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Astrologia: Il vero significato dei Segni Zodiacali secondo G. I. Gurdjieff

Benché sia difficile fare esempi generici del metodo di insegnamento di Gurdjieff, ricordo un’occasione che mi sembra incarnare molti aspetti del modo in cui egli lavorava: una volta, nell’ambito di una discussione generica sul “deterioramento del sapere e della scienza” nel mondo moderno, Gurdjieff introdusse l’argomento dell’astrologia. Affermò che nell’antichità era una «vera scienza» e molto diversa da come viene concepita oggigiorno. Per fare un esempio del modo in cui era stata «civilizzata e fraintesa» raccontò che i segni zodiacali, in origine, vennero “inventati” per sintetizzare le caratteristiche peculiari contro le quali un dato individuo doveva combattere, o lottare, durante la propria esistenza sulla terra. Spiegò che un individuo nato sotto il segno e l’influenza dell’Ariete doveva ricordare che l’Ariete simboleggiava quelle caratteristiche della sua natura contro cui doveva lottare per conseguire l’armonia e l’equilibrio interiori. Lo Scorpione, in questa luce (la femmina uccide il maschio dopo l’accoppiamento), poteva essere interpretato, in linea di massima, come un segno “che uccide”, benché non intendesse una uccisione in senso fisico. Sottolineò come i Pesci e i Gemelli fossero due segni palesemente doppi, ma che rappresentavano due diversi generi di dualità. Nel caso dei Pesci si trattava di una dualità di tipo conflittuale: due pesci uniti (come vengono talvolta rappresentati nelle incisioni e nei disegni antichi) che lottano per spezzare la catena che li lega; in altre parole, i nati sotto il segno dei Pesci lottano contro una tendenza auto-separatista presente nella loro natura. I Gemelli, al contrario, rappresentavano una dualità in via di fusione e la lotta avveniva contro l’integrazione e verso la separazione. Il Sagittario deve lottare contro la distruttività (la freccia è puntata contro il mondo)... e così via. Il metodo, estremamente semplice, consisteva nello scoprire che cosa simbolizzava il segno di nascita per l’interessato per poi rapportarlo alle proprie caratteristiche naturali. Gurdjieff non parlò nello specifico di tutti i segni, ma suggerì che una volta che si riusciva a scoprire, da soli, ciò che il segno simbolizzava o rappresentava, in fatto di caratteristiche (o coazioni) personali, allora bisognava ricordare a se stessi che questa sintesi indicava quegli elementi contro i quali si doveva lottare per tutta la vita; quelli che potrebbero essere chiamati gli «ostacoli innati» nella propria natura, che costituivano parte della chiave per conseguire l’«auto-perfezione» o lo sviluppo; gli ostacoli inevitabili presenti lungo il percorso che conduce allo sviluppo. Aggiunse che, com’era normale in tutte le grandi scienze antiche, la lezione non veniva mai pronunciata in modo chiaro, ma poteva essere appresa solo con lo sforzo e che gran parte del problema in astrologia risiedeva nella particolare interpretazione che l’individuo dava al significato del proprio segno. Ritornando all’Ariete, come esempio calzante, disse che non si trattava solo del fatto che le persone nate sotto questo segno dovevano lottare contro la loro tendenza ad “arietare” in varie circostanze e situazioni, ma che dipendeva anche dalla loro interpretazione di “arietare” e dalla loro analisi e comprensione personale dei modi in cui questa caratteristica coatta si manifestava. Il segno, in altre parole, era una chiave, un’indicazione, per tutte le persone nate sotto di esso, ma poiché ciascun individuo è diverso è necessario scoprire in che modo particolare il segno si manifesta nella propria individualità. Egli avvisò che, in questa ricerca particolare e analisi individuale delle caratteristiche, di solito si poteva trovare un indizio se si era in grado di osservare, in modo oggettivo, le caratteristiche alle quali si è affezionati in modo smodato. Disse che sebbene fosse molto difficile osservare i propri pregiudizi personali e “caratteristiche piacevoli” con vera oggettività, cionondimeno era necessario farlo per valutare se stessi in modo corretto. In questo le altre persone potevano essere utili, perché attraverso di loro era possibile osservare gli effetti (su di loro) delle nostre manifestazioni individuali ricorrenti. Un modo per scoprire quelle cose di sé alle quali si è affezionati, che ci piacciono e delle quali andiamo fieri (anche se forse inconsciamente) è la frequenza della loro ripetizione nelle manifestazioni esterne, nei rapporti con gli altri. Queste manifestazioni ricorrenti potrebbero essere il primo indizio delle nostre “vanità” che, a loro volta, vanno interpretate in rapporto alle caratteristiche del nostro segno astrologico. Nel tentativo di fare un esempio ipotetico, facilmente comprensibile, e anche molto palese, disse che se un dato individuo dovesse osservare che nelle sue relazioni con gli altri manifesta una certa insistenza continua e ricorrente nel «ribadire la propria posizione» e si scopre che è nato sotto il segno dell’Ariete, l’implicazione è abbastanza logica. Deve imparare a non insistere, in modo consapevole. Se anche un nato sotto il segno dei Pesci “insiste” in questo senso, l’insistenza potrebbe essere interpretata come “impari” e sarebbe necessario imparare, consapevolmente, a “insistere” con l’altra metà della propria natura. Se una persona nata sotto il segno dell’Ariete riesce a imparare a non essere petulante nei suoi rapporti con gli altri (ammesso che scopra di avere questa caratteristica), egli avrà almeno imparato la possibilità di non essere insistente nelle sue lotte personali verso la crescita o lo sviluppo. Qualsiasi manifestazione ricorrente (qualsiasi consuetudine inconscia) è, necessariamente, una forma di cecità, in quanto la manifestazione ripetitiva, in sé, impedisce l’attività consapevole. Rapportando questa conversazione piuttosto generale all’“opera” di Gurdjieff o al suo “metodo”, potrei concludere solo che si tratta di un esempio abbastanza chiaro del suo insegnamento – fondamentalmente la discussione mi sembrava enfatizzare il bisogno di produrre una lotta costante all’interno di sé che, in linea di massima, era la base del suo metodo – qualsiasi cosa che mantenga viva l’attenzione. Qualsiasi cosa, compresa l’astrologia. L’indicazione più semplice che egli diede in questa discussione sull’astrologia e sui segni dello Zodiaco fu che occorre osservare ciò che uno “ama” di sé, siano esse manifestazioni, coazioni, consuetudini o caratteristiche fisiche, emozionali o mentali. Se si “amano” le proprie mani come caratteristica fisica, è un’indicazione di un certo tipo; qualcosa che ha a che fare con l’uso o la funzione delle mani. Se si “ama” o si è “affezionati” alla propensione verso l’eloquenza, è un’altra indicazione. Se si ama o si è orgogliosi del fatto che si è sempre “onesti”... un’altra ancora. Non si tratta tanto di risposte, perché, come soleva ammonire, non vi sono risposte, tranne quelle che uno trova dentro di sé.



Fritz Peters - I miei anni con Gurdjieff






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