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DANZE


"Mi sento in obbligo, in questa prefazione, di mettere al corrente i lettori di alcuni fatti che vanno necessariamente conosciuti per poter discernere con chiarezza ciò che è vero e autentico da ciò che non lo è, magari perché interamente frutto dell'immaginazione di qualcuno. Nessuna delle persone a capo delle tante organizzazioni che sono sorte nel nome di G. I. Gurdjieff è stata istruita da lui o da Madame de Salzmann. Alcuni sono stati discepoli di discepoli, di provenienza diversa, privi di un'esperienza approfondita di questo insegnamento. Altri, conoscendo un discepolo, le idee, i libri di o su Gurdjieff, hanno dato vita a gruppi a lui dedicati, senza aver mai avuto pratica del suo lavoro. Vengono così deformati alcuni aspetti delle idee come dei movimenti. Il reale lavoro interiore di Gurdjieff è assente. Manca la giusta conoscenza del senso dell'energia, dell'attenzione e della coscienza, perché essi non le hanno praticate. Segnalo che alcuni hanno intitolato a Gurdjieff le loro organizzazioni, che sono principalmente di natura commerciale, e hanno dato a esse nomi o titoli già utilizzati da Gurdjieff: "Istituto per lo sviluppo armonico dell'uomo", " La quarta via", e altri nomi ancora, ricavati dai libri di e su Gurdjieff e da ogni genere di documenti, nonostante queste persone non abbiano mai praticato il lavoro di Gurdjieff. Persino coloro che hanno fatto parte dei gruppi formati da Gurdjieff o Madame de Salzmann non sono né sono stati sempre all'altezza delle loro responsabilità, per la carenza di un'autentica ricerca interiore o per il bisogno di potere, per vanità o per debolezza. Altri gruppi sono fuori, di fatto, da questo insegnamento, perché non lavorano interiormente: il loro ego è troppo forte, la loro immaginazione alimenta l'illusione, e la presenza fisica alle riunioni basta ad appagarli. A tutto ciò che finora ho detto, aggiungo che ci sono persone che, grazie all'onestà del loro essere, sono capaci di comprendere istintivamente e intuitivamente il senso reale di questo insegnamento e possono seguire una vera ricerca, guidate dalla capacità di una sincera osservazione e da una profonda presa di coscienza. Altri infine, negli Stati Uniti e in altri paesi, usando la denominazione di "Insegnamento di Gurdjieff", hanno costituito dei gruppi che si sono rivelati una sorta di setta, un'aberrazione, totalmente contraria al suo vero insegnamento".

(Solange Claustres - G. I. Gurdjieff e la Presa di Coscienza)


"Le danze sono per la mente. Non danno nulla all'anima, l'anima non ha bisogno di nulla. Una danza ha un certo significato; ogni movimento ha un certo contenuto". 

(G. I. Gurdjieff - Views from the Real World: Early Talks of Gurdjieff; Arkana, 1984, p. 181)


"Uno comincia il movimento, e si dimentica del movimento, questo non è il movimento in sé. Se, stimolati da cose esterne, ci si muove, è l'impulso dell'essere. Se non è stimolato da cose esterne, ma ci si muove, è il movimento del cielo". 

(The Secret of the Golden Flower: a Chinese Book of Life. Translated by Richard Wilhelm, Harcourt, Brace & World, 1931, 1962, p. 58)


Questo antico detto taoista potrebbe benissimo essere un'introduzione alla comprensione dei "Movimenti" che occupano un posto molto speciale nell'insegnamento di G. I. Gurdjieff. L'esecuzione formale dei movimenti, la loro azione esterna, è l'eco di una corrente di un'energia interiore più potente. Attraverso la ripetizione ciclica di una serie di atteggiamenti - come la reiterazione di una preghiera - l'attenzione si acuisce, vengono liberate energie di diversa qualità e densità (ciò che la tradizione indù chiama prana) ed è possibile farle metterle in relazione tra loro in un nuovo modo. Il moto esteriore è avviato dall'impulso emanato all'interno, non più da un'attenzione unilaterale, ma da una vigilanza avvolgente sostenuta dal corpo, in accordo con il sentimento, e sotto lo sguardo della mente: una triplice attenzione. I Movimenti sono esercizi spirituali, né ginnastica, né fisioterapia, e non hanno lo scopo di creare stati alterati di coscienza (anche se questo può avvenire come risultato automatico di un lavoro sull'attenzione). La loro ragion d'essere va trovata nel corpo di idee che strutturano l'insegnamento. I Movimenti sono stati creati per la sperimentazione e la pratica di dati che, per la maggior parte, sono veicolati oralmente. Quando vengono privati di questa connessione con le idee, ne derivano contraffazioni e distorsioni, e i Movimenti perdono gran parte del loro significato. "Quando il movimento è giusto", ha detto Madame de Salzmann, "esso produce un suono. . un'influenza speciale che può essere ricevuta da coloro che ascoltano". È come il riverbero di vibrazioni provenienti da un livello superiore di coscienza, che potrebbero essere avvertite non solo tra le persone che eseguono un dato movimento, ma anche da chi lo osserva. A questo proposito si può dire che i Movimenti sono un'illustrazione della pratica delle tre linee di lavoro caratteristiche dell'insegnamento: lavorare su se stessi, lavorare con gli altri e lavorare per la comunità. Quando si inizia a studiare i Movimenti, ciò che diventa subito evidente è la debolezza dell'attenzione: non ha resistenza, non ha difesa contro il moto infinito delle associazioni, e spesso è inconsciamente portata via proprio nel momento in cui sarebbe necessaria la sua piena concentrazione. La mente ordinaria, di per sé, è instabile, essendo orientata verso il futuro oppure a guardare indietro nel passato, e, essendo il più delle volte identificata con qualche oggetto immaginario, non ha un centro di gravità. Questa attenzione della mente può dare inizio a un movimento, o indicare una direzione, ma non è in grado di impegnarsi e di partecipare alla continuità di questo movimento: "Uno comincia il movimento, e si dimentica del movimento, questo non è il movimento in sé". Per quanto riguarda il corpo, anche se a volte può mostrare una vera intelligenza di fronte al mondo esterno, è per lo più sotto l'influenza dei suoi desideri, appetiti e reazioni. Tuttavia, nel cammino della ricerca interiore, è primordiale il riconoscimento del corpo come fondamento essenziale del Lavoro. All'inizio della pratica degli esercizi preliminari, lo sforzo dell'attenzione per memorizzare le diverse posture sembra essere solo formale e dipendere principalmente dall'attitudine fisica. Ma, man mano che gli esercizi diventano progressivamente sempre più complessi, la difficoltà di far fronte alla crescente domanda di coordinazione di velocità diverse, tempi diversi e ritmi diversi associati a spostamenti e canoni complicati, richiede una nuova attenzione mai sperimentata prima. In quel preciso momento, dalla visione del mio essere preso alla sprovvista, assente, sorge la domanda: "Chi sono io?". Ovviamente non ci sarà una risposta immediata. Ma il vedere e l'accettare dentro di me questa mancanza di relazione evoca una nostalgia, il ricordo remoto di un'autorità perduta, un ricordo. Sono costretto a provare a partecipare come un essere a tre cervelli, in altre parole, sono costretto a cercare di essere presente. Ciò che sta avvenendo allora è il risveglio di un'intelligenza più sottile, una nuova mente, un pensiero che viene per così dire dal cuore, la scoperta di ciò che nei Racconti di Belzebù a suo nipote Gurdjieff chiama "Pensiero Attivo". La ricerca di questa presenza interiore richiede un sacrificio, l'abbandono di tutte le tentazioni soggettive e di tutte le fascinazioni egoistiche: riuscire, "fare", ottenere risultati. Questa apertura a un livello superiore di coscienza è ciò che siamo invitati a scoprire nella pratica dei Movimenti conosciuti come "Danze Sacre".

Paul Reynard si unì a un piccolo gruppo a Parigi guidato da Henriette Lannes nel 1946. Iniziò a praticare i Movimenti nel 1947 con Jeanne de Salzmann, e quell'autunno si unì alla classe senior sotto la direzione di Gurdjieff. Cominciò come istruttore di Movimenti sotto la direzione di Marthe de Gaigneron, e nel 1969 si trasferì negli Stati Uniti. Da allora si è assunto la responsabilità dei Movimenti della Gurdjieff Foundation di New York e di altre Fondazioni Gurdjieff statunitensi e canadesi.


Intervista a Pauline de Dampierre (diretta da Jacques Le Vallois)

Jacques Le Vallois: C'è senza dubbio una buona ragione per cui Incontri con Uomini Straordinari di Peter Brook termina con una sequenza di danze sacre; ho sentito che era una delle parti più forti dell'intero film. Sono diverse da tutte le danze che normalmente vediamo eseguite in pubblico. L'esattezza e la precisione dei gesti sembrano obbedire a un certo ordine; e poi non sembrano movimenti naturali, ma piuttosto danno l'impressione di essere il risultato di un lungo, speciale allenamento. Devo dire che queste danze hanno toccato le mie emozioni in un modo inconsueto. Quindi sono molto felice di poterti fare alcune domande oggi, per saperne di più su di esse: cosa significano e come producono un tale effetto. Prima di tutto vorrei chiedere: quale significato attribuiva Gurdjieff alle danze sacre?

Pauline de Dampierre: Nel libro da cui è tratto il film troverete alcune indicazioni molto importanti di quel significato, e ci sorprendono perché non sembrano coincidere né con la nostra idea di arte né con l'aspetto devozionale della danza sacra. Descrivendo la sua permanenza nel monastero mostrato nel film, Gurdjieff racconta di aver visto le sacerdotesse lavorare. Dovevano imparare una serie di posture e riprodurle in modo molto preciso. Dice che queste posizioni hanno un significato e che costituiscono un alfabeto; così la sera, quando le sacerdotesse danzano nella grande sala del tempio, i fratelli possono leggere in queste posture le verità che sono state impiantate in loro diverse migliaia di anni fa, e che vengono così trasmesse da una generazione all'altra. Rimase stupito dalla precisione e dalla purezza delle posizioni senza ancora capire cosa significassero. Siamo in una situazione analoga. E infatti, il modo in cui veniamo toccati è il nostro miglior approccio al mondo completamente nuovo che questi movimenti possono aprire. Ne hai visti solo alcuni nel film.

Jacques Le Vallois: Sì, erano evidentemente incompleti. Come descriveresti queste danze?

Pauline de Dampierre: Come descriverle - forse non c'è modo migliore della risposta che Gurdjieff diede al suo allievo Ouspensky, quando gli disse di immaginare l'esistenza di un meccanismo per studiare i pianeti che rappresentasse visivamente le leggi che governano i loro movimenti, per far ricordare allo spettatore tutto ciò che sapeva sul sistema solare. Diceva che c'era qualcosa di simile nel ritmo delle danze sacre; e affermò enigmaticamente che attraverso questi movimenti rigorosamente definiti e gli schemi realizzati dai danzatori, certe leggi sono rese visibili e comprensibili a chi le conosce. E aggiungerei che Gurdjieff faceva sentire ai suoi allievi il significato di queste danze molto più con la sua presenza e l'influenza che esercitava che con le spiegazioni. Portava i suoi allievi a cercare costantemente di mettere in relazione il loro lavoro con l'elemento centrale della coscienza che era il fondamento del suo insegnamento.

Jacques Le Vallois: Praticare questi movimenti è un modo per avvicinarsi all'insegnamento di Gurdjieff?

Pauline de Dampierre: Sì, uno dei modi. Potete immaginare quanto sia difficile riassumere in poche parole l'essenza di questo insegnamento; diciamo solo che permette a una persona di sentire in sé l'esistenza di due poli. Un polo corrisponde alla propria reale possibilità, se si è disposti a cercarla: il risveglio della coscienza, lo sviluppo dell'essere, la presenza a se stessi. L'altro polo corrisponde al modo in cui viviamo concretamente, schiavi del nostro automatismo, della nostra passività, del nostro sonno. Cercare di svegliarsi e uscire da questo sonno potrebbe essere la direzione di tutta la nostra vita, in ogni momento; condizioni speciali e un metodo di studio eccezionale sono forniti da queste danze.

Jacques Le Vallois: Da dove vengono queste danze o "movimenti"? Gurdjieff li ha trovati durante i suoi viaggi o li ha ideati lui stesso?

Pauline de Dampierre: Entrambi! Tutti i suoi viaggi e le sue ricerche avevano lo scopo di padroneggiare la conoscenza delle leggi che governano la vita degli esseri umani. Le stesse leggi sono alla base delle danze rituali che ha visto in molti luoghi, ed è in base ad esse che le danze sono state composte. Apprese che la legge che governa la nostra schiavitù e il sonno spirituale decreta che l'automatismo dei nostri pensieri e sentimenti sia strettamente legato all'automatismo dei nostri movimenti e delle nostre posture. Questo è il cerchio magico da cui l'essere umano non può mai uscire da solo. Ma una serie di nuove posture, che procedono da una reale conoscenza di un diverso ordine di leggi, possono aprirci a un diverso ordine dentro di noi, che ci libererebbe, ci unificherebbe e ci risveglierebbe al vero significato della nostra vita, affinché il nostro essere reale possa agire e farsi sentire.

Jacques Le Vallois: Vedendo queste danze per la prima volta, ho avuto la strana impressione di "jamais vu", qualcosa che non avevo mai visto prima. Quello che ho visto è stato un insieme perfetto e armonioso. Inoltre, sembrava esserci una sorta di osmosi tra i ballerini. Quanto tempo ci vuole per raggiungere questo grado di perfezione?

Pauline de Dampierre: Direi che ci vuole un'intera vita prima che qualcuno raggiunga finalmente l'inizio, ma l'inizio di qualcosa di immensamente grande. Chiunque può iniziare a farli, ma questo approccio porterà una persona in un lungo processo in cui scoprirà di non essere preparato. La preparazione dev'essere graduale, un graduale aumento della difficoltà dei movimenti e anche delle risorse interiori che vengono sollecitate. Queste posture richiedono spesso movimenti non associati tra loro, che l'automatismo del corpo non compie naturalmente; e anche le sequenze di posizioni sono difficili da memorizzare. L'automatismo stesso deve adattarsi. Prima di iniziare a lavorare sul tipo di danza che hai visto, sono necessari molti esercizi preparatori che richiedono un'attenzione sostenuta. Il primo requisito è per la posizione corretta e pura; altrimenti si perde il significato.

Jacques Le Vallois: Come va intesa l'idea di purezza in relazione alla posizione?

Pauline de Dampierre: La posizione diventa qualcosa di meno inconscio. Schematicamente, diciamo che è una posizione ferma, equilibrata, che permette alla persona di mantenere una presenza interiore pur compiendo un gesto semplice, eseguito senza tensioni, senza dispendio di energie inutili o involontarie. Bisogna sentire la posizione, averne un'impressione viva, perché sia giusta e pura. E questa sensibilità non si sviluppa da sola. È necessario avere un atteggiamento esteriore che corrisponda a quello interiore.

Jacques Le Vallois: Ciò richiede un'attenzione speciale che permetta l'esecuzione dei movimenti giusti?

Pauline de Dampierre: Questa è una prima tappa.

Jacques Le Vallois: La musica che accompagna le danze è abbastanza diversa da qualsiasi cosa io abbia mai conosciuto, anche se alcune armonie forse ricordano quelle del Vicino Oriente. Come agisce questa musica sui ballerini?

Pauline de Dampierre: Attraverso le armonie, ma soprattutto attraverso la composizione della musica. Anche la musica può appartenere a diversi ordini di leggi. La sua struttura, le sue armonie, la sua melodia e il suo ritmo devono accompagnare non solo i movimenti esteriori, ma anche gli impulsi interiori che si sviluppano progressivamente nel corso dell'esercizio. Se la qualità della vibrazione è giusta, risveglierà la sua controparte nei danzatori; non li porterà via né li distrarrà. Li riporta continuamente a se stessi e al loro bisogno di essere aperti. Anche la persona che suona per i movimenti ha un ruolo attivo. Ti faccio un esempio: vedi che ciascuno degli esercizi ha un certo tempo che, come tutti i tempi musicali, è indicato sullo spartito nel modo consueto: lento, allegretto, e così via, e talvolta con la marcatura del metronomo. Ma il metronomo non è una guida sufficiente. Lo stesso ritmo che ha dato un'impressione pacifica e raccolta sembrerà in un altro momento insopportabilmente lento; o uno che ha permesso al vigore e alla forza di apparire, ora sembrerà frettoloso. Il tempo giusto si sente quando è in armonia con lo stato interiore e quando il musicista permette a questa armonia di emergere attraverso il suo modo di suonare. Poi il suono stesso si trasforma e sostiene lo sforzo dei danzatori.

Jacques Le Vallois: Si potrebbe dire che c'è la sensazione di una sorta di punto di riferimento centrale corrispondente a un movimento giusto?

Pauline de Dampierre: Se questo fosse tutto, i movimenti non avrebbero il loro vero significato; non sarebbero collegati alla questione fondamentale con cui questo insegnamento ci pone di fronte. Ancora e ancora, mentre esegue il movimento, l'allievo cerca di tornare in sé e di ricordare la direzione della sua ricerca. Deve avere un'attenzione più profonda, più rilassata, più sostenuta. Sente la grande potenza del suo automatismo e scopre di esserne prigioniero molto più di quanto pensasse, perché nel momento in cui vi si arrende è perduto. Ma se questa attenzione è sostenuta, appare una nuova energia, più alta e più attiva, che lo risveglia a se stesso. Il corpo si rilassa completamente e comincia a partecipare in modo più libero; una nuova intelligenza accompagna il movimento. In quel momento, l'allievo si avvicina al "fare esatto" di cui parlava Gurdjieff.

Jacques Le Vallois: Si potrebbe parlare di questo come di uno "stato di grazia"?

Pauline de Dampierre: Uno stato di grazia, sì. Soprattutto, il ballerino sperimenta che questo stato richiede molto di più di quanto avrebbe potuto immaginare. L'esecuzione del movimento è una prova di verità che non ammette imbrogli: ci vuole esattezza nel gesto, obbedienza al ritmo, ordine assoluto nelle file dei danzatori, unanimità di movimento; e in ogni momento sente la sua inadeguatezza. Se immagina di poter riporre la sua fiducia in uno stato di grazia, il suo movimento goffo gli ricorda che il suo tempismo è sbagliato. Una delle grandi scoperte a cui porta questo lavoro è che il corpo deve essere istruito. È pieno di tensioni, pieno di tutti gli esiti del suo modo di agire, e non pronto ad essere animato da uno stato di grazia. Se la lotta dura abbastanza a lungo, arriva un momento in cui questo stato diventa, per un istante, una realtà. Poi c'è un vero incontro: corpo, emozione e pensiero si uniscono. L'allievo sperimenta un'esigenza mai sentita prima, il bisogno di non essere altro che uno strumento; e non si è mai sentito così vivo, così indipendente, così veramente libero.

Jacques Le Vallois: Questo stato molto speciale è collegato a qualcosa che potrebbe essere considerato come "energia" o vibrazione differente?

Pauline de Dampierre: È certamente correlato. A volte si usano altre espressioni: densità della materia e densità delle vibrazioni, grado di vivificazione; ma il termine "energia" è più evocativo della nostra stessa esperienza. I nostri stati ordinari sono connessi con una certa qualità di energia che ha le sue caratteristiche, per esempio una sorta di pesantezza. Uno stato più interiorizzato è necessariamente legato a una qualità di energia più sottile che proviene da un livello superiore; altrimenti non può essere trattenuta. Se viene trattenuta, si stabiliscono nuove relazioni tra le funzioni del corpo, il pensiero e il sentimento. Prendiamo l'esempio del ritmo. Come si può definire il ritmo? Non è solo un'alternanza regolare di battiti forti e deboli, di tensione e rilassamento; è un pulsare di energia, un flusso e riflusso di energia che di solito non viene percepito come tale. Gurdjieff diede una spiegazione molto semplice per mostrare l'importanza del ritmo. Era in piedi, con un braccio teso in avanti, e disse: 

"Vedi, se allungo il braccio in questo modo, spendo una certa quantità di energia. Se lo abbasso, spendo di nuovo energia, e ancora una volta se lo sollevo di nuovo. Ma se faccio un continuo movimento su e giù, ho bisogno di molta meno energia".

Con ciò ci mostrò che si poteva stabilire uno slancio, qualcosa come una nota musicale sostenuta, che avrebbe sostenuto uno stato interiore. In pratica, questo slancio può essere di qualità molto diverse; dipende dall'impulso a cui risponde. Se il ritmo è rigido e matematico, se è "anti-ritmico", non si stabilisce alcun impulso. Al contrario, può essere disordinato e fuori controllo. Ma ci può essere un ritmo molto più sottile connesso con una sottilissima attenzione interiore. Nei momenti di grazia di cui hai parlato, a volte c'è una tale unità interiore che si potrebbe dire che il corpo si muove con il ritmo in un'armonia consapevole.

Jacques Le Vallois: L'intelletto – o meglio, diciamo, la mente – funge da freno?

Pauline de Dampierre: Continuamente! È troppo pesante, ed esercita un'attrazione costante. L'attenzione necessaria non viene dalla mente; non possiede nome né forma.

Jacques Le Vallois: Ciò che viene richiesto in questi "movimenti" è il nucleo dell'insegnamento di Gurdjieff?

Pauline de Dampierre: Come ho detto prima, i movimenti forniscono condizioni particolarmente favorevoli e particolarmente concentrate. Ciò che è centrale in questo insegnamento deve essere vissuto anche in ogni sorta di altre condizioni, in cui le attrattive del mondo esterno sono molto più forti. L'esperienza dei movimenti non avrebbe senso se fosse limitata a condizioni particolari. La sua utilità sta nel rivelare le possibilità e le difficoltà dell'intero problema umano. Affronta il problema della manifestazione.

Jacques Le Vallois: Lei sottolinea l'importanza delle posizioni e la loro esattezza. Si può dire che contengano un significato simbolico?

Pauline de Dampierre: Tutto dipende da ciò che si cerca di comprendere. Le analisi non sono molto utili. Non nego che ognuna di queste posizioni possa avere un significato definito, preciso, come i mudras del repertorio indù dei gesti, che costituiscono un linguaggio per la trasmissione di determinate informazioni appartenenti a un corpo di conoscenza. Ma non va dimenticato che la conoscenza di cui parla è sempre stata legata alla percezione di fenomeni universali e umani, che si compenetrano e agiscono gli uni sugli altri. Questi gesti simbolici erano rivolti a persone che erano intrise di questa conoscenza. Ad esempio, nell'arte buddista alcune statue tengono in una mano un oggetto oblungo che è un vaso. Si dirà, per esempio, che questo contiene il nettare della compassione del Bodhisattva; ma si comprende anche come questa compassione sia legata al simbolismo dell'acqua, l'acqua benefica che penetra e feconda e unisce. Non abbiamo questa comprensione.

Jacques Le Vallois: La spiegazione intellettuale del simbolo non sembra soddisfacente. Si potrebbe dire la stessa cosa dei movimenti: non c'è una loro spiegazione intellettuale.

Pauline de Dampierre: Potrebbe essercene una, anche molto precisa; ma sarebbe "per quelli che già sanno" - e la trovano da soli. Si potrebbe dire che nel simbolo due mondi cominciano a incontrarsi. Attraverso il simbolo appare una permeabilità tra questi due ordini.

Jacques Le Vallois: Si può dire che i movimenti sono l'espressione artistica di un sapere?

Pauline de Dampierre: A mia volta, ti farò una domanda: hai visto alcune di queste danze nel film. Cosa pensi di esse? Hai trovato in loro una certa bellezza?

Jacques Le Vallois: L'impressione prevalente, direi, era un'armonia indiscutibile dell'insieme che sembrava corrispondere a qualcosa di vero e adeguato. Ma ho sentito anche la bellezza dei gesti, e mi sono commosso molto per la musica che li ha accompagnati.

Pauline de Dampierre: Tuttavia, durante l'esecuzione dei movimenti, l'obiettivo non era quello di creare un'opera d'arte. Aggiungo che nessuno dei danzatori si è mai considerato un artista; nessuno si considerava uno specialista della danza sacra. I danzatori sono solitamente persone che conducono una vita privata e professionale attiva, e allo stesso tempo intraprendono questa disciplina per arricchire la loro ricerca. Hai parlato di armonia. Quali condizioni sono necessarie affinché questa armonia appaia? Prima di tutto, c'è un canone, un ordine di leggi. Questo canone nasce da una conoscenza: quella del rapporto tra forma e sostanza, tra i movimenti del corpo e quelli della psiche umana. Il suo obiettivo è l'evoluzione della coscienza. Ma questo canone e questa conoscenza non bastano. Il danzatore ha un ruolo essenziale da svolgere; senza di lui, l'armonia non apparirà. Non deve sottomettersi a questo canone meccanicamente o passivamente; deve cercare. C'è una domanda che lo preoccupa profondamente, e deve obbedire consapevolmente. L'armonia e la bellezza verranno da questo.

Jacques Le Vallois: La scienza di cui hai parlato, se ho capito, è una conoscenza delle leggi cosmiche. Diresti che questa scienza, unita a un certo atteggiamento aperto di ricerca, possa creare le condizioni necessarie per la comparsa di una forma d'arte altissima?

Pauline de Dampierre: Gurdjieff aveva un'idea molto elevata di ciò che chiamava arte oggettiva. Una delle sue caratteristiche è che essa ha lo stesso effetto su tutti. Ha descritto un momento della sua giovinezza in cui lui e i suoi compagni di ricerca si sono trovati di fronte a un'opera d'arte molto speciale in un deserto dell'Asia centrale. All'inizio pensavano che fosse un'immagine molto antica di un dio o un demone; ma a poco a poco, videro che un intero sistema cosmologico poteva assolutamente essere trovato ovunque su di essa, in tutti i suoi dettagli, persino nei lineamenti del viso. Scoprirono di poter decifrare questo sistema e di essersi resi conto del sentimento che aveva animato i creatori della statua. Sembrò loro di vederli e di sentire le loro voci; in ogni caso, sentivano ciò che queste persone avevano voluto trasmettere loro. Non è ambizione di chi studia questi movimenti realizzare un'opera di questo genere; ma nel corso della loro pratica, a volte, si verifica un fenomeno molto particolare. Può accadere che tutto si combini in modo così perfetto, con una comprensione così condivisa, che le loro differenze scompaiano. Non si nota più l'una o l'altra persona. È come se un individuo si facesse avanti, alzasse il braccio, girasse la testa; un solo sentimento che si muove attraverso il tutto e lo attiva. Ciò che accade è un evento. Non direi che si tratta della manifestazione di una legge oggettiva, ma verso quell'orizzonte si apre una prospettiva.

Jacques Le Vallois: Sembra un orizzonte molto lontano. Senza nulla che li orienti, che possibilità hanno oggi le persone di raggiungerlo?

Pauline de Dampierre: Prima di tutto, dirò che questa possibilità si apre solo a momenti. Forse le persone che osservano i movimenti hanno l'impressione di un insieme, di armonia, del rilascio di una forza insolita. Sono commossi, perché non è una prestazione professionale quella che stanno guardando, né una dimostrazione dei risultati del lavoro scolastico, ma un evento vivo che si sta svolgendo davanti a loro, con tutti i suoi rischi, i suoi momenti di ascesa e caduta. I danzatori stessi lo sanno perfettamente; sentono l'instabilità di tutto ciò che sta accadendo in se stessi. Questo è il prezzo dei grandi momenti che possono vivere. E poi c'è un altro aspetto, che si applica più precisamente alla tua domanda. Abbiamo parlato finora di questa altissima vista che si dispiega, di un possibile culmine della ricerca. Ma allo stesso tempo questi esercizi aprono una prospettiva molto semplice e molto accessibile. Chiunque può avvicinarsi ad essi, qualunque siano le sue capacità; e da quel punto di vista si può dire che rispondono a una mancanza del mondo di oggi, un bisogno di rinnovamento. Questi esercizi sono una delle discipline che si trovano oggi - ce ne sono ancora troppo poche - che sottolineano la necessità di associare il corpo a un'aspirazione interiore, spirituale. Questa necessità è stata dimenticata; il corpo vive a parte, e non sentiamo l'inadeguatezza di quella situazione, e le limitazioni che essa impone ad ogni piano della nostra esistenza. Non ci viene dato alcun assaggio delle possibilità dormienti del corpo; non sappiamo come ascoltarlo né come chiamarlo. Ma una relazione potrebbe essere stabilita, e non solo durante la pratica di una disciplina. Coloro che partecipano al lavoro dei movimenti vi diranno che la comprensione che è giunta loro si ripercuote in altri momenti, nelle situazioni più ordinarie. Non c'è circostanza nella nostra vita che debba esserne tagliata fuori, nemmeno prendere la metropolitana, o sedersi alla propria scrivania, o camminare per strada. Quindi vedete, torniamo al livello in cui viviamo.

Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta su The American Theosophist, Wheaton, maggio 1985, pp. 175–181. Pauline de Dampierre faceva parte del circolo intimo che si riunì intorno a Gurdjieff nei giorni dell'occupazione parigina. Formatasi come avvocato e giornalista, il suo interesse centrale e la sua occupazione sono rimasti nello studio e nella pratica delle idee di Gurdjieff. Jacques Le Vallois è caporedattore del mensile francese Aurores, periodico dedicato allo studio delle civiltà tradizionali e alla ricerca spirituale.



I Movimenti furono inizialmente insegnati da Gurdjieff a un gruppo selezionato di studenti a San Pietroburgo nel 1916 e, qualche anno dopo, a Tiflis e Costantinopoli. Durante questo periodo vennero definiti "ginnastica sacra" o "danze sacre". Divennero una caratteristica significativa del Lavoro nei primi anni '20 al Prieuré in Francia. Dopo l'incidente automobilistico di Gurdjieff nel 1924 furono abbandonati, ma furono ripresi nel 1928 come parte integrante dell'insegnamento. Durante gli anni '40 furono una componente importante del lavoro interiore fornito ai suoi allievi. Fu un periodo di intensa creatività per Gurdjieff, poiché sviluppò molti nuovi Movimenti che ispirarono i suoi studenti, molti dei quali hanno condiviso le loro esperienze di apprendimento ed esecuzione durante questo periodo. L'impulso per i Movimenti risiede nelle cerimonie religiose e nelle danze sacre a cui Gurdjieff assistette nei vari templi e monasteri in Turkestan, Afghanistan, Tibet, Kafiristan, Chitral e in altri luoghi che visitò durante i suoi lunghi viaggi in Oriente. A. R. Orage descrisse la natura e il significato di queste danze sacre in una dimostrazione pubblica dei Movimenti a New York nel 1924:

"Le danze sacre, le posture e i movimenti in serie sono sempre stati una delle materie fondamentali insegnate nelle scuole esoteriche in Oriente. Hanno un duplice scopo: trasmettere un certo tipo di conoscenza, ed essere un mezzo per acquisire uno stato armonioso dell'essere. I limiti più estremi della propria resistenza vengono raggiunti attraverso la combinazione di movimenti non naturali e non abituali, ed eseguendoli si ottiene una nuova qualità di percezione, una nuova qualità di concentrazione e attenzione e una nuova direzione della mente, il tutto per un certo scopo definito. Nei tempi antichi la danza era una branca della vera arte e serviva allo scopo di una conoscenza superiore e di una religione... L'antica danza sacra non è solo un mezzo per un'esperienza estetica, ma un libro, per così dire, o una sceneggiatura, contenente un pezzo definito di conoscenza. Ma è un libro che non tutti possono leggere. Uno studio dettagliato delle danze sacre, dei movimenti e delle posture speciali condotto nel corso di molti anni ha dimostrato la loro importanza nel lavoro di sviluppo armonioso dell'uomo; lo sviluppo parallelo di tutti i suoi poteri – uno degli obiettivi principali del signor Gurdjieff". 

Gurdjieff indicò che le danze sacre e i Movimenti non erano solo metodi per lo sviluppo di sé, ma anche un mezzo che racchiude in sé certe leggi cosmiche che governano l'evoluzione della coscienza umana. Sono strumenti molto precisi che esprimono la realtà di un livello superiore di essere in armonia con le leggi universali di sviluppo:

"Il signor Gurdjieff, durante una lunga vita dedicata allo studio e alla ricerca, padroneggiò i principi di quelle danze sacre che costituiscono un ramo dell'arte oggettiva. Comprendendo i principi, fu in grado di dimostrare verità attraverso questi movimenti. Lo studente, anche dall'inizio, attraverso l'alto grado di attenzione sostenuta richiesta per perfezionarsi nei movimenti, sta usando uno dei mezzi specifici per ottenere la conoscenza di sé e la 'cognizione e la comprensione della realtà'. Le danze e i movimenti sacri hanno sempre avuto una parte importante nel lavoro delle scuole reali. Esprimono una dimensione sconosciuta e rivelano ciò che è nascosto all'uomo medio: la realtà di un livello superiore dell'essere. Se siamo in grado di passare dal nostro livello ordinario a uno superiore, significa che qualcosa in noi è cambiato. I cambiamenti sono governati da leggi cosmiche definite e una conoscenza di queste leggi esiste e può essere scoperta. Gurdjieff nei suoi primi viaggi fu testimone e partecipò a varie danze rituali e cerimonie; e si rese conto che potevano essere usate come linguaggio per esprimere la conoscenza di un ordine superiore: la conoscenza cosmica. Questo linguaggio è matematico, secondo una misura esatta. Ogni movimento ha il suo posto assegnato, la sua durata e il suo peso. Le combinazioni e le sequenze sono calcolate matematicamente. Le posture e gli atteggiamenti sono organizzati per produrre emozioni definite e predeterminate... Nel creare questi movimenti ogni dettaglio ha un significato, si tiene conto del più piccolo elemento; nulla è lasciato al caso o all'immaginazione. Esiste un solo gesto, una sola postura e un solo ritmo possibili con cui rappresentare una data situazione umana o cosmica".

I Movimenti svolgono un ruolo cruciale nel percorso di sviluppo cosciente di Gurdjieff e “sono parte integrante dell'insegnamento e rappresentano una delle offerte uniche di Gurdjieff agli uomini e alle donne occidentali alla ricerca di se stessi”. Il corpus dei Movimenti, se visto da una prospettiva globale, forma un insieme organico in cui ogni esercizio è correlato agli altri in una matrice di permutazioni, molto simile ai raggi di una ruota. L'allieva francese Pauline de Dampierre, una delle principali insegnanti dei Movimenti dopo la morte di Gurdjieff, sottolinea la comunanza di intenti che tutti incarnano:

"Il lavoro dei Movimenti è parte di un insegnamento, ogni aspetto del quale è orientato allo sviluppo della coscienza. Impegnandosi in questi esercizi l'individuo inizia a sentire che sta cercando di contattare energie più profonde in se stesso che, fino a quel momento, gli erano completamente sconosciute. Il lavoro dei Movimenti fornisce condizioni speciali che ci permettono di comprendere, attraverso l'esperienza, certi aspetti dell'insegnamento che altrimenti non sarebbero così accessibili. Il primo aspetto ha a che fare con il ruolo del corpo. In certi momenti, gli rivelano le risorse sorprendenti che il suo corpo può portare alla ricerca interiore quando viene chiamato nel modo giusto. In altri momenti gli mostrano fino a che punto il corpo diventa un ostacolo attraverso le sue tensioni e inerzia. Un altro aspetto ha a che fare con l'importanza dello sforzo nel Lavoro. I Movimenti ci mostrano il profondo effetto che gli sforzi possono avere quando sono fatti in condizioni create sulla base di una conoscenza precisa. Quando vengono superate difficoltà apparentemente insormontabili, lo stato interiore dell'essere cambia. La fatica e altri ostacoli svaniscono. Allora si potrebbe dire che lo sforzo stesso ha avuto un potere veramente trasformativo... poi c'è un terzo aspetto che ha a che fare con l'obiettivo. Teoricamente, questo può sembrare ovvio, ma in pratica non lo è così tanto. Bisogna rendersi conto che la qualità di ciò che si sperimenta dipende, soprattutto, dalla qualità del proprio obiettivo. Se l'obiettivo è semplicemente il piacere di essere in movimento, di seguire la musica, di essere in grado di rispondere alla richiesta, una certa soglia non può essere varcata. Il movimento ha senso solo quando è compiuto da quel raccoglimento interiore che Gurdjieff considerava uno stato di presenza".

Ogni movimento è una sequenza coreografata di posture, ritmi, posizioni di mani, braccia e gambe (e può anche includere parole pronunciate), eseguite simultaneamente e seguendo un ordine specifico. Sono in genere praticati in un contesto di gruppo con gli allievi disposti in file, solitamente accompagnati dalla musica composta da Gurdjieff e Thomas de Hartmann, o improvvisati sul posto.

Solange Claustres ha studiato con Gurdjieff ed è stata per lungo tempo insegnante dei Movimenti presso il "Gurdjieff Institute" di Parigi. Riflette sulle sfide dell'apprendimento e della padronanza dei Movimenti nelle sue memorie

"Becoming Conscious with G. I. Gurdjieff":

La complessità di questi movimenti, la nozione di presenza in se stessi, le coordinazioni motorie necessarie per la loro corretta esecuzione, richiedevano una rappresentazione e una memoria simultanee di tutto questo. Attraverso la precisione richiesta dai Movimenti di Gurdjieff, si creano connessioni più complete e sottili tra corpo, pensiero e sentimento. In queste condizioni speciali, mentre i Movimenti stessi si dispiegano, lo stato interiore: pensiero, emozione, percezione, sensazione e le loro interrelazioni si trasformano.”

La pratica dei Movimenti è un metodo di Lavoro essenziale e un percorso per lo studio e la consapevolezza di sé. Essi facilitano anche l'osservazione e la sensazione di sé, e dimostrano chiaramente la mancanza di relazione tra corpo, mente e sentimenti nella maggior parte degli esseri umani. Solange Claustres afferma:

Nei Movimenti, un aspetto del lavoro su se stessi è quello di prendere coscienza delle nostre tensioni, che a poco a poco ci rivelano il legame che esiste tra una tensione fisica e un’emozione, o un pensiero, o un’abitudine, da cui dipendiamo, e su cui non abbiamo alcun controllo, poiché queste connessioni si creano a nostra insaputa, inconsciamente.”

I Movimenti offrono un'opportunità di scoperta di sé nel quadro di una scuola e sotto la guida di istruttori qualificati. Essi rivelano aspetti di noi stessi che riflettono le abitudini fisiche, emozionali e mentali condizionate che impediscono il risveglio.

Marthe de Gaigneron, una delle principali istruttrici dei Movimenti, sottolinea l'effetto trasformativo degli esercizi:

"È proprio in termini di apertura al sacro che bisogna comprendere le danze portateci da G. I. Gurdjieff. Questa apertura può liberarci dalla nostra meccanicità, mentre rivela l'aspetto 'essenziale' della nostra natura. I Movimenti richiamano 'tutto il nostro essere' attraverso molti mezzi diversi; questo spiega la loro sorprendente diversità. Esercitano più specificamente una funzione o l'altra e spesso si basano su tempi totalmente diversi da quelli sperimentati nella vita quotidiana. Per seguire questa via, bisogna sottomettersi totalmente al lavoro della "scuola", diventare un allievo tra gli altri, un semplice membro di una fila, ma con lo straordinario supporto di una ricerca comune. I Movimenti sono vissuti in una sorta di microcosmo. Mentre seguono meticolosamente le istruzioni dell'insegnante, ogni partecipante si sente responsabile di sé e dell'ambiente in cui si muove. Che sia composta o improvvisata, anche la musica gioca una parte molto importante nell'esperienza; ha un rapporto intimo con il significato profondo dei Movimenti, dando sostegno al loro ritmo e alla loro espressione. Insieme ai musicisti che suonano, diventa parte di un'alchimia generale". 

I movimenti richiedono un livello di attenzione molto alto e rivelano quanto poco controllo abbiamo sulla nostra attenzione. Gli studenti hanno osservato quanto sia impegnativo e difficile padroneggiare anche i movimenti più elementari. La richiesta di un'attenzione sostenuta è sempre un ostacolo mentre gli studenti si sforzano di perfezionare anche il movimento più elementare. In "The Practice of Presence", Patty de Llosa descrive i suoi sforzi irregolari:

"Queste danze ed esercizi richiedevano un impegno totale di attenzione da parte dell'esecutore, ben oltre la nostra normale capacità di concentrazione. Il primo dilemma che ho incontrato in ogni nuovo esercizio è stato come ricordare i ritmi insoliti, le sofisticate combinazioni di posizioni e spostamenti di piedi, gambe, braccia, testa e busto e l'ordine in cui arrivavano... Per aggiungere complessità, le posizioni di una parte del corpo spesso arrivavano su conteggi diversi da quelle di un'altra, o apparivano in punti insoliti nel ritmo, solitamente mantenuto dai piedi. Coglierli al volo e mettere in azione il proprio corpo, facendo i movimenti giusti al momento giusto, richiedeva un'attenzione completa. Ma una mente lucida, sebbene essenziale per mantenere l'ordine e dirigersi nelle posizioni necessarie, non era sufficiente. La lotta per passare rapidamente e con precisione da una posa all'altra richiedeva anche un'immediata ricettività nel corpo. Quindi, da un lato, dovevo ricordare i vari ritmi e posizioni, e dall'altro, dovevo essere disponibile a muovermi all'istante, fidandomi dell'esperienza del corpo per sapere cosa sarebbe successo dopo".

La complessità e i dettagli tecnici nell'esecuzione dei movimenti erano spesso opprimenti per il praticante:

"Non riuscivo a ricordare semplici sequenze o a mettere insieme parti di gesti. Mescolavo i gesti da un movimento all'altro, la mia mente non si collegava al mio corpo e non avevo continuità di attenzione".

"Per essere eseguito correttamente, ogni movimento richiede concentrazione, disciplina, precisione e attenzione sostenuta. Questi esercizi naturalmente non hanno tutti lo stesso impatto né la stessa intensità. Tuttavia, ognuno porta con sé un significato specifico nella sua forma e nel suo scopo, nella sua complessità così come nella sua semplicità. Tutto ciò richiede una precisione assoluta del movimento, dal palmo delle mani alla più piccola posizione dei piedi, richiedendo un equilibrio dinamico dell'insieme, per sostenere una ricerca che può essere compresa solo attraverso l'esperienza diretta. Quando si inizia, ciò che colpisce di più in questa disciplina è un senso simultaneo di costrizione e libertà. Si scopre una nuova vita in un corpo che è stato, fino a quel momento, limitato dalla sua educazione, dalle sue acquisite abitudini fisiche, mentali o di altro tipo, e che, quando è libero, ci apre a un mondo di impressioni ed esperienze sconosciute. L'attenzione rivolta al corpo è costantemente richiesta. Un confronto spietato con questi esercizi e danze, e soprattutto con la propria incapacità di "conformarsi al modello", provoca spesso un vero e proprio shock".

"I Movimenti vengono solitamente offerti dopo un periodo di lavoro preliminare, quando i principi di base dell'insegnamento sono stati studiati e assimilati. Il fondamento dei Movimenti sono i sei esercizi "obbligatori" che vengono insegnati prima che uno studente tenti movimenti più avanzati e complicati. Gurdjieff una volta disse che il suo intero insegnamento era incarnato nel primo esercizio degli obbligatori".

Una delle funzioni primarie dei Movimenti è lo sviluppo interiore attraverso l'armonizzazione dei centri intellettuale, emozionale e motorio.

"Essi esprimono e contengono una certa conoscenza e, allo stesso tempo, servono come metodo per ottenere uno stato armonioso dell'essere. Le combinazioni di questi movimenti esprimono sensazioni diverse, producono vari gradi di concentrazione del pensiero, creano sforzi necessari in funzioni diverse e mostrano i possibili limiti della forza individuale".

John G. Bennett, in "Gurdjieff: Making a New World", colloca i Movimenti nel contesto della trasformazione delle funzioni di pensiero, sentimento e movimento come fase necessaria per l'attualizzazione di possibilità di sviluppo superiori:

"Il corpo per Gurdjieff non è semplicemente l'organismo fisico, ma un organismo dotato dei suoi tre cervelli o tre modalità di percezione. I tre cervelli partecipano a tutto ciò che facciamo senza coordinazione o armonia. Un valore indubbio del lavoro sui movimenti è quello di portare a un risveglio dei poteri latenti dei centri e di armonizzare il loro funzionamento... Uno dei primi requisiti per il raggiungimento dello stato armonioso dell'essere è quello di raggiungere un corretto equilibrio tra le tre funzioni. In generale, nell'uomo occidentale, il sentimento e la sensazione organica non sono solo sottosviluppati, ma svolgono una parte innaturale e persino dannosa nella vita dell'uomo. È attraverso la distorsione dei nostri sentimenti che siamo soggetti alle emozioni negative, ed è attraverso la distorsione delle nostre sensazioni organiche che le nostre sensazioni corporee interferiscono costantemente con il libero funzionamento della nostra coscienza. Attraverso movimenti selezionati, usati nella giusta sequenza e con la giusta comprensione dello scopo, molti difetti, sia fisici che emotivi, possono essere corretti e l'allievo portato così a uno stato più equilibrato e normale".

Con la pratica persistente nel tempo, la qualità dell'attenzione si approfondisce e i movimenti diventano più liberi e senza sforzo. I tre centri si integrano e nuove prospettive di una consapevolezza più raffinata appaiono nella coscienza:

"Col passare del tempo, i movimenti danno vita in noi a parti che in precedenza esistevano oltre la nostra percezione ordinaria. Un nuovo mondo, immerso nello strano senso di presenza interiore evocato dagli esercizi, sostituisce la nebbia in cui esistono le nostre solite attività mentali e questo può portare con sé un'emozione trascendentale".

L'esperienza personale e ventennale nel Lavoro di Henri Thomasson conferma gli effetti dei Movimenti nel tempo:

"Se si riesce a mantenere un certo livello di attenzione interiore, l'energia fluisce attraverso il corpo come dovrebbe, utilizzando i canali naturali che esistono a questo scopo. Ciò porta una sensazione di chiarezza interiore e i movimenti possono essere fatti con un senso di facilità e libertà. La disconnessione dall'interferenza della testa consente una nuova libertà di pensiero e un migliore controllo delle posture, e aiuta a mantenere l'attenzione su se stessi. La diversa qualità dell'attività fisica, che diventa quindi possibile, porta a sua volta a un funzionamento più positivo delle emozioni. Per un momento, tre centri sono sperimentati come se lavorassero insieme a un livello che è sentito come lo stesso per tutti loro. Questa esperienza rende possibile essere in contatto con l'energia specifica di ogni centro e di essere consapevoli delle abitudini mentali e fisiche di ogni tipo che sono la base di ogni attività interiore ed esteriore".

L'importanza dei Movimenti si estende oltre questi attributi psicologici e fisiologici per comprendere il regno dell'autorealizzazione umana. Sono stati descritti come un "mezzo abile" per una coscienza più risvegliata e stabile, che conduce alla liberazione dall'automatismo, alla libertà interiore, a un nuovo senso di sé e una sensibilità verso le dimensioni sacre della vita. Il professore di filosofia Jacob Needleman afferma:

"I Movimenti di Gurdjieff si basano sulla visione che una serie di posture, gesti e movimenti specifici supportati da un uso intenzionale di melodia e ritmo e un elemento essenziale del giusto sforzo individuale, possono aiutare a evocare una condizione interiore che è più vicina a un'esistenza più consapevole, o uno stato di unità, che può consentire un'apertura all'energia cosciente del Sé". 

Esistono anche una serie di effetti secondari positivi associati ai Movimenti:

• Un radicamento stabile nella realtà fisica

• Movimento consapevole e fluidità

• Maggiore concentrazione e attenzione

• Volontà, concentrazione, perseveranza

• Pazienza e compostezza sotto stress

• Consapevolezza delle abitudini fisiche, emotive e intellettuali condizionate

• Collaborazione e sintonia con gli altri

• Ricettività alle energie e alle forze superiori

I Movimenti sono molteplici nella loro azione poiché influenzano simultaneamente il corpo, le emozioni e la mente:

"Ci risvegliano ai nostri schemi abituali di pensiero, sentimento e movimento. Assumendo posture insolite in ritmi insoliti e talvolta contrastanti siamo chiamati a coinvolgere tutti e tre i nostri centri contemporaneamente. Appare un livello più profondo di attenzione cosciente. Secondo Gurdjieff, solo nuove posture e ritmi insoliti possono scuoterci dal nostro repertorio fisso di atteggiamenti intellettuali ed emotivi e risvegliarci a nuove impressioni su chi siamo".

"I movimenti sono estremamente sfaccettati. In genere, vengono eseguiti simultaneamente più movimenti e ritmi, richiedendo un livello di attenzione che non consente di fantasticare e richiede un senso di presenza non abituale. Tuttavia, l'insieme forma uno schema armonioso, che riflette i ritmi annidati che prevalgono in tutte le organizzazioni temporali, dalla musica alle onde cerebrali. Allo stesso tempo, le diverse posture evocano diversi stati emotivi, in una successione logica... Richiedendo una qualità di attenzione mantenuta su più parti contemporaneamente, ci aiutano a uscire dal cerchio ristretto del nostro automatismo. E attraverso una successione rigorosa di atteggiamenti, ci conducono a una nuova possibilità di pensare, sentire e agire".

Gli studenti hanno descritto la propria esperienza di un flusso armonioso dell'essere durante i Movimenti. In "Record of a Search", Ricardo Guillon scrive:

"Sono stato profondamente toccato e completamente coinvolto da questi Movimenti. Hanno sfidato la mia attenzione e mi hanno fatto sentire vivo e presente. Mentre lavoravo, mi sono sentito portato al momento presente da elementi molto concreti: il mio corpo in movimento, la mia mente vigile, la mia attenzione impegnata - una sottile sensazione di sorpresa positiva".

Altri studenti hanno parlato della loro esperienza personale dei Movimenti come di un percorso verso la crescita interiore e di una porta d'accesso a uno stato superiore di coscienza ed essere. Pauline de Dampierre considerava i Movimenti come un lascito all'umanità e uno strumento di evoluzione cosciente per chiunque si trovi sul cammino dell'autorealizzazione:

"Ci sono momenti di verità eccezionalmente rari ed elevati che ti lasciano un'impressione molto forte e forse anche un senso di desiderio. Allo stesso tempo, questa ricerca ha una gamma molto ampia di possibilità. Possono partecipare bambini, adulti e anziani. Gli esercizi sono adattati alle capacità di tutti. Ognuno può studiare come il corpo, animato da questi Movimenti e sostenuto dal ritmo e dalla musica, possa prendere il suo posto nel lavoro su se stesso. Così le ricchezze della ricerca sono aperte a tutti".

Visti da una prospettiva più ampia, i Movimenti sono molto più di semplici esercizi ritmici: incarnano un veicolo per lo sviluppo interiore consapevole e il risveglio.

Marthe de Gaigneron dice:

"Questa disciplina ci permette di sperimentare attraverso il corpo in movimento tutti i nostri meccanismi funzionali. Soprattutto, può risvegliare capacità latenti appartenenti a un lato sconosciuto della nostra natura... Questi Movimenti hanno come obiettivo la riscoperta di una presenza dell'essere attraverso il riequilibrio del corpo e un nuovo ordinamento delle sue funzioni; questo è il primo passo verso una consapevolezza di sé nel cuore della vita quotidiana". 





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