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Il Concetto di Giustizia dell'Umanità è un Miraggio Maledetto: Gurdjieff, il Bene e il Male


Le forze oggettive del bene e del male si manifestano soggettivamente attraverso di noi, ed è nostra responsabilità decidere quali di queste forze si manifesteranno. Nel capitolo 44 dei Racconti di Belzebù a suo nipote, Gurdjieff presenta un'affermazione sorprendente: la concezione stessa di giustizia da parte dell'umanità, e con essa le nostre categorie di bene e male, è, in senso oggettivo, un "miraggio maledetto". Belzebù dice a Hassein che la distorsione fondamentale nella psiche degli esseri umani è la cristallizzazione dell'idea che il bene e il male esistano come forze esterne, indipendenti e opposte, piuttosto che come dinamiche interiori integrate nel tessuto dell'esistenza stessa. Questa cosmologia errata, che proietta la propria responsabilità al di fuori di sé, ha impedito all'umanità di raggiungere il suo vero scopo: l'autoperfezionamento del corpo superiore dell'essere, o anima. Invece di lavorare su noi stessi, siamo rimasti intrappolati nelle infinite giustificazioni, attribuendo sempre i nostri fallimenti a diavoli, spiriti, altre persone o influenze esterne.


Makary Kronbernkzion e la Nascita dell'Errore

Belzebù fa risalire l'origine di questa distorsione a una figura di nome Makary Kronbernkzion, un colto scienziato atlantideo che per primo utilizzò i termini "bene"  e "male"  per descrivere le forze cosmiche di affermazione e negazione. Nel suo insegnamento originale, questi non erano assoluti morali ma principi metafisici: una forza o energia che discende, una che sale, e la loro riconciliazione che produce il terzo creativo. Tuttavia, col tempo, questo insegnamento fu frainteso. Ciò che era iniziato come un sottile riconoscimento della legge triadica del mantenimento del mondo si consolidò nel crudo dualismo e moralismo di "bene" e "male", come poteri esterni che agiscono esternamente sull'uomo. Una volta radicata, questa errata interpretazione è diventata il fondamento delle religioni, delle filosofie, della politica e delle leggi, e infine della stessa autocomprensione dell'umanità. Il Belzebù di Gurdjieff non condanna Makary in sé, ma lo vede piuttosto come una figura tragica le cui intuizioni autentiche sono state distorte. Il problema non risiedeva nel riconoscimento di queste forze cosmiche oggettive, ma nella tendenza dell'umanità a esternalizzare la responsabilità invece di affrontare la dura verità: il male nasce dentro di noi, agisce attraverso il nostro egoismo e può essere trasformato solo attraverso il nostro lavoro consapevole e la sofferenza intenzionale, una sottomissione all'interiorizzazione o all'assunzione di responsabilità per se stessi.


Il Parallelo Cristiano

L'insegnamento di Cristo non afferma un semplicistico dualismo morale di due poteri esterni che si contendono l'anima dell'uomo. Piuttosto, Egli insiste sul fatto che "il regno di Dio è dentro di voi" (Luca 17:21) e che ciò che contamina l'uomo non è ciò che viene dall'esterno, ma ciò che procede dal suo cuore (Marco 7:15). La Croce stessa rivela che la giustizia, così come è intesa dagli uomini, è davvero un "miraggio maledetto". Cristo, l’innocente, è condannato, mentre i colpevoli sono liberi. Ma proprio in quella ingiustizia si dispiega il mistero della misericordia divina e si scatenano le energie esoteriche: "La misericordia trionfa sul giudizio" (Giacomo 2:13). Laddove la giustizia umana divide tra persone "buone" e "cattive", la giustizia divina smaschera tutti come colpevoli, offrendo tuttavia la riconciliazione attraverso l'amore. Questa è la terza forza – ciò che Gurdjieff chiama il principio riconciliatore, lo Spirito Santo – che include e trascende gli opposti.


Per l'Era Moderna

La nostra epoca è di nuovo affascinata dal pensiero dualistico. Le ideologie politiche dividono il mondo in oppressori e oppressi, progressisti e reazionari. La religione spesso sprofonda nel moralismo, misurando la salvezza in codici esteriori. Persino la psicologia è intrappolata nei binari di salute e patologia. Ma sia Gurdjieff che Cristo ci ricordano che il vero campo di battaglia è interiore. Il "diavolo" non è una forza esterna che ci spinge a peccare, ma agisce attraverso i nostri meccanismi "auto-tranquillanti", il nostro rifiuto di assumerci la responsabilità dello stato del nostro essere. La vera giustizia non è l'uomo che giudica l'uomo, ma il risveglio all'immagine di Dio dentro di noi, la lotta consapevole contro il nostro egoismo e l'accoglienza della grazia che sola rende possibile la trasformazione.


Un Miraggio Maledetto

L'antico miraggio del "bene e del male esteriori" continua a paralizzare l'umanità. La giustizia autentica non è una questione di giudizio ma di riconciliazione, non di legge esteriore ma di trasformazione interiore. Per il ricercatore moderno, questo significa rifiutare la comodità di incolpare gli altri – che siano demoni, sistemi o ideologie – e accettare invece il compito della responsabilità consapevole. Solo allora la parte superiore in noi si risveglia. E solo allora possiamo iniziare a partecipare a quella vera Giustizia che è inseparabile dalla Misericordia, inseparabile dalla Grazia e inseparabile dall'Amore.

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Il Mago alza la mano destra. Guarda verso l'alto e sussurra queste parole come se stesse pregando:

"Signore Creatore, e voi tutti suoi collaboratori, aiutateci a ricordare noi stessi in ogni momento, per evitare azioni involontarie, poiché solo attraverso di esse il male può manifestarsi".

Tutti cantano: "Le forze si trasformano per essere".

Il Mago li benedice di nuovo con entrambe le mani e dice: "Possano la riconciliazione, la speranza, la diligenza e la giustizia essere sempre con tutti voi".

Tutti cantano: "Amen".

G. I. Gurdjieff, LA LOTTA DEI MAGI.



Fonte:

Humanity's Justice is an accursed mirage: Gurdjieff, and good and evil (Faith made Flesh)






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