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L'Ultima Lezione di Nasreddin: La Scarpa nel Pozzo


C'era una volta, in un paese dove le montagne incontravano i deserti e le fontane sussurravano antiche verità, un giovane di nome Kael. Kael era uno studente diligente, ma afflitto da una bizzarra convinzione: la saggezza, a suo avviso, doveva essere un tesoro da esporre, una merce da dimostrare con prove inconfutabili. Non comprendeva affatto che la vera comprensione, come un frutto maturo, deve essere raccolta personalmente e gustata lentamente. La sua ricerca ossessiva di "dimostrazioni" lo spinse in un lungo pellegrinaggio, sempre con la stessa domanda solenne pronta sulle labbra.

Il suo primo approdo fu presso la pagoda del Maestro Li, noto per la sua quiete interiore profonda. Kael si avvicinò con passo solenne e si inchinò:

"Maestro Li, ho una domanda molto seria."

L'anziano, con la sua barba lunga e bianca che sembrava voler danzare con il vento, aprì lentamente gli occhi.

"Dì pure, giovane," rispose con voce calma. 

"Maestro, cosa avete dimostrato?" chiese Kael con enfasi, aspettandosi un prodigio.

Un istante di silenzio imbarazzante si ruppe quando uno degli allievi, meditando nell'angolo, iniziò a scuotere le spalle in un riso soffocato, contagiando rapidamente tutti gli altri. Il Maestro Li sorrise, con una luce ironica negli occhi:

"Giovane Kael," disse, "ho dimostrato che anche un sasso può diventare liscio se l'acqua ci scorre sopra abbastanza a lungo. Ma il sasso lo scopre solo sentendo lo scorrere dell'acqua, non chiedendo all'acqua di dimostrare la sua morbidezza."

Non scoraggiato, Kael si recò in una città vivace, dove Maestra Zara teneva le sue lezioni tra le bancarelle del mercato.

"Maestra Zara," esordì Kael, facendosi strada tra la folla, "ho una domanda molto seria."

La Maestra, intenta a pesare spezie con abilità sorprendente, lo guardò con un sorriso astuto.

"Parla, giovane, prima che il mercato chiuda."

Kael, sperando in una risposta tangibile, si lanciò:

"Maestra, cosa avete dimostrato?"

Immediatamente, un venditore di tappeti vicino scoppiò a ridere fragorosamente, contagiando mercanti e allievi. La Maestra Zara batté le mani con divertimento:

"Kael," disse, indicando un mucchio di datteri, "ho dimostrato che un dattero è dolce solo quando lo assaggi. Se chiedi al dattero di dimostrarti la sua dolcezza, si seccherà prima che tu capisca."

Il suo viaggio proseguì nel deserto, alla ricerca del Saggio del Deserto, un eremita che si diceva avesse raggiunto la vera visione interiore. Dopo aver ricevuto una tazza di tè caldo, Kael ripeté la sua fatidica domanda:

"Saggio, cosa avete dimostrato?"

L'unica 'allieva' dell'eremita era una vecchia cammella, che in quel momento stava ruminando placidamente. All'udire Kael, la cammella alzò la testa, sbuffò rumorosamente e si lasciò andare a un grugnito cavernoso che assomigliava a una risata.

Il Saggio sorrise: "Giovane Kael," rispose, "ho dimostrato che il cammino per l'oasi esiste, ma non posso camminarci per te. Se chiedi all'oasi di dimostrare la sua acqua, morirai di sete ammirandola da lontano."

Infine, Kael scalò una montagna dove risiedeva un monaco solitario.

"Monaco," ansimò Kael, esausto, "ho una domanda molto seria."

Il monaco lo guardò con gentilezza.

"Maestro, cosa avete dimostrato?"

La sua voce risuonò nella valle. Immediatamente, l'eco tornò indietro, deformata e beffarda: "...dimostrato? ...mostrato? ...strato?", seguita da risate sommesse che sembravano provenire dalla montagna stessa.

Il monaco scosse la testa: "Kael," disse, "ho dimostrato che l'eco risponde solo a ciò che le viene dato. Se chiedi all'eco di mostrarti qualcosa di nuovo, ti restituirà solo la tua domanda, condita con un po' di divertimento."

Deluso, ma non ancora totalmente arreso, Kael sentì parlare del Mullah Nasreddin, un uomo che insegnava senza cattedre. Lo trovò seduto sul bordo di un pozzo, intento a pescare con un amo senza esca.

"Mullah Nasreddin," disse Kael, "ho una domanda molto seria."

Nasreddin, senza alzare lo sguardo, mugugnò: "Spero sia più interessante delle mosche che cercano di insegnare a volare alle aquile."

Kael si fece coraggio: "Mullah, cosa avete dimostrato?"

Nasreddin sollevò lentamente lo sguardo. Non ci furono allievi a ridere o cammelle che grugnivano, solo il suo sguardo arguto, quasi annoiato. Poi, con un sospiro, tirò fuori dal pozzo una vecchia scarpa bucata invece di un pesce.

"Giovane Kael," disse Nasreddin, esaminando la scarpa con finta serietà, "ho dimostrato che se metti un amo senza esca in un pozzo, pescherai solo ciò che nessuno vuole. E tu, mio caro, stai cercando di pescare la comprensione con la stessa logica. La comprensione non è un pesce da tirare fuori da un pozzo, né una dimostrazione da appendere al muro. È l'acqua che bevi, il sole che scalda la tua pelle, il respiro che riempie i tuoi polmoni. Nessuno può bere, scaldarsi o respirare per te. La saggezza non si dimostra, si vive. E se non la vivi, tutte le dimostrazioni del mondo ti saranno solo risate e scarpe vecchie."

Kael rimase in silenzio. Un'improvvisa chiarezza lo colpì come una secchiata d'acqua fredda. Guardò la scarpa bucata, poi il pozzo, poi Nasreddin, e per la prima volta, un sorriso autentico apparve sul suo volto. Aveva finalmente capito che la vera saggezza non è qualcosa che viene mostrato, ma qualcosa che si scopre. E a volte, la lezione più grande arriva sotto forma di una scarpa vecchia e un mucchio di risate.





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