Passa ai contenuti principali

Gurdjieff, l'Albero di Natale capovolto e il Raggio di Creazione (Lina Slavova)


Al di fuori delle nostre strutture umane sociali il denaro non ha alcuna importanza. All'Universo in cui viviamo non gliene importa nulla del denaro. Potremmo vivere in un mondo materiale di nostra creazione, ma dobbiamo ricordare che facciamo parte di un macrocosmo molto più vasto che obbedisce a leggi diverse. Come possiamo trovare un equilibrio tra i nostri bisogni materiali e quelli spirituali? Si escludono reciprocamente? Non abbiamo forse bisogno di entrambe le prospettive anche se sembrano essere in contrasto tra loro? Pamela L. Travers riuscì a trovare questo equilibrio? Non ne sono sicura, ma la spiritualità fu una parte importante della sua esperienza di vita e l'insegnante spirituale che influenzò la sua visione della vita fu G. I. Gurdjieff. Credo che sia rilevante qui parlare dell'albero di Natale capovolto di Gurdjieff, e dei pensieri di P. L. Travers sul significato di questo simbolo. Esiste un'antica tradizione originaria dell'Europa orientale che prevede di sospendere gli alberi di Natale con le radici verso l'alto, e sembra che questa tradizione sia stata adottata anche da G. I. Gurdjieff. René Zuber, un allievo di Gurdjieff, ha sperimentato in prima persona l'albero di Natale rovesciato di Gurdjieff, e ne ha scritto nel suo libro “Qui êtes vous Monsieur Gurdjieff?”. […] Descriverò cosa mi è successo la vigilia di Natale (il Natale russo che cade 13 giorni dopo il nostro). Mi avevano chiesto di recarmi nel suo appartamento dove trovai un altro suo allievo. Il padrone di casa ci fece entrare nel salotto vuoto, e lì in mezzo al pavimento c'erano pile di giocattoli, caramelle e arance. Abbiamo dovuto dividerli e metterli in piccoli sacchetti di carta in modo che ogni bambino avrebbe avuto la sua parte. Un bel pino fresco, preso dal mercato dei fiori, confermava che tutto sarebbe stato fatto su misura. Mi incaricai di trasformarlo in un albero di Natale con gli orpelli e le indispensabili stelle e candele. Per un alsaziano come me, era stato un compito profondamente soddisfacente. Avevo quasi finito quando il signor Gurdjieff entrò, diede un'occhiata al nostro lavoro e avvicinandosi all'albero mi fece segno di appenderlo al soffitto. Non potevo credere ai miei occhi. 

“Ma Monsieur, agganciato lassù? A testa in giù con le radici in aria?” 

Era esattamente quello che voleva. Allora non mi restava che spogliare l'albero, salire su uno sgabello e attaccare le radici al soffitto come meglio potevo. Probabilmente Gurdjieff voleva incoraggiare Zuber a cambiare la sua prospettiva sulla vita, a guardare le cose da angolazioni diverse, a mettere in discussione usi e costumi. Zuber descrive l'insegnamento di Gurdjieff come “rinvigorente” con “qualità provocatoria” che è “inesauribile”. Questi sono alcuni dei tratti dell'insegnamento di Gurdjieff che dovettero affascinare i suoi allievi. Tuttavia, Gurdjieff forse puntava nella direzione dell'interpretazione di P. L. Travers. P. L. Travers esaminò il simbolo dell'albero in un discorso tenuto per il “Far West Institute” nell'estate del 1973. In quel discorso informò i suoi ascoltatori che l'albero appare come un importante simbolo mitologico in diverse culture in momenti diversi della storia dell'umanità, e quasi sempre nella stessa ottica: come pilastro cosmico che collega gli inferi, la terra e il cielo. Fornì esempi tratti dalla Bibbia, dalla Cabala, dai miti nordici e teutonici, dalla tradizione avestica, dagli antichi scritti dei Parsi. E poi introdusse il suo pubblico a una mitologia meno conosciuta, quella dell'albero rovesciato: 

“Ma è nei primi scritti dell'Induismo che lo si trova rappresentato più vividamente, il misterioso Albero Asvattha del Rig Veda, con le sue radici nel cielo e i suoi rami che si estendono verso il basso. Chiaramente quest'albero ha un aspetto solare, non tanto fisico quanto superno, e i suoi raggi colpiscono verso il basso portando la vita”. 

E così collega il simbolo dell'albero capovolto alla cosmogonia di G. I. Gurdjieff: E tutto questo può essere assimilato al sistema di Gurdjieff, il cui grande simbolo, il “Raggio di Creazione”, è anch'esso un albero capovolto, radicato in alto nell'Assoluto e discendente come un'ottava attraverso stadi sempre più densi dell'essere, da un “Do” all'altro. Chiaramente il messaggio di questo simbolo dalle molteplici sfaccettature è che le radici dell’uomo non sono sulla terra ma nel cielo. In quel discorso menziona anche, seppur brevemente, la carta dei Tarocchi dell'Impiccato.






LA STORIA DELL'ALBERO DI NATALE CAPOVOLTO

Negli ultimi anni, gli alberi di Natale capovolti sono comparsi nei grandi magazzini, nelle hall degli hotel e negli accoglienti condomini, ma è anche qualcosa che si può fare a casa. Appendere l'albero di Natale a testa in giù potrebbe sembrare solo un altro moderno trucco “salvaspazio”, ma la tendenza è in realtà radicata in tradizioni storiche che risalgono a secoli fa. Anche se può sembrare scioccante esporre l’albero di Natale sottosopra, le persone lo fanno da migliaia di anni. La tradizione può essere fatta risalire al Medioevo, quando i cristiani europei appendevano i loro abeti a testa in giù nel periodo natalizio per rappresentare la Santissima Trinità, la dottrina centrale del cristianesimo che rappresenta l'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Si ritiene che l'albero di Natale rovesciato abbia avuto origine nel VII secolo in Germania grazie a un monaco benedettino di nome San Bonifacio. Secondo la leggenda, Bonifacio vide un gruppo di pagani adorare una quercia. Quindi abbatté un abete di forma triangolare, lo capovolse, e lo utilizzò come strumento didattico per i pagani. Gli alberi di Natale capovolti alla fine si diffusero oltre la Germania diventando popolari in tutte le famiglie europee. Nel XII secolo in Polonia iniziò una tradizione chiamata podłaźniczka, che prevedeva di decorare una conifera con mele, noci, biscotti, carta lucida, nastri e altri oggetti, e di appenderla a testa in giù al soffitto. La tradizione degli alberi di Natale capovolti continuò fino al XIX secolo, quando era comune per le famiglie più povere e di ceto inferiore appendere i propri alberi alle travi per risparmiare spazio. Come spiega Bernd Brunner nel suo libro Inventing the Christmas Tree, "semplicemente non c'era spazio".


MODERNI ALBERI DI NATALE CAPOVOLTI

Al giorno d'oggi, gli alberi di Natale sono generalmente posizionati nelle case proprio come appaiono in natura: con la punta rivolta verso il cielo – o verso il paradiso, come molti credono. Ma gli alberi di Natale capovolti stanno gradualmente diventando sempre più popolari. Parte del fascino di un albero di Natale rovesciato è la quantità di spazio che libera. Chiunque viva in una piccola casa, o appartamento, può apprezzarne il valore. Gli alberi di Natale capovolti rappresentano anche un'alternativa divertente alle classiche decorazioni natalizie, e negli ultimi anni i principali rivenditori hanno iniziato a commercializzare questi alberi capovolti.



Lina Slavova: The Mary Poppins Effect.

The Spruce; by Shelby Vittek - Upside-Down Christmas Trees: 
Where They Came From and How to Decorate With One.





Post popolari in questo blog

Gurdjieff: Cosa significa realmente "Cercare di non esprimere Emozioni Negative"

Di tutte le indicazioni e i suggerimenti di Gurdjieff per l'attuazione pratica delle sue idee, quello che sembra essere stato più persistentemente frainteso è la sua raccomandazione di "cercare di non esprimere negatività". A prescindere da quanto spesso si possa ricordare agli studenti che il Lavoro potrebbe riguardare l'evoluzione psicologica, non si tratta di psicoterapia. Non si tratta di sopprimere o reprimere sentimenti, comportamenti e reazioni. Non si tratta di imparare a fingere di essere al di là della reattività. Non si tratta di migliorare la propria personalità per apparire una persona più gentile o più spirituale. Ho visto persone scoraggiate e frustrate con se stesse per anni, che si chiedevano se stessero fallendo, se non si stessero "impegnando abbastanza" quando riferivano che, nonostante tutti gli sforzi che avessero cercato di mettere in atto, continuavano a sperimentare periodicamente stati interiori di rabbia, ansia, risentimento, irrit...

La morte di Gurdjieff (Dr. William J. Welch)

Fui chiamato al telefono. Da Parigi giunse voce che Gurdjieff fosse gravemente malato, e mi fu chiesto se avessi potuto spedire al suo medico di Parigi dell’albumina sierica che era stata recentemente resa disponibile negli Stati Uniti. Gurdjieff non era stato molto bene quando arrivò a New York nell’inverno del 1948, ma non sembrava gravemente malato e non si era mai messo a letto. Era tormentato da una tosse tracheale spasmodica, un rombo profondo, gorgogliante, che rifletteva non solo un’infiammazione cronica alla base dei suoi polmoni, ma anche il suo amore per le Gaulois Bleu, la popolare sigaretta francese con tabacco nero turco aspro e grasso. La sua circonferenza addominale era eroica, e la sua presenza nel bagno turco, anche se non pantagruelica, era quantomeno all’altezza del Balzac di Rodin. Fu così che con i ricordi del vigore non più giovane, ma robusto e invecchiato di Gurdjieff, udii con incredulità, nella tarda estate del 1949, della sua forza in diminuzione e del deter...

Gurdjieff: "Ogni persona che incontri, compreso te stesso, è una merda".

La notizia dell’arrivo del Signor Gurdjieff a Chicago, nell’inverno del 1932, mi mise in apprensione. A tutt’oggi, a distanza di quasi trent’anni e con il senno del poi, ancora non riesco a capire perché non lo volessi vedere. Sicuramente, i miei sentimenti nascevano in parte dal fatto che mi ero convinto che forse avevo sbagliato a lasciare il Prieuré nel 1929. A causa della mia dipartita, sentivo di non essere un seguace leale o fedele. Inoltre, se da una parte i suoi scritti mi interessavano veramente e provavo un sincero affetto per Gurdjieff come uomo, dall’altra il mio rapporto con il gruppo di Chicago mi aveva portato a mettere in discussione la validità del suo lavoro sotto ogni aspetto. Ero ancora alla ricerca di prove – qualche qualità nel comportamento dei suoi seguaci – che mi convincessero che egli fosse qualcosa di più di un potente essere umano in grado di ipnotizzare a suo piacere folte schiere di individui. In quel periodo, il mio interesse per i suoi scritti non andav...