Qual è la cosa che più terrorizza gli esseri umani riguardo alla propria morte? Spesso pensiamo che sia la paura che "nulla" ci attenda dopo la tomba. Che le luci si spengano e basta. Che la coscienza svanisca e ci dissolviamo nell'oblio. E sì, a prima vista, questo pensiero può essere agghiacciante. Eppure, se osserviamo più attentamente, ci rendiamo conto che il nulla sarebbe in realtà un sollievo. Perché se la morte non significa davvero nulla, allora la vita è priva di conseguenze. Qualunque cosa tu abbia fatto, qualunque cosa tu abbia omesso di fare, per quanto tu abbia danneggiato o aiutato, per quanto tu abbia vissuto sveglio o addormentato, tutto svanisce con te. La morte, in questa prospettiva, è il lasciapassare cosmico definitivo. Ma se la morte non fosse nulla? E se qualcosa – una parte di te – sopravvivesse? E se questo "qualcosa" non svanisse nel nulla, ma perdurasse oltre il velo e, perdurando, dovesse sopportare il peso della tua vita? Questa possibilità è molto più terrificante del nulla. Perché solleva seri interrogativi. Cosa sopravvive esattamente? Cosa viene riportato avanti? E se noi stessi fossimo le conseguenze delle nostre scelte? E se questa continuazione non fosse facoltativa, non soggetta a credenza o incredulità, ma intrisa nel tessuto stesso della realtà? Ecco il terrore esistenziale: non che la morte sia la fine, ma che non lo sia. Che ci possa essere una resa dei conti. Che il "tu" oltre la morte dovrà convivere con tutto ciò che il "tu" in vita ha fatto, lasciato incompiuto, amato, ignorato, distrutto o creato. E ciò che amplifica ulteriormente il terrore è che questo regno è completamente sconosciuto. Non abbiamo categorie, né analogie sensoriali, né immaginazione terrena sufficiente per afferrarlo. Siamo come ciechi a cui viene chiesto di immaginare il colore. Sappiamo solo questo: se qualcosa sopravvive, si troverà di fronte alla cruda verità del suo stesso divenire. Ecco perché le persone temono segretamente la morte. Non il vuoto, ma lo specchio. Non il nulla, ma la continuità. Non il sonno, ma il risveglio. Perché se qualcosa sopravvive, allora la vita non è un recinto di sabbia per indulgenze senza conseguenze. È la formazione di un'anima, la preparazione per un'esistenza in cui tutto ciò che è nascosto verrà rivelato. E questo è terrificante, perché significa che la vita è importante.
Fonte:
The Thing that Truly Terrifies us most about our own Death (Faith made Flesh)
