Passa ai contenuti principali

La cena del famoso architetto Frank Lloyd Wright con il signor Gurdjieff (Diana Huebert Faidy)



Un giorno il signor Gurdjieff ci informò che avrebbe ricevuto il signore e la signora Frank Lloyd Wright per cena a Chicago, e che avremmo partecipato all’evento. Questo annuncio suscitò una notevole eccitazione perché avevamo sentito molto parlare di Olgivanna Wright che si era unita al signor Gurdjieff e al suo lavoro a Tiflis, nel momento in cui il signor Gurdjieff aveva portato quaranta dei suoi seguaci dalla Russia in Turchia attraverso il Caucaso. Si sapeva che lei e Madame Ostrowska, la moglie del signor Gurdjieff, erano i due migliori interpreti dei suoi Movimenti e delle Danze. Da alcuni americani che avevano visitato il Priéuré, avevamo appreso altri racconti sull’abilità nel Lavoro di Olgivanna e sull’economia e l’idoneità dei suoi atti e discorsi. Era l’occasione per osservare e imparare da una che lavorava in modo esemplare. Il signor Gurdjieff aveva trascorso molte ore in cucina per preparare questa cena speciale. Ci riunimmo verso le sette di sera nell’appartamento. I Wright erano attesi verso le otto. Ma aveva cominciato a piovere, e ben presto il cielo si rannuvolò talmente tanto, che parve non esserci tregua. Arrivarono le otto, poi le nove… ma ancora dei Wright non c’era traccia. Il signor Gurdjieff si recò in cucina diverse volte per essere sicuro che la cena fosse calda. Alle nove e mezzo suonò il campanello e mi affrettai a ricevere i Wright. I loro cappotti erano bagnati ed entrambi sembravano un po’ tesi e logori dopo le cinque ore di macchina da Taliesin, nel Wisconsin. Il signor Gurdjieff fece la sua comparsa, e nel suo modo soave, orientale, e con molta benevolenza li ha accolse, esclamando:

“Vi stavamo aspettando tutti per la cena, i nostri ospiti più onorati. Ora possiamo sederci per un banchetto preparato appositamente. Tutto è stato tenuto caldo”.

Frank Lloyd Wright rispose: "Mi scusi, signor Gurdjieff, ho cenato. Abbiamo cenato a Taliesin. Mangio sempre a una certa ora, ho problemi di stomaco, molto gas".

Il signor Gurdjieff, mostrando grande costernazione disse: "Non hai aspettato per cenare qui? Una cena speciale preparata apposta per te. Tu, ospite d’onore, hai guidato per cinque ore, è ora di mangiare di nuovo, cena speciale".

Frank Lloyd Wright: “No. Non mangio mai dopo cena, mi dispiace, mi siederò con te a cena e parleremo”.

Il signor Gurdjieff continuò a protestare mentre i Wright venivano introdotti nella sala da pranzo. Il signor Gurdjieff fece sedere il signor Wright alla sua destra e Olgivanna si sedette alla destra del signor Wright. Le insalatiere erano già state posizionate.

Il signor Gurdjieff parlò dello speciale condimento per l’insalata che aveva preparato: “Molto buono per stimolare i succhi digestivi, signor Wright, mangi insalata, fa bene allo stomaco. Io so, sono un grande medico, conosco la chimica del corpo. Questo è bene per te”.

Frank Lloyd Wright: “No. Non oserei mangiarla, mi turberebbe per una notte intera”.

Gurdjieff: “Questa salsa che preparo è per i re; ingredienti speciali, questa salsa è una sinfonia di sapori. Solo io posso fare. Tu assaggia soltanto”.

Frank Lloyd Wright: “No. Mi dispiace, non oserei”.

Gurdjieff (ora mostrando esasperazione e apparentemente molto arrabbiato): “Vengo dall’Est, l’ospite è una persona molto onorata. L’oste deve preparare il cibo migliore. Ospite onorato, ma tu non onori l’oste: io mi preparo per te, ma tu non onori me”.

La sua esplosione di rabbia fece trasalire il signor Wright nella consapevolezza dei sentimenti del signor Gurdjieff in veste di oste, così abbandonando la sua posizione inflessibile e la sua preoccupazione per i suoi problemi digestivi, il signor Wright scese a compromessi al punto da dire: “Per farti piacere, assaggerò la salsa”.

Il signor Gurdjieff sorrise felice e il signor Wright continuò ad assaggiare e mangiare l’insalata. L’armatura era stata trafitta e il signor Wright disse: “Sì, la salsa è buona; potrebbe creare gas. Io produco così tanto gas che il generatore di Taliesin potrebbe funzionare con esso”. Il signor Gurdjieff, rispondendo a tono: “Perché signor Wright... anch’io produco gas. Potrei produrre abbastanza gas per far funzionare l’intera Fiera Mondiale”.

Ci eravamo divertiti tutti per questo loro scambio; questo gioco di volontà e di umorismo maschile. E restammo stupiti dal risultato. Avevo dato un’occhiata alla signora Wright e avevo visto che era molto tesa. Questo era il primo incontro tra il suo maestro e il suo signore-marito. Le ci erano voluti tre anni per raggiungere questo incontro tra i due uomini che avevano contribuito a plasmare la sua vita. Entrambi gli uomini padroni dei propri diritti. Il signor Gurdjieff ora serviva il piatto principale. A quanto ricordo era un succulento gulasch, intriso di condimenti, i cui sentori di erbe aromatiche per oltre due ore avevano stuzzicato le nostre narici e i nostri appetiti. Il signor Wright lo mangiò senza essere sollecitato.

Dopo cena, in soggiorno, il signor Wright disse: “Signor Gurdjieff, non sono interessato alla vostra filosofia, ma sono interessato alla vostra musica. Olgivanna ne ha suonate alcune per noi al pianoforte. Mi piacerebbe sentirvi suonare il vostro harmonium”.

Il signor Gurdjieff, ancora raggiante, tirò fuori il suo harmonium e suonò una vasta gamma di melodie che colpirono i nostri cuori e penetrarono nelle nostre stesse essenze. Olgivanna Wright, nei momenti precedenti, ovviamente, era venuta in cucina per aiutare. Ma avevo protestato dicendo che aveva già così poco tempo per stare con il signor Gurdjieff. Sorrise, ma scosse la testa, dicendo: “Ci sarà tempo a sufficienza”.

Non conobbi l’esito di questo incontro fino a vent’anni dopo, quando Olgivanna Wright, che cercai nel 1953, divenne la mia guida, il mio secondo maestro nel Lavoro.

Mi riferì quanto segue:

Durante la notte, intorno alle 2:00, il signor Wright si era svegliato con dolori violenti, lamentandosi e maledicendo il signor Gurdjieff, i suoi diabolici piatti orientali, l’insistenza di sua moglie affinché incontrasse il signor Gurdjieff, e il suo stesso destino in generale. La signora Wright, disperata e sconvolta da questa disastrosa situazione, trovò una borsa dell’acqua calda e dopo circa due ore il signor Wright ebbe un po’ di sollievo. La signora Wright mi disse che questa era stata la prima volta, in tutti i sette anni che conosceva il signor Gurdjieff, che le erano sorti dei dubbi sul suo insegnante. Era sconvolta dal risultato. Alle otto del mattino, il sonno della signora Wright fu scosso da un agitato e allegro: “Buongiorno madre, svegliati e preparami una colazione a base di uova e bacon. Mi sento meravigliosamente”. Il maestro aveva avuto successo. I vari condimenti ed erbe che aveva usato avevano stimolato la cistifellea, l’avevano certamente infiammata, ma l’avevano anche costretta a svuotarne il contenuto. Il signor Gurdjieff aveva indagato attentamente sui sintomi di Frank Lloyd Wright quando aveva parlato con la signora Wright prima del loro arrivo. Aveva pianificato tutto. Questo è il motivo per cui dovette impiegare qualsiasi mezzo disperato per convincere il signor Wright a mangiare i suoi “piatti speciali”. La signora Wright mi disse che il signor Gurdjieff aveva effettuato una cura permanente. La congestione e il blocco della cistifellea, che avevano causato tanto disagio, non si ripresentarono mai più. Da allora in poi il signor Gurdjieff e Frank Lloyd Wright diventarono amici incrollabili. Al momento della morte del signor Gurdjieff, il signor Wright tenne un discorso commemorativo alla Unity Church di Madison, in Wisconsin. Le sue parole di apertura furono queste: “Siamo qui per rendere omaggio a un grande uomo, il più grande uomo che sia vissuto in questo secolo”.



Diana Huebert Faidy (1899–1983) fu una nota ballerina e coreografa moderna, e negli anni '30 si unì al gruppo Gurdjieff di Chicago guidato da Jean Toomer. Nel 1953 seguì e studiò con Olgivanna Lloyd Wright.





Post popolari in questo blog

Gurdjieff: Cosa significa realmente "Cercare di non esprimere Emozioni Negative"

Di tutte le indicazioni e i suggerimenti di Gurdjieff per l'attuazione pratica delle sue idee, quello che sembra essere stato più persistentemente frainteso è la sua raccomandazione di "cercare di non esprimere negatività". A prescindere da quanto spesso si possa ricordare agli studenti che il Lavoro potrebbe riguardare l'evoluzione psicologica, non si tratta di psicoterapia. Non si tratta di sopprimere o reprimere sentimenti, comportamenti e reazioni. Non si tratta di imparare a fingere di essere al di là della reattività. Non si tratta di migliorare la propria personalità per apparire una persona più gentile o più spirituale. Ho visto persone scoraggiate e frustrate con se stesse per anni, che si chiedevano se stessero fallendo, se non si stessero "impegnando abbastanza" quando riferivano che, nonostante tutti gli sforzi che avessero cercato di mettere in atto, continuavano a sperimentare periodicamente stati interiori di rabbia, ansia, risentimento, irrit...

La morte di Gurdjieff (Dr. William J. Welch)

Fui chiamato al telefono. Da Parigi giunse voce che Gurdjieff fosse gravemente malato, e mi fu chiesto se avessi potuto spedire al suo medico di Parigi dell’albumina sierica che era stata recentemente resa disponibile negli Stati Uniti. Gurdjieff non era stato molto bene quando arrivò a New York nell’inverno del 1948, ma non sembrava gravemente malato e non si era mai messo a letto. Era tormentato da una tosse tracheale spasmodica, un rombo profondo, gorgogliante, che rifletteva non solo un’infiammazione cronica alla base dei suoi polmoni, ma anche il suo amore per le Gaulois Bleu, la popolare sigaretta francese con tabacco nero turco aspro e grasso. La sua circonferenza addominale era eroica, e la sua presenza nel bagno turco, anche se non pantagruelica, era quantomeno all’altezza del Balzac di Rodin. Fu così che con i ricordi del vigore non più giovane, ma robusto e invecchiato di Gurdjieff, udii con incredulità, nella tarda estate del 1949, della sua forza in diminuzione e del deter...

Gurdjieff: "Ogni persona che incontri, compreso te stesso, è una merda".

La notizia dell’arrivo del Signor Gurdjieff a Chicago, nell’inverno del 1932, mi mise in apprensione. A tutt’oggi, a distanza di quasi trent’anni e con il senno del poi, ancora non riesco a capire perché non lo volessi vedere. Sicuramente, i miei sentimenti nascevano in parte dal fatto che mi ero convinto che forse avevo sbagliato a lasciare il Prieuré nel 1929. A causa della mia dipartita, sentivo di non essere un seguace leale o fedele. Inoltre, se da una parte i suoi scritti mi interessavano veramente e provavo un sincero affetto per Gurdjieff come uomo, dall’altra il mio rapporto con il gruppo di Chicago mi aveva portato a mettere in discussione la validità del suo lavoro sotto ogni aspetto. Ero ancora alla ricerca di prove – qualche qualità nel comportamento dei suoi seguaci – che mi convincessero che egli fosse qualcosa di più di un potente essere umano in grado di ipnotizzare a suo piacere folte schiere di individui. In quel periodo, il mio interesse per i suoi scritti non andav...