Nel vasto panorama delle dottrine esoteriche e filosofiche, poche figure hanno esercitato un'influenza così profonda e allo stesso tempo così enigmatica come George Ivanovich Gurdjieff. Il suo insegnamento, noto come la "Quarta Via" o il "Lavoro", presenta una visione radicale e spesso sconvolgente della condizione umana. Al centro di questa visione si trovano concetti cardine come il "ricordo di sé" e la "coscienza oggettiva", che Gurdjieff non solo definisce, ma inquadra in un ciclo cosmico di evoluzione e involuzione che sfida le convenzionali narrazioni scientifiche e spirituali. Secondo Gurdjieff, l'essere umano, nella sua condizione naturale e originaria, era predisposto a uno stato di "ricordo di sé". Questo non era un atto di volontà o una conquista spirituale, ma una condizione naturale, una sorta di funzione innata della psiche. In questo stato, l'uomo non era semplicemente consapevole del mondo esterno o dei propri pensieri, ma era anche simultaneamente consapevole di sé stesso come osservatore. Era un'unione in tempo reale dell'oggetto e del soggetto, un'integrità che rendeva l'esperienza e l'esistenza pienamente vissute. La "coscienza oggettiva", invece, era vista come un potenziale superiore, una meta ambiziosa da realizzare attraverso un intenso lavoro su di sé, rappresentando il culmine dell'evoluzione interiore. L'uomo che raggiungeva questo stato poteva essere definito "superiore", avendo trasceso la normale condizione di veglia. Tuttavia, un evento cataclismatico e di proporzioni cosmiche, l'inabissamento del continente di Atlantide, ha spezzato questo equilibrio primordiale. Gurdjieff afferma che questo evento non fu solo una tragedia geologica, ma un disastro spirituale che alterò la stessa struttura psichica dell'umanità. La psiche, un tempo unita e integra, si sdoppiò in due entità separate: una coscienza ordinaria, che Gurdjieff chiama "personalità", e una sfera subconscia, dove risiede l'essenza, il "vero io". Questa scissione ha reso lo stato di "ricordo di sé", una volta naturale, virtualmente impossibile per l'uomo comune. L'essenza, il nucleo autentico e spirituale dell'essere, è stata relegata in una sorta di prigione interiore, mentre la personalità, un conglomerato di abitudini, menzogne, paure e memorie superficiali, ha preso il controllo della vita quotidiana. Questo sdoppiamento ha invertito il corso dell'evoluzione umana. La scienza moderna descrive l'evoluzione come un processo lineare e progressivo, ma Gurdjieff propone una narrazione ciclica e drammatica. Egli parla di un periodo, successivo alla rimozione dell'organo "Kundabuffer", in cui l'umanità raggiunse un certo grado di normalità, un'età dell'oro in cui l'uomo era ancora in contatto con la propria essenza. Ma dopo l'inabissamento di Atlantide, l'uomo ha iniziato un processo di involuzione, un declino costante e inesorabile che continua fino ai nostri giorni. La perdita del "ricordo di sé" non è solo una regressione spirituale, ma un sintomo di una malattia più profonda che affligge l'intera civiltà. Gurdjieff dipinge un quadro desolante della nostra condizione attuale. La maggior parte degli esseri umani vive in uno stato di "sonno", agendo in modo meccanico e reattivo, privi della consapevolezza di sé che un tempo era un diritto di nascita. L'uomo che possiede anche un barlume di "ricordo di sé" può essere considerato "normale" in un mondo di addormentati, mentre l'uomo che aspira alla "coscienza oggettiva" è un "uomo superiore" che ha scelto di nuotare contro la corrente della degenerazione. L'incapacità dell'umanità di mantenere persino lo stato di "ricordo di sé" è la prova più evidente del grado avanzato e grave della sua involuzione. La dottrina di Gurdjieff ci invita a una riflessione profonda e scomoda. Ci sfida a mettere in discussione le nostre certezze sull'evoluzione, sulla coscienza e sulla nostra stessa natura. Suggerisce che la vera battaglia non è contro forze esterne, ma contro la nostra stessa inerzia e il nostro sonno interiore. Ci propone una via di fuga dall'involuzione, una possibilità di risveglio che inizia con il riconoscimento del nostro attuale stato e con un sincero desiderio di tornare a quel ricordo di sé che, un tempo, era il nostro diritto di nascita. Se l'essere umano è lontanissimo anche solo dal suo stato naturale - il ricordo di sé - datogli dalla natura per diritto di nascita, figuriamoci quanto è lontano dallo sviluppo spirituale e la realizzazione di uno stato di coscienza oggettiva. L'uomo dovrebbe prima diventare "normale", un uomo-senza-virgolette, e dopo da questo punto evolutivo potrebbe anelare a uno sviluppo spirituale. L'essere umano attuale è al di sotto persino dell'essere umano normale, figuriamoci quanto sia lontano dall'uomo spirituale. Nonostante questa realtà, gli esseri umani sognano ad occhi aperti e immaginano di essere o possedere chissà cosa, mentre è pura illusione e inconsapevolezza del mondo reale. Dal punto di vista di questo stato di cose, adesso possiamo comprendere meglio cosa intendeva Gurdjieff quando diceva che la "via" è molto più lontana di quanto si creda e comincia molto di più in là rispetto al circolo esteriore meccanico dell'umanità, e che quindi tutta la fase iniziale del lavoro interiore non è la "via", ma una preparazione ad essa, una preparazione lunga tantissimi anni, non priva di rischi e senza alcuna garanzia.
Di tutte le indicazioni e i suggerimenti di Gurdjieff per l'attuazione pratica delle sue idee, quello che sembra essere stato più persistentemente frainteso è la sua raccomandazione di "cercare di non esprimere negatività". A prescindere da quanto spesso si possa ricordare agli studenti che il Lavoro potrebbe riguardare l'evoluzione psicologica, non si tratta di psicoterapia. Non si tratta di sopprimere o reprimere sentimenti, comportamenti e reazioni. Non si tratta di imparare a fingere di essere al di là della reattività. Non si tratta di migliorare la propria personalità per apparire una persona più gentile o più spirituale. Ho visto persone scoraggiate e frustrate con se stesse per anni, che si chiedevano se stessero fallendo, se non si stessero "impegnando abbastanza" quando riferivano che, nonostante tutti gli sforzi che avessero cercato di mettere in atto, continuavano a sperimentare periodicamente stati interiori di rabbia, ansia, risentimento, irrit...
