Secondo Gurdjieff, l’attenzione si manifesta in tre varietà o qualità fondamentali.
La più diffusa è un'attenzione meccanica priva di una vera "volontà" propria. È fluttuante, non direzionata e distribuita come il calore. Verrà automaticamente attratta verso l'attrattore più vicino e più forte in quel momento, per poi ricadere, ancora e ancora, verso la cosa successiva che la "cattura". È meccanica perché non c'è alcuno scopo o intento dietro. Il Buddismo definisce questa qualità come "mente della scimmia". Tutti conoscono e hanno lottato con questo livello di "distraibilità". Diciamo: "Le luci sono accese, ma non c’è nessuno in casa". Spesso non riusciamo a ricordare in seguito cosa stavamo ascoltando, guardando, pensando durante questo periodo di associazione casuale, né cosa è accaduto per innescarlo. Questo è il normale stato di attenzione per la stragrande maggioranza del tempo. Occasionalmente, un attrattore di sufficiente interesse ci coinvolge emotivamente e siamo "presi", 'inchiodati", trattenuti dal nostro interesse per lunghi periodi di tempo, a volte anche "contro la nostra volontà".
La seconda qualità è un'attenzione focalizzata fuori dal comune. Possiamo sperimentarla con un libro, un film, una situazione morbosa, un incidente d'auto, immagini sessuali, qualcosa di affascinante, a tal punto da diventare ignari di ciò che ci circonda, e persino di non sentire più il nostro nome se veniamo chiamati da qualcuno. Questo tipo di attenzione può essere definita emozionale. Ha uno scopo, ma lo scopo deriva dalla fascinazione per l'attrattore. Non è predeterminato in anticipo, né mantenuto in atto dalla propria volontà.
La terza qualità di attenzione, molto rara, è quella diretta dalla propria decisione prima del contatto con l'oggetto dell'attenzione. È necessario fare uno sforzo continuo per mantenere il focus dell'attenzione contro la spinta dei livelli meccanico ed emozionale. L'attenzione dev'essere sostenuta dalla forza della propria scelta e del proprio sforzo. Di solito è di breve durata e dev'essere continuamente rinnovata. Ciò che sembra nascondersi dietro lo sforzo di focalizzare l'attenzione è il misterioso "qualcosa" che occasionalmente può "osservare" nella mente e nei sentimenti al di là delle consuete abitudini condizionate.
Attenzione Formativa
Nella meditazione tradizionale, è questo "qualcosa" che viene impegnato ad avviare e dirigere la propria attenzione su un mantra, utilizzando il mantra come "base di partenza", il suo punto di stabilità. Scegliendo questo punto focale, viene coinvolta l'attenzione diretta. Il frequente allontanamento meccanico dal mantra viene notato prima, ed è più facile riavviare un ritorno diretto dell'attenzione al punto focale. Il mantra è tipicamente un suono, un'immagine o una sensazione, come il respiro o la preghiera, di qualità emotiva da neutra a positiva. Rendere questa qualità oggetto di attenzione diminuisce, o addirittura elimina per un po', i pensieri e i sentimenti negativi che innescano risposte fisiologiche allo stress nel primo e nel secondo cervello. Con questa interruzione nel consueto flusso di esperienze condizionate, negatività, preoccupazione, lamentele, pianificazione, revisione di conversazioni passate o prove, i tre "cervelli" iniziano a calmarsi e comincia l'esperienza di rilassamento. Questa tregua nella tensione psicosomatica è benefica per la salute e allena una persona a imparare a usare l'attenzione diretta per alleviare il pensiero condizionato e le reazioni alla vita, reale e immaginaria. Praticata per lungo tempo, la tranquillità che ne deriva può portare a una comprensione più profonda della propria natura nascosta e, in alcune tradizioni, a gradi di liberazione dalle illusioni della vita e del sé ordinario.
Rimodellare il Cervello
La ricerca neuropsicologica ha confermato che il meccanismo alla base dell’apprendimento si basa sulla plasticità del cervello. Quando vengono presentate nuove informazioni o esperienze, il cervello inizia letteralmente a rimodellare le connessioni neuronali per adattarsi al nuovo compito. Se questo rimodellamento non avviene, non c’è apprendimento. Il nostro cervello altera continuamente la sua struttura fisica in risposta all'esperienza. Il cervello dei meditatori riflette i cambiamenti derivanti dall'attività, ed è diverso dal cervello dei non meditatori. Non solo cambiamo idea, ma per farlo cambiamo letteralmente il nostro cervello. Per questo motivo, le grandi tradizioni meditative hanno trovato il modo di trasformare i loro praticanti in tipi di persone diverse dall'ordinario. Attraverso la meditazione, l'attenzione può diventare più stabile, più capace di focalizzazione sostenuta, meno suscettibile di essere continuamente attratta da percorsi condizionati organizzati attorno alla preoccupazione, al risentimento, al vivere nel passato o nel futuro. Si è in grado di concentrarsi meglio su ciò che sta realmente accadendo nel momento con una minore sovrapposizione mentale/emotiva originata da ricordi del passato o speculazioni sul futuro, che distorcono l'accuratezza dell'interpretazione del momento reale a portata di mano.
