo spazzolino da denti. Eppure, l'immaginazione umana non conosce alcuna impossibilità a quanto pare. Gurdjieff fornisce diversi punti di riferimento noti alla storia ufficiale per aiutarci a collocare gli eventi storici che invece sono rimasti ignoti, o forse persino tenuti celati intenzionalmente (o "meccanicamente", per essere più precisi) dai detentori di potere allo scopo di manipolare e dominare le masse. 

Gurdjieff scrive: 

"Ebbene, esattamente sette secoli prima degli avvenimenti babilonesi che ti ho raccontato, nel corpo planetario d'un essere tricerebrale di laggiù fu realizzato il "concepimento determinato" del sacro Individuo chiamato Ashyata Sheyimash, che divenne così un Inviato dall'Alto e che oggi è uno dei nostri Altissimi e Grandissimi Individui Cosmici Sacri. Ashyata Sheyimash fu concepito nel corpo planetario di un ragazzo di povera famiglia, appartenente a quella che chiamano "razza sumera", in un villaggio detto "Pispaskana" non lontano da Babilonia. Egli crebbe e divenne un essere responsabile in parte nel villaggio e in parte a Babilonia che, pur senza aver raggiunto l'apice dei suoi fasti, all'epoca era già molto famosa".

In merito agli "eventi babilonesi", Gurdjieff riferisce:

"Quando l'originale re persiano iniziò a sottomettere con le sue truppe gli esseri di altre comunità ed a requisire a forza i "sapienti" che vi si trovavano, questi ultimi furono deportati nella città di Babilonia, assegnata loro come luogo di raccolta e d'esistenza per consentire a quel potente, la cui dominazione si estendeva allora fino a metà del continente d'Asia, di "interrogarli" più tardi in tutta libertà, nella speranza di apprendere da uno di essi il segreto per convertire in "oro" un vile metallo qualsiasi. A questo fine organizzò quella che vien chiamata una "campagna" contro il paese d"'Egitto". E intraprese tale campagna perché a quell'epoca i "sapienti" si erano recati là da ogni continente per la ragione che l'Egitto di allora, secondo un'opinione largamente diffusa, era considerato il miglior posto del pianeta per trovare la massima quantità di informazioni "scientifiche" diverse. Il conquistatore persiano catturò tutti gli esseri "sapienti" che risiedevano allora in Egitto, stranieri o indigeni che fossero, fra cui numerosi sacerdoti egiziani, i quali discendevano da quei membri sapienti della società Akhldann casualmente sopravvissuti, che avevano per primi popolato il paese. Ma un'altra passione e cioè quella rivolta a distruggere l'esistenza dei suoi simili sorse ben presto nella presenza dell'originale re persiano soppiantando l'antica, ed egli finì per dimenticare i "sapienti", che continuarono a esistere in tutta libertà, fino a nuovo ordine, nella città di Babilonia".

Soltanto in questi brevi passaggi ci vengono fornite da Gurdjieff tante informazioni. In primo luogo ci dice in che periodo nacque Ashyata Sheyimash: 7 secoli prima degli eventi babilonesi che ha narrato nel Belzebù. Uno studio di questi "eventi babilonesi" rivela subito alcune connessioni con la storia ufficiale. Siamo nel periodo dell'imperatore persiano Cambise II, il quale fu re di Persia dal 529 al 522 a.C. La sua impresa più nota è l'invasione dell'Egitto, che avvenne nel 525 a.C. Questo è l'imperatore persiano di cui parla Gurdjieff in relazione agli eventi babilonesi. Se partendo dal 525 a.C andiamo indietro di 7 secoli, come suggerisce Gurdjieff stesso, otteniamo l'epoca di nascita di Ashyata Sheyimash: attorno al 1225 a.C. Seguendo tutte le indicazioni e gli indizi disseminati da Gurdjieff all'interno del suo libro, possiamo definire con la massima certezza e precisione che: Ashyata Sheyimash era sumero e nacque attorno al 1225 a.C. in un piccolo villaggio nei pressi di Babilonia. Nel 1225 a.C. Babilonia si trovava in un periodo di grande instabilità politica, segnato da un'importante transizione di potere e dalla crescente influenza di potenze vicine. Questo periodo rientrava nella Dinastia Cassita, che aveva governato Babilonia per diversi secoli dopo la caduta dell'Antico Impero Babilonese. Il 1225 a.C. fu un anno cruciale per Babilonia. Il re assiro Tukulti-Ninurta I di Assiria, una potenza in forte ascesa nella Mesopotamia settentrionale, catturò Babilonia e depose il re cassita Kashtiliashu IV. Questa conquista segnò un periodo di dominazione assira su Babilonia, anche se la dinastia cassita continuò a esistere in modo nominale, spesso sotto un regime fantoccio assiro. La vittoria di Tukulti-Ninurta I fu un evento significativo, che vide la rimozione della statua del dio patrono di Babilonia, Marduk, e il suo trasporto in Assiria, un atto di grande valore simbolico che sottometteva Babilonia al dominio assiro. Nonostante l'instabilità politica e le incursioni straniere, il periodo cassita fu caratterizzato da una certa continuità culturale e, a tratti, da un fiorire della religione e della letteratura. I re cassiti si sforzarono di legittimare il loro governo ripristinando la statua di Marduk a Babilonia e integrandola nel loro pantheon. Durante il dominio cassita, furono intrapresi importanti lavori di costruzione e riparazione in diverse città, tra cui Larsa, Sippar e Ur, oltre a Babilonia stessa. La cultura cassita si distinse anche per l'adozione e la conservazione di tradizioni letterarie sumeriche e accadiche, tra cui l'Epopea di Gilgamesh. La città di Babilonia, sebbene sotto il controllo assiro, mantenne un'importanza ideologica come capitale di Sumer e Akkad. Il millennio che seguì il 1000 a.C. in Mesopotamia fu un periodo di dinamismo politico estremo, dove le guerre civili e le rivolte interne erano una componente costante del panorama, spesso intrecciandosi con i conflitti tra le grandi potenze regionali. In questa fase possiamo rintracciare forse l'influenza di Lentrohamsanin, il primo distruttore dei lavori del santissimo Ashyata Sheyimash. È interessante notare come alcuni abbiano effettivamente interpretato il nome Lentrohamsanin nelle opere di Gurdjieff come un'allegoria o un acrostico che si riferisce a figure storiche ben note, in particolare a leader politici russi del periodo rivoluzionario. La suggestione più comune è che il nome possa contenere le iniziali o parti dei nomi di:

  • LENin

  • TROtsky

  • HAM (a volte interpretato come una forzatura per "Stalin", anche se meno diretto)

  • StAliN (che è la parte più "stirata" per far combaciare l'interpretazione)

Questa interpretazione nasce dal contesto storico in cui Gurdjieff scriveva "I racconti di Belzebù al suo nipote" (tra il 1924 e il 1927, con revisioni successive), un periodo segnato dalla Rivoluzione Russa e dall'ascesa del regime sovietico.


Perché questa interpretazione?

L'idea che Gurdjieff potesse inserire riferimenti velati a personaggi contemporanei nel suo testo allegorico non è del tutto estranea al suo stile. Spesso utilizzava personaggi e situazioni per criticare aspetti specifici della società e della mente umana. Se consideriamo la natura del personaggio di Lentrohamsanin, che incarna la ragione oggettiva priva di coscienza e la tendenza a una libertà basata sulla negazione del "servizio" o del ruolo dell'uomo, si potrebbe tracciare un parallelo con le ideologie che hanno portato a grandi sconvolgimenti sociali e politici, come il comunismo, che promettevano una nuova forma di libertà ma che, secondo una critica gurdjieffiana, potevano mancare di una base cosciente e spirituale, portando a esiti disumani. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questa rimane un'interpretazione. Gurdjieff stesso non ha mai confermato pubblicamente tali connessioni dirette. Ma non bisogna immaginare Lentrohamsanin non come un'invenzione simbolica, ma come una figura storica genuina, la cui esistenza e le cui idee, sebbene assenti dai nostri libri di storia convenzionali, hanno plasmato ciclicamente il destino umano. Gurdjieff, nel suo "I racconti di Belzebù al suo nipote", non starebbe inventando, ma rivelando l'identità e l'operato di questo individuo straordinario e pericoloso. Lentrohamsanin fu, in questa lettura, un filosofo di immense capacità intellettuali, un pensatore la cui influenza si estese ben oltre la sua epoca. Il suo contributo fondamentale, e al tempo stesso nefasto, fu l'introduzione di una dottrina radicale: l'uomo, anziché essere destinato al "servizio" (inteso come il lavoro cosciente su di sé e la partecipazione all'evoluzione cosmica), era stato creato come uno "schiavo" e doveva ripudiare ogni forma di servizio per raggiungere una libertà assoluta. Non si trattava di un semplice ribelle o di un rivoluzionario politico, ma di un architetto di pensiero che fornì le basi per una visione del mondo che negava la necessità di uno sviluppo interiore cosciente. Ciò che rende Lentrohamsanin così cruciale per Gurdjieff è che la sua "scoperta" non fu un evento isolato. Gurdjieff, creando un nome che per alcuni risuona con figure come Lenin e Trotsky, non starebbe facendo un gioco di parole, ma sottolineando come ciò che accadeva ai suoi tempi, la seduzione di ideologie che promettevano libertà ma portavano solo a nuove forme di schiavitù e disordine, non era affatto nuovo. Al contrario, era la reincarnazione di un modello di pensiero antico, le cui radici affondavano nelle idee di Lentrohamsanin. Questo antico filosofo, pur essendo rimasto nell'ombra della storia ufficiale, avrebbe lasciato un'impronta indelebile. Le sue dottrine, pur riemergendo in epoche diverse con vesti e terminologie esteriori differenti – che fossero filosofie greche o ideologie politiche moderne – mantenevano la medesima essenza distruttiva: la promozione di una ragione distaccata dalla coscienza, di una libertà che è in realtà una fuga dalle responsabilità esistenziali, e di una negazione del percorso evolutivo dell'uomo. In quest'ottica, Gurdjieff non sta inventando Lentrohamsanin; lo sta riportando alla luce come una figura chiave, un catalizzatore di tendenze che si sono ciclicamente ripresentate nella storia umana, portando sempre a conseguenze simili, indipendentemente dalle diverse manifestazioni esterne. Il nome "Lentrohamsanin" sarebbe quindi un'onomatopea creata da Gurdjieff per encapsulare la risonanza storica di questa figura e le sue molteplici riapparizioni. La filosofia di Lentrohamsanin, come presentata da Gurdjieff, culmina nell'idea che l'uomo debba "ripudiare ogni forma di servizio" per raggiungere una "libertà assoluta". Questo concetto ha forti risonanze con l'anarchia, intesa come assenza di governo o di autorità. Tuttavia, l'anarchia proposta da Lentrohamsanin non è quella che mira a riorganizzare la società su basi egualitarie o auto-gestite. È, invece, un'anarchia che nasce da una ragione disconnessa dalla coscienza e da una comprensione distorta del posto dell'uomo nell'universo. Se l'uomo è stato creato per il "servizio" (ovvero per contribuire all'armonia e all'evoluzione cosmica attraverso il lavoro interiore e l'acquisizione di una coscienza superiore), allora il ripudio di questo servizio è un atto di ribellione fondamentale contro l'ordine naturale delle cose. In questo contesto, l'anarchia di Lentrohamsanin si manifesta come:

  • Rifiuto della disciplina interiore: Non è solo l'assenza di un'autorità esterna, ma anche il rifiuto di qualsiasi "legge" o disciplina interna necessaria per lo sviluppo cosciente. Questo porta a una dissoluzione della volontà e a un'assenza di vero scopo.

  • Libertà mal interpretata: La "libertà assoluta" promessa da Lentrohamsanin è, nella visione di Gurdjieff, una chimera. È la libertà del caos, dell'irresponsabilità, del mero soddisfacimento dei desideri automatici, piuttosto che la libertà che deriva dal dominio di sé e dalla comprensione profonda.

  • Conseguenze disastrose: Gurdjieff suggerisce che l'adozione delle idee di Lentrohamsanin porta inevitabilmente a un declino, sia a livello individuale che collettivo. La società che abbraccia questa "anarchia" finisce per implodere su se stessa, priva di una guida morale e spirituale, esattamente come, in senso storico, le ideologie basate su una libertà senza coscienza hanno portato a tirannie e distruzioni.

Quindi, mentre si può parlare di una forma di anarchia, è cruciale capire che per Gurdjieff essa è una deviazione patologica, una dottrina che promette libertà ma conduce all'autodistruzione, perché ignora le leggi fondamentali che governano l'esistenza umana e cosmica. È l'anarchia della disintegrazione, non della liberazione autentica. Il genio di Gurdjieff sta nell'aver inventato un nome che suona come un'eco storica. Sebbene Lentrohamsanin non compaia nei nostri testi di storia, per Gurdjieff era una figura reale, un pensatore la cui visione del mondo ha radici antiche e ha continuato a riaffacciarsi sotto diverse spoglie. Il nome stesso, con le sue risonanze (come quelle con Lenin e Trotsky), non è un mero gioco di parole, ma un segnale diretto. Ci sta dicendo che le "rivoluzioni" e i grandi sconvolgimenti dei tempi moderni – con le loro promesse di libertà e le loro ideologie radicali – sono, nella loro essenza più profonda, tutt'altro che nuove. Sono, invece, ricorrenze di schemi antichi, manifestazioni esterne diverse di una medesima corrente di pensiero che ha avuto origine molto tempo fa, incarnata proprio da Lentrohamsanin. Questo personaggio avrebbe formulato una dottrina che proponeva una "libertà" basata sul ripudio del "servizio" (inteso come il lavoro cosciente su di sé e la partecipazione all'ordine cosmico). Questa idea, apparentemente liberatoria, avrebbe generato cicli di eventi in cui l'umanità si illudeva di progredire verso la libertà, mentre in realtà si dirigeva verso nuove forme di caos e schiavitù, proprio perché la ragione era scollegata dalla coscienza. In sintesi, Gurdjieff, nominando questo "vecchio" filosofo Lentrohamsanin, ci sta lanciando un monito: non lasciamoci ingannare dalle nuove etichette o dalle diverse bandiere. Le sfide fondamentali dell'umanità, i pericoli delle ideologie che promettono tutto ma in realtà disgregano, e la tendenza a deviare dal vero percorso di sviluppo, non sono fenomeni recenti. Sono solo la riemersione di dinamiche storiche profonde, le cui radici affondano in un passato remoto e nella figura dimenticata, ma potentissima, di Lentrohamsanin. Nelle opere di Gurdjieff, Alessandro Magno è menzionato come un esempio di "Hasnamuss eterno", una categoria in cui rientra anche Lentrohamsanin. Gurdjieff include sia Alessandro Magno che Lentrohamsanin in questa categoria per ragioni specifiche, sebbene le loro manifestazioni siano diverse:

  • Alessandro Magno: Viene visto come un Hasnamuss eterno per la sua insaziabile ambizione di conquista e potere. Pur essendo un genio militare e un leader carismatico, la sua "grandezza" si basava su una sete di dominio che portava a distruzione, sofferenza e alla sottomissione di popoli interi. La sua influenza è "eterna" perché il modello di potere basato sulla forza bruta e sull'espansione territoriale a ogni costo si è ripetuto innumerevoli volte nella storia, ispirando altri conquistatori e tiranni. Gurdjieff potrebbe vederlo come un archetipo di chi usa la propria forza e abilità per scopi egoistici e non evolutivi.

  • Lentrohamsanin: Come discusso in precedenza, Lentrohamsanin è un Hasnamuss eterno a causa della sua dottrina distorta della "libertà assoluta" e del ripudio del "servizio". La sua influenza non è legata alla conquista fisica, ma alla corruzione del pensiero e della coscienza umana. Le sue idee, pur sembrando liberatorie, hanno di fatto deviato l'umanità dal suo percorso evolutivo, generando cicli di caos e illusione. La sua "eternità" risiede nel fatto che le sue idee continuano a riemergere sotto diverse forme (filosofie, ideologie politiche) che promettono libertà ma portano a nuove forme di schiavitù e disordine, mantenendo l'uomo "addormentato" riguardo al suo vero scopo.

Il parallelo tra Alessandro Magno e Lentrohamsanin, come Hasnamuss eterni, risiede nel fatto che entrambi, pur con mezzi e campi d'azione diversi, hanno esercitato un'influenza duratura e prevalentemente negativa sull'evoluzione umana.

  • Alessandro Magno rappresenta l'Hasnamuss della forza bruta e della conquista materiale, che impone la sua volontà all'esterno.

  • Lentrohamsanin rappresenta l'Hasnamuss della corruzione intellettuale e spirituale, che devia la volontà e la coscienza dall'interno.

Se Lentrohamsanin prevaleva nel centro intellettuale, Alessandro Magno, nel contesto del sistema di Gurdjieff, prevaleva principalmente nel centro motorio e nel centro emozionale inferiore. Nel caso di Alessandro Magno, la sua natura di "Hasnamuss eterno" non deriva da una corruzione del pensiero astratto come per Lentrohamsanin, ma dalla sua forza e direzione.
  • Centro Motorio (Prevalente): Alessandro Magno era un genio strategico e militare. La sua capacità di pianificare e condurre campagne, di muovere eserciti con efficacia, di combattere in prima persona e di realizzare conquiste territoriali immense, indica una straordinaria prevalenza e sviluppo del centro motorio. Non si trattava solo di forza fisica, ma di una volontà e un'energia dirette all'azione, al comando e all'esecuzione di vasti progetti. La sua incessante espansione e la sua incapacità di fermarsi una volta raggiunti gli obiettivi parlavano di una forza motrice quasi inarrestabile.

  • Centro Emozionale Inferiore (Significativo): Sebbene non fosse la sua forza trainante primaria come il centro motorio, il centro emozionale inferiore (legato a desideri, ambizioni, gloria, ira) giocava un ruolo significativo. La sua sete di conquista, la ricerca della gloria personale, il desiderio di superare i limiti noti del mondo, e a volte la sua brutalità, derivano da un potente impulso emotivo, seppur non legato a emozioni più elevate come l'amore altruistico o la compassione.

Mentre Alessandro Magno certamente usava la sua intelligenza (centro intellettuale) per la strategia militare, e i suoi istinti (centro istintivo) per la sopravvivenza in battaglia, questi erano al servizio della sua sovrana spinta motoria e della sua ambizione emotiva inferiore. La sua grandezza, e al contempo la sua natura di Hasnamuss, risiedeva nella direzione egoistica e distruttiva di questa immensa energia di azione e di volizione motoria, non nella sofisticazione delle sue teorie intellettuali.




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