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Apocalisse o Rinascita? La Fine delle Ere Precessionali nel Pensiero Antico


Le antiche civiltà, con la loro profonda osservazione del cielo e la loro intima connessione con i cicli naturali, sembravano essere consapevoli del lento ma inesorabile scorrere delle ere precessionali. Questo fenomeno astronomico, noto come precessione degli equinozi, descrive il graduale spostamento del punto dell'equinozio di primavera (o punto vernale) lungo le costellazioni dello zodiaco, un ciclo che si completa in circa 25.772 anni (il "Grande Anno" platonico). Ogni era, della durata approssimativa di 2.150 anni, è caratterizzata dalla costellazione che ospita il punto vernale in un dato periodo. Molte culture non solo registrarono questo cambiamento, ma lo incorporarono profondamente nel loro simbolismo religioso, mitologico e architettonico, riflettendo un "Grande Anno" cosmico che scandiva il destino della Terra e dell'umanità.


Il Toro Sacro: L'Era del Toro (circa 4.500 a.C. - 2.500 a.C.)

L'Era del Toro fu un periodo di grande fioritura per le civiltà agricole e pastorali, e il simbolismo taurino ne divenne l'emblema.

  • Antico Egitto: Il culto di Apis, il toro sacro venerato a Menfi, è uno degli esempi più lampanti. Apis era considerato un'incarnazione del dio Ptah e in seguito associato a Osiride. La sua vita, morte e rinascita erano centrali nella religione egizia. Le rappresentazioni di tori, spesso con dischi solari tra le corna, abbondano nell'arte egizia arcaica, suggerendo un'era in cui la costellazione del Toro dominava il cielo primaverile. La potenza, la fertilità e la forza generatrice del toro erano qualità altamente celebrate.

  • Mesopotamia: Le civiltà mesopotamiche, come i Sumeri, Babilonesi e Assiri, diedero grande importanza al toro. La divinità toro-umana Lamassu, a guardia degli ingressi di palazzi e città, simboleggiava protezione e forza. Le raffigurazioni del "Toro Celeste" erano comuni, e in testi astronomici, il Toro era una delle costellazioni più importanti. L'epopea di Gilgamesh, con la sua narrazione del "Toro del Cielo" inviato da Ishtar, riflette ulteriormente la preminenza di questo simbolo.

  • Creta Minoica: La civiltà minoica (2700-1450 a.C. circa) è famosa per il suo culto del toro, evidente negli affreschi del Palazzo di Cnosso raffiguranti il "salto del toro" (tauromachia). Sebbene l'esatta natura religiosa di questi rituali sia dibattuta, l'onnipresenza del toro nell'arte minoica suggerisce un profondo legame simbolico, forse eco di un'era precessionale passata.


L'Ariete e il Vello d'Oro: L'Era dell'Ariete (circa 2.500 a.C. - 50 a.C.)

Con il lento scivolamento del punto vernale nella costellazione dell'Ariete, un nuovo simbolismo emerse, riflettendo spesso concetti di leadership, iniziazione e sacrificio.

  • Antico Egitto: Il dio Amon-Ra, la divinità suprema del Nuovo Regno, era spesso raffigurato con la testa di ariete. I viali di sfingi con teste di ariete che conducevano ai grandi templi di Karnak e Luxor testimoniano la sua importanza. L'ariete, un animale energico e caparbio, rifletteva la nuova dinamica di espansione e conquista dell'Impero Egizio.

  • Grecia Antica: Il mito del Vello d'Oro e la spedizione di Giasone e gli Argonauti sono un esempio significativo. Il vello d'oro, pelle di un ariete alato, era un simbolo di regalità e autorità. La sua ricerca rappresenta un viaggio eroico e una transizione, che alcuni studiosi interpretano come una metafora per la fine di un'era e l'inizio di una nuova. L'ariete era anche un animale sacrificale comune, associato a riti di purificazione e rinnovamento.

  • Persia: Il dio zoroastriano Ahura Mazda era talvolta associato a simboli che richiamavano l'ariete, e l'importanza dell'agnello nelle pratiche sacrificali persiane potrebbe avere risonanze con quest'era.


Il Pesce e il Messia: L'Era dei Pesci (circa 50 a.C. - 2.150 d.C.)

L'Era dei Pesci è stata segnata da un profondo cambiamento spirituale e dalla nascita di nuove religioni universali, con un simbolismo acquatico e pisciforme prevalente.

  • Cristianesimo: Il simbolo dell'ittus (pesce) è uno dei più antichi e riconoscibili emblemi cristiani. "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore" (ΙΧΘΥΣ in greco) forma l'acronimo che significa "pesce". Le narrazioni evangeliche abbondano di riferimenti al pesce e ai pescatori: Gesù che chiama i suoi discepoli a essere "pescatori di uomini", la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e l'uso del pesce come pasto nel Nuovo Testamento. Questo forte simbolismo pisciforme è ampiamente interpretato come un riflesso dell'inizio dell'Era dei Pesci, un'era di diffusione del messaggio cristiano e di trasformazione spirituale.

  • Altre Correnti Esoteriche e Gnostiche: Anche al di fuori del cristianesimo ortodosso, molte correnti gnostiche e misteriche dell'epoca utilizzarono simboli legati all'acqua, al fluire e alla dualità, che possono essere ricondotti alla natura duale e acquatica del segno dei Pesci.


L'Uomo-Acqua: L'Imminente Era dell'Acquario (circa 2.150 d.C. - 4.300 d.C.)

Attualmente, stiamo vivendo la transizione dall'Era dei Pesci all'Era dell'Acquario. Sebbene sia troppo presto per avere un simbolismo storico consolidato di questa transizione, le anticipazioni moderne spesso la associano a concetti di consapevolezza collettiva, tecnologia, innovazione, uguaglianza e unificazione globale. Il simbolo dell'Acquario, l'Uomo che Versa l'Acqua, è interpretato come un portatore di conoscenza e di un "nuovo diluvio" di consapevolezza.


L'Aspetto Catastrofico e la Fine delle Ere

Il concetto della fine di un'era precessionale ha spesso portato con sé un aspetto catastrofico o apocalittico in molte culture antiche. Questo non significava necessariamente la distruzione fisica del mondo, ma piuttosto la fine di un ciclo, la dissoluzione di un ordine stabilito e la preparazione per una nuova era.

  • Miti del Diluvio Universale: Molti miti del diluvio universale, presenti in quasi tutte le civiltà (Mesopotamiche, Ebraica, Indù, Greca, Maya, ecc.), sono stati interpretati come memorie o metafore della fine di un'era precessionale e del suo "lavaggio" per permettere un nuovo inizio. L'acqua, elemento purificatore e distruttore, era spesso il veicolo di questa catastrofe.

  • Cicli Cosmici e Distruzione/Rigenerazione: Per civiltà come i Maya, con il loro Lungo Computo (che alcuni interpretano come legato a cicli astronomici, sebbene non direttamente alla precessione nel senso occidentale), la fine di un ciclo era vista come un momento di grande trasformazione, potenziale caos ma anche rinnovamento. Il 21 dicembre 2012, ad esempio, è stato interpretato erroneamente come la fine del mondo, mentre in realtà era la fine di un ciclo nel calendario Maya, un momento di transizione.

  • La Grande Conflagrazione e il Grande Inverno: I Greci e altre culture classiche parlavano di cicli di "Grande Conflagrazione" (ekpyrosis) e "Grande Inverno" (kataklysmos), che distruggevano periodicamente il mondo, seguito da un nuovo inizio. Questi cicli, sebbene non esplicitamente legati alla precessione, riflettono una mentalità ciclica in cui la distruzione è un preludio necessario alla rigenerazione.

  • Il Ragnarök Nordico: Sebbene più centrato su un evento mitologico specifico, il concetto del Ragnarök nella mitologia norrena, la "fine degli dèi" e del mondo, seguita da una rinascita, si inserisce nel tema delle catastrofi cicliche che portano a un nuovo ordine.

L'idea era che, con il cambiamento della costellazione dominante all'equinozio di primavera, cambiava anche l'influenza cosmica sulla Terra e sull'umanità. Questo poteva portare a sconvolgimenti sociali, religiosi o naturali, interpretati come la fine di un "ordine cosmico" e l'inizio di uno nuovo, spesso con un periodo di caos e purificazione nel mezzo. La "fine" non era dunque la cessazione assoluta dell'esistenza, ma la dissoluzione di una modalità di essere per far spazio a una successiva. Le antiche civiltà dimostrarono una straordinaria capacità di osservare e interpretare i cicli celesti. La loro espressione simbolica delle ere precessionali non fu solo un esercizio astronomico, ma un profondo tentativo di comprendere il loro posto nell'universo, di dare senso ai cambiamenti storici e spirituali, e di prepararsi per le transizioni cosmiche. Il loro lascito ci ricorda che siamo parte di un "Grande Anno" che continua a scorrere, con ogni era che porta con sé nuove sfide e nuove opportunità, a volte precedute da un'ombra di catastrofe che è, in realtà, l'annuncio di una rinascita.


Lo Zodiaco Smarrito: Quando l'Astrologia Occidentale Dimenticò il Cosmo

L'astrologia, per millenni, è stata considerata una disciplina ponte tra il cielo e la terra, un sistema complesso per comprendere i ritmi cosmici e il loro impatto sulla vita umana. Eppure, nell'era moderna, l'astrologia occidentale, in particolare quella tropicale, sembra aver smarrito una parte fondamentale della sua eredità: la connessione diretta con il cielo stellato. Questa perdita è il risultato di un riduzionismo che, pur avendo radici storiche, ha finito per impoverire la visione astrologica, allontanandola dalla sua intrinseca natura cosmica.


Il Grande Scisma: Tropicale vs. Siderale

Il punto cruciale di questa divergenza risiede nella precessione degli equinozi. Scoperta già nell'antichità da Ipparco, questa lenta ma inesorabile variazione dell'asse terrestre fa sì che il punto dell'equinozio di primavera (il 0° Ariete) si sposti gradualmente all'indietro rispetto alle costellazioni stellari fisse. Due millenni fa, quando l'astrologia occidentale fu codificata, il 0° Ariete tropicale coincideva all'incirca con l'inizio della costellazione dell'Ariete. Oggi, tuttavia, si trova a ben oltre 24 gradi di distanza, posizionandosi nella costellazione dei Pesci.

L'astrologia tropicale ha scelto di ignorare questo spostamento, ancorando i suoi segni alle stagioni terrestri. Ariete è l'inizio della primavera, Cancro il solstizio d'estate, Bilancia l'equinozio d'autunno e Capricorno il solstizio d'inverno. Questo approccio è eminentemente geocentrico e stagionale, riflettendo il ciclo annuale del Sole rispetto alla Terra e le sue influenze sul clima e sulla vita vegetale. Non c'è nulla di intrinsecamente sbagliato in questo. Le stagioni hanno un impatto profondo sulla nostra psiche e sulla nostra biologia.

Tuttavia, l'astrologia siderea, predominante in culture come quella indiana (astrologia vedica), ha mantenuto il legame con le costellazioni fisse. Per un astrologo siderale, se sei nato sotto il segno zodiacale "tropicale" dell'Ariete, è molto probabile che il tuo Sole si trovi in realtà nella costellazione dei Pesci. Questo approccio è cosmocentrico, radicato nell'osservazione diretta del cielo stellato.


Il Prezzo del Riduzionismo

Il problema non è tanto la validità di uno dei due sistemi, quanto la perdita di consapevolezza che ha accompagnato la preminenza del sistema tropicale in Occidente. Molti appassionati di astrologia oggi non sono nemmeno a conoscenza della precessione degli equinozi, né del fatto che i loro segni zodiacali non corrispondono più alle costellazioni omonime nel cielo notturno.

Questa mancanza di consapevolezza porta a diverse critiche:

  • Disconnessione dal Cosmo Reale: L'astrologia tropicale, pur essendo un sistema coerente e funzionale, rischia di diventare un modello astratto, disconnesso dalle vere configurazioni celesti. Se l'astrologia è lo studio dell'influenza dei corpi celesti, ignorare la loro posizione reale nel vasto scenario cosmico sembra un controsenso.

  • Perdita di Profondità Simbolica: Le costellazioni, con le loro figure mitologiche e i loro archetipi, hanno da sempre offerto un ricco substrato simbolico all'astrologia. Ridurre i segni a mere divisioni di 30 gradi basate su un punto equinoziale mobile significa trascurare un patrimonio di significati che risuona con la storia umana e la narrazione cosmica.

  • Accusa di Non Scientificità: La discrepanza tra i segni tropicali e le costellazioni è spesso usata dalla critica scientifica come prova dell'infondatezza dell'astrologia. Sebbene l'astrologia non si proponga come scienza empirica nel senso moderno, questa disconnessione alimenta l'idea che sia basata su premesse errate o ignoranza astronomica.

  • Limitazione della Visione: Un'astrologia che si concentra esclusivamente sui cicli stagionali, per quanto importanti, rischia di trascurare la più ampia e maestosa danza dei corpi celesti sullo sfondo immutabile delle stelle. Si perde una "visione cosmica" che va oltre le immediate influenze terrestri, abbracciando il respiro profondo dell'universo.


Riscoprire il Cielo Stellato

Non si tratta di demonizzare l'astrologia tropicale, che ha dimostrato la sua validità pratica e la sua risonanza con l'esperienza umana per secoli. Piuttosto, è un invito a una integrazione e a una maggiore consapevolezza. Un astrologo e un appassionato dovrebbero essere consapevoli della differenza tra lo zodiaco tropicale e quello siderale, e riflettere su come entrambi i sistemi possano offrire prospettive complementari. Riconnettersi con la precessione degli equinozi e con il cielo stellato reale non significa abbandonare le tradizioni. Significa arricchirle, restituendo all'astrologia la sua dimensione più profonda e la sua dignità di scienza del cielo, in un senso più ampio e antico. Significa passare da un'astrologia che guarda solo all'orologio stagionale a una che abbraccia l'intera vastità della volta celeste, ritrovando così una visione veramente cosmica che eleva la nostra comprensione del posto dell'uomo nell'universo.



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